| Autore |
I vostri dolci preferiti? |
ronier9
 Reg.: 22 Lug 2002 Messaggi: 1228 Da: Rho (MI)
| Inviato: 06-08-2002 09:48 |
|
nn ho un dolce preferito......
voi conosce i brownies.....?
buonissimi!!
_________________
|
|
aguirre
 Reg.: 07 Ott 2001 Messaggi: 8325 Da: Reggio Calabria (RC)
| Inviato: 06-08-2002 10:16 |
|
quote: In data 2002-08-06 09:48, ronier9 scrive:
nn ho un dolce preferito......
voi conosce i brownies.....?
buonissimi!!
|
che sono????
_________________ "Se io non ci fossi
mi mancherei un casino"
Aguy
http://ondedinchiostro.splinder.com/ |
|
Grabbi ex "Loserkid"
 Reg.: 15 Feb 2002 Messaggi: 7197 Da: legnano (MI)
| Inviato: 06-08-2002 11:42 |
|
quote: In data 2002-08-06 10:16, aguirre scrive:
quote: In data 2002-08-06 09:48, ronier9 scrive:
nn ho un dolce preferito......
voi conosce i brownies.....?
buonissimi!!
|
che sono????
|
i brownies, no?
_________________ "Mi disse urlando che solo io potevo salvare la terra. Cososcevo bene lo sguardo di un uomo disperato.
A casa ho uno specchio." |
|
DrawdE
 Reg.: 20 Lug 2002 Messaggi: 265 Da: Vercelli (VC)
| Inviato: 02-09-2002 21:19 |
|
Io amo il gelato ai cookies, che è coi biscottini al cioccolato...
ma quando voglio liberare le endorfine faccio fondere a bagnomaria il cioccolato fondente e lo pappo!!!!
mmm...cioccolatooooooooooooooooo.......
_________________ "Combattere per la pace è come fare l'amore per la verginità."
John Lennon |
|
fowler
 Reg.: 26 Ago 2002 Messaggi: 1086 Da: Roma (RM)
| Inviato: 02-09-2002 22:39 |
|
crepes inoltre sbrano senza esitare qualsiasi cosa che abbia pandispagna e crema di cioccolato..
cmq nell'ultimo periodo, dopo aver perso ca. 9 kg, ho ridotto il tutto
_________________
|
|
0A0A0A0A0
 Reg.: 03 Set 2002 Messaggi: 6 Da: 789 (es)
| Inviato: 03-09-2002 03:37 |
|
La scelta delle paste domenicali era un'avventura dagli esiti incerti. Una roulette russa a cui solo i più temerari si sarebbero dedicati a cuor leggero. Dall'adempimento di essa infatti, dipendevano tutte le delicate alchimie delle relazioni familiari. Il fallimento comportava come massima pena quella capitale.
In carica di ospite d'onore e martire, settimanalmente tale operazione era affidata allo zio Alfredo, che per la via, si fermava alla pasticceria locale ed acquistava il barilotto di dinamite che, a seconda appunto dei suddetti esiti, avrebbe decretato il susseguo della giornata.
Le paste però, non erano l'unica forma di martirio a cui il buon zio Alfredo era sottoposto. L'ingresso nella nostra casa, alle ore dodici e trequarti segnava l'avvio di una corsa ad ostacoli dalla quale raramente riusciva indenne.
Il primo ostacolo era rappresentato dal bastone. Ne aveva uno bellissimo di legno nero con un pomello d'avorio che io, di anni sette, professione rompicoglioni, amavo alla follia. Piuttosto che ornamento, era per lui, gamba di legno, un utensile di vitale importanza. Dopo neanche quarantasette secondi che era entrato in casa io lo requisivo e di nascosto lo facevo sparire, poi me ne dimenticavo. Così, ogni sacrosanta domenica, verso le undici di sera, quando era ora di congedarsi, ed io ero già da tempo stata segregata nei miei quartieri, il bastone era introvabile (perché, ovviamente, ogni settimana lo infilavo in un posto diverso...). Con quella prospettiva cominciava la via crucis.
Secondo ostacolo: la pastasciutta. Richiesti a mia madre, addetta all'elargizione (e al famoso imbrattamento), espressamente numero venticinque rigatoni nel piatto (non ventiquattro o ventisei, precisamente venticinque) si fermava a contarli prima di mangiarli tra gli ululati di mia zia Maria che gli dava del deficiente (in realtà era ragioniere ed aveva le sue fisime con le entrate e le uscite: il bilancio doveva sempre andare in paro, talvolta se ne concedeva fino a trentadue).
Terzo ostacolo: "il forte", specialità paterna. Consisteva in un concentrato puro di peperoncino ed olio, stagionato per quattro anni dalle ripercussioni atomiche. Regolarmente, a turno, o mio padre e mia madre procedevano: l'una a distrarlo, l'altro a sommergere il piatto. Poi, noi tutti, a denti stretti, sul punto di schiattare a ridere si attendeva la prima forchettata. Il volto di mio zio (che si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che darci soddisfazione) diventava ora rosso, ora porpora, raggiungendo rapidamente il viola e il blu. Mia madre, nota facciacomeilculo, chiedeva: "Com'è l'arrosto?". "Buono." rispondeva lui. E giù forchettata su forchettata mentre mio padre scattava una foto, mio fratello gli aggiungeva un po' di "forte", io gli passavo il vino.
Sopravvissuto al pranzo, a quel punto non restavano che le fatidiche paste, dopodiché la domenica avrebbe potuto riprendere felicemente il suo corso: partenza del gran premio di formula uno con pennichella, radiocronaca delle partite, scopone scientifico, drammone biblico su mamma Rai, domenica sportiva.
Ma prima, ovviamente c'erano le pastarelle.
Azzeccare i gusti dei commensali comportava anni ed anni di esperienza ed un certo savoir faire. Ma non era una missione impossibile.
La classifica delle paste era la seguente:
In pole position c'erano le paste al cioccolato, esclusiva assoluta di me e mio fratello che il più delle volte votavamo anche per il bis se non addirittura il tris. Tra le quattro e le sei paste al cioccolato si giocava sul sicuro.
Seguivano:
- Cannoli alla crema (mia sorella, mia zia, talvolta mia madre). - paste al caffè (mia madre, mio padre) - diplomatico (mio zio) - paste alla crema (a chi arrivava in ritardo) - paste "rosa" (nessuno)
Purtroppo però, metodicamente, all'apertura del bramato pacchettino, il panorama che si presentava era il seguente:
1 pasta al cioccolato, 1 al caffè 0 cannoli 3 paste alla crema 4 diplomatici 5 paste "rosa"
Una bomba atomica.
L'unica che non ci rimetteva mai ero io che, essendo la più piccola ed avendo una fama indiscussa di piantagrane ad oltranza, venivo azzittita subito con l'unica pastarella al cioccolato tra le grida, lamentele e sbattimenti di porta di mio fratello: "Gliele date sempre vinte!" urlava e, incazzato come una jena, cominciava a farmi i dispetti finché non scoppiavo a piangere, mi veniva una crisi isterica e a mia madre un esaurimento nervoso. Mia sorella, votata alla santità, con volto angelico, diceva "fa niente" e si beccava l'odiata pasta "rosa" cercando nel contempo di placare le ire. Mio padre sbatteva i pugni sul tavolo: "ADESSO BASTA!"
Intanto mia zia ululando alla volta del marito gli ficcava i quattro diplomatici in bocca, e Geppo il cane (in casa detto anche Sorcio e Vecchia Spugna) si beccava le rimanenti quattro paste "rosa" che prima del suo avvento erano finite regolarmente nella spazzatura.
Solo alle due in punto, alla partenza del gran premio, tornava la pace.
Come di consueto, mio zio prometteva che la volta seguente le avrebbe scelte meglio.
Ma fallì per i successivi quindici anni.
La scelta delle paste domenicali era un'avventura dagli esiti incerti. Una roulette russa a cui solo i più temerari si sarebbero dedicati a cuor leggero. Dall'adempimento di essa infatti, dipendevano tutte le delicate alchimie delle relazioni familiari. Il fallimento comportava come massima pena quella capitale.
In carica di ospite d'onore e martire, settimanalmente tale operazione era affidata allo zio Alfredo, che per la via, si fermava alla pasticceria locale ed acquistava il barilotto di dinamite che, a seconda appunto dei suddetti esiti, avrebbe decretato il susseguo della giornata.
Le paste però, non erano l'unica forma di martirio a cui il buon zio Alfredo era sottoposto. L'ingresso nella nostra casa, alle ore dodici e trequarti segnava l'avvio di una corsa ad ostacoli dalla quale raramente riusciva indenne.
Il primo ostacolo era rappresentato dal bastone. Ne aveva uno bellissimo di legno nero con un pomello d'avorio che io, di anni sette, professione rompicoglioni, amavo alla follia. Piuttosto che ornamento, era per lui, gamba di legno, un utensile di vitale importanza. Dopo neanche quarantasette secondi che era entrato in casa io lo requisivo e di nascosto lo facevo sparire, poi me ne dimenticavo. Così, ogni sacrosanta domenica, verso le undici di sera, quando era ora di congedarsi, ed io ero già da tempo stata segregata nei miei quartieri, il bastone era introvabile (perché, ovviamente, ogni settimana lo infilavo in un posto diverso...). Con quella prospettiva cominciava la via crucis.
Secondo ostacolo: la pastasciutta. Richiesti a mia madre, addetta all'elargizione (e al famoso imbrattamento), espressamente numero venticinque rigatoni nel piatto (non ventiquattro o ventisei, precisamente venticinque) si fermava a contarli prima di mangiarli tra gli ululati di mia zia Maria che gli dava del deficiente (in realtà era ragioniere ed aveva le sue fisime con le entrate e le uscite: il bilancio doveva sempre andare in paro, talvolta se ne concedeva fino a trentadue).
Terzo ostacolo: "il forte", specialità paterna. Consisteva in un concentrato puro di peperoncino ed olio, stagionato per quattro anni dalle ripercussioni atomiche. Regolarmente, a turno, o mio padre e mia madre procedevano: l'una a distrarlo, l'altro a sommergere il piatto. Poi, noi tutti, a denti stretti, sul punto di schiattare a ridere si attendeva la prima forchettata. Il volto di mio zio (che si sarebbe fatto ammazzare piuttosto che darci soddisfazione) diventava ora rosso, ora porpora, raggiungendo rapidamente il viola e il blu. Mia madre, nota facciacomeilculo, chiedeva: "Com'è l'arrosto?". "Buono." rispondeva lui. E giù forchettata su forchettata mentre mio padre scattava una foto, mio fratello gli aggiungeva un po' di "forte", io gli passavo il vino.
Sopravvissuto al pranzo, a quel punto non restavano che le fatidiche paste, dopodiché la domenica avrebbe potuto riprendere felicemente il suo corso: partenza del gran premio di formula uno con pennichella, radiocronaca delle partite, scopone scientifico, drammone biblico su mamma Rai, domenica sportiva.
Ma prima, ovviamente c'erano le pastarelle.
Azzeccare i gusti dei commensali comportava anni ed anni di esperienza ed un certo savoir faire. Ma non era una missione impossibile.
La classifica delle paste era la seguente:
In pole position c'erano le paste al cioccolato, esclusiva assoluta di me e mio fratello che il più delle volte votavamo anche per il bis se non addirittura il tris. Tra le quattro e le sei paste al cioccolato si giocava sul sicuro.
Seguivano:
- Cannoli alla crema (mia sorella, mia zia, talvolta mia madre). - paste al caffè (mia madre, mio padre) - diplomatico (mio zio) - paste alla crema (a chi arrivava in ritardo) - paste "rosa" (nessuno)
Purtroppo però, metodicamente, all'apertura del bramato pacchettino, il panorama che si presentava era il seguente:
1 pasta al cioccolato, 1 al caffè 0 cannoli 3 paste alla crema 4 diplomatici 5 paste "rosa"
Una bomba atomica.
L'unica che non ci rimetteva mai ero io che, essendo la più piccola ed avendo una fama indiscussa di piantagrane ad oltranza, venivo azzittita subito con l'unica pastarella al cioccolato tra le grida, lamentele e sbattimenti di porta di mio fratello: "Gliele date sempre vinte!" urlava e, incazzato come una jena, cominciava a farmi i dispetti finché non scoppiavo a piangere, mi veniva una crisi isterica e a mia madre un esaurimento nervoso. Mia sorella, votata alla santità, con volto angelico, diceva "fa niente" e si beccava l'odiata pasta "rosa" cercando nel contempo di placare le ire. Mio padre sbatteva i pugni sul tavolo: "ADESSO BASTA!"
Intanto mia zia ululando alla volta del marito gli ficcava i quattro diplomatici in bocca, e Geppo il cane (in casa detto anche Sorcio e Vecchia Spugna) si beccava le rimanenti quattro paste "rosa" che prima del suo avvento erano finite regolarmente nella spazzatura.
Solo alle due in punto, alla partenza del gran premio, tornava la pace.
Come di consueto, mio zio prometteva che la volta seguente le avrebbe scelte meglio.
Ma fallì per i successivi quindici anni.
---------------------------------------------
Sacher Torte
Ingredients
225 g dark chocolate
1.5 dl almonds
225 g butter
3 dl sugar
6 egg yolks
1.5 dl white flour
1.5 tsp baking powder
6 egg whites
Icing and filling
200 g dark chocolate
1/2 Tbs cooking oil
Apricot jam
Procedure
Set oven to 175C.
Melt chocolate.
Blanch, peel and grind almonds. Mix with the flour and baking powder.
Blend sugar and butter until white and fluffy.
Add egg yolks, one at a time, to butter-sugar mixture.
Stir in melted chocolate.
Stir in almond mixture.
Whip egg whites to hard foam and fold in.
Pour batter into baking pan lined with baking paper.
Bake for 30-45 minutes.
Let cool. Split in two and spread apricot jam in between.
Melt chocolate and spread over cake. Let cool.
Serve cold with whipped cream.
Sacher Torte
Ingredients
225 g dark chocolate
1.5 dl almonds
225 g butter
3 dl sugar
6 egg yolks
1.5 dl white flour
1.5 tsp baking powder
6 egg whites
Icing and filling
200 g dark chocolate
1/2 Tbs cooking oil
Apricot jam
Procedure
Set oven to 175C.
Melt chocolate.
Blanch, peel and grind almonds. Mix with the flour and baking powder.
Blend sugar and butter until white and fluffy.
Add egg yolks, one at a time, to butter-sugar mixture.
Stir in melted chocolate.
Stir in almond mixture.
Whip egg whites to hard foam and fold in.
Pour batter into baking pan lined with baking paper.
Bake for 30-45 minutes.
Let cool. Split in two and spread apricot jam in between.
Melt chocolate and spread over cake. Let cool.
Serve cold with whipped cream.
Sacher Torte
Ingredients
225 g dark chocolate
1.5 dl almonds
225 g butter
3 dl sugar
6 egg yolks
1.5 dl white flour
1.5 tsp baking powder
6 egg whites
Icing and filling
200 g dark chocolate
1/2 Tbs cooking oil
Apricot jam
Procedure
Set oven to 175C.
Melt chocolate.
Blanch, peel and grind almonds. Mix with the flour and baking powder.
Blend sugar and butter until white and fluffy.
Add egg yolks, one at a time, to butter-sugar mixture.
Stir in melted chocolate.
Stir in almond mixture.
Whip egg whites to hard foam and fold in.
Pour batter into baking pan lined with baking paper.
Bake for 30-45 minutes.
Let cool. Split in two and spread apricot jam in between.
Melt chocolate and spread over cake. Let cool.
Serve cold with whipped cream.
|
|
StellaCome
 Reg.: 17 Ott 2001 Messaggi: 2755 Da: Figline Vald'arno (FI)
| Inviato: 05-09-2002 16:52 |
|
Pannello con l'uva
_________________ Now we are free. |
|
badlands
 Reg.: 01 Mag 2002 Messaggi: 14498 Da: urbania (PS)
| Inviato: 13-09-2002 20:11 |
|
| il mio dolce preferito è il gelato mi piace la fragola il limone la meringa il bacio il fiordilatte il pistacchio l'amarena la cioccolata. e basta ciao |
|
Massi77
 Reg.: 09 Set 2002 Messaggi: 65 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 13-09-2002 20:30 |
|
Da preparare o da mangiare?
Da mangiare: praticamente tutti
Da preparare... non sono molto bravo, pero` pane e nutella va sempre bene |
|
spica73
 Reg.: 13 Apr 2001 Messaggi: 187 Da: Salerno (SA)
| Inviato: 13-09-2002 21:23 |
|
La CIOCCOLATA... vi lascio immaginare le mie idee insane alla visione del film Chocolate!!!
_________________ Marilina
''La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarsi amare'' <Moulin Rouge> |
|
Ghebuz

 Reg.: 11 Mag 2002 Messaggi: 1234 Da: Nago (TN)
| Inviato: 13-09-2002 21:29 |
|
quote: In data 2002-09-13 21:23, spica73 scrive:
La CIOCCOLATA... vi lascio immaginare le mie idee insane alla visione del film Chocolate!!!
|
_________________ "MA IO NON VOGLIO...NON VOGLIO ANDARMENE.......STOP!" by Lola Rennt |
|
annuccia
 Reg.: 08 Set 2002 Messaggi: 52 Da: imola (BO)
| Inviato: 15-09-2002 13:37 |
|
amo il mascarpone,la torta di mele,i bignè e la torta margerita!!!
_________________ LEAVE NO MAN BEHIND |
|
lalee72
 Reg.: 24 Ott 2002 Messaggi: 41 Da: Alessandria (AL)
| Inviato: 12-11-2002 12:44 |
|
Il tiramisù (quello fatto dalla mia mamma)
La Nutella
Una torta fatta di panna e marroni (il Montebianco??)....
_________________ Due cose non conoscono limiti: la femminilità e i modi.....di abusarne.. |
|
Marxetto
 Reg.: 21 Ott 2002 Messaggi: 3954 Da: Milano (MI)
| Inviato: 12-11-2002 12:50 |
|
Il tiramisùùùùùùùùùùùùùùù!!! |
|
KaiserSoze

 Reg.: 02 Ott 2001 Messaggi: 6945 Da: Quartu Sant'Elena (CA)
| Inviato: 12-11-2002 13:04 |
|
quote: In data 2002-11-12 12:50, Marxetto scrive:
Il tiramisùùùùùùùùùùùùùùù!!!
|
Gnam
_________________ Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. |
|
|