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Politica molecolare e diritto al non voto |
quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 26-03-2010 18:32 |
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quote: In data 2010-03-26 17:19, Hamish scrive:
No, quella su Vendola era una bagarre tutta interna al Pd e ci sono tantissime interviste e interventi di Di Pietro che lo dimostrano. Ci furono interventi anche duri nel periodo dello scandalo della giunta pugliese, si valutò anche la possibilità di candidare qualcun'altro, ma prima delle primarie l'Idv e Di Pietro si espressero in favore di Vendola. Andiamo, poi negare che l'ostacolo maggiore alla rielezione di Vendola fossero D'Alema e il Pd è assurdo. Se anche fosse stato come dici tu (e così non è), non mi pare che il Pd si fosse fatto grossi problemi a ricandidare Loiero in Calabria o a candidare De Luca in Campania, anche a costo di correre da solo.
| Ma io non ho negato che il Pd non volesse Vendola, mi risultava che problemi ci fossero stati pure con l'Idv, se però questi problemi erano già rientrati prima delle primarie non ho difficoltà ad ammettere il mio errore e chiedere scusa.
E in effetti, mi sono sbagliato: è vero che ci sono state dichiarazioni molto dure di Tonino su Vendola, ma già un mese prima delle primarie ha spiegato che chiunque le avesse vinte l'Idv avrebbe appoggiato comunque il Pd in Puglia.
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 26-03-2010 alle 18:51 ] |
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Hamish
 Reg.: 21 Mag 2004 Messaggi: 8354 Da: Marigliano (NA)
| Inviato: 26-03-2010 18:37 |
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Voglio la rettifica su "Il Giornale"!
Scherzi a parte, mica si deve chiedere scusa per certe cose... Te lo dico anche se apprezzo il beau geste.
_________________ IO DIFENDO LA COSTITUZIONE. FIRMATE. |
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liliangish
 Reg.: 23 Giu 2002 Messaggi: 10879 Da: Matera (MT)
| Inviato: 26-03-2010 20:14 |
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quote: In data 2010-03-26 14:33, Quilty scrive:
La vittima sei sempre stata tu, sin dall'inizio. Ricorda, io sono stato da subito il maschilista e il razzista, tu la vittima delle mie invettive.Il tutto è assolutamente indimostrato, ma poco importa. Ma almeno non confondere i ruoli.
Mi spiace perchè si vede che non sei abituata a conversare senza metterla sul personale: anche quando scrissi che Lilian era andata, aggiunsi che non c'era un minimo di obiettività nel suo pensiero (pagina 2), specificando quindi che la critica era rivolta al contenuto, non all'interlocutore.
E i suoi contenuti sono un'accozzaglia di luoghi comuni (non può esserci definizione personale di accozzaglia).
E ancora insisti sulla tua vicenda personale: così io mancherei di argomenti, ho toppato, ritoppato e stratoppato. In questo modo stai ulteriormente rimarcando che la tua argomentazione è volta a screditare non i contenuti , ma la persona che argomenta.
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ma sì, credo che tutto sommato tu abbia ragione, sono io a prenderla sul personale.
il fatto è che la tua uscita su "povero tesoro ecc..." mi è sembrata un colpo basso.
non sapevo che Grillo avesse rinunciato a correre in Puglia per non danneggiare Vendola. è un buon argomento a favore della sua buona fede. della buona fede dei suoi sono sempre stata convinta.
ma quale credi che sarà il futuro? io me lo domando, e non vedo un gran futuro per il movimento di Grillo. forse dipenderà dalle sfortunate vicende locali (dalla nostra, dalla mia mediocrità, come dici? può essere).
non so se e come usciremo da questo disastro, ho scelto una strada e non sono affatto sicura che sia quella giusta.
quel che mi fa rabbia è che il Banana vincerà ancora, perché la sinistra, che si chiami Grillo, IDV o PD, o Sinistra e Libertà, resta divisa.
penso sia più un problema filosofico che un problema politico: la gente di sinistra si fa delle domande, si pone dei dubbi, ha un afflato morale che a destra manca. e in tempi di incertezza economica la gente sceglie chi dà delle risposte certe, per quanto sbagliate siano.
ma sono convinta che Bersani e il PD abbiano fatto buone cose nei due anni in cui hanno tentato di governare perché le vedo tutti i giorni nel mio lavoro: vedo gente che grazie a Bersani può risparmiare 100 o 200 euro al mese sulle rate dei mutui, e sono soldi tolte alle banche.
ed evasori che si mozzicano le dita perché ormai è difficilissimo nascondere il nero con cambi assegni fasulli e a terzi; anche se il Banana con il suo Scudo Fiscale ha eliminato ogni beneficio che ne derivava.
è ovvio che ci sono tantissime cose che si possono migliorare. come è ovvio che c'è un sacco di gente di merda ai vertici. ma la politica è anche questo,in Italia. se n'è accorto persino Di Pietro.
vogliamo cambiare registro? come ho già detto ad Hamish,proviamoci, ma bisogna agire su più fronti. soltanto che siamo troppo pochi: è come tenere una barricata in un boulevard.
_________________ ...You could be the next. |
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TheSpirit
 Reg.: 21 Set 2008 Messaggi: 3605 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 26-03-2010 20:22 |
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quote: In data 2010-03-26 18:19, TheSpirit scrive:
quote: In data 2010-03-26 13:36, sloberi scrive:
quote: In data 2010-03-26 13:29, TheSpirit scrive:
Comunque mi sa che mi toccherà votare a malincuore per De Luca, visto che ho ascoltato in diretta l'endorsement di De Laurentiis a favore di Caldoro...
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Puoi renderci partecipi in qualche modo?
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Oggi lo hanno intervistato nel programma radiofonico "ufficiale" dedicato al Napoli, lui ha attaccato il solito mitico discorso della supercazzola, poi gli intervistatori hanno "casualmente" spostato il discorso sulle elezioni, e gli hanno chiesto cosa pensava di Caldoro, di cui ha parlato benissimo, e poi di De Luca, del quale ha detto che lo apprezza perché è anche lui parte del "partito del fare", però ha amministrato solo una città piccola come Salerno, quindi non è detto che faccia bene come presidente della regione, poi a pensarci bene non è sicuro che De Luca faccia veramente parte del Partito del Fare, quindi in definitiva preferisce Caldoro (questo in sintesi).
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Ah cavolo, come ho fatto a dimenticarlo... De Luca non va bene anche perché non è tifoso del Napoli.  |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 27-03-2010 09:55 |
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quote: In data 2010-03-25 16:16, quentin84 scrive:
Articolo provocatorio come tutto ciò che scrive, stavolta però la provocazione m'è piaciuta molto
| ecco, il Battibecco di oggi, è il tipico esempio di tutto quello che non mi va giù di Massimo Fini (e di tutti quelli che rimpiangono i "bei tempi andati"), trasudante antifemminismo e nostalgia tradizionalista da tutti i pori.
A volte penso che dovrebbe trasferirsi in Arabia Saudita o in Afghanistan. Sono certo che lì troverebbe la donna che piace a lui.
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 27-03-2010 alle 09:59 ] |
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Marxetto
 Reg.: 21 Ott 2002 Messaggi: 3954 Da: Milano (MI)
| Inviato: 28-03-2010 12:50 |
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Dopo aver letto il pezzo di oggi della Truzzi (fulminante!) sono curioso di leggere l'eventuale controreplica...
Fini va preso così, a piccole dosi, è un uomo straordinariamente intelligente ma facile a intenzionali e provocatorie cadute di stile. Eppure, anche in quelle cadute di stile, è come se spingesse il lettore a ragionare a fondo sul tema, a misurarsi coi propri limiti e i propri "fallimenti", a mettere in discussione le proprie convinzioni costringendolo a confrontarle con la propria esperienza diretta e magari a metterlo nelle condizioni di dire "ma sai che nonostante tutti i bei discorsi a volte le cose van proprio così!". Giornalisticamente, è un pò la sua forza. Non vuole piacere a tutti scendendo a compromessi e usando per forza l'arte del "buonismo", cerca invece la sfida critica, il confronto aspro. E' interessante leggerlo (e fare lo sforzo di condividerlo e/o non condividerlo) proprio per questo.
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Il mio angolo visuale
[ Questo messaggio è stato modificato da: Marxetto il 28-03-2010 alle 14:31 ] |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 28-03-2010 17:56 |
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Ci sono provocazioni intelligenti e provocazioni discutibili. Quelle di Fini oscillano spesso tra le due categorie.
Poi sai il fatto è che, per come sono fatto, più leggo cose che contrastano con le mie convinzioni più le mie convinzioni si rafforzano (in questo senso forse dovrei ringraziare Fini).
Ma poi a darmi fastidio non è tanto il vittimismo, "il lamento del povero maschio frustrato dalla femmina cattiva" che tanto è in voga tra gli esponenti del mio sesso e che, da uomo, mi lascia sommamente indifferente..del resto è normale che chi è abituato a comandare almeno dai tempi del Vecchio Testamento reagisca male al decadere del suo impero o all'idea di condividere il potere con chi, fino a ieri, ne era quasi privo (almeno formalmente), impero quello del mio sesso che comunque è ben lungi dal crollare (basta uscire dall'Occidente).
Ma l'anti-femminismo di Fini (che comunque si ritrova, sia pure in termini meno rozzi, in Alain De Benoist e nel suo scagliarsi contro la presunta "femminilizzazione della società") non è il semplice lamento misogino di un maschio frustrato, è di più e di peggio: è il corollario di una precisa ideologia anti-moderna e anti-illuminista che mi fa più paura di quella civiltà industriale che vorrebbe combattere.
La risposta di Silvia Truzzi è piaciuta pure a me (lei sì una delle migliori penne del Fatto) non vorrei però che iniziasse una stupida "guerra dei sessi" tra lei e Fini perchè sinceramente non ne sento il bisogno..il punto è che io contesto alla radice la teoria che l'uomo sarebbe, nel bene o nel male, più "semplice" (o banale) da capire rispetto alla donna. Lo trovo anche un po' offensivo per il mio sesso. Per quanto mi riguarda sono maschio, sono eterosessuale e non sono meno complicato di qualsiasi donna. E poi dovremmo smetterla di parlare di uomini o donne come se fossero categorie chiuse, gli uomini non sono tutti uguali e le donne nemmeno.
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 28-03-2010 alle 21:21 ] |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 28-03-2010 18:20 |
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Poi, uscendo dal tema uomo-donna, quello che mi irrita in Fini è questo: chi si scaglia contro l'epoca in cui vive e intona il "si stava meglio quando si stava peggio", in un certo senso, avrà sempre ragione, avrà sempre delle frecce al suo arco perchè ogni epoca ha i suoi gravi problemi e la nostra non fa certo eccezione e il passato proprio perchè non ci appartiene più o non lo abbiamo vissuto, tende a sembrarci sempre migliore di quello che era.
E' troppo facile fare polemica in questo modo.
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 28-03-2010 alle 20:19 ] |
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Hamish
 Reg.: 21 Mag 2004 Messaggi: 8354 Da: Marigliano (NA)
| Inviato: 28-03-2010 19:45 |
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Astensione record fino ad ora: calo del 7% rispetto alle scorse regionali con punte del 10 nel Lazio. Ovviamente non è mai un bene quando i cittadini perdono in maniera tanto evidente fiducia nei propri rappresentanti, a meno che non ci si renda conto che un calo di queste proporzioni, se confermato, necessita di un cambiamento di rotta da parte della classe politica.
Nel caso specifico, speriamo che tutto ciò non finisca per favorire il centrodestra. In Puglia credo che finisca per favorire Vendola che comunque godeva già di un cospicuo vantaggio, in Piemonte forse finirà per premiare Cota visto che difficilmente l'astensione riguarderà l'elettorato che vota normalmente per la Lega, mentre la Bresso potrebbe perdere un bel pacchetto di voti per la sua posizione sulla Tav, voti che in un testa a testa possono essere decisivi. Il Lazio è un rebus, ma io vedo la Bonino in vantaggio.
In Campania Caldoro ha la vittoria in tasca, così come Scopelliti in Calabria. Non ho ben capito quale sia la situazione della Liguria che rischia di essere una delle regioni più in bilico. Le altre parrebbero già assegnate sia per il centro destra che per il centro sinistra.
Magari poi non ne azzecco manco una... |
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Marxetto
 Reg.: 21 Ott 2002 Messaggi: 3954 Da: Milano (MI)
| Inviato: 28-03-2010 20:17 |
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quote: In data 2010-03-28 17:56, quentin84 scrive:
E poi dovremmo smetterla di parlare di uomini o donne come se fossero categorie chiuse, gli uomini non sono tutti uguali e le donne nemmeno.
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Sottoscrivo e confermo che nel caso specifico hai le tue ottime ragioni. Non non starò certo qui a fare la difesa d'ufficio di un pensiero, quello di Fini appunto, che per mille versi non mi appartiene per nulla. Però continuo a ritenere che la sua figura giornalistica, quella di battitore libero o notista politico eterodosso, sia comunque un valore aggiunto per un giornale come il Fatto. Un valore aggiunto da esaminare in chiave critica, naturalmente.
Per chi ha voglia di leggerla, riporto un'analisi piuttosto interessante e approfondita di Franco (Bifo) Berardi, apparsa sul Manifesto di ieri, a proposito del tema legalità rapportato alla politica, ma non solo.
La misura DELL'ILLEGALITÀ
La critica al regime berlusconiano non sempre riesce a cogliere il carattere barocco del neoliberismo italiano. Un sistema economico, sociale e culturale che è riuscito a tradurre la deregulation e la legge del più forte a norma dominante
Negli ultimi mesi la protesta contro il regime berlusconiano ha raggiunto toni quasi patetici. Si parla di crisi del berlusconismo come per esorcizzare la realtà di una perfetta corrispondenza tra la corruzione del ceto politico-imprenditoriale e il cinismo diffuso nella società. Ma la crisi dove sarebbe? L'escalation di arroganza non è segno di una crisi, direi, ma del suo contrario: è segno della stabilizzazione di un sistema che non ha più bisogno di legge perché basta la legge del più forte per regolare le relazioni di precarietà, sfruttamento e schiavismo nel campo del lavoro e della vita quotidiana.
Quanto più evidente è il disprezzo del ceto al potere per la legge e le regole, tanto più la protesta si concentra sulla difesa della legalità. Il problema è che la legge e le regole non valgono niente quando non esiste la forza per renderle operanti. E dove sta la forza, cos'è la forza in un sistema centrato sulla produzione mediatica della coscienza? Nel discorso corrente quel che accade in questo paese è visto come una bizzarra forma di corruzione dello spirito pubblico, come una singolare e isolata sospensione della democrazia. Allo stesso modo gli inglesi guardarono agli italiani dopo la prima guerra mondiale, e le democrazie occidentali interpretarono Mussolini: un fenomeno di marginale arretratezza culturale, o piuttosto un'anomalia culturale. Poi l'esempio di Mussolini produsse effetti su larga scala, fino a precipitare il mondo nella più grande carneficina della storia.
Tra riforma e controriforma
Forse occorrerebbe smetterla di considerare il caso italiano come un'anomalia: al contrario è l'esempio estremo degli effetti prodotti dalla deregulation, fenomeno mondiale che distrugge prima di tutto ogni regola nel rapporto tra lavoro e capitale. Vi è certamente una specificità culturale italiana che merita di essere studiata capita, approfondita. Ma grazie a Mussolini e a Berlusconi questa specificità ha finito per esprimersi come forma anticipatrice del destino del mondo.
Nel libro Vuelta de Siglo (Mexico city, Era editorial, 2006) il filosofo messicano Bolivar Echeverria parla di due modernità che configgono e si intrecciano fin dall'inizio del sedicesimo secolo. La prima è la modernità borghese fondata sulla morale protestante e sulla territorializzazione delle cose mondane e del dovere industriale. L'altra è modellata dalla Controriforma e dalla sensibilità del Barocco. Questa seconda modernità è stata rimossa e marginalizzata nello spirito pubblico dell'Occidente capitalista a partire dal momento in cui l'industrializzazione dell'ambiente umano ha richiesto una riduzione del sociale al processo di meccanizzazione. La vita della borghesia industriale è basata sulla severa dedizione al lavoro instancabile e sull'affezione proprietaria ai prodotti del lavoro. La borghesia è una classe territorializzata perché l'accumulazione di valore non può essere dissociata dall'espansione del mondo delle cose fisiche. Non esiste più la borghesia perché la produzione non si svolge più nel borgo, ma nella rete, e la ricchezza non si fonda più sulla proprietà di oggetti fisici, ma sulla deterritorializzazione finanziaria.
Echeverria osserva che fin dal sedicesimo secolo la Chiesa Cattolica ha creato un flusso alternativo di modernità, fondato sulle competenze immateriali dell'immaginazione e sulle potenze della deterritorializzazione linguistica e immaginativa. Il potere spirituale di Roma è sempre stato fondato sul controllo delle menti: questo è il suo capitale, fin quando la sua potenza venne marginalizzata dalla borghesia industriale.
La fonte dell'accumulazione
Ma quando le immagini, non più semplici rappresentazioni della realtà, divengono simulazione e stimolazione psico-fisica, i segni divengono la merce universale, oggetto principale della valorizzazione di capitale. Se l'economia borghese territorializzata era fondata sulla severità iconoclasta del ferro e dell'acciaio, la deterritorializzazione post-moderna è fondata invece sulla macchina caleidoscopica della produzione semiotica. Questa è la ragione per cui possiamo parlare di semiocapitalismo: perché le merci che circolano nel mondo economico - informazione, finanza, immaginario - sono segni, numeri, immagini, proiezioni, aspettative. Il linguaggio non è più uno strumento di rappresentazione del processo economico e vitale, ma diviene fonte principale di accumulazione, che continuamente deterritorializza il campo dello scambio.
La dinamica di progresso e crescita, nata dallo spazio fisico territoriale della fabbrica, ha obbligato le due classi fondamentali dell'epoca industriale, classe operaia e borghesia, al rispetto delle regole politiche e contrattuali. La morale protestante delle regole fonda la contrattazione collettiva e la funzione sociale dello stato.
A partire dagli anni '70 la relazione tra capitale e lavoro è stata trasformata, grazie alla tecnologia digitale e alla deregulation del mercato del lavoro. Un effetto enorme di deterritorializzazione ne è seguita, e il modello borghese è stato spazzato via, insieme alla vecchia coscienza di classe operaia. La finanziarizzazione dell'economia globale ha eroso l'identificazione borghese di ricchezza proprietà fisica e lavoro territoriale. Quando il lavoro perde la sua forma meccanica e diviene immateriale, linguistico, affettivo, la relazione deterministica tra tempo e valore si rompe. La genesi del valore entra in una fase di indeterminazione e di incertezza. La via è aperta verso un prevalere di una visione neo barocca, e all'istaurazione di una logica aleatoria nel cuore stesso dell'economia. Quando il linguaggio diviene il campo generale della produzione quando la relazione matematica tra tempo-lavoro e valore è rotta, quando la deregulation distrugge tutte le garanzie, solo un comportamento di sopraffazione criminale può prevalere.
La violenza della deregulation
Questo è accaduto, in tutto il mondo non solo in Italia dal momento in cui le politiche neoliberiste hanno occupato la scena. Il principio della scuola neoliberale, la deregulation che ha distrutto i limiti legali e politici all'espansione capitalista non può intendersi come un mutamento puramente politico. Occorre vederlo nel contesto dell'evoluzione tecnologica e culturale che ha spostato il processo di valorizzazione dalla sfera della meccanica industriale al campo della produzione semiotica.
Il lavoro cognitivo non si può ridurre alla misura del tempo dato che il rapporto tra lavoro tempo e valorizzazione diviene incerto, indeterminabile. Il mercato del lavoro globale diviene il luogo della pura legge della violenza, della sopraffazione. Non si tratta più di semplice sfruttamento, ma di schiavismo, di violenza pura contro la nuda vita, contro il corpo indifeso dei lavoratori di tutto il mondo. La violenza è diventata la forza economica prevalente nell'epoca neoliberista. In Messico come in Italia come in Russia come in molti altri paesi il mercato finanziario, il mediascape e il potere politico sono nelle mani di persone che hanno ottenuto il loro potere con l'illegalità e con la violenza. Per non parlare del ruolo che corporation come Halliburton e Blackwater hanno svolto e svolgono nel provocare guerre e nel distruggere vite e città perché questo è il loro lavoro, perché il loro business ha bisogno della guerra per prosperare. La violenza è la forza regolatrice dell'economia semiocapitalista, perchiò non é contrastabile con i richiami alla legalità e alla moralità.
Come cento anni fa littlie è l'avanguardia del capitalismo non protestante e la seconda modernità di Echeverria, che si presentò per alcuni secoli come pura reazione antimoderna emerge oggi come principio fondativo del capitalismo mondiale. L'esperienza italiana durante gli ultimi cento anni è stato il teatro principale di questo ritorno dello spirito barocco. Le performance di Mussolini e di Berlusconi sono fondate entrambe sulla esibizione teatrale dell'energia maschile, ma anche sulla capacità di penetrare nei recessi del linguaggio nel campo profondo dell'autopercezione collettiva.
Curzio Malaparte, in un libro intitolato L'Europa vivente, ragionava su questo punto: il fascismo raccoglie l'eredità della Controriforma e dello spirito barocco, e la trasforma in un'energia che è al tempo stesso anti-moderna e neo-moderna. «Noi saremo grandi anche senza passare con un ritardo di tre secoli attraverso la Riforma: saremo grandi anzi unicamente contro la Riforma. La nuova potenza dello spirito italiano che già si manifesta per chiari segni non potrà essere se non antieuropea».
Sul corpo delle donne
Malaparte è ben consapevole - come lo erano stati i futuristi - del fatto che la modernità che il fascismo afferma è fondata sulla rimozione della femminilità. Il fascismo è sessualità che aborrisce e teme la sensualità. «Soffrire è necessario per vivere. La gloria e la libertà costano sangue, e soffrire bisogna per vivere con superbia e dignità fra superbi. Chi non riconosce questa verità fondamentale della vita umana si condanna alla bestialità. Chi predica l'odio alla sofferenza, chi predica alegge del paradiso e non quella dell'inferno (i socialisti) nega tutto ciò che di grande ha in sé un uomo, cioè tutto quello che un uomo ha in sé di umano. Un'umanità epicurea, paradisiaca, è anticristiana e antiumana» (Malaparte, L'Europa vivente).
La femminilità dell'autopercezione italiana è in gioco, nel caso di Mussolini come nel caso di Berlusconi. Mussolini e i giovani futuristi del 1909 volevano sottomettere disprezzandolo il corpo della donna (e il corpo sociale in quanto sottomesso e femminile). Berlusconi e la classe di lunpen che lo circonda vuole sporcare il corpo della donna, sottometterlo all'autodisprezzo cinico, sentimento prevalente e vincente della classe dirigente del semiocapitalismo barocco.
Le regole che i legalisti rivendicano sono decaduti nella cultura e nel lavoro. Occorre liberare la società dal legalismo, perché la società cominci a non rispettare le regole del semiocapitale, a essere autonoma nella post-legalità che il Semiocapitale ha istituito. Ciò che occorre alla società è la forza per non rispettare le regole non scritte che il capitalismo ha imposto, e per affermare un altro modo di vita, una nuova solidarietà del lavoro. Allora, nel campo senza regole del semiocapitalismo, la società potrà affermare i suoi bisogni e soprattutto le sue potenzialità. Difendere la legge diviene un lavoro risibile, quando il potere dichiara ogni giorno nei fatti che quelle regole non contano più niente. Solo a partire dall'abbandono di ogni illusione legalista sarà possible creare autonomia sociale, essere all'altezza (o se si preferisce alla bassezza) della sfida che il semiocapitale ha lanciato.
Da manifesto.it
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Il mio angolo visuale
[ Questo messaggio è stato modificato da: Marxetto il 28-03-2010 alle 20:19 ] |
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sloberi
 Reg.: 05 Feb 2003 Messaggi: 15093 Da: San Polo d'Enza (RE)
| Inviato: 29-03-2010 18:10 |
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Sti cazzi, qui il candidato del movimento 5 stelle ad un terzo degli scrutini è oltre il 6%. E mò chi li sente i miei amici grillini che li ho presi per il culo per mesi...
_________________ E' ok per me! |
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Hamish
 Reg.: 21 Mag 2004 Messaggi: 8354 Da: Marigliano (NA)
| Inviato: 29-03-2010 18:14 |
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Dai, alla fine soprattutto nella tua regione dove l'esito era già scontato è buono che si affermi qualcosa di nuovo che controlli il Pd e non gli permetta di cullarsi sulla certezza della vittoria. |
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Hamish
 Reg.: 21 Mag 2004 Messaggi: 8354 Da: Marigliano (NA)
| Inviato: 29-03-2010 18:17 |
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Comunque al contrario delle proiezioni vedo che nello spoglio reale la Bresso è in vantaggio su Cota e la Bonino lo è sulla Polverini, seppur di pochissimo ovviamente. Anche se in questo secondo caso preoccupa vedere che il Pdl sarebbe solo al 4/5%, il che significa ovviamente che la maggior parte dei voti reali provengono da Roma e provincia dove il Pdl non c'è. Comunque, facendo i dovuti scongiuri, si affermassero i voti reali invece che le proiezioni sarebbe una sconfitta clamorosa per il Pdl e, soprattutto, per Berlusconi. Speriamo bene...
P.s. Peccato per Fico che difficilmente ce la farà. Pazienza, oramai c'ho fatto il callo a votare per i perdenti.
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IO DIFENDO LA COSTITUZIONE. FIRMATE.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hamish il 29-03-2010 alle 18:19 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hamish il 29-03-2010 alle 18:23 ] |
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Marxetto
 Reg.: 21 Ott 2002 Messaggi: 3954 Da: Milano (MI)
| Inviato: 14-04-2010 06:29 |
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Un altro articolo interessante, questa volta incentrato sul tema astensione.
La sentinella dello scetticismo
Scivolata rapidamente sotto il computo delle percentuali guadagnate e perse da partiti e coalizioni, la notizia principale delle elezioni regionali, che a mio avviso è quella che riguarda la percentuale delle astensioni, viene rimessa a fuoco dalla «mappa» di Ilvo Diamanti su «la Repubblica» di ieri. Quindici milioni di persone che saltano il turno non sono uno scherzo, e che il trend sia comune alla maggior parte delle democrazie occidentali non deve consolare: significa che siamo una democrazia apatica come le altre (e non va dimenticato che nella più apatica di tutte, quella americana, il trend dell'astensione si è bloccato e invertito alle ultime presidenziali, segno che quando la posta in gioco c'è e si vede, l'apatia passa).
Il trend astensionista crescente, premette Diamanti, non configura un «partito dell'astensione», cioè non è unificabile sotto un'unica motivazione; ci sarebbero al contrario ben sette diverse categorie di astensionisti, quelli che non votano per cause di forza maggiore (ma sono sempre meno), quelli che non votano per disinteresse, per protesta, perché non si sentono rappresentati, perché al contrario si sentono rappresentati da chiunque vinca, perché pensano che il loro voto non conti nulla, e infine perché pensano, non votando, di dare un ammonimento alla loro area o al loro partito di riferimento, soprattutto se è al governo. Ma il dato di partenza è che questo trend crescente segue come un'ombra la cronologia della cosiddetta seconda Repubblica, mostrando palesemente che la girandola di mutamenti introdotti nel sistema elettorale e politico a tutto sono serviti tranne che a dare più voce a quei «cittadini sovrani» impugnati dalla retorica di destra e di sinistra: secondo l'analisi di Diamanti fra le cause del disorientamento e del disincanto dell'elettore ci sono, nell'ordine, «il turbinio di sigle, aggregazioni e leader» che ha caratterizzato nel corso degli ultimi lustri soprattutto la sinistra, il cambiamento delle leggi elettorali, la personalizzazione dei partiti e la sostituzione delle tecniche di marketing elettorale alla mobilitazione della partecipazione. A queste cause si aggiunge, o si somma, un cambiamento del contesto sociale, territoriale e culturale che evidentemente non è né intercettato né rappresentato dalla girandola suddetta di cambiamenti delle regole e delle tecniche: e non per caso il partito che ha maggiore radicamento territoriale, la Lega, è anche quello che meno si è lasciato modificare nel marchio e nell'identità, mantenendosi «il prodotto più riconoscibile sul mercato elettorale». Quello che è certo comunque, sostiene ancora Diamanti, è che non è più possibile ragionare come se il voto fosse la regola e il non voto l'eccezione: in tempi di fine delle appartenenze e delle fedeltà di partito, non votare è ormai un'opzione tanto quanto votare, e cambiare schieramento, o esprimere voti contraddittori o disgiunti, è diventato normale; «si decide di volta in volta, per chi e 'se' votare». Il che significa che «l'elettore scettico» di cui Diamanti parla non è, o non coincide con, l'elettore apatico o disinformato: è un elettore, o un'elettrice, che spesso sa benissimo quello che fa e perché lo fa (e magari, aggiungo io, sceglie il non-voto come unica espressione possibile di dissenso su questioni non-sciolte, o sospese fra il discorso mediatico e il non-detto politico, come i famosi «scandali» che hanno investito il presidente del consiglio e non solo lui nell'ultimo anno). Bisognerebbe dunque tenerlo, o tenerla, molto, moltissimo presente, come una specie di sentinella delle strategie e delle mosse politiche dei partiti, dei leader, dei gruppi dirigenti (ammesso che ce ne siano ancora), degli amministratori, dei governanti, degli oppositori: quell'elettore, quell'elettrice, li guardano, li giudicano e decidono se meritano o no il gesto non più obbligato né automatico di recarsi al seggio e infilare una scheda nell'urna. La domanda a questo punto è ovvia: quanto sono presenti, l'elettore e l'elettrice scettici, nei ragionamenti post-elettorali di questi giorni? Poco o nulla, se è vero com'è vero che a destra e a sinistra si torna a discutere di manichini istituzionali e a sinistra il gioco che appassiona di più è di nuovo il quiz sul prossimo leader, e così riparte la girandola che produce astensionismo e al prossimo giro gli elettori scettici saranno ancora di più. A quale percentuale dovranno arrivare perché il meccanismo della ripetizione si interrompa?
Ida Dominijanni
Da manifesto.it
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Julian
 Reg.: 27 Gen 2003 Messaggi: 6177 Da: Erbusco (BS)
| Inviato: 23-04-2010 13:36 |
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quote: In data 2010-03-10 17:43, Quilty scrive:
Marxetto, è da mò che si sostiene che l'unica svolta può solamente essere il naturale passaggio dalla democrazia rappresentativa a quella partecipativa e che il voto deve essere solamente il tassello finale di un percorso in cui ciascuno di noi ha effettivamente messo del suo nelle questioni sociali in cui è implicato, direttamente e non, a partire anche dal luogo di lavoro. Non fare un cazzo e presentarsi al seggio per mettere una X (additittura con delle pretese) è il fallimento di tutte le democrazie; è il simbolo dell'elettorato passivo che delega le sue questioni a gruppi elitari di cittadini privati (i partiti e i loro referenti nel mondo economico)i quali perseguono ovviamente i loro esclusivi interessi di classe. Banalità su banalità, però è così.
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Boh, forse se siamo in pochi a rendercene veramente conto non si tratta propriamente di banalità. Marxetto, che ricordavo utente preparatissimo e di grandissimo stile, e tale si conferma anche in questa occasione (a proposito, ciao), rifugge assolutamente il qualunquismo dell'anti-politica spicciola e generalista (alla Grillo). Le sue argomentazioni sono molto più articolate, e personalmente le condivido in toto. Sedersi ed aspettare che arrivi la rivoluzione oggi è molto poco produttivo, anzi direi quasi svilente e opportunista. Ma accontentarsi di forme di democrazia che si possono definire tali solo sulla carta o sui testi di diritto è se possibile anche cosa peggiore, ben più grave ed opportunista.
Per smuovere davvero la situazione, almeno nel piccolo giardinetto italico, servirebbe almeno una cosa: l'opposizione. Cioè, un'opposizione internazionalista, che assuma certe posizioni in modo univico e senza timori: una forza politica che non dipenda dai Colaninno e Tronchetti Provera, e che non sia gestita da persone che tentano scalate ad Istituti Bancari vari, ma che prenda posizione, a parole e con i fatti. Dicendo: noi siamo dalla parte dei lavoratori, siano essi italiani o stranieri. Non difendiamo questa categoria. Nel rispetto delle norme e dei principi della costituzione, noi ci proponiamo di conseguire questi risultati.
Appunto, servirebbe una cosa del genere. Ma il PD si affanna da anni nella ricerca della posizione più democristiana, liberal e ben attenta ad evitare qualsiasi concetto non dico marxista ma di sinistra anche socialista europea. Salvo poi il perbenismo che si scandalizza davanti a fatti tutto sommato normali come quelli che stanno accadendo nel comune confinante con il mio, quell'Adro di cui avrete sentito parlare spesso in questi giorni (anche ieri ad Annozero).
[ Questo messaggio è stato modificato da: Julian il 23-04-2010 alle 13:37 ] |
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