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Autore Il Fantasma del palcoscenico
kaladj

Reg.: 24 Giu 2003
Messaggi: 2365
Da: Roma (RM)
Inviato: 21-08-2006 12:15  
Titolo originale (Phantom of Paradise)
Di Brian de Palma 1974

Mi sbilancio...questo è un capolavoro.
E' un film che mi ha davvero entusiasmato.
Un commedia/musical/drammatico/horror...non saprei come definirlo...c'è un po di tutto...e tutto nelle giuste dosi.

Commedia: perchè qua e la qualche risatina ci scappa...esempio il fantastico personaggio di Beef.
Musical: vabbè questo è evidente...il film è incentrato sulla musica e secondo me di ottima fattura. La storia di un uomo che combatte per la sua musica, che s'innamora di una donna (Phoenix) per come la interpreta, e che folle di rabbia per il tradimento di un produttore musicale (che stravolge le sue canzoni) decide di vendicarsi.
Drammatico: la storia mette a nudo la falsità presente (anche) nel mondo discografico (qui rapprestentata dal malefico Swam e la sua Death Records). Bellissimo ed emozionante il finale nel locale di Swam stesso (Paradise...anche se assomiglia più a un girone infernale)
Horror: bè c'è di mezzo un patto con il diavolo...

Comunque il film è una sequela di scene stupende girate a meraviglia...tra le quali ritengo sopra la media il concerto con l'assassino di Beef (grandissimo personaggio nonchè checca isterica interpretata da Gerrit Graham) da parte di Winslow. La scena finale con l'uccisione anche del braccio destro di Swam vestito da Papa.
Winslow che rimodella, grazie a vari strumenti elettronci, la sua voce gracchiante per poter cantare di nuovo.

Sono stati citati Faust, Dorian Gray, la bella e la bestia per un film che a mio avviso rimane comunque UNICO.
Da vedere almeno una volta...

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Quante gioie Troppo dolore

d

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kaladj

Reg.: 24 Giu 2003
Messaggi: 2365
Da: Roma (RM)
Inviato: 21-08-2006 12:36  
Ho trovato anche il vecchio trailer
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Quante gioie Troppo dolore

d

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 05-09-2006 15:39  
PHANTOM OF THE PARADISE di Brian DePalma 1974 (la manipolazione del genio artistico ovvero amore e morte nella civiltà dei consumi)

Se c’è un film che riassume sinteticamente tutte le tematiche della poetica DePalmiana questo è proprio il Fantasma del Palcoscenico che, ignorato al momento della sua uscita, con il tempo è invecchiato splendidamente come un vino DOC.
La storia del perfido e mefistofelico Swan (l’autore delle musiche Paul Williams) che manipola il genio artistico di Winslow Leach (un esoftalmico William Finley) e l’ingenuità adolescenziale della timida Phoenix (Jessica Harper al debutto, la rivedremo in Suspiria di Dario Argento) per i propri scopi materialistici è condotta da De Palma sul binario della continua citazione cinefila (il dottor Jekyll di Rouben Mamoulian per la trasformazione corporea, il Gabinetto del Dr Caligari di Wiene per la manipolazione psicologica e naturalmente Hitchcock, scena della doccia e finale) e del trionfo dei sensi (vista e udito su tutti). Il senso della morte (raffigurata dal logo della Death Records) aleggia per tutto il film ed è anche evocata dalle fonti di ispirazioni letteraria: certo il Fantasma dell’Opera di Gustav Leroux del 1911, ma anche il Faust di Goethe, la Maschera Rossa di Edgar Allan Poe e il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.
Dove si è disposti ad arrivare per ottenere il successo? E’ tutta colpa veramente dello Show business? Perché ci lasciamo facilmente abbindolare dal cigno nero (Black Swan)? Il Rock è la musica del diavolo e ci manda messaggi subliminali di morte? De Palma sottolinea le carognate e i trucchi per guadagnare soldi sulle masse di adolescenti festanti e deliranti (si parla di industria discografica ma potete pure pensare a qualsiasi industria dello spettacolo, quella cinematografica per esempio) ma stressa particolarmente il discorso della solitudine dell’artista (intrappolato in un corpo non presentabile, anche ben prima dell’incidente della pressa per dischi) e dell’irritante ingenuità delle aspiranti starlette modello Jessica Harper, cui basta una folla osannante per firmare un contratto senza termine. Black Swan in realtà si nutre delle nostre paure e insicurezze e fa leva in maniera diabolica sul punto debole di ogni essere umano: la vanità.
Finley scrive della bella musica ma la sua voce e il suo aspetto estetico ne causano l’emarginazione e l’alienazione: come Carrie coverà dentro un odio esplosivo che però viene anch’esso abilmente manipolato ed utilizzato. L’amore del Fantasma per Phoenix, un amore che non può essere ricambiato, si nutre della morte, della assenza, della dimensione fantasmatica (ma è anche un Tallone d’Achille). Le folle festanti rockettare vogliono emozioni sempre più forti: non basta l’incenerimento con saetta dell’alter ego di Alice Cooper, Beef, durante la rappresentazione metaforica di quello che la cultura di massa fa con i propri idoli: li smembra pezzo a pezzo e poi li ricostruisce a proprio uso e consumo (come il Frankenstein di Mary Shelley). Come L’uomo della folla di Edgar Allan Poe, allo spettatore non basta più guardare, vuole immergersi nel flusso della vita, toccare, gustare, smembrare. Le telecamere riprendono tutto e il vojeur Fantasma è a sua volta ripreso da un'altra telecamera: chi è spiato a sua volta spia (tema De Palmiano) e il ritratto di Dorian Gray è sostituito da una pizza cinematografica.
Il finale è un trionfo della morte ipercromatico (scenografie di Sissi Spacek, che tempo due anni si tramuterà in Carrie) con una citazione evidente de “L’uomo che sapeva troppo” di Hitchcock senza assordante colpo di piatti. La visione dall’alto della folla festante e impazzita attorno a due cadaveri è una perfetta sintesi della poetica di Brian De Palma: la spettacolarizzazione della morte ai tempi della moderna civiltà dei consumi.



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