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Autore Diario
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 11-05-2004 19:59  
19.45 - TORTURE, AMNESTY CONFERMA "IL GOVERNO ITALIANO ERA INFORMATO".

La Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione alle dichiarazioni rilasciate da esponenti del governo italiano sull'assenza di informazioni riguardanti le torture in Iraq, precisa che "questo argomento fu oggetto, il 3 luglio 2003, di una comunicazione del Sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver alla Commissione Affari Esteri della Camera".

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 11-05-2004 20:10  
Torture in Iraq: i soldati italiani sapevano
La moglie di un carabiniere morto a Nassiriya: «Era disgustato: prigionieri trattati peggio degli scarafaggi, l'aveva denunciato»


Corriere della Sera

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MrVercetti

Reg.: 26 Apr 2004
Messaggi: 167
Da: Brescia (BS)
Inviato: 11-05-2004 20:16  
L'uccisione per ritorsione alle torture fatte dai soldati americani
Iraq, ostaggio Usa decapitato: video sul Web
Un sito islamico mostra un filmato in cui terroristi di Al Qaeda staccano la testa a un prigioniero americano
BAGDAD (IRAQ) - Nuovo cruento filmato realizzato dai terroristi legati ad Al Qaeda. Un video diffuso su un sito internet di un gruppo militante islamico mostra la decapitazione di un ostaggio statunitense, come rappresaglia per le torture contro i prigionieri di guerra iracheni nel carcere di Abu Ghraib.
I CARNEFICI - Nel video cinque uomini con delle maschere nere tengono prigioniero un uomo che identifica se stesso come Nick Berg, statunitense della Pennsylvania. Poi uno dei 5 impugna una scimitarra e taglia la testa dell'ostaggio esponendola poi davanti alla telecamera. Nick Berg è l'uomo trovato cadavere sabato nei pressi di Bagdad, di cui però si è saputo solo oggi.
I terroristi minacciano: «A questa decapitazione ne seguiranno altre»

IL MESSAGGIO - Dopo la decapitazione i terroristi hanno letto un messaggio: «Diciamo alle madri ed alle sorelle dei soldati americani che abbiamo offerto all’Amministrazione americana di scambiare questo ostaggio con alcuni dei detenuti nel carcere di Abu Ghraib, ma si sono rifiutati», ha detto uno dei miliziani leggendo il messaggio. «Così ora vi diciamo che l’oltraggio alla dignità degli uomini e delle donne di Abu Ghraib non può essere riscattata se non col sangue e con le anime: da noi non avrete altro se non bare e ancora altre bare... di uccisi in questo modo», conclude il comunicato. Le immagini avevano come sottotitolo «Abu Musab al Zarqawi mostrato mentre uccide un americano»: non è però chiaro se al Zarqawi, terrorista giordano considerato il massimo dirigente operativo di al Qaida in Iraq - facesse parte del commando mostrato nel video o semplicemente abbia rivendicato la responsabilità dell’esecuzione. Il sito sul quale è stato diffuso il video è stato utilizzato altre volte da diversi gruppi estremisti islamici fra cui la stessa al Qaeda come canale di diffusione di nastri e comunicati.

LA FAMIGLIA - La famiglia di Berg, di West Cheter in Pennsylvania, è stata informata ieri dal Dipartimento di Stato che Nick era stato trovato morto sabato sotto un cavalcavia di un'autostrada a Baghdad. Berg era andato in Iraq da civile per aiutare a ricostruire le antenne della rete di comunicazioni irachene e dal 9 aprile non aveva più dato notizie. La famiglia di Berg era al corrente della decapitazione ma quando è stata informata dell'esistenza del video da un giornalista dell'Associated Press, il padre Michael Berg e i due fratelli del ragazzo ucciso si sono abbracciati e hanno pianto. «Sapevo che era stato decapitato. Meglio questo di una morte lunga tra le torture. Ma non volevo che diventasse pubblico», ha detto il padre. Nick Berg aveva 26 anni. Era andato in Iraq per lavorare alla ricostruzione della rete di comunicazioni del Paese.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 12-05-2004 15:57  
"Non consegnate più prigionieri agli Usa"
Amnesty:"Roma sapeva dal luglio 2003"

ROMA-"Già il 3 luglio del 2003 il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver era al corrente di denunce sugli episodi di torture in Iraq...". Così ,in una nota ufficiale,la sezione italiana di Amnesty International ha commentato le dichiarazioni dei rappresentanti del governo italiano sull'assenza di informazioni riguardanti le torture in Iraq. Non solo. Amnesty chiede ufficialmente che, in assenza di garanzie sulla loro sorte, le truppe italiane in Iraq non consegnino più i loro prigionieri alle forze della coalizione.

Sostiene l'organizzaizone umanitaria che la Boniver,"rispondendo ad una interrogazione dell'onorevole Piscitello affermava che 'Amnesty Internazional, dopo le denunce sulle condizioni degli internati iracheni, ha preso diretto contatto con le autorità americane in Iraq".
Sempre secondo Amnesty "l'interrogazione di Piscitello faceva riferimento ad un memorandum inviato il 26 giugno 2003 " dalla stessa ong a Paul Bremer ,capo dell'ufficio dell'Autorità provvisoria di occupazione e "reso pubblico in Italia con un comunicato spampa il 30 giugno". Nel comunicato, ricorda Amnesty , si leggeva che "le condizioni in cui gli iracheni sono detenuti presso Camp Cropper e nella prigione di Abu Graib possono costituire pena o trattamento di natura crudele,inumana o degradante, vietata dal diritto internazionale".
In serata la replica della Boniver:"Nè io nè la Farnesina abbiamo mai avuto informazioni specifiche sulle torture ai prigionieri".

Il Giorno La Nazione Il Reesto del Carlino
12 maggio 2004

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 14-05-2004 23:28  
Piers Morgan chiede scusa per lo scandalo creato «in buona fede»
«Foto false», si dimette il direttore del Mirror
Dopo giorni di polemiche, l'ammissione: «Siamo stato vittime di un terribile inganno». I militari: «Era una totale assurdità»
LONDRA - Si è dimesso Piers Morgan, il direttore del quotidiano «Daily Mirror» finito sotto accusa per avere pubblicato fotografie di presunte torture di soldati britannici a detenuti iracheni ritenute false dal governo di Londra. Ne ha dato notizia una fonte ufficiale. Il tabloid si è anche scusato ufficialmente per aver pubblicato delle foto che mostravano soldati britannici mentre compivano abusi su prigionieri iracheni, succesivamente rivelatasi false.
Le torture dei soldati inglesi: un falso clicca su una foto
PRESSIONI - La decisione di Morgan non è stata spontanea: il giornalista ha ceduto alle forti pressioni arrivate dal consiglio di amministrazione del Trinity Mirror, la società editrice del quotidiano. Il direttore anche oggi ha difeso il suo scoop, ma il comunicato con cui ne sono state annunciate le dimissioni è un'implicita ammissione che si è trattato di un grosso errore. «Il Daily Mirror - si legge in una dichiarazione resa pubblica dalla sede del quotidiano londinese - ha pubblicato in perfetta buona fede delle immagini che sembravano rapprentare soldati britannici nell'atto di torturare prigionieri iracheni. Tuttavia - prosegue la nota - ci sono ora prove sufficienti per ritenere che queste immagini sono false e che il Mirror è stato vittima di un terribile inganno».

«UN'ASSURDITA'»- «Una totale assurdità»: così il comandante del real reggimento del Lancashire aveva definito la pubblicazione delle foto che mostrano le presunte violenze compiute da soldati britannici su prigionieri iracheni. L'autenticità delle fotografie è stata messa in discussione più volte e giovedì il sottosegretario alla Difesa Abraham Ingram le ha definite «fasulle senza ombra di dubbio». Il generale di brigata Geoff Sheldon, a capo del reggimento su cui gravano le accuse, ha sottolineato «l'enorme danno» fatto dalla campagna lanciata dal Daily Mirror, che per primo ha pubblicato le foto, e ha detto che la vita dei soldati britannici in Iraq è oggi ancora più in pericolo. «Questa è una questione maledettamente seria» ha detto il generale, «perché la vita delle persone è stata messa in pericolo da quella che si è rivelata una totale assurdità».

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 17-05-2004 08:36  
Nassiriya, morto il lagunare ferito ieri
Era del Reggimento Serenissima. Colpito ieri negli scontri alla base Libeccio. il padre: «Non è più una missione di pace»
NASSIRIYA - È morto nella notte il caporale Matteo Vanzan il militare italiano del Primo Reggimento Lagunari di Venezia ferito ieri durante gli scontri con i miliziani sciiti a Nassiriya per difendere la base italiana Libeccio, poi evacuata. Vanzan era stato sottoposto ad intervento chirurgico ieri sera ma le ferite riportate ne hanno causato il decesso alle 4,35 ora irachena (2.35 ora italiana).

IL PADRE - I familiari sono stati avvertiti nella notte. «Questa non è più una missione di pace» ha detto il padre ai militari che gli hanno dato la notizia. «Matteo era partito solo mercoledì scorso - ha precisato Enzo Vanzan, riferendo che si trattava della sua seconda missione in Iraq - e pensava di trovare quello che aveva lasciato. Ci eravamo sentiti venerdì scorso, è stata l'ultima volta che ho parlato con mio figlio. Gli avevo detto: stai attento. Purtroppo le tensioni si erano acuite e per quanto uno possa stare attento gli capita una bomba dall'alto e non sai dove questa possa finire, e questo è accaduto a mio figlio».

LA NOTA DEL MINISTERO - «È deceduto nella notte, a seguito delle gravi ferite riportate, il lagunare coinvolto ieri nell' esplosione di un colpo di mortaio», si legge in una nota del Ministero della Difesa. Vanzan, 23 anni, era un caporale in ferma breve. «Era dislocato a difesa della base Libeccio, a Nassiriya, assieme al suo plotone - ricostruisce il ministero - quando un colpo di mortaio sparato da miliziani che da alcuni giorni stanno ripetutamente attaccando con violente azioni di fuoco le nostre pattuglie, è esploso nelle sue vicinanze». Con lui sono rimasti coinvolti nella deflagrazione anche altri due lagunari, che hanno riportato solo ferite «che non destano preoccupazione». Matteo Vanzan era nato a Dolo e viveva a Campo Nogara, in provincia di Venezia.
ll ministro della Difesa, Antonio Martino, ha espresso il suo «profondo cordoglio».

COMBATTIMENTI NELLA NOTTE - Dopo gli aspri combattimenti di ieri e dopo l'evacuazione della base italiana Libeccio, a Nassiriya si è combattuo tutta la notte: da una parte i carabinieri, dall'altra i milliziani sciiti. Bilancio: 9 iracheni uccisi e 14 feriti, alcuni dei quali in modo grave. E' un responsabile della sicurezza dell'ospedale di Nassiriya, Ali Nasser Diwan, a confermare i dati: «. La situazione è grave - ha detto - . Nove iracheni, tra miliziani e civili, sono morti e altri 14 sono rimasti feriti negli scontri nel centro della città». Secondo il funzionario, i combattimenti, che sono durati circa sei ore, sono stati i più duri tra gli scontri di questi ultimi giorni. Ali Nasser Diwan ha aggiunto che «stamane la situazione è calma» ma ha sottolineato che le scuole, i negozi e gli uffici amministrativi della cittadina, che sorge a 375 chilometri a sud di Baghdad, sono chiusi.

I FERITI ITALIANI - Lo Stato Maggiore della Difesa ha confermato che negli ultimi tre giorni di combattimenti a Nassiriya sono stati 16 i feriti fra i soldati italiani. Uno soltanto è in gravissime condizioni: è un lagunare del Reggimento Serenissima che risulta tuttora in prognosi riservata e che è rimasto ferito durante l'attacco alla base italiana Libeccio, rimasta sotto il fuoco dei miliziani per ore prima di essere evacuata per motivi di sicurezza. Per tutti gli altri si tratta di ferite lievi da schegge.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 18-05-2004 18:38  
Parla un economista americano.
Solo l'idrogeno potrà salvarci.
Corriere

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 19-05-2004 12:23  
Il documentario del premio oscar Moore scuote Cannes e l'America: 20 minuti di applausi .
I legami d'affari e bellici tra le due famiglie.

La guerra dei Bush e dei soci Bin Laden

CANNES-Quando il Boeing entrò nello specchio inorridito della prima Torre Gemella, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush stava varcando la soglia di una scuola elementare in visita ufficiale. Gli dicono all'orecchio che un aereo ha colpito la Torre. Bush fa cenno di ricevuto, è visibilmente disorientato,ma procede con le fotografie ,sorride,abbraccia i bambini , stringe le mani della professoressa e si siede ad ascoltare la classe. Si avvicina ancora qualcuno. E' la seconda Torre . Bush ringrazia discretamente. Continua ad ascoltare . Gli hanno appena detto che l'America è sotto attacco. La telecamenra ,con uno zoom fittizio deciso in montaggio, fa un primo piano : il presidente degli Stati Uniti è perplesso,si guarda intorno, i bambini continuano la recita, da uno scaffale lui prende un libro illustrato
e legge qualcosa distrattamente ,poi guarda nel vuoto ,fa un sorriso di incredulità si gratta un paio di volte il naso , rivolta le labbra sulle gengive e resta immobile con un'espressione ebete.

Non sappiamo come Michael Moore ,il documentarista premio Oscar che ha dichiarato guerra cinematografica alla famiglia Bush pur non avendo votato per i democratici,sia riuscito a recuperare questo straordinario documento,ma è certo che nella sequenza invece del cow-boy che guida la nazione più importante del mondo,freddo e impassibile,c'è un americano di mezza età svogliato e insicuro. Per due ore "Fahrenheit 9/11" (la temperatura a cui la libertà brucia,secondo il sottotitolo) assembla spezzoni e interviste su incredibili contraddizioni della grande democrazia americana degli ultimi quattro anni, della presunta violazione dei conteggi in Florida (elezioni 2000) alle prime immagini di torture sui prigionieri iracheni (qualche settimsna fa),secondo un copione studiato,informatissimo e documentato, che
finisce con una battuta di Bush , nell'ultima inquadratura,ironicamente rivolta dal film ai votanti delle prossime presidenziali: "C'è un detto cari amici-dice Bush pensando di essere spiritoso- Mi hai avuto una volta,non mi avrai una seconda!".
Immagini e voce di Moore toccano la questione delle armi chimiche mai recuperate, i discorsi perentori di Cheney nelle ditte di ricostruzione dell'Iraq, il dolore delle famiglie e lo spirito della patria, ma soprattutto la storia della bin Laden Corporation, la seconda famiglia più ricca nel mondo arabo,24 membri dei quali ospiti negli Stati Uniti ,mentre babbo Bush faceva affari con loro(si vedono incontri amichevoli, si assumono documenti di investimenti) e mentre( e lo vediamo) il terrorista più ricercato del mondo solidarizza con i soldati americani in Afghanistan contro i russi, in montaggio alternato con il primo piano di Bush che dice ai giornalisti,due mesi prima delle Torri: "Bin Laden? Non sappiamo dov'è e in fondo non importa più di tanto".
Salto all'11 settembre , gli areoporti americani sono bloccati, non decollano neanche le mosche.Esiste però un permesso speciale (che vediamo) per un aereo privato: la famiglia bin Laden lascia gli Stati Uniti . Una marcetta saluta la ridicola tragicità di queste immagini. E Cannes applaude in piedi per 20 minuti.

La Nazione Il Giorno Il Resto del Carlino
18 maggio 2004.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 20-05-2004 20:10  
http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/esteri/iraq23/retoeco/retoeco.html

Molte volte, nella storia, si è inventato
un "casus belli" usando le arti della retorica

La retorica del lupo
davanti all'agnello

La teoria del complotto è stata adottata anche da Mussolini
Argomenti molto simili usò Adolf Hitler nel suo "Mein Kampf"
di UMBERTO ECO



La retorica è una tecnica della persuasione, ed è stata elaborata e studiata perché su pochissime cose si può convincere l'uditore attraverso ragionamenti apodittici, ovvero scientificamente inoppugnabili. In genere si discute intorno a cose circa le quali si possono avere diverse opinioni. La retorica antica si distingueva in giudiziaria (in tribunale è discutibile se un dato indizio sia probante o meno), deliberativa (in cui si dibatte per esempio se sia giusto costruire la variante di valico, rifare l'ascensore del condominio, votare per Tizio) ed epidittica, e cioè in lode o in biasimo di qualcosa, e tutti siamo d'accordo che non esistono leggi matematiche per stabilire se sia stato più affascinante Gary Cooper piuttosto che Humphrey Bogart, o se Irene Pivetti appaia più femminile di Platinette.

Naturalmente ci sono dei discorsi persuasivi che possono essere facilmente smontati in base a discorsi più persuasivi ancora, mostrando i limiti di un'argomentazione. C'è una pubblicità immaginaria che dice "mangiate merda, milioni di mosche non possono sbagliarsi", e che viene talora usata ironicamente per contestare che le maggioranze abbiano sempre ragione.

L'argomento può essere infatti confutato chiedendo se le mosche prediligano lo sterco animale per ragioni di gusto o per ragioni di necessità - se cioè, cospargendo campi e strade di caviale e miele, le mosche non sarebbero forse maggiormente attirate da queste sostanze, e mangino quello che mangiano perché non hanno altro, come avviene nelle carceri, negli ospedali o durante le carestie.

La retorica tende a ottenere consenso e pertanto non può che fiorire in società libere e democratiche. Se io posso imporre qualcosa con la forza, non ho bisogno di richiedere il consenso: rapinatori, stupratori, saccheggiatori di città, kapò di Auschwitz non hanno mai avuto bisogno di usare tecniche retoriche.

Ma esiste anche una retorica della prevaricazione. Sovente chi prevarica vuole in qualche modo legittimare il proprio gesto e persino ottenere consenso da parte di chi soffre quell'abuso di potere. Uno degli esempi classici di pseudo-retorica della prevaricazione ci è dato dalla favola del lupo e dell'agnello di Fedro. Il lupo - che sta a monte del ruscello - cerca un pretesto per divorare l'agnello e lo accusa di intorbidare la sua acqua. L'agnello lo confuta in base all'opinione ragionevole per cui l'acqua trascina detriti e impurità da monte a valle e non viceversa. Il lupo cerca un altro pretesto e lo accusa di aver parlato male di lui sei mesi prima. L'agnello chiarisce che sei mesi prima non era ancor nato. Al che il lupo ribatte: se non sei stato tu sarà stato tuo padre. E divora l'agnello.

Il lupo usa argomenti speciosi, la cui falsità sta sotto gli occhi di tutti. Talora però gli argomenti sono più sottili perché sembrano prendere come punto di partenza un'opinione compartecipata dai più, e su quella lavora, noncurante delle contraddizioni che ne seguono. Leggiamoci questo brano: "Di quando in quando i giornali illustrati mettono sotto gli occhi del piccolo borghese (...) una notizia: qua o là, per la prima volta, che un Negro è diventato avvocato, professore, o pastore o alcunché di simile. Mentre la sciocca borghesia prende notizia con stupore d'un così prodigioso addestramento... l'ebreo, molto scaltro, sa costruire con ciò una nuova prova della giustezza della teoria, da inocularsi ai popoli, della eguaglianza degli uomini. Il nostro decadente mondo borghese non sospetta che qui in verità si commette un peccato contro la ragione; che è una colpevole follia quella di ammaestrare una mezza scimmia in modo che si creda di averne fatto un avvocato, mentre milioni di appartenenti alla più alta razza civile debbono restare in posti incivili e indegni. Si pecca contro la volontà dell'Eterno Creatore lasciando languire nell'odierno pantano proletario centinaia e centinaia delle sue più nobili creature per addestrare a professioni intellettuali Ottentotti, Cafri e Zulù. Perché qui si tratta proprio d'un addestramento, come nel caso del cane, e non di un "perfezionamento" scientifico". Di chi è questo brano? Di Bossi? L'ipotesi non sarebbe inverosimile, ma il brano è di Adolf Hitler, da Mein Kampf.

Hitler si trova a dover confutare un argomento molto forte contro l'inferiorità di alcune razze, e cioè che, se un africano viene messo in condizioni di imparare, si rivela altrettanto capace di un europeo. Hitler confuta l'argomento chiedendosi come sia possibile che un essere inferiore impari, se non per addestramento meccanico come avviene con gli animali da circo. L'argomento, che tendeva a dimostrare che i neri non erano animali, viene confutato ricorrendo all'opinione indiscussa che i neri siano animali.

Ma torniamo al lupo. Esso, per divorare l'agnello, cerca un casus belli, cerca cioè di convincere tutti, e forse persino se stesso, che egli mangia l'agnello perché gli ha fatto un torto. La storia dei casus belli mette in scena dei lupi un poco più avveduti.

Tipico è il casus belli che ha dato origine alla prima guerra mondiale. Nell'Europa del 1914 esistevano tutti i presupposti (economici, militari, coloniali, ideologici) per una guerra, ma nessuna di queste premesse la giustificava. Ed ecco che, a Sarajevo, il 28 giugno 1914, uno studente bosniaco uccide in un attentato l'arciduca ereditario d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e la consorte. E' ovvio che il gesto di un fanatico non coinvolge un intero paese, ma l'Austria coglie la palla al balzo. Dopo aver comunicato alla Serbia un ultimatum inaccettabile, essa le dichiara guerra, e in breve tempo tutti gli altri stati europei entrano in lizza.

Esiste un'altra forma di giustificazione della prevaricazione, ed è il ricorso alla sindrome del complotto. Uno dei primi argomenti che si usano per scatenare una guerra o dare inizio a una persecuzione è l'idea che si debba reagire a un complotto ordito contro di noi, il nostro paese, la nostra civiltà. Il caso dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion, il libello che è servito di giustificazione allo sterminio degli ebrei, è un tipico caso di teoria del complotto.

Chi ha saputo creare intorno a un casus belli un efficace contorno di teoria del complotto è stato Mussolini, nel discorso dell'ottobre 1935 con cui annunciava l'inizio della conquista dell'Etiopia. Sin dai tempi di Adua l'Italia non aveva potuto sottomettere l'Abissinia, paese di antichissima civiltà cristiana che, a modo proprio, cercava di aprirsi alla civiltà occidentale. Il casus belli era stato dato da un incidente di frontiera, che avrebbe potuto risolversi per vie diplomatiche.

Rileggiamo i punti salienti di quel discorso. Anzitutto Mussolini annuncia che "Venti milioni di uomini occupano in questo momento le piazze di tutta Italia... un cuore solo, una volontà sola" e dunque cerca una legittimazione per volontà popolare. In secondo luogo la decisione avviene perché così vuole "la ruota del destino", e cioè gli italiani fanno quello che fanno perché interpretano i decreti del Fato. In terzo luogo la volontà di impossessarsi dell'Etiopia viene presentata come la volontà di opporsi a un furto: i paesi che ci hanno comminato le sanzioni vogliono "toglierci un poco di posto al sole". In verità essi non volevano toglierci una nostra proprietà, si opponevano a che rubassimo quella altrui. Ma ecco che emerge l'appello alla teoria del complotto. Infatti segue un appello alla frustrazione nazionalistica, con la ripresa del tema della vittoria mutilata. Noi abbiamo vinto una guerra mondiale e non abbiamo avuto quello che a cui avevamo diritto (la sindrome del complotto prevede sempre un complesso di persecuzione). Di qui il colpo di scena finale: "con l'Etiopia abbiamo pazientato quarant'anni, ora basta!". In effetti era l'Etiopia che aveva pazientato con noi, poiché noi andavamo a casa sua mentre essa non stava venendo a casa nostra, ma il colpo di scena funziona, la folla esplode in boati di soddisfazione.

Naturalmente la teoria del complotto non è stata usata solo da Mussolini e da Hitler (né soltanto da Berlusconi). Altrettanto preoccupante è la ripresa dei Protocolli e del complotto giudaico per giustificare il terrorismo arabo. Dopo decenni e decenni che i Protocolli sono stati dimostrati un falso, basta visitare tanti siti Internet e controllare la diffusione anche ufficiale che hanno nel mondo arabo.

Ci sono casi in cui il casus belli viene creato ex novo. Mi rifaccio ai testi dei neo conservatori americani, i quali sostengono che gli Stati Uniti, essendo il paese democratico più potente del mondo, hanno non solo il diritto ma anche il dovere di intervenire per garantire la pax americana. Essi sostenevano da tempo che gli USA avessero dato prova di debolezza non portando a termine l'occupazione di tutto l'Iraq. Dopo la tragedia dell'undici settembre, ricordavano che l'unico modo per tenere a freno il fondamentalismo arabo (e per difendere gli interessi americani in Iraq) fosse dare una prova di forza dimostrando che la più grande potenza del mondo era in grado di distruggere i suoi nemici.

In una lettera inviata al presidente Clinton nel gennaio 1998 i massimi esponenti del Project for the New American Century, tra i quali Donald Rumsfeld, avvertivano: "La nostra capacità di assicurare che Saddam Hussein non stia producendo armi di distruzione di massa è notevolmente diminuita... Poiché gli ispettori non sono stati in grado di accedere a molti impianti iracheni per un lungo periodo di tempo, è ancora più improbabile che riusciranno a scoprire tutti i segreti di Saddam.... L'unica strategia accettabile è quella di eliminare la possibilità che l'Iraq diventi capace di usare o minacciare. Nel breve periodo questo richiede la disponibilità a intraprendere una campagna militare... ". Il senso del testo è inequivocabile: per proteggere i nostri interessi nel Golfo dobbiamo intervenire; per intervenire bisognerebbe poter provare che Saddam ha armi di distruzione di massa; questo non potrà mai essere provato con sicurezza; quindi interveniamo in ogni modo. La lettera non diceva che le prove dovevano essere inventate, e Clinton nel 1998 non ha cercato di inventarle, ma sei anni dopo, dopo aver ricevuto altre lettere dello stesso tenore, lo ha fatto Bush. Ecco un altro modo di legittimare un atto di forza.

Ma l'ultimo passaggio del discorso mussoliniano esibiva un altro argomento. Per confermare il diritto di conquista italiano ricordava che noi eravamo per eccellenza un popolo di poeti, artisti, eroi, santi e navigatori (come se Shakespeare, i costruttori delle cattedrali gotiche, Giovanna d'Arco e Magellano fossero nati tutti tra Bergamo e Trapani).

L'argomento si può così sintetizzare: "noi abbiamo il diritto di prevaricare perché siamo i migliori". Nella sua retorica da autodidatta Mussolini ignorava un modello, e comunque non avrebbe potuto farvi ricorso, perché rappresentava una lode dell'odiata democrazia. Il modello era il discorso di Pericle quando stava per iniziare la guerra del Peloponneso (riportato da Tucidide). Questo discorso è ed è stato inteso nei secoli come un elogio della democrazia, ed è una descrizione superba di come una nazione possa vivere garantendo la felicità dei propri concittadini, lo scambio delle idee, la libera deliberazione delle leggi, il rispetto delle arti e dell'educazione, la tensione verso l'uguaglianza. Ma questa idealizzazione della democrazia ateniese mirava (si legga il discorso) a legittimare l'egemonia ateniese sulla Grecia e sui paesi vicini.

Però lo stesso Tucidide ci offre un'altra e estrema figura della retorica della prevaricazione, la quale non consiste più nel trovare pretesti e casus belli, ma direttamente nell'affermare la necessità e l'inevitabilità della prevaricazione. Nel corso del loro conflitto con Sparta gli Ateniesi fanno una spedizione contro l'isola di Melo, colonia spartana che era rimasta neutrale. Gli Ateniesi mandano una delegazione ai Meli avvertendoli che non li distruggeranno se essi si sottometteranno. Dicono che non tenteranno di dimostrare che è giusto per loro esercitare la loro egemonia perché hanno sconfitto i Persiani (eppure negandolo lo sostengono), ma invitano i Meli a sottomettersi perché i principi di giustizia sono tenuti in considerazione solo quando un'eguale forza vincola le parti, altrimenti "i potenti fanno quanto è possibile e i deboli si adeguano". I Meli chiedono se non potrebbero restare fuori dal conflitto senza allearsi con nessuno, ma gli Ateniesi ribattono: "No, la vostra amicizia sarebbe prova di una nostra debolezza, mentre il vostro odio lo è della nostra forza". In altri termini: scusate tanto, ma ci conviene più sottomettervi che lasciarvi vivere, così saremo temuti da tutti.

I Meli dicono che confidano negli dèi, ma gli Ateniesi rispondono che tanto l'uomo che la divinità, dovunque hanno potere, lo esercitano, per un insopprimibile impulso della natura. I Meli resistono, per orgoglio e senso della giustizia, l'isola viene conquistata, gli Ateniesi uccidono tutti i maschi adulti e rendono schiavi i fanciulli e le donne.

E' lecito sospettare che Tucidide, pur rappresentando con onestà intellettuale il conflitto tra giustizia e forza, alla fine convenisse che il realismo politico stesse dalla parte degli Ateniesi. In ogni caso ha messo in scena l'unica vera retorica della prevaricazione, che non cerca giustificazioni fuori di sé. Gli Ateniesi semplicemente fanno un elogio della forza. Persuadono i Meli che la forza non ha bisogno di appoggiarsi alla persuasione.

La storia non sarà altro che una lunga, fedele e puntigliosa imitazione di questo modello, anche se non tutti i prevaricatori avranno il coraggio e la lucidità, come abbiamo visto, dei buoni Ateniesi.


(20 maggio 2004)




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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 01-06-2004 10:36  
Il fallimento della Bossi-Fini:i clandestini dormono sonni tranquilli

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
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Da: Roma (RM)
Inviato: 04-06-2004 16:32  
04/06/2004 09:03

CINA: 15 ANNI FA IL MASSACRO DI PIAZZA

TIANANMEN
PECHINO - Quindici anni dopo, il massacro di piazza Tiananmen del 4 giugno 1989 rimane una ferita aperta per la societa' cinese. Decine di dissidenti - anche alcuni che negli anni scorsi erano stati ignorati dai servizi di sicurezza - sono ''spariti'' da Pechino, tenuti momentaneamente in arresto in alberghi della capitale o addirittura in altre citta', secondo loro familiari. Tra coloro che nei giorni scorsi hanno ricevuto le sgradite visite di funzionari di polizia c' e' l'ultraottantenne madre di Wang Dan, uno dei leader del movimento democratico rifugiato all'estero. Pochi giorni fa lo stesso Wang Dan e' stato fatto oggetto di pesanti attacchi da parte della stampa ufficiale cinese, che lo ha accusato di essere un ''agente'' del governo di Taiwan.

Nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989 l' esercito cinese fu chiamato a liberare la piazza centrale della capitale dagli studenti che l'avevano occupata per due mesi, chiedendo riforme e democrazia. Gruppi di cittadini cercarono di fermare i soldati, che si aprirono la strada a colpi di fucile: il numero delle vittime non si e' mai saputo ma si ritiene che siano state centinaia, forse migliaia. Non si conosce nenanche il numero delle persone ancora in prigione che, secondo alcuni dissidenti, potrebbero essere tra le 300 e le 500. Oltre al fatto che si tratta del 15/o anniversario, due fatti hanno contribuito a rendere particolarmente ''calda'' la vigilia della ricorrenza. In primo luogo la lettera aperta indirizzata in marzo all'Assemblea del Popolo, il Parlamento, dal dottor Jiang Yanyong. Settantadue anni, una lunga milizia nel Partito comunista, chirurgo militare, Jiang e' uscito allo scoperto l' anno scorso, denunciando per primo le drammatiche dimensioni dell'epidemia di Sars, o polmonite atipica, in corso nel paese. Nella lettera inviata al Parlamento il dottore chiede di rivedere il giudizio di condanna inappellabile contro il movimento studentesco del 1989, affermando tra l' altro: ''L' errore fatto dal nostro partito dovrebbe essere risolto dal partito stesso. Quanto prima e quanto più accuratamente, tanto meglio''. Jiang - secondo quanto denunciato oggi dalla figlia Jiang Rui - e' una delle persone ''scomparse'', in questi ultimi due giorni, da Pechino.

La seconda circostanza che rende particolarmente drammatico l'anniversario e' il precipitare della situazione ad Hong Kong, dove i gruppi democratici denunciano pesanti tentativi di limitare la liberta' di espressione. Nel caso piu' clamoroso, tre popolari conduttori di programmi radiofonici si sono dimessi dopo aver denunciato di aver subito serie minacce. Non per niente l'iniziativa piu' attesa e' la consueta veglia in ricordo delle vittime del massacro che si terra' nella ''regione amministrativa speciale'' nella notte tra domani e sabato. Numerosi dissidenti, oltre al dottor Jiang, sono ''scomparsi'' nel corso della settimana: uno di loro, secondo la famiglia, e' stato prelevato dalla sua abitazione e portato ''in vacanza'' nella citta' costiera di Dalian. Invece Dean Peng - uno dei promotori del movimento per la liberta' di espressione su Internet -, Qi Zhiyong, un operaio rimasto ferito in piazza Tiananmen, e Liu Xiaobo, il piu' noto tra i dissidenti cinesi, sono agli arresti domiciliari.

Come tutti gli anni, i provvedimenti restrittivi hanno colpito anche l'anziana Ding Zilin, promotrice del movimento delle madri di piazza Tiananmen, ed alcune delle sue collaboratrici. In un'intervista telefonica ad un giornale di Hong Kong, Ding si e' peraltro dichiarata ''ottimista'': ''Vogliamo un dialogo pacifico e razionale con il governo - ha detto la donna, il cui figlio di 18 anni e' stato ucciso nel 1989 a piazza Tiananmen - e non penso che stiamo chiedendo troppo''.





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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
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Da: re (RE)
Inviato: 04-06-2004 19:37  
SFILA IL CORTEO DEI PACIFISTI, SOLO QUALCHE MOMENTO DI TENSIONE
ROMA - Intorno alle 15:30 aperto da un grande striscione con la scritta ''No War - No Bush'' e contrassegnato da migliaia di bandiere di diverse sigle, soprattutto quelle arcobaleno della pace il corteo e' partito da piazza della Repubblica. La sfilata e' preceduta una fittissimo cordone di poliziotti in tenuta antisommossa, preceduti a loro volta da piu' di dieci furgoni blindati.

Secondo fonti della questura di Roma, i partecipanti al corteo non sarebbero piu' di 6-7 mila, mentre per il comitato Fermiamo la guerra, l'organismo che ha organizzato la manifestazione, i manifestanti sono 150-200 mila.

TAFFERUGLI A PIAZZA VENEZIA
Le forze dell'ordine hanno risposto con una carica di alleggerimento ad un lancio di bottiglie da parte dei manifestanti su via dei Fori imperiali all'altezza dell'altare della Patria.
Alcuni manifestanti si sono dunque lanciati contro i no global che aveva scagliato le bottiglie contro le forze dell'ordine, per isolare gli atti di violenza. Molti manifestanti continuano a gridare ''corteo corteo''.
La situazione nel corteo, che ha superato piazza Venezia e raggiunto via del Teatro Marcello, e' tornata calma.
I disobbedienti hanno isolato il centinaio di persone che con il volto coperto avevano tentato un assalto alle forze dell'ordine schierate a guardia dell'altare della patria.
Uno schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa e' disposto davanti al monumento.

GIOVANI INCAPPUCCIATI SU VIA CAVOUR
Alcuni manifestanti si sono fermati all'incrocio fra via Cavour e via dei Serpenti con il volto coperto e alcuni di loro hanno tirato fuori dei bastoni.
Si tratterebbe di appartenenti al gruppo noto come Europposizione. Sventolano bandiere rosse con scritto ''autonomia contro potere'' e sono radunati dietro un grande striscione sul quale si legge ''Con l'Iraq che resiste fuori le truppe italiane''.
I dimostranti con i volti coperti hanno per un quarto d' ora corso in strade parallele al corteo e bruciato i cassonetti che incontravano.
04/06/2004 19:18




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"Quando sarò grande non leggerò i giornali e non voterò. Così potrò lagnarmi che il governo non mi rappresenta. Poi quando tutto andrà a scatafascio, potrò dire che il sistema non funziona e giustificare la mia antica mancanza di partecipazione"

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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 04-06-2004 19:38  
BUSH: NEL CORTEO SPUNTA BANDIERA USA CON SVASTICA
ROMA - Fra i mille colori del corteo pacifista spunta, a Piazza dei Cinquecento, una bandiera a stelle e strisce con sopra una svastica nera. La tiene in mano un giovane romano del quartiere borghese dei Prati, in jeans e maglietta bianca da baseball.
''La nostra e' una provocazione - spiega - perche' crediamo che oggi la politica americana sia uguale a quella che fu dei nazisti. 60 anni fa gli occupanti erano le truppe di Hitler, oggi sono quelle di Bush. Quando gli americani cambieranno il loro presidente noi potremo togliere la svastica ma ora - conclude - e' questo il loro simbolo''.
04/06/2004 16:22




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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 04-06-2004 19:39  
BUSH: ANTAGONISTI, DURI INNEGGIANO A STRAGE NASSIRIYA
ROMA - E' stato quel ''10, 100, 1.000 Nassiriya'', uno slogan partito dall'ala piu' dura, a scatenare la polemica e a marchiare il corteo dell'ala antagonista che stamani, a Roma, ha seguito il percorso inverso della manifestazione pomeridiana per la pace e contro Bush.
Uno slogan che inneggiava alla strage di Nassiriya, da cui diversi manifestanti hanno preso le distanze, preferendo il piu' intonato ''Via Via Via da Nassiriya'' e lo storico ''Yankee go home''. A provare a spiegarlo, quando montava la polemica contro gli slogan sia da destra che da sinistra, e' stato lo stesso leader dei Cobas Piero Bernocchi: ''Perche' non vi siano altre 10, 100 1.000 Nassiriya - ha osservato - l' unico modo e' il ritiro delle truppe, altrimenti la resistenza irachena avra' tutto il diritto di sparare sugli occupanti''.
Il corteo dell'area antagonista, aperto dallo striscione ''Contro i signori della guerra, resistenza continua'', e' partito alle 11 da piazza Santa Maria Liberatrice, nel popolare quartiere di Testaccio, per arrivare alle 14 a piazza della Repubblica, luogo di partenza della manifestazione pomeridiana. Ad animarlo sono stati un migliaio di giovani e militanti di Cobas, centri sociali romani e gli antagonisti, quelli che giudicano i Disobbedienti troppo moderati, provenienti da Toscana, Puglia, Sicilia, Genova, Napoli e Bologna.
Il corteo e' sfilato pacificamente, toccando piazza di Porta San Paolo, luogo storico della resistenza romana al canto di ''Bella Ciao'', e bloccando il traffico, al suo passaggio, in viale Ostiense, viale Aventino e via dei Cerchi, nei pressi del Circo Massimo.
Quando alle 13, gli striscioni con su scritto ''No all' occupazione di Palestina e Iraq, no alla guerra e alle torture'', ''Viva la resistenza del popolo iracheno, abbasso i mercenari terroristi'', ''Contro i crimini di guerra ora e sempre resistenza'' sono arrivati a piazza Venezia, c'e' stato qualche momento di tensione con le forze dell'ordine.
Rivolti verso i carabinieri schierati davanti all'altare della Patria alcuni manifestanti hanno gridato ''A Nassiriya, andate a Nassiriya'' e ''Assassini, assassini. Buffoni, buffoni''. Altri, a volto coperto, hanno scritto con uno spray nero su un muro laterale dell'Altare della Patria, ''Assassini'' con accanto la A di anarchia.
''Il movimento - ha commentato il leader degli antagonisti Toscani Bruno Paladini - e' riuscito a rendere impraticabile la citta' e a dimostrare che qualsiasi cosa dovesse accadere nel pomeriggio sara' responsabilita' della decisione del governo di sospendere la legalita'''.
04/06/2004 16:06




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xander77

Reg.: 12 Ott 2002
Messaggi: 2521
Da: re (RE)
Inviato: 04-06-2004 19:39  
BUSH: DS AL CORTEO CONDANNANO SLOGAN NASSIRIYA
ROMA - Condanna unanime da parte di alcuni esponenti della Quercia presenti al corteo pacifista contro la visita del presidente americano, George W. Bush in Italia.
Carlo Leoni e Famiano Crucianelli sottolineano che lo slogan dei Cobas e' stato ''ributtante'' e ''vergognoso''. Uno slogan che comunque per Leoni ''non c'entra nulla con lo spirito veramente pacifista di questa manifestazione''.
Crucianelli sottolinea l'importanza della manifestazione perche' ''e' giusto non accettare i ricatti dei terroristi sequestratori di Agliana, Stefio e Cupertino come il terrorismo psicologico che e' stato fatto contro questa manifestazione democratica''.
04/06/2004 16:13




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