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Autore Ritiro immediato
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 14-04-2004 17:06  
Un anno di sangue, un anno di bugie
di Robert Fisk


Una guerra fondata sulle illusioni, sulle menzogne e su una ideologia di destra era destinata a naufragare nel sangue e nel fuoco. Saddam disponeva di armi di distruzione di massa. Era in contatto con Al Qaeda, era coinvolto nei crimini contro l’umanità commessi l’11 settembre 2001. Gli iracheni ci avrebbero accolto con musica e fiori. Ci sarebbe stata una democrazia. Persino l’abbattimento della statua di Saddam è stato un inganno. Un automezzo militare americano tirò giù la statua mentre qualche centinaio di iracheni seguiva la scena. Dove erano le decine di migliaia che avrebbero dovuto abbatterla con le loro mani, che avrebbero dovuto celebrare la loro “liberazione”?
La notte del 9 aprile dell’anno passato la Bbc riuscì persino a trovare un “commentatore” disposto a scagliarsi contro di me – e contro il mio giornale «The Independent» – per aver messo tra virgolette la parola “liberazione”.
In realtà, in quei primi giorni e in quelle prime settimane, la libertà dalla dittatura di Saddam significava libertà di saccheggiare, libertà di bruciare, libertà di rapire, libertà di uccidere. L’iniziale, grossolano errore degli americani e degli inglesi – consentire a bande di delinquenti di impadronirsi di Baghdad e di altre città – fu seguito dall’arrivo delle assai più sinistre squadre di incendiari che distrussero sistematicamente ogni archivio, ogni ministero (con l’eccezione dei ministeri del Petrolio e degli Interni pattugliati ovviamente dalle truppe americane), manoscritti islamici, archivi nazionali e antichità insostituibili. La stessa identità culturale dell’Iraq fu spazzata via.
Eppure, gli iracheni avrebbero dovuto gioire della loro “liberazione”. La potenza occupante se la rideva dei rapporti secondo cui le donne venivano sequestrate e violentate – se prima si rapivano una ventina di uomini e donne al giorno, oggi il dato può essere portato vicino al centinaio – e si rifiutava con fermezza di calcolare il numero dei civili uccisi ogni giorno dai cecchini, dai ladri e dai soldati americani. Persino questa settimana, pur essendo disciolti come neve al sole promesse, menzogne e insabbiamenti, il portavoce militare americano è riuscito a fornire solamente il numero delle perdite militari – e questo nonostante si dica che oltre 200 iracheni sarebbero stati uccisi nel corso dell’attacco a Fallujah da parte dei marines americani.
Durante l’ultimo mese l’isolamento delle autorità di occupazione dal popolo iracheno, di cui dovrebbero occuparsi, trova riscontro solamente nel baratro di false speranze e illusioni che separa le potenze occupanti di Baghdad dai loro padroni di Washington. Tutti, però, hanno convenuto che la resistenza nei confronti della presenza americana era causata solamente dai nostalgici del vecchio regime. Di fatto Paul Bremer, proconsole americano in Iraq, ha esordito chiamandoli «reduci del partito» Baath – esattamente come i russi chiamavano gli oppositori afgani dopo l’invasione dell’Afghanistan nel 1979. Successivamente Bremer li ha chiamati «irriducibili». Ed infine «uomini disperati». E dal momento che aumentavano gli attacchi contro le forze armate americane intorno a Fallujah e ad altre città sunnite, ci fu detto che questa zona era il «triangolo sunnita», sebbene fosse molto più grande e non avesse affatto una forma triangolare.
Così, quando il presidente Bush fece la sua famigerata apparizione a bordo della Abraham Lincoln per annunciare la fine di tutte «le principali operazioni militari» – sotto uno striscione su cui era scritto «Missione Compiuta» – e quando gli attacchi contro le truppe americane continuarono ad aumentare di numero e intensità, venne il momento di riscrivere il capitolo dell’Iraq post-bellico. Secondo il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, si trattava di «combattenti stranieri», di Al Qaeda. Gli organi di informazione americani si adeguarono a questa sciocchezza sebbene nemmeno un solo operativo di Al Qaeda sia stato arrestato in Iraq e sebbene degli 8.500 detenuti in mano agli americani solamente 150 sembra non siano iracheni: appena il 2%.
Poi, con l’approssimarsi dell’inverno e la cattura di Saddam - e il proseguimento della resistenza anti-americana – le potenze occupanti e i loro giornalisti preferiti cominciarono a mettere in guardia rispetto all’ipotesi di una guerra civile, ipotesi completamente estranea agli iracheni e di cui gli iracheni non hanno mai nemmeno parlato. L’Iraq andava sottomesso per paura. Cosa sarebbe accaduto se gli americani e gli inglesi se ne fossero andati? La guerra civile, ovviamente. E noi non volevamo una guerra civile, giusto? Gli sciiti rimanevano tranquilli, la loro leadership divisa tra l’ayatollah filo-occidentale Al Sistani e l’impetuoso ma intelligente Muqtada Sadr. Aprivano le fosse comuni e piangevano le migliaia di persone che erano state torturate e giustiziate dai macellai di Saddam – e poi ci chiedevano perché avevamo appoggiato Saddam, perché ci avevamo messo 20 anni per capire che era necessario effettuare una invasione umanitaria. Quelli di noi che per 20 anni avevano condannato Saddam – per l’impiego di armi chimiche, per le barbarie che si commettevano nelle sue prigioni – erano stati condannati da Washington e da Londra per aver attaccato Saddam. Saddam era il “nostro uomo” nella guerra contro l’Iran.
Fu sul finire dell’autunno che quanti a Washington lavoravano per questa guerra si nascosero. Cosa era mai questa cosiddetta lobby neoconservatrice dietro Bush e Cheney, si chiese un commentatore del New York Times, chi erano mai questi cosiddetti ex seguaci del Likud e sostenitori di Israele? Quando uno di loro, Richard Perle, prese parte con me ad una trasmissione radiofonica, cercò di dimostrare che le condizioni di vita in Iraq stavano migliorando e mi accusò di essere «un giornalista favorevole al mantenimento del regime baathista». Capii al volo. Chiunque condannava questo caos sanguinoso era in cuor suo un baathista, uno che amava il dittatore e i suoi torturatori. Ecco quanto sono caduti in basso i falchi di Washington.
In realtà, se le autorità di occupazione si fossero prese la briga di studiare i risultati di una conferenza sull’Iraq tenuta recentemente dal Centro Studi per l’Unità Araba» di Beirut, sarebbero state costrette a riconoscere ciò che invece non riescono ad ammettere: che i loro oppositori sono iracheni e che questa è una insurrezione irachena. Uno studioso iracheno, Sulieman Jumeili – che vive nella città di Fallujah – ha dichiarato che l’80% dei ribelli uccisi erano estremisti islamici iracheni. Solo il 13% dei morti erano prevalentemente nazionalisti e appena il 2% erano stati baathisti.
Ma noi non possiamo accettare questi dati statistici. Perché se questa è una rivolta irachena contro di noi, come mai non ci sono grati di essere stati liberati? Così dopo le atrocità di Fallujah risalenti ad appena una settimana fa quando quattro mercenari americani sono stati uccisi, mutilati e trascinati per le strade, il generale Ricardo Sanchez, comandante delle forze americane in Iraq, ha avviato quella che viene in modo ridicolo chiamata «Operation Vigilant Resolve». E ora che migliaia di miliziani sciiti di Sadr si sono uniti alla lotta contro gli americani, il generale Sanchez ha dovuto modificare una volta ancora la vulgata. I suoi nemici non erano più “reduci” di Saddam o di Al Qaeda; ora erano «un piccolo (sic) gruppo di criminali e delinquenti». Non si doveva permettere che gli iracheni finissero sotto la loro influenza, ha detto Sanchez. Non doveva esserci spazio per una «milizia di rinnegati». Così i marines si sono aperti la strada fin dentro Fallujah uccidendo oltre 200 iracheni, donne e bambini compresi, ricorrendo, al contempo, al fuoco dei carri armati e ai cannoncini degli elicotteri contro i cecchini presenti nel quartiere povero di Sadr City a Baghdad. Ci sono voluti un giorno o due per capire quale nuova illusione si era impadronita del comando militare americano. Non stavano fronteggiando una insurrezione diffusa in tutto il paese. Stavano liberando ancora una volta gli iracheni!
Ciò comporterà naturalmente un certo numero di altre “importanti operazioni militari”. Sadr figura nella lista dei ricercati per omicidio a seguito di un mandato di arresto di cui nessuno ci ha parlato quando fu misteriosamente emesso mesi fa – si suppone ad opera di un giudice iracheno – e il generale Mark Kimmit, il numero due di Sanchez, ci ha detto che la milizia di Sadr verrà “distrutta”. E così il bagno di sangue continua a diffondersi in tutto l’Iraq. Kut e Najaf non sono più sotto il controllo delle potenze occupanti. E ad ogni nuovo rovescio, ci parlano di nuove speranze.
Ieri Sanchez continuava a parlare della sua «totale fiducia» nelle sue truppe «i cui scopi erano chiari», di come si stessero compiendo «progressi» a Fallujah e di come – cito le sue parole alla lettera – «si sta avvicinando una nuova alba». Che è esattamente quanto i comandanti americani andavano dicendo precisamente un anno fa – quando le truppe americane facevano il loro ingresso nella capitale irachena e Washington cantava vittoria sulla Bestia di Baghdad.


© The Independent
Traduzione
di Carlo Antonio Biscotto



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clagle01

Reg.: 18 Set 2003
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Da: Lissone (MI)
Inviato: 14-04-2004 18:45  
ribadisco....lasciamoli lì a farsi la guerra tra di loro e nella loro ignoranza.....
peccato davvero che c'è Berlusconi al governo con la sua ignoranza altrimenti ci fosse stato Prodi sarebbe tutto diverso....che sfiga che abbiamo!!!
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Nulla accade per caso.....

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 18:57  
eh si, è proprio vero

la vera informazione non è quella che leggiamo sui giornali e vediamo in televisione

prima in Iraq si viveva bene.
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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 18:57  
La sopravvivenza di Saddam per un quarto di secolo è dipesa dalla risposta spietata a ogni accenno di dissenso. Si stimano in almeno 200.000 le persone arrestate di cui poi si è persa traccia. Si ritiene che migliaia siano stati giustiziati e sepolti in luogo segreto. Nei casi in cui i corpi degli uccisi vengano resi alle famiglie, di solito viene loro imposto di non effettuare nessun rito funebre. Si ritiene inoltre che Saddam abbia fatto uccidere centinaia di capi militari dopo che sue spie infiltrate nei loro ranghi avevano riferito di segni di infedeltà. Esecuzioni di oppositori politici e "cospiratori" militari si sono verificate numerose anche nel 2002. Alle famiglie di 18 oppositori giustiziati a luglio è stato anche chiesto di pagare 75.000 dinari destinati - gli è stato spiegato - a coloro che avevano effettuato le esecuzioni.Il solo criticare Saddam costituisce reato in Iraq. Gli autori possono anche finire davanti al plotone di esecuzione, ma per terrorizzare i suoi cittadini il regime iracheno arriva ad applicare altre pene crudeli. Alcune di queste come la marchiatura della fronte o l´amputazione di orecchie, mani e lingua sono prescritte dalla legge oppure effettuate arbitrariamente dai reparti della milizia noti come i Commandos di Saddam. Il governo non ha mai confermato le notizie su tagli di lingue ma i media del regime hanno riportato in passato storie con foto di soldati disertori che avevano le orecchie tagliate e la fronte marchiata. Casi di persone che per aver criticato pubblicamente Saddam hanno avuto la lingua mozzata, si sono verificati anche nel 2002.

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 18:57  
Tortura e maltrattamenti sono all´ordine del giorno nelle carceri irachene dove le condizioni di vita sono di per sé insopportabili. I metodi utilizzati nelle prigioni irachene comprendono scariche elettriche per mutilare le mani, estrazione delle unghie, violenze sessuali e "stupri autorizzati". I detenuti nella prigione "Qurtiyya" (la gattabuia) a Baghdad, situata in una struttura della Direzione della Sicurezza Generale, sono rinchiusi in 50-60 box metallici delle dimensioni di una vecchia cassa di tè. Ogni "cella" ha un rubinetto per l´acqua e un pavimento a rete per consentire ai detenuti di defecare. In una situazione analoga si trovano i detenuti a "Sijn Al-Tarbut" (la bara), una prigione sempre della Sicurezza posta al terzo livello sotto terra e fatta di 100-150 box di acciaio simili ai loculi nei cimiteri che vengono aperti solo per una mezzora al giorno per far entrare un po´ d´aria e di luce. Ai detenuti vengono dati solo cibi liquidi. Se non confessano li si lascia morire. Alla periferia di Baghdad c´è un´altra prigione: la famigerata Abu Ghraib, il complesso carcerario più grande dell´Iraq che si trova a circa 30 chilometri a ovest della capitale. Contiene varie sezioni, alcune delle quali aperte alle visite dei parenti mentre altre sono interdette. L´unico modo per acquisire informazioni è tramite qualcuno che è stato liberato o che ha fatto visita a un familiare detenuto. Ma molti prigionieri di Abu Ghraib sono tenuti in luoghi segreti dove sono portati con gli occhi bendati in celle senza nessuna vista sugli ambienti circostanti. Vi sono altre tristemente note prigioni in Iraq come quella di Radhwaniya. E´ una casa di reclusione, dove in generale si sta peggio che in un carcere giudiziario, ma Radhwaniya è considerato uno dei peggiori posti esistenti nel paese.A seguito di una sua missione in Iraq nel luglio 2002, la Federazione Internazionale dei Diritti dell´Uomo (FIDH) ha reso pubblica una lista di 199 carceri sparse nel paese, ma ci sono anche molti centri di detenzione non dichiarati. Secondo l´Iraqi Human Rights Group le prigioni segrete sarebbero 300, dislocate in alcuni magazzini, depositi, edifici governatici o nei ministeri come quello dell´agricoltura. Tutti i presidi militari hanno poi un loro centro di detenzione riservato di solito ai prigionieri politici, stimati in circa 4.000 su un totale di 60.000 detenuti, migliaia dei quali non verranno mai processati e attendono un´amnistia perchè altrimenti non potranno essere liberati.

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
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Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 18:58  
Nel dossier di 23 pagine sui diritti umani in Iraq presentato il 2 dicembre 2002 dal Foreign Office britannico si afferma che nella regione settentrionale kurda dell´Iraq, solo nel 1987-88, 100.000 kurdi sono stati uccisi o fatti sparire, mentre centinaia di civili musulmani sciiti, che costituiscono più della metà della popolazione, sono morti quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro una manifestazione pacifica all´inizio del 1999. In base a notizie pubblicate sulla stampa irachena e riportate da fonti dell´opposizione, Nessuno tocchi Caino ha registrato almeno 214 esecuzioni in Iraq nel 2002. Erano state almeno 179 nel 2001.Notizie sulle numerose esecuzioni in Iraq non sono solo riportate dai governi occidentali o da fonti dell´opposizione. In un Rapporto presentato il 1° aprile 2002 alla Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, lo special rapporteur sull´Iraq Andreas Mavrommatis ha riportato notizie secondo le quali il governo iracheno avrebbe giustiziato circa 4.000 persone dal 1998 al 2001. Nell´ambito della lotta contro la prostituzione, 130 donne sarebbero state decapitate tra il giugno 2000 e l´aprile 2001. Le teste di trenta di loro decapitate ad ottobre 2000 sarebbero state poi lasciate sull´uscio della loro casa. Ma secondo quanto riferiscono associazioni per i diritti umani, molte delle donne non erano prostitute e sono state uccise per motivi politici.Il maggiore dei figli di Saddam Hussein, Uday, è considerato un vero e proprio patito delle esecuzioni pubbliche e, con il fratello Qusay, avrebbe firmato un numero di decreti di esecuzione stimato in 10.000.

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 18:58  
30 gennaio 2002: le autorità irachene hanno giustiziato tre persone e condannato altre sei a lunghe pene detentive con l´accusa di aver attaccato e ucciso membri del partito Baath al potere. Erano stati arrestati insieme ad altri dopo un assalto a una sezione del Baath a Baghdad nella quale erano rimasti uccisi due alti esponenti del partito, Hadi al-Muaid e Moussa Abedziboun. Le esecuzioni e le pene detentive sono state decise da un tribunale speciale a seguito di un processo sommario. Come è noto, in Iraq operano una serie di tribunali speciali amministrati dai vari servizi di sicurezza del paese, le cui decisioni non possono essere appellate e davanti ai quali agli imputati non è consentito avvalersi di avvocati difensori. (Fonti: Amman, Iraq Press, 30/01/2002)
27 febbraio 2002: il Consiglio Supremo per la Rivoluzione Islamica, un gruppo di opposizione in Iraq, ha denunciato che due impiegati dell´ente petrolifero Al-Shuaiba di Bassora sono stati giustiziati i primi di febbraio. Il cugino del presidente Saddam Hussein, Ali Hassan Al-Majeed, aveva ricevuto informazioni secondo cui i due impiegati erano membri di un gruppo di opposizione e ne ha ordinato l´esecuzione sulla base di accuse per omissioni e negligenze e per la loro influenza negativa sugli altri membri dello staff. (Fonti: Kuna news agency, 27/02/2002)
15 aprile 2002: l´Ufficio per i Diritti Umani del Partito Comunista Iracheno ha detto che il regime di Saddam Hussein ha giustiziato 17 persone in marzo, alcune settimane dopo la visita nel paese dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti umani Andreas Mavromatis, il quale aveva chiesto al regime di porre fine alle esecuzini. Nei primi del mese, le autorità avrebbero ucciso 5 persone del villaggio di Al-Wahhabi nel Governorato di Al-Najaf con l´accusa di aver provocato scontri con la polizia e di aver preso parte insieme agli abitanti del paese all´uccisione di un poliziotto e di un membro del partito al governo. La polizia avrebbe arrestato i cinque uomini a dicembre 2001 durante un raid nel villaggio di Al-Wahhabi mentre cercava degli evasi. Inoltre 4 detenuti della prigione di Abu Ghraib, vicino Baghdad, sarebbero stati giustiziati il 15 marzo, mentre altri 8, del governorato di Al-Muthanna, il 21. (Fonti: Al-Sharq al-Awsat, monitorato da BBC, 16/04/2002)
12 agosto 2002: il giornale del Partito Comunista iracheno, Tariq al-Sha´b, ha riportato che il 25 giugno le autorità irachene hanno restituito alle rispettive famiglie i cadaveri di tre oppositori che avevano giustiziato nel Distretto di Al-Hindiyah e dintorni. I loro nomi sono: Karim Muhammad Al-Nashmi, 35 anni; Aid Jasim Abd Ayub; Ali Abbis Khashan. Le autorità hanno proibito alle famiglie degli uccisi di tenere le cerimonie funebri. Altre esecuzioni sarebbero avvenute in giugno nei confronti di persone che avrebbero tenuto un comportamento ostile al regime o per aver espresso opinioni considerate "ostili" dal regime. Il 23 giugno cinque persone sono state giustiziate nella prigione di Abu Ghraib, tre delle quali per ragioni politiche: Jabbar Sadiq Ali, di Bassora, nato nel 1962; Fadil Mahdi Jawad, di Al-Shatrah, nato nel 1971; Khalil Baqir Hashim, di Baghdad, nato nel 1973. Le autorità non hanno restituito alle famiglie i cadaveri dei congiunti che sarebbero stati seppelliti in un luogo segreto.
Una settimana prima, attorno alla metà di giugno, nella prigione di Abu Ghraib sono stati uccisi altri cinque detenuti arrestati per ragioni politiche. Solo due di loro erano stati condannati a morte: Naji Hamid Zahid, di Baghdad, nato nel 1975; Abd-al-Salam Hadi Jawad, di Bassora, nato nel 1964. Gli altri tre detenuti non erano stati nemmeno condannati: Ghanim Ala Mahdi, di Al-Nasiriyah, nato nel 1962; Mahmud Hadi Nasif, di Baghdad, nato nel 1969; Faris Abbas Wadi, nato nel 1965. Neanche in questo caso le autorità hanno permesso alle famiglie di seppellire i loro parenti. I cinque cadaveri sono stati portati al cimitero Sayd Ibrahim nel Distretto di Al-Jadiriyah a Baghdad scortati da una pattuglia della Direzione della Sicurezza Generale e seppelliti nell´oscurità della notte. (Fonti: Tariq al-Sha´b, monitorato da BBC, 12/08/02)
9 settembre 2002: il giornale Regay Kurdistan ha riportato una notizia diffusa dall´ufficio per i diritti umani del Partito Comunista Iracheno secondo la quale 18 cittadini sarebbero stati giustiziati dal regime di Baghdad a luglio. Un gruppo di 13 persone era accusato di lavorare per l´opposizione. I loro nomi sono: Hatim Husayn Mish´al, Farhan Qasim Husayn, Dawud Ali Awni, Basim Ali Wa´il, Nasir Muhsin Jawad, Ubayd Husayn Hasan, Khaz´al Ibrahim Naji, Mahmud Wadi Salman, Abbas Makki Hatam, Salman Muhsin Aba, Ra´d Makki Farhan, Qays Ali Ubayd, Riyad Hisa Adil.L´articolo riporta inoltre i nomi di altri cinque cittadini giustiziati in quanto accusati di lavorare per la resistenza islamica: Fadil Mirud Khaya Al-Hamdani, Salah Jabir Al-Hamdani, Falah Jabir Al-Hamdani, Jasim Ahmad Al-Hamdani, Ali Jawad Al-Haydari. Alle famiglie dei 18 giustiziati è stato chiesto di pagare 75.000 dinari, dopo essergli stato spiegato che il denaro era destinato a coloro che hanno effettuato le esecuzioni. (Fonti: Regay Kurdistan, monitorato da BBC, 10/09/2002)
30 settembre 2002: l´Istituto per i Diritti Umani, legato al Partito Comunista Iracheno, ha detto che 15 dissidenti politici sono stati giustiziati nella prigione di Abu Ghraib, a ovest della capitale. Le esecuzioni sarebbero avvenute il 21 luglio e i corpi sarebbero stati bruciati di notte in una fossa comune nel cimitero di al-Karkh a Baghdad. Il gruppo di opposizione che ha sede nella regione autonoma kurda dell´Iraq settentrionale ha riportato 33 esecuzioni di prigionieri politici in luglio e ha chiesto alla comunità internazionale di mandare osservatori sui diritti umani in Iraq insieme agli ispettori sugli armamenti. "Mentre il governo afferma ipocritamente di proteggere il popolo iracheno dai rischi di un attacco USA e altre cose del genere, le esecuzioni proseguono," ha dichiarato il gruppo. (Fonti: AP, Sun Herald, 30/09/2002)
28 ottobre 2002: Jamawar, un giornale indipendente diffuso nella zona settentrionale dell´Iraq popolata dai kurdi, ha riportato la notizia della esecuzione di 6 prigionieri politici sospettati di avere legami con l´opposizione irachena. I nomi delle persone giustiziate dal commissariato di pubblica sicurezza di Baghdad sono: Abbas Faraj, Naji Dulaimi, Mohammad Omar, Mohammad Ridha Ismael, Ryad Fadhel e Abbas Nasser. Il giornale non ha chiarito se le esecuzioni avrebbero avuto luogo prima o dopo il decreto di amnistia nei confronti di "tutti" i prigionieri detenuti in Iraq, emesso dal presidente Saddam Hussein il 20 ottobre. (Fonti: Al-Bawaba News, 28/10/2002)

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Inviato: 14-04-2004 18:59  
20 febbraio 2002: i miliziani noti come i Commandos di Saddam hanno strappato la lingua di un uomo che aveva criticato pubblicamente il Rais. La lingua di Faris Ukla è stata amputata a Diwaniya, nella parte centrale della provincia di al-Qadissiya, alla presenza di una folla di persone. Ukla è la seconda persona della stessa città e la quinta in Iraq a subire questa orrenda punizione. L´anno prima, i temuti commandos che fanno direttamente capo al figlio maggiore di Saddam, Uday, avevano tagliato la lingua al diciassettenne Zuheir Kadhem, anche lui accusato di aver mandato al diavolo Saddam. (Fonti: Amman, Iraq Press, 20/02/2002)
1° marzo 2002: due giovani iracheni hanno avuto tagliato un pezzo della loro lingua per aver criticato pubblicamente Saddam Hussein. Faris Kadhem e Zuheir Jabbar sono le ultime vittime di questa punizione crudele di solito applicata davanti a una folla di persone.Testimoni hanno riferito che i due sono stati trascinati da una pattuglia dei temutissimi Commandos di Saddam al centro della città meridionale di Diwaniya. Tenendoli con le mani legate dietro la schiena, due membri della milizia gli hanno aperto a forza la bocca mentre un altro ha tirato fuori un coltello affilato, gli ha estratto la lingua e gliel´ha mozzata. I testimoni hanno notato che la pattuglia di miliziani era la più imponente che si fosse mai vista a Jadeeda, alla periferia di Diwaniya. I commandos hanno persino incitato la gente a festeggiare l´amputazione lanciando slogan a favore di Saddam. Ma alcune donne nella folla hanno levato voci di protesta, il che ha spinto i miliziani a sparare alcuni colpi in aria per disperderle.Con questa sono diventati sette i cittadini iracheni vittime di amputazione della lingua. (Fonti: Amman, Iraq Press, 01/03/2002)
13 febbraio 2003: due medici iracheni hanno preferito abbandonare il loro paese e ora vivono nel South Yorkshire (Inghilterra) per non dover commettere su ordine di Saddam Hussein atrocità nei confronti dei propri concittadini. I loro casi sono stati resi pubblici da Denis MacShane, deputato di Rotherham e Ministro per l´Europa. Uno dei due è andato via dall´Iraq dopo che gli era stato chiesto di mozzare le orecchie a 150 soldati che avevano disobbedito agli ordini del Rais. Al medico era stato anche chiesto di verificare se le vittime di una esecuzione di massa fossero tutti morti. All´altro - un chirurgo ortopedico di successo che vive ora a Rotherham con la moglie ginecologa - uomini di Saddam avevano chiesto di produrre falsi certificati di morte. MacShane ha reso noto che entrambi sono ora in procinto di chiedere asilo politico nel Regno Unito. (Fonti: Sheffield Star, 13/02/2003)
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20 febbraio 2002: un alto esponente del partito Baath al potere è stato giustiziato nella città meridionale di Bassora per aver preso mazzette e per appropriazione indebita. Ali Hassan al-Majeed, un cugino e fidatissimo luogotenente di Saddam Hussein, ha soprinteso all´esecuzione avvenuta in una piazza nel centro della città alla presenza di una enorme folla. Il giustiziato è stato identificato come Jaber Zugheir. Era appartenente alla sezione di Bassora del Baath e a capo di un´associazione di iracheni decorati di guerra e animati da una fede incrollabile verso Saddam. (Fonti: Amman, Iraq Press, 20/02/2002)18 marzo 2002: Saddam Hussein ha giustiziato due guardie del corpo e un maggiordomo accusati di aver rubato oggetti personali in uno dei palazzi del Rais. I tre sono stati uccisi nei giardini del fastoso complesso presidenziale sulle rive del lago artificiale di al-Tharthar a nord di Baghdad. Saddam aveva compiuto una visita improvvisa nel palazzo agli inizi di marzo dopo un´assenza di dieci mesi. Era rimasto di sasso nello scoprire che una pittura, un televisore e alcune paia di scarpe erano spariti. Saddam ha riunito le guardie della sicurezza e i servitori nel palazzo chiedendo una spiegazione. Due guardie e un maggiordomo hanno prima confessato il furto e poi implorato il perdono, ma Saddam li ha fucilati sul posto davanti ai loro colleghi. Uno dei due ufficiali era originario di Hamam al-Alil, alla periferia di Mosul, l´altro di Diyali.Saddam possiede 43 grandi complessi residenziali in giro per il paese. Sono tutti arredati con sfarzo e tenuti puliti e in ordine 24 ore su 24. I servitori, i guardiani e il personale amministrativo sono tenuti rigorosamente a disporre i palazzi come se Saddam e la sua famiglia vivessero lì permanentemente. Pasti abbondanti vengono cucinati tre volte al giorno mentre le camere da letto e le sale fornite di aria condizionata sono tenute in ordine costantemente. Non è stata la prima volta che il Rais ordina l´esecuzione di servitori di palazzo e guardiani sorpresi a rubare. (Fonti: Arbil, Iraq Press, 18/03/2002)14 luglio 2002: il Presidente iracheno ha fatto giustiziare numerosi pescatori appartenenti alla tribù Duleimi. Il massacro ha avuto luogo presso il lago al-Tharthar, 120 chilometri a nord di Baghdad, dove il Rais ha fatto costruire una serie di palazzi e rifugi. Il lago artificiale è ricco di pesce e altra fauna marina. Una volta riforniva di cibo Mosul, la seconda città dell´Iraq, e altre città. Ma Saddam ha dichiarato off-limits l´immenso lago dopo la costruzione sulle sue rive di numerosi palazzi presidenziali. Egli ha posto anche un bando all´uso di armi da fuoco ed esplosivi nelle sue vicinanze. L´ultima volta che era stato a Tharthar aveva sentito delle esplosioni che le sue guardie del corpo avevano attribuito a pescatori della tribù Duleimi che stavano pescando nel lago. Il fatto lo aveva irritato al punto di far ordinare la loro immediata esecuzione nel timore che le esplosioni potessero avere a che fare con un tentativo di golpe nei suoi confronti.Le fonti non hanno riportato esattamente quanti pescatori sono stati messi a morte da Saddam. L´esecuzione avrebbe mandato in bestia gli anziani della tribù Duleimi, i cui appartenenti vivono nel deserto a ovest-nordovest di Baghdad. Gli indocili Duleimi si erano sollevati contro il regime nella nota ribellione del 1996 a Ramadi nella quale uno dei suoi membri, un alto ufficiale dell´aviazione, venne giustiziato con l´accusa di aver tentato di uccidere Saddam.La pesca è una vera passione per Saddam il quale possiede palazzi e rifugi sulle rive dei principali laghi del paese. Laghi e laghetti, usati anche come vivai, fanno da cornice ai suoi palazzi. L´uso di esplosivi e veleno nella pesca sono banditi in Iraq. Sui trasgressori incombe la minaccia di conseguenze serie che vanno da una multa pesante fino a lunghe pene detentive. (Fonti: London, Iraq Press, 14/07/2002)

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Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 19:00  
14 febbraio 2002: in base a quanto deciso da una corte, due detenuti sono stati giustiziati nella prigione di Mahattah, ad Arbil. I due, di cui si conoscono solo le iniziali S e F, erano stati arrestati dai reparti dell´esercito di Barzan, nella regione di Mergasur. Successivamente avevano confessato di aver ucciso quattro persone rubando loro le macchine. (Fonti: Hawlati, monitorato da BBC, 14/02/2002)
25 febbraio 2002: il Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq (SCIRI), un gruppo di opposizione, ha dichiarato in una nota che i primi di febbraio le autorità irachene hanno giustiziato 60 detenuti nella prigione di Abu Ghraib alla periferia di Baghdad. 35 erano sospettati di essere oppositori al regime di Saddam Hussein. I detenuti erano stati incarcerati con l´accusa di aggiotaggio, condotta monopolistica, rifiuto di arruolarsi nell´Al-Quds Army [esercito volontario costituito da Saddam Hussein per combattere a fianco dei palestinesi per la liberazione di Gerusalemme dal controllo israeliano] o di pagare una somma per la protezione alle bande di Uday, figlio del dittatore iracheno. (Fonti: Kuna news agency, monitorata da BBC, 25/02/2002)
4 marzo 2002: le autorità irachene hanno giustiziato 52 detenuti nella famigerata prigione di Abu Ghraib vicino Baghdad. Parlando in condizioni di anonimato, parenti dei detenuti hanno riferito che Saddam Hussein aveva emesso il decreto di esecuzione appena un giorno dopo una rivolta di grandi proporzioni nel carcere durante la quale molti detenuti sono rimasti feriti. La rivolta era iniziata quando le guardie avevano aperto i cancelli per distribuire il cibo ai detenuti. Continuando la protesta ed essendosi estesa ad altri bracci, le autorità della prigione hanno aperto il fuoco sui rivoltosi, molti dei quali sono stati feriti. I parenti hanno detto che la rivolta è stata la più imponente che si sia mai registrata ad Abu Ghraib ed è stata così preoccupante che il secondo giorno i responsabili della prigione hanno ricevuto ordini da Saddam di giustiziare tutti quelli coinvolti. Almeno 52 detenuti, la maggior parte dei quali per motivi politici, sono stati immediatamente giustiziati.Le autorità tentano ogni volta di imporre un rigido blackout alle notizie sulle rivolte, le quali si sono verificate finora in numerosi centri di detenzione nel paese. All´inizio dell´anno, tre soldati sono stati uccisi durante una rivolta in un centro di detenzione dell´esercito presso il campo militare di Habaniya, a ovest di Baghdad. Verso la fine dell´anno scorso, le autorità avevano aumentato la sicurezza ad Abu Ghraib anche a seguito di scontri tra detenuti e guardie. Centinaia di detenuti avevano assalito i loro custodi che pretendevano cifre esorbitanti perchè i parenti potessero portare nella prigione cibo, medicine ed altri beni di prima necessità. I familiari hanno detto che le condizioni di vita ad Abu Ghraib sono spaventose a causa del sovraffollamento e dei maltrattamenti a cui sono sottoposti i detenuti. (Fonti: Sulaimaniya, Iraq Press, 04/03/2002)
25 settembre 2002: il governo britannico ha reso pubblico un dossier sul Rais iracheno dal titolo "Saddam Hussein: crimini e violazioni dei diritti umani". Il Rapporto redatto dal Foreign Office, ha riportato tra l´altro che: "Organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch e lo Special Rapporteur sui diritti umani in Iraq, hanno confermato le esecuzioni di massa per "ripulire" le prigioni. 4000 prigionieri politici sono stati giustiziati nella sola prigione di Abu Ghraib nel 1984. Circa 2500 detenuti sono stati giustiziati tra il 1997 e il 1999 in un´altra campagna di "pulizia delle prigioni". Nel febbraio 2000, 64 prigionieri sono stati eliminati ad Abu Ghraib, seguiti a marzo da altri 58: prima si erano fatti tutti un periodo di isolamento. 23 prigionieri politici, prevalentemente musulmani sciiti, sono stati giustiziati nella stessa prigione nell´ottobre 2001. Tra il 1993 e il 1998, circa 3000 detenuti nella prigione di Mahjar sono stati giustiziati in una zona vicino il carcere detta "Hadiqa" (il giardino), un´area all´aperto fatta di dune e coperta da un tetto in lamiera. I prigionieri di "Mahjar" sono stati eliminati a colpi di mitragliatrice. L´esecuzione di massa è stata decisa da un Comitato Speciale di Supervisione presso la prigione." (Fonti: Foreign and Commonwealth Office Report, 25/09/2002)
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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
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Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 19:01  
La normativa sulla pena di morte
Nel sistema giuridico iracheno, la pena di morte è in vigore dal 1921, in pratica dalla fondazione dello stato iracheno (1920), ma il suo campo di applicazione è stato allargato da quando il Partito Baath è salito al potere nel 1968 e, in particolare, dal 1979, anno che segna l´inizio della presidenza di Saddam Hussein. In Iraq operano una serie di tribunali speciali amministrati dai vari servizi di sicurezza del paese. Le loro decisioni non possono essere appellate e agli imputati non è consentito avvalersi di avvocati difensori. Molte misure di emergenza, inclusa la pena di morte, erano state stabilite in via transitoria, ma di fatto sono rimaste in vigore per anni. Le esecuzioni messe in atto da vari settori militari e di sicurezza, generalmente sotto ordini diretti e personali da parte del Presidente stesso, sono sempre adottate nel contesto di uno stato di emergenza. A ogni modo, l´Iraq, dal 1980, ha costantemente vissuto in periodo di emergenza (la guerra Iran-Iraq, l´invasione del Kuwait, la Guerra del Golfo con relativo embargo). Un ampio numero di condanne a morte è stato determinato da leggi e decreti emanati dal Consiglio del Comando della Rivoluzione (CCR), che rappresenta l´autorità legislativa suprema del regime. In molti casi, in ragione del segreto che copre certe procedure, non è possibile stabilire nemmeno se si tratti di esecuzioni giudiziarie o extragiudiziarie.
L´11 febbraio 2003, il regime iracheno ha emesso una serie di nuovi decreti che prevedono la pena di morte nel caso in cui soldati provassero a fuggire o si rifiutassero di combattere una volta scoppiata la guerra.. I nuovi reati capitali riguardano il personale delle Forze di Difesa Aerea che abbandoni la sua unità sotto bombardamento, sia trovato in possesso di opuscoli lanciati dagli aerei americani, riveli informazioni sulle perdite subite, diffonda voci incontrollate e altri reati. Comitati per le esecuzioni tramite fucilazione isono stati istituiti lungo il confine con le zone controllate dai kurdi.E´ importante sottolineare che non esiste in Iraq proporzionalità tra gravità del crimine commesso e sentenza emanata. Il Codice Penale iracheno prevede la pena di morte per: chi tenta di uccidere il Presidente (art. 223); chi svolge attività politica al di fuori del Partito Baath (come pure chi diventa membro del Partito senza averlo preventivamente informato o chi lascia il Partito per aderire a un altro partito, art. 200); chi compie azioni rivolte a sovvertire il regime (art. 156) o chi è accusato di complotto contro lo stato (art. 175); chi cerca asilo all´estero, chi si oppone al regime e divulga segreti di stato (incluso il riferire la situazione relativa ai diritti umani). Il 31 marzo 1980 Saddam Hussein ha firmato il decreto n. 461 che condanna alla pena capitale tutti i membri del Partito Islamico al-Dawa, senza distinzione di età (minori di 18 anni o anziani).Oltre all´omicidio e a reati connessi al traffico di droga, decreti stabiliti dal CCR puniscono con la pena di morte anche il furto d´auto (decreto 13/92), il conio di denaro (decreto 9/93), la falsificazione di documenti relativi al servizio militare. Il decreto 95 prevede la pena di morte per "chiunque esporti illegalmente un´automobile fuori dal territorio iracheno o fornisca segretamente un´automobile a un nemico". All´inizio di giugno del 1994, il Governo dell´Iraq ha pubblicato una lista di decreti che stabiliscono aspre punizioni come l´amputazione, la marchiatura e la pena di morte per 18 diversi crimini, tra i quali il furto (decreto 59), la corruzione, la speculazione monetaria, l´appropriazione indebita, la falsificazione di documenti, in particolare per le persone appartenenti al servizio civile o militare (decreti 91, 114), la vendita di prodotti proibiti, il traffico di oggetti antichi, la prostituzione (decreto 1418), la diserzione per 3 volte. Per gli ultimi reati citati l´accusato è processato da tribunali speciali che fanno capo al Ministero della Difesa e degli Affari Interni. E´ da sottolineare inoltre che attività relative al traffico di oggetti antichi e alla prostituzione sono tenute proprio dai figli di Saddam Hussein, Uday e Qusay
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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 14-04-2004 19:08  
DOSSIER IRAQ

DOSSIER IRAQ NESSUNO TOCCHI CAINO

queste sono tutte bugie
perchè noi, dico noi pensiamo di vivere in una democrazia :
..."Ci sono delle persone che sanno di vivere in condizioni di non libertà,come ad esempio quelli che vivono sotto ad una dittatura.
Ma forse è ben più triste credere di essere liberi di pensare e di scegliere e invece vivere sotto costante ipnosi."

PRENDETE TUTTI ATTO CHE NOI NON SIAMO LIBERI
E CHE E' MEGLIO VIVERE IN CONDIZIONI DI NON LIBERTA' MA CON LA CONSAPEVOLEZZA DI TALE STATO.

PERLE DI SAGGEZZA.
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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 14-04-2004 23:43  
Certe volte c'è proprio da rimanere sconcertati dal livello di risposte che mi tocca leggere.

La frase che hai riportato tu, Tenenbaum,era situata in un preciso contesto,cioè quello dell'informazione dei media.

Sotto una dittatura non c'è libera informazione.
Ma come dimostrato nell'altro topic, nemmeno in democrazia c'è libera informazione;l'unica differenza sta nel fatto che chi vive ad esempio sotto Saddam sa che l'informazione è di parte;che vive in democrazia crede invece di essere libero di pensare in base a quattro nozioni impartitegli da un sistema di propaganda.

Questo era il palese significato della mia frase che hai riportato :

"Ci sono delle persone che sanno di vivere in condizioni di non libertà,come ad esempio quelli che vivono sotto ad una dittatura.
Ma forse è ben più triste credere di essere liberi di pensare e di scegliere e invece vivere sotto costante ipnosi."

E proprio in quel topic avevo più volte affermato che tra il nostro sistema di informazione e le tv di Saddam non c'era molta differenza.

Cosa succede invece?
Che con un colpo di magia questa frase mi viene attribuita in relazione ai diritti umani (cioè violenze,soprusi,strupri,uccisioni),diventando cioè un esempio lampante di follia.

Non so spiegare perchè certe persone si comportino così.

Forse perchè non sanno leggere.
Forse perchè io non so spiegarmi bene.

Tuttavia questo giochetto lascia veramente l'amaro in bocca.
Non so se questo travisare le parole di un utente e spostarle a seconda dell'argomento sia una cosa voluta o dovuta a leggerezza.
C'è comunque da rimanere stupefatti.

Per quanto riguarda il resto , ovviamemente quelle riportate da Tenenbaum sono storie vere.

Anche qui: ma quale magica equazione stabilisce che chi si è dichiarato contrario alla guerra debba essere un sostenitore del regime di Saddam oppure voglia negare i crimini da lui perpetrati?

piuttosto bisognerebbe notare che l'attacco all'Iraq non aveva come motivazione quella di liberare il popolo , ma aveva altre motivazioni che non vale la pena ricordare poichè si sono rivelate delle menzogne colossali.
Vale la pena notare che a nessuno è mai fregato nulla del popolo iracheno,poichè in questi ultimi 20 anni il regime di Saddam è stato fabbricato,supportato anche con armi di distruzione di massa dalle cosiddette democrazie occidentali.
Vale la pena ricordare che il rapporto dell'Unicef ha stimato che ogni anno dell'embargo imposto dall'Onu ha causato la morte di 90.000 iracheni;moltiplicata questa cifra per 13 anni di embargo, si ha un totale di oltre 1 milione di morti.
Vale altresì ricordare che ,sempre basandosi sul FATTO che a nessuno è mai importato nulla del popolo iracheno,la Madeleine Albright dichiarò che questo genocidio valeva la pena compierlo.

Bisogna inoltre spiegare ad una persona sana di mente come si faccia a inculcare nella testa di un individuo altrettanto sano di mente il concetto secondo cui una democrazia ocidentale(Usa) attaccherebbe uno stato(Iraq) per liberarlo da un dittatore nel nome dei diritti umani e della giustizia mentre, allo stesso tempo ,quesot stesso stato (USA)è un fedelissimo alleato di un altro stato (arabia saudita) che presenta un regime di monarchia assoluta tra i più spietati del pianeta,assolutamente incurante di qualsiasi elementare diritto umano.
Come è possibile inculcare questi concetti nella mente di una persona a posto?

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 14-04-2004 23:53  
Forse i cittadini iracheni hanno improvisamente goduto del privilegio di essere passati , dopo oltre 20 anni, da vittime non meritevoli di considerazione a vittime meritevoli delle più doverose attenzioni.

Al tempo stesso , sempre secondo questa scala dei diritti, i cittadini dell'Arabia Saudita continuano a rimanere nella serie B ,in quella fascia di vittime non meritevoli di considerazione poichè sono vittime causate da eserciti e stati amici piuttosto che dal terribile nemico nominato Saddam Hussein.

Effetti magici della devastante campagna di propaganda dei media.

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Il Terrore è controllo
Io so

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 14-04-2004 alle 23:54 ]

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 15-04-2004 10:28  
LA MIA RISPOSTA E' ASSOLUTAMENTE PERTINENTE AL TUO MESSAGGIO

Un anno di sangue, un anno di bugie
di Robert Fisk


SI TRATTA DI INFORMAZIONE PER ESSERE PRECISI
E' PIU' CHE PERTINENTE
E' INFORMAZIONE
E' UN COMMENTO SULL'INFORMAZIONE E SULLA SITUAZIONE DELL'IRAQ OGGETTO DI TALE FORUM

Forse faresti meglio a rileggere quello che c'è scritto nell'articolo che hai riportato;
altro che amaro in bocca; prima scrivi e poi tiri indietro la "penna" ?
non è un giochetto; proprio tu che sei il massimo giocoliere delle parole.

BECERI RAFFRONTI
non è stato travisato niente.
Il sig. Robert Fisk parla, afferma, descrive, GIUDICA.
Non si capisce perchè queste persone si dimentichino sempre di quello che c'era prima.
Posso essere daccordo sul fatto che la guerra sia sbagliata, mai sui raffronti NO.
Basta ridicoli raffronti.

Tu GIOCHI con l'informazione
riporti quello che ti fa comodo
quello che non ti fa comodo lo lasci da parte
trai le conclusioni solo sulla parte che ti interessa

E continui a ribadire: "E proprio in quel topic avevo più volte affermato che tra il nostro sistema di informazione e le tv di Saddam non c'era molta differenza."

MA UNA PERSONA CHE EQUIPARA LA NOSTRA DEMOCRAZIA, LA NOSTRA LIBERTA', LA NOSTRA GIUSTIZIA, LA NOSTRA SOCIETA', LA NOSTRA INFORMAZIONE A QUELLA DI UNO STATO COME L'IRAQ si è definita da sola.
Anzi ci si chiede come una persona sana di mente possa dire simili ....


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