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Autore the new wolrd-terrence malick
AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 13-01-2006 16:43  
La mia opinione sul film

A pochi giorni dalla visione di quest’ultima perla rara di Terrence Malick (quattro film in poco più di trent’anni), il regista della lentezza dello sguardo e dell’”avarizia” - ma sapiente, coerente, geniale e luminoso -, la meraviglia seguita a danzare davanti ai miei occhi. Con immutata emozione, la mente non cessa di tornare su tematiche, scenari e significati raramente affrontati in maniera così potente e personale dal cinema di genere “avventuroso” (preso solo a pretesto), se non dallo stesso Malick, soprattutto ne La sottile linea rossa che presenta delle forti assonanze col nuovo film. La sequenza iniziale di THE NEW WORLD è di folgorante bellezza. Sulle solenni, magiche note che aprono in “crescendo” la prima scena dell’Oro del Reno wagneriano, la macchina da presa fluttua letteralmente sullo specchio delle acque che riflettono, come fugaci apparizioni, i volti/corpi felici degli indigeni (le tre figlie del Reno a guardia dell’oro), per poi posarsi, con una splendida panoramica, sulle minacciose sagome delle navi inglesi (Alberico, il Nibelungo nano che guarda con avida cupidigia al “nuovo mondo” dell’incanto, al prezioso metallo del “potere” che ha il colore del sole). La musica, con le sue valenze poetiche, simboliche e psicologiche, si fa carico di espandere il già di per sé grandioso affresco visivo e narrativo. Esemplare la sequenza in cui l’ineffabile melodia dell’adagio mozartinano, ricorrente nel film, si fonde col gesto elegante ed aggraziato di Pocahontas – espressione alta della bellezza spoglia e “selvaggia” -, mentre mima le voci, il respiro, incarnandolo, dell’incontaminata natura. Lo stile pieno e lirico del regista resta immutato, riconoscibile tra mille altri; come il ritmo interiore, nella misurata, solenne e riflessiva lentezza, nei rapidi ed essenziali stacchi della macchina da presa che posa il suo occhio sui particolari e sull’insieme, dove ogni inquadratura, attimo, movimento, gesto, ombra e luce, possiede un’impareggiabile potere evocativo. Il “segreto” è nella regia imponente e visionaria, coadiuvata da una fotografia pittorica, espressione del sentimento; nelle solide tecniche “invisibili”, sapientemente assoggettate alle ragioni della forma e dei contenuti, del linguaggio, del rarefatto ed insieme geometrico impianto figurativo. Le analogie tra La sottile linea rossa e THE NEW WORLD vanno ricercate in quest’ideale continuità estetica e poetica; nella voce “recitante” fuoricampo, mai invasiva e didascalica, nella quale si condensano le riflessioni “filosofiche” ed i significati inespressi, o inesprimibili attraverso il semplice dialogo. La vicenda di Pocahontas è nota. Una storia d’amore impossibile tra la principessa della tribù indiana di Powhata, ed il capitano John Smith della colonia inglese di Jamestown, raccontata, o per meglio dire, affrescata con mirabile vigore ed esemplare pudore, evitando i luoghi comuni del sentimentalismo più vieto che infesta il cinema hollywoodiano d’assalto, degli effetti ed affetti speciali. Sullo sfondo si stagliano i magnifici scenari naturali della Virginia; gli indigeni con i loro usi, costumi ed abitudini di vita tribale e guerriere, riproposte con scrupolo filologico. La “love story” resta naturalmente uno dei punti centrali della più complessa vicenda filmica, ma lo sguardo di Malick si spinge oltre, interessato anche a mettere in scena i risvolti storici, antropologici, umanistici, culturali e politici. Pocahontas, nel suo doloroso percorso esistenziale, incarna il progressivo sradicamento delle popolazioni indigene soggiogate e costrette a sopravvivere alla devastante presenza dei coloni. Fenomeno che riguarderà l’intero, travagliato continente americano, nato sul genocidio indiscriminato dei suoi antichi abitanti. Malick affronta tali aspetti in modo tutt’altro che manicheo, ben attento a non chiudere su significati e messaggi scontati ed univoci, nonostante sia evidente da quale parte stia. La partita si gioca sulla vita e sulla morte, tra i cosiddetti civilizzatori ed i “selvaggi” che vedono minacciato il loro diritto alla vita, oltraggiata la bellezza, la purezza, la libertà, il diritto naturale di vivere nelle proprie terre, in armonia con la natura incontaminata. Ma poiché l’istinto belluino dell’essere umano e la sua sete di conquista sono inarrestabili, al più debole sarà concessa una sola via d’uscita: quella della resa incondizionata, dell’accettazione passiva di una civiltà altra e non di meno espressione dell’umano ingegno, di quelle istanze spirituali che spesso si trasformano in strumento di sopraffazione e morte. In tale complesso ed ambiguo scenario, nel quale Malick si preoccupa di suggerire più che mostrare le possibili varianti e soluzioni, la bella Pocahontas, con tutto il suo pesante fardello di dolori e gioie, restando pura ed innocente, diventa, fatalmente, l’emblema del nuovo corso della storia, del “Nuovo Mondo”, della nuova civiltà. Misurate, perfettamente in linea con lo spirito dell’opera, le prove attoriali.

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Ayrtonit
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Da: treviglio (BG)
Inviato: 13-01-2006 20:21  
quote:
In data 2006-01-13 16:31, AlZayd scrive:
Ritorno sui tagli, per dire che non sono d'accordo. Non per ragioni di principio, o da "purista". La storia del cinema è piena di film sulle prime maltrattati da pubblico e critica, che sono diventati dei capolavori universalmente riconosciuti come tali. Ragione per cui sarebbe a mio avviso "vile", da parte dell'autore, ritrattare. Avrebbe semmai dovuto pensarci prima. Sta bene quando si rivoluziona un film secondo la logica (autentica, non l'imbroglietto) del director's cut, ovvero con ciò che già esisteva, ma ritirare addirittura un film dalle sale per tagliare (dovò documentarmi megli su questa decisione di Malick) mi sembra una cosa assurda. E' come se Tarkowski (se fosse ancora vivo), sforbiaciasse il suo Andreij Rubliov, O Solaris, solo perchè la "gente" li trova troppo lunghi. E poi The New Word non ha buchi narrativi, meno problemi col montaggio. Si tratta di una scelta autoriale, di non esplicitare troppo alcune situazioni, passaggi narrativi, i cui significati sono affidati alla grande forza evocatrice delle immagini ed alle "considerazioni" di carattere poetico/filosofico della voce off. Anzi, l'"inespresso", è un regalo del regista al pubblico, alla sua intelligenza e sensibilità.




ma scusa, perchè? ma lui può fare quel che vuole, e non per manie di onnipotenza e divismo, ma semplicemente perchè il film è suo. non so quali siano i motivi che l abbiano indotto a ritirarlo dalle sale, ma ridurli a un "per piacere alla gente" mi sembra superficiale. e se anche si fosse accorto che il pubblico soffiva una certa pesantezza e avesse voluto andargli incontro? che c'è di male.

d accordo invece sul discorso dell inespresso, dei silenzi che lasciano spazio alle immagini e alle riflessioni del pubblico. riflettendo oggi sul film ,ho apprezzato molto questo aspetto.
ripeto però che l ultima parte mi sembra non azzeccare molto col resto del film.

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Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
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Da: urbania (PS)
Inviato: 13-01-2006 21:45  
ma guarda,quella dei tagli è una questione che va approfondita,conoscendo malil,credo che se ne fotta bellamente di togliere anche solo una sequenza di un suo film solo per avere due spettatori in più.da maniaco qual'è,ciò che vuol togliere non lo soddisfa evidentemente.in più è distribuito da una minor,la new line,che non bada troppo all'incasso ma apprezza la qualità. io credo semmai che malil,da un anno e più al montaggio del film con 4 persone,non riusciva a chiudere in tempo per fine anno,tempo utile per i premi(dai quali,tra l'altro,pare già estromesso),la new line gli ha fatto una proposta:usciamo a natale in limited(ossia un paio di sale),con la versione attuale,tu hai tempo un altro mese per ritoccare il tutto e uscire in wide con la tua versione.certo,potevano limitarsi a farlo per il dvd sto lavoro,ma evidentemente il regista tiene al fatto che anche al cinema si veda la sua giusta versione,anche in previsione magari del festial di berlino.
poi magari è successo tutt'altro e ho detto un sacco di cavolate,boh!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 13-01-2006 22:59  
quote:
In data 2006-01-13 20:21, Ayrtonit scrive:
quote:
In data 2006-01-13 16:31, AlZayd scrive:
Ritorno sui tagli, per dire che non sono d'accordo. Non per ragioni di principio, o da "purista". La storia del cinema è piena di film sulle prime maltrattati da pubblico e critica, che sono diventati dei capolavori universalmente riconosciuti come tali. Ragione per cui sarebbe a mio avviso "vile", da parte dell'autore, ritrattare. Avrebbe semmai dovuto pensarci prima. Sta bene quando si rivoluziona un film secondo la logica (autentica, non l'imbroglietto) del director's cut, ovvero con ciò che già esisteva, ma ritirare addirittura un film dalle sale per tagliare (dovò documentarmi megli su questa decisione di Malick) mi sembra una cosa assurda. E' come se Tarkowski (se fosse ancora vivo), sforbiaciasse il suo Andreij Rubliov, O Solaris, solo perchè la "gente" li trova troppo lunghi. E poi The New Word non ha buchi narrativi, meno problemi col montaggio. Si tratta di una scelta autoriale, di non esplicitare troppo alcune situazioni, passaggi narrativi, i cui significati sono affidati alla grande forza evocatrice delle immagini ed alle "considerazioni" di carattere poetico/filosofico della voce off. Anzi, l'"inespresso", è un regalo del regista al pubblico, alla sua intelligenza e sensibilità.




ma scusa, perchè? ma lui può fare quel che vuole, e non per manie di onnipotenza e divismo, ma semplicemente perchè il film è suo.

**** Ma che stai a dì?! Mai sostenuto che non puo fare quello che pare, e mai parlato di manie d'onnipotenza o di divismo. Vabbe' il mio nick, ma mica parlo arabo...

non so quali siano i motivi che l abbiano indotto a ritirarlo dalle sale, ma ridurli a un "per piacere alla gente" mi sembra superficiale.

**** Manco questo ho detto. Parlavo più in generale, dopo aver premesso che intendevo approfondire la questione.

e se anche si fosse accorto che il pubblico soffiva una certa pesantezza e avesse voluto andargli incontro? che c'è di male.

Niente, per la pesantezza avrebbe potuto prendere infatti un par di pastiglie di Maalox...

Sei fuori traccia. Mi sa che tu hai un po' il senso del divismo e della superficialità. Detesto essere frainteso a fronte di un pensiero espresso chiaramente.

d accordo invece sul discorso dell inespresso, dei silenzi che lasciano spazio alle immagini e alle riflessioni del pubblico. riflettendo oggi sul film ,ho apprezzato molto questo aspetto.
ripeto però che l ultima parte mi sembra non azzeccare molto col resto del film.

**** Quale ultima parte? E perchè? E anche se lo me spieghi mi dichiaro fin d'ora assolutamente in disaccordo. Quindi regolati, se perdere il tuo tempo, o no.




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[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 13-01-2006 alle 23:04 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 13-01-2006 23:07  
quote:
In data 2006-01-13 21:45, badlands scrive:

poi magari è successo tutt'altro e ho detto un sacco di cavolate,boh!



A mio avviso si perde tempo a stare dietro al gossip. In ogni caso vale il risultato, quello che lo spettatore riesce a vedere ed il gioudizio che ne consegue. Delle strategie artistiche o di marketing, non glie ne può e deve fregare di meno.
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Ayrtonit
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Da: treviglio (BG)
Inviato: 14-01-2006 13:01  
quote:
In data 2006-01-13 16:31, AlZayd scrive:
La storia del cinema è piena di film sulle prime maltrattati da pubblico e critica, che sono diventati dei capolavori universalmente riconosciuti come tali. Ragione per cui sarebbe a mio avviso "vile", da parte dell'autore, ritrattare.

E perchèèèèèèèè????ma cosa dici?ma chi se ne frega se poi i film maltrattati diventano capolavori, lui può fregarsene eccome, se lo vuol tagliare lopuò fare quando vuole. ma quale viltà?? ma che siamo, ai tempi dei crociati e dei cavalieri, col codice d onore?


E' come se Tarkowski (se fosse ancora vivo), sforbiaciasse il suo Andreij Rubliov, O Solaris, solo perchè la "gente" li trova troppo lunghi.

Allora sei rinco! ti inalberi perchè io avrei frainteso, ma leggiti: hai scritto SOLO PERCHè LE GENTE LI TROVA TROPPO LUNGHI.
e ti ripeto: e allora? ma se uno vuol cambiare il suo film perchè alla gente sembra lungo, e vuole andargli ncontro appunto tagliandolo, FA BENISSIMO (e farebbe benissimo anche a fottersene in quanto il film è suo e lo tagia come vuole!)

evita di scaldarti e rileggi quel che hai scritto. qui il supponente sei tu.




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Petrus

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Da: roma (RM)
Inviato: 14-01-2006 13:19  
pregherei tutti quanti di quotare in modo lineare
così la discussione diventa illegibile
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Ayrtonit
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Da: treviglio (BG)
Inviato: 14-01-2006 14:10  
quote:
In data 2006-01-14 13:19, Petrus scrive:
pregherei tutti quanti di quotare in modo lineare
così la discussione diventa illegibile



scusa petruzzo è che proprio io sonoincapace di quotare decentemente, non faccio apposta.

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 14-01-2006 14:17  
quote:
In data 2006-01-14 14:10, Ayrtonit scrive:
quote:
In data 2006-01-14 13:19, Petrus scrive:
pregherei tutti quanti di quotare in modo lineare
così la discussione diventa illegibile



scusa petruzzo è che proprio io sonoincapace di quotare decentemente, non faccio apposta.





no problem
è che tra te e alzayd l'ultima pagina è un rebus
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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 14-01-2006 17:38  
ancora qualche considerazione sul film pubblicata già sul blog


Nessuna figura come quella sorniona ed enigmatica di Terence Malick ha acquisito nel tempo un fascino così perverso e quasi incomprensibile nel panorama cinematografico internazionale. Autore di due sole pellicole negli anni ’70, La rabbia giovane (Badlands, 1973) e I giorni del cielo (Days of Heaven, 1978), ed altre due a distanza di vent’anni, La sottile linea rossa (The thin red line, 1998) e il recentissimo The new world (2005), Malick ha sempre rifiutato qualsiasi contatto con il grande pubblico e tantomeno con critica e giornali, che pur avevano esaltato i suoi due primi lavori. Sino a giungere all’ultima, assurda, clausola del contratto per il film sui nativi americani che prevedeva che non dovesse rilasciare interviste di alcun genere né potesse essere fotografato per scopi promozionali o sul set.
Episodio questo, che serve ottimamente allo scopo di tratteggiare una figura assolutamente non catalogabile in alcuno schema, seppur assurdo, del variopinto mondo del mainstream americano, offrendoci la cifra di un uomo non comune e, dunque, di un regista altrettanto insolito, di un autore dal carisma del tutto particolare e difficilmente confondibile.
Il clamoroso successo di critica (più che di pubblico) con il quale fu accolto Badlands, e l’ancor più difficile bis di applausi che riscosse Days of heaven, permisero al regista di ottenere, anche grazie al suo fascino da solitario, un grandissimo credito nel jet set hollywoodiano. Tanto che, al suo ritorno dietro la macchina da preso dopo vent’anni, tutti gli attori più importanti degli States si sono offerti per comparire nella pellicola. Non solo ne ha rifiutati la maggior parte, ma, al vaglio del montaggio, sono scomparsi, dopo aver girato alcune sequenze, nomi del calibro di Mickey Rourke e Bill Pullman.
Una parabola di vita e un percorso artistico del tutto insoliti. Fino ad arrivare ad oggi, a questo Nuovo mondo che Malick ci svela con tanta accortezza e decisione.
Il film ci ripropone la solita cifra caratterizzante dei film di Malick, giostrati in un delicatissimo equilibrio fra la costruzione visiva delle sequenze, l’utilizzo non sempre omogeneo e lineare del sonoro diegetico, l’accorta orchestrazione della colonna sonora, e l’utilizzo preminente della voce fuori campo come elemento maieutico del rapporto interno fra i personaggi, ma anche di quello metateatrale con il pubblico in sala.
Malick dunque procede nella sua personalissima esplorazione del mondo ritornando, come nei suoi primi due film a rivolgere lo sguardo al rapporto di coppia, come punto di partenza, ma anche di arrivo, del percorso introspettivo e, tentativamente, conoscitivo del regista nel suo approccio alla realtà filmica (e dunque anche personale) che si sta affrontando.
E la dinamica che vede scaturire tutta la riflessione sul reale a partire dal rapporto, più o meno dialogico, del nucleo di coppia (variamente articolato e delineato di volta in volta) viene ripresa in The new world dopo che La sottile linea rossa, anche per una certa funzionalità del girato, si era rivelato un film corale, da un certo punto di vista narrativamente multicentrico. E, a differenza di quest ultimo, che parte da una coralità d’impianto per riferirsi ad una lettura abbastanza univoca (pur nell’abbondare di svariate sfumature) del girato, l’ultimo film di Malick pare suggerirci una strada assolutamente inversa, eppure formalmente e contenutisticamente non dissimile. La polisemia di significati dell’ultima opera di Malick, la sua apertura a una vasta gamma di possibilità interpretative, si fonda sulla costruzione dell’unico elemento narrativo caratterizzato dal rapporto di John Smith con la giovane nativa. Un ritorno alla possibilità d’apertura sulla realtà offerta dal rinchiudersi nel rapporto amoroso come punto d’incontro e di scontro con la tragicità del reale.
Così nella tragica fuga di morte di Holly e Kit (in Badlands) nelle infinite steppe del Montana (ai quali, visionariamente, tanto devono gli assassini nati di Stone), per i quali l’unica possibilità di aggancio con la vita risiede nella negazione della stessa, in un circolo vizioso che finirà per distruggerne il fondamento di unitarietà che ne era genesi.
Allo stesso modo per Bill ed Abby (Days of heaven) il disvelamento dell’avventura nella vita, generato dal proprio incontro amoroso, e il totale affidamento alla certezza del proprio rapporto, sarà la causa stessa dell’implodere di quel nesso con la realtà che si fa autoreferenziali, dunque insostenibile.
Gli anni ’70 incidono in maniera profonda sulle dinamiche contenutistiche dei film di Malick, e ne formano al contempo gli stilemi visivi e formali, che verranno ripresi a distanza di trent’anni. Superata la fase de La sottile linea rossa, digressione sostanziale anche se non narrativo/formale nell’opera di Malick, The new world ci ripresenta nuovamente la tematica del rapporto di coppia, del fiorire di un amore, come possibilità di nesso con tutte le cose. E la riflessione va al di là delle conclusioni dei precedenti lavori, superando quell’innato germe di autodistruzione che veniva precedentemente descritto come alfa e omega della dialettica con la realtà.
Traspare così, più marcatamente che prima, l’urgenza “politica” nel raccontare una storia d’amore, che parta dalla possibilità assoluta di realizzazione per scontrarsi con la realtà successivamente. Scompare così quel germe innato d’impossibilità comunicativa insita nei rapporti precedenti descritti dal regista, per lasciar spazio al confronto, alla maturazione di uno scontro/confronto con le dinamiche storiche ed umane, dalle quali non poter prescindere. A differenza dalla mentalità e dalla cultura dei turbolenti anni ’70, nei quali Malick si forma, si avverte una maturata esigenza di rapporto con le cose, d’impegno nel reale, e, soprattutto, s’intravede lo spiraglio di una possibile via d’uscita, di catarsi non tragica nel percorso di vita generato dal combaciare di due destini. Possibilità aperta dunque, alla quale Malick suggerisce la risposta nelle ultime, maestose, sequenze del film. Risposta coerentemente in linea al registautore che conosciamo, ma gravida della certezza di essere solo una possibilità fra le tante.
Seppur, tragicamente, forse la più probabile.


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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 14-01-2006 17:44  
quote:
In data 2006-01-14 13:01, Ayrtonit scrive:
quote:
In data 2006-01-13 16:31, AlZayd scrive:
La storia del cinema è piena di film sulle prime maltrattati da pubblico e critica, che sono diventati dei capolavori universalmente riconosciuti come tali. Ragione per cui sarebbe a mio avviso "vile", da parte dell'autore, ritrattare.

E perchèèèèèèèè????ma cosa dici?ma chi se ne frega se poi i film maltrattati diventano capolavori, lui può fregarsene eccome, se lo vuol tagliare lopuò fare quando vuole. ma quale viltà?? ma che siamo, ai tempi dei crociati e dei cavalieri, col codice d onore?


E' come se Tarkowski (se fosse ancora vivo), sforbiaciasse il suo Andreij Rubliov, O Solaris, solo perchè la "gente" li trova troppo lunghi.

Allora sei rinco! ti inalberi perchè io avrei frainteso, ma leggiti: hai scritto SOLO PERCHè LE GENTE LI TROVA TROPPO LUNGHI.
e ti ripeto: e allora? ma se uno vuol cambiare il suo film perchè alla gente sembra lungo, e vuole andargli ncontro appunto tagliandolo, FA BENISSIMO (e farebbe benissimo anche a fottersene in quanto il film è suo e lo tagia come vuole!)

evita di scaldarti e rileggi quel che hai scritto. qui il supponente sei tu.








Inutile che urli perchè mi induci a tapparmi le orecchie. Non sopporto gli isterismi. Non ho bisogno di rileggermi. Trinca ce sarai, non hai capito nulla. Non mi interessa il gossip. Mai visto nella storia del cinema un film ritirato dalle sale perchè

il regista si è accorto di aver girato male e quindi intende rimaneggiare. Libero di farlo (mai negato) facendoci però una figura barbina.

oppure

il pubblico protesta, o non va a vedere ilm, o critica, ecc, e il regista ritira il film dalle sale per accontentarlo, con tagli o per rimontarlo, o quant'altro.

Questo se lo auspicherà il pubblico della tua specie.

In buona sostanza, è quel che ho detto, in maniera civile, partendo da alcune vostre considerazioni che non condivido. Tu hai risposto mancando completamente il centro...

Quindi anche le tue ultime conclusioni sono "sfocate rispetto al terreno d'indagine", sono storie tue mentali, del tutto arbitrarie e fantasiose. Medio evo e crociate, e altre amene menate... è roba tua. Io non suppungo, parlo chiaro, a fronte di messaggi chiari. Detto questo vedi di non fare la wanda osiris della situazione...



[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 14-01-2006 alle 17:52 ]

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 14-01-2006 20:02  
l'ho visto oggi, l'ho trovato di una pesantezza immane e non brutto, ma pesante.la fotografia e le locations sono sensazionali,ma la durata di 2,30 ore veramente mi sembra eccessiva per quello che ha da dire questo film.molti concetti sono super ripetuti a iosa e l'azione si svolge con una circospezione della ricerca degna di un certosino...ma secondo me non necessaria per raccontare questo tipo di storia e in questo modo.poi il fatto di aver cercato i due belloni di hollywood del momento mi sembra anche un autogol da parte di un autore talentuoso come maalick.wes study in uan parte tanto marginale poi...comunque credo che l'intento di new world sia quello della storia d'amore sulle ali del vento piu' che quella del corpo, pero' permettetemi di dire che se anche la breza soffiava di meno e in maniera meno uguale l'avrei colta lo stesso.
menzione d'onore per la quindicenne protagonista.

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leonessa

Reg.: 09 Ago 2002
Messaggi: 5315
Da: Abbiategrasso (MI)
Inviato: 14-01-2006 23:21  
Malick nuovamente tenta di mostrarci la perfezione della natura, la bellezza di una piuma, il fascino dell'adolescenza. sapremo ascoltarlo?
Ci guidano gli occhi di Pocahontas, molto simili agli occhi del soldato Witt de "La sottile linea rossa": entrambi innocenti, entrambi vergini dinnanzi al mondo che guardano con stupore e fascinazione fanciullesca. Fino alla tragedia che da deus ex machina incombe su questi angeli caduti e cerca di cambiare la loro natura pacifica. Ma neppure un conquistatores affascinante come Colin Farell può mutare il cuore di un puro di cuore.
E non possiamo che aprire le nostre menti dinnanzi ad un nuovo mondo dove i pensieri contano più delle parole, dove la speranza affonda le mani nel sangue e dove due persone completamente diverse si amano sui prati di una giovane America per un breve istante che resterà immortale.

1bix8

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"La vita non si misura dal numero dei respiri, ma dal numero dei momenti che ti hanno tolto il respiro"

[ Questo messaggio è stato modificato da: leonessa il 14-01-2006 alle 23:22 ]



[ Questo messaggio è stato modificato da: leonessa il 14-01-2006 alle 23:23 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-01-2006 01:47  
quote:
In data 2006-01-14 20:02, kubrickfan scrive:
l'ho visto oggi, l'ho trovato di una pesantezza immane e non brutto, ma pesante.la fotografia e le locations sono sensazionali,ma la durata di 2,30 ore veramente mi sembra eccessiva per quello che ha da dire questo film.molti concetti sono super ripetuti a iosa e l'azione si svolge con una circospezione della ricerca degna di un certosino...ma secondo me non necessaria per raccontare questo tipo di storia e in questo modo.poi il fatto di aver cercato i due belloni di hollywood del momento mi sembra anche un autogol da parte di un autore talentuoso come maalick.wes study in uan parte tanto marginale poi...comunque credo che l'intento di new world sia quello della storia d'amore sulle ali del vento piu' che quella del corpo, pero' permettetemi di dire che se anche la breza soffiava di meno e in maniera meno uguale l'avrei colta lo stesso.
menzione d'onore per la quindicenne protagonista.



Non contesto il fatto che non ti sia troppo piaciuto, ci mancherebbe, ma non concordo con le tue osservazioni che trovo, non volermene, superficiali. Da come ne parli, dimostri di non aver capito il film. La mia l'ho già detta, quindi non serve che mi ripeta. Ritengo inoltre che la lunghezza sia un falso problema. Anche se il film durasse 90 minuti non credo che per te cambierebbe qualcosa, stando ai tuoi giudizi. Parere personale.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
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Da: gessate (MI)
Inviato: 15-01-2006 09:10  
mah, alzayd io ho letto i pareri tuoi e di petrus e li ho trovati molto interessanti,ma sono anche superconvinto che a certe riflessioni
ci potevate arrivare senza che durasse tanto.se maalick sforbiciava un po' avrete fatto uan recensioen identica.ci sono come dicevo dei concetti che vengono ripetuti alla nausea, tipico di un autore come lui che se ne sbatte di tutto e propone e circonclude in maniera pedissequa ogni ragionamento.ho trovato stupendo il loro modo di confrontarsi nei prati parlandosi sulle ali del vento, ma alla fine poteva condensare...e poi perche'la durata di un film e' un falso problema se non ha da dire tanto quanto dura?e' come se tu facessi uan recensione ripetendo sempre le stesse cose, il fatto che e' piu' lunga non la rende piu' valida.come dicevo il film mi e' piaciuto ( il talento e la fotografia e il tema sono superlativi)ma solo quello che mi chiedo in questo lavoro di maalick che accidente aveva bisogno di sottolineare cose completamente scontate ?mi sembra anche un affronto allo spettatore che viene visto come un ignorante a cui bisogna spiegare bene...ma adesso non ditemi visto che ho fatto questa osservazione che io sono lo spettatore ideale.poi la ricercatezza e' valida se insieme al gusto estetico ( ho contato una inquadratura ripetuta quattro o cinque volte senza senso)muove anche la storia.per quando riguarda mr batman e mr alexander le loro recitazioni le ho trovate veramente approssimative , sopratutto quella di farrell che sbarra gli occhi in ogni momento mostrando stupore e per fortuna che la barba gli copre l'interezza dell'espressione ( ma forse gli do' troppa bravura che non ha per cui no dovrei pretendere),mentre bale riempie di buonismo assoluto le sue espressioni al limite del patetico(avevamo capito che era amorevole, non serviva fare il ritratto del maritino che per la felicita'della moglie concepisce che stia anche con un altro basta che sia felice...e non si infuria).
poi se pensi ancora che l'abbia visto in maniera superficiale dimmelo pure alz,accetto che non condividi i miei giudizi ma non che mi bolli di superficialita', e poi per ricollegarmi al dicorso iniziale avrei dovuto ripetere concetti gia' ben detti da te e petrus e la concisione era piu' idonea.

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