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INLAND EMPIRE di David Lynch |
nicola777
 Reg.: 07 Gen 2004 Messaggi: 413 Da: Sestu (CA)
| Inviato: 28-02-2007 15:29 |
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complimenti a coriander
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 28-02-2007 15:36 |
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quote: In data 2007-02-28 12:27, coriander scrive:
anche i morti sognano.
Il vecchio Hank Bukowski avrebbe definito semplicemente “troppo sensibili” molti rappresentanti della critica e del pubblico cinematografico. Persone che hanno una paura fottuta di potersi annoiare al cinema, di non comprendere tutti i passaggi narrativi, di trovarsi di fronte a ripetizioni, digressioni, mutismi.
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Il vecchio Hank Bukowski era uno che si annoiava facilmente, e un film come Inland Empire difficilmente lo avrebbe retto...
(col permesso di gatsby) |
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coriander
 Reg.: 23 Ott 2003 Messaggi: 98 Da: napoli (NA)
| Inviato: 28-02-2007 15:50 |
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è probabile, ma, come spesso accade, ho citato un concetto, non un fatto specifico. bukowski riteneva "troppo sensibili" le persone che si professano inadatte allo svolgere lavori umili. in questo senso l'eccessiva sensibilità è ironicamente rivolta ad identificare chi con troppa facilità si immagina devastato dall'avere a che fare con una realtà che ritenga lontana da sè.
io recupero il "troppo sensibili" per identificare quelle persone che reagiscono in modo così radicale ad un film che va oltre le loro abitudini, o che siano differenti dai canoni morali, narrativi o estetici che si sono autoimposte.
_________________ SlowFilm
...i'll tell you all my secrets but i lie about my past... |
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coriander
 Reg.: 23 Ott 2003 Messaggi: 98 Da: napoli (NA)
| Inviato: 28-02-2007 15:51 |
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quote: In data 2007-02-28 15:29, nicola777 scrive:
complimenti a coriander
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grazie
_________________ SlowFilm
...i'll tell you all my secrets but i lie about my past... |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 28-02-2007 15:56 |
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quote: In data 2007-02-28 15:50, coriander scrive:
è probabile, ma, come spesso accade, ho citato un concetto, non un fatto specifico. bukowski riteneva "troppo sensibili" le persone che si professano inadatte allo svolgere lavori umili. in questo senso l'eccessiva sensibilità è ironicamente rivolta ad identificare chi con troppa facilità si immagina devastato dall'avere a che fare con una realtà che ritenga lontana da sè.
io recupero il "troppo sensibili" per identificare quelle persone che reagiscono in modo così radicale ad un film che va oltre le loro abitudini, o che siano differenti dai canoni morali, narrativi o estetici che si sono autoimposte.
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ok... chiaro. per il resto effettivamente non si può che farti i complimenti. |
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Quilty
 Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 28-02-2007 22:31 |
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quote: In data 2007-02-28 14:29, bunch311 scrive:
dotare lynch di una linearità narrativa è sminuire,secondo me,il suo cinema.
cmq sapresti dirmi i titoli delle canzoni
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No non saprei prova sul sito ufficiale.
Non sono io che doto il suo cinema di una linearità narrativa, ma è il cinema stesso di Lynch che si svela secondo questo modello (confermato anche dalle stesse parole del regista come riportava Petrus a pagina 1)e di esempi ne ho riportati e se ne possono fare alla nausea.
Inoltre non è affatto uno sminuire, piuttosto rivelare la vera grandezza del suo cinema, fatto di immagini che comunicano, svelano, parlano da sole senza l'ausilio della parola; trasportano questa disciplina ad un livello di autonomia totale che si rende indipendente dalla letteratura o dal teatro. Le parole sono inutili, per spiegare basta un'associazione visiva.
Le visioni in Lynch non sono mai fini a se stesse ma producono sempre un significato e una logica concatenazione degli eventi narrati,proprio per l'uso diegetico che ne fa questo regista.
La linearità narrativa che ne deriva è il risultato di questo ricorso costante al linguaggio cinematografico più puro. |
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bunch311
 Reg.: 20 Gen 2005 Messaggi: 430 Da: roma (RM)
| Inviato: 02-03-2007 13:20 |
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quote: In data 2007-02-28 22:31, Quilty scrive:
quote: In data 2007-02-28 14:29, bunch311 scrive:
dotare lynch di una linearità narrativa è sminuire,secondo me,il suo cinema.
cmq sapresti dirmi i titoli delle canzoni
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No non saprei prova sul sito ufficiale.
Non sono io che doto il suo cinema di una linearità narrativa, ma è il cinema stesso di Lynch che si svela secondo questo modello (confermato anche dalle stesse parole del regista come riportava Petrus a pagina 1)e di esempi ne ho riportati e se ne possono fare alla nausea.
Inoltre non è affatto uno sminuire, piuttosto rivelare la vera grandezza del suo cinema, fatto di immagini che comunicano, svelano, parlano da sole senza l'ausilio della parola; trasportano questa disciplina ad un livello di autonomia totale che si rende indipendente dalla letteratura o dal teatro. Le parole sono inutili, per spiegare basta un'associazione visiva.
Le visioni in Lynch non sono mai fini a se stesse ma producono sempre un significato e una logica concatenazione degli eventi narrati,proprio per l'uso diegetico che ne fa questo regista.
La linearità narrativa che ne deriva è il risultato di questo ricorso costante al linguaggio cinematografico più puro.
| bè guarda praticamente stiamo dicendo la stessa cosa,anche se secondo me come dice lo stesso Lynch in un intervista apparsa qualche giorno fa è lo spettatore che crea questa linearità narrativa che per me non è il vero intento del suo cinema che rimane quello di mostrare come le afferenze si traducono in inferenze al di là di qualsiasi corpus narrativo che comunque è rintracciabile,ma non precipuo
_________________ "tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 02-03-2007 19:03 |
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quote: In data 2007-02-28 12:27, coriander scrive:
anche i morti sognano.
Il vecchio Hank Bukowski avrebbe definito semplicemente “troppo sensibili” molti rappresentanti della critica e del pubblico cinematografico. Persone che hanno una paura fottuta di potersi annoiare al cinema, di non comprendere tutti i passaggi narrativi, di trovarsi di fronte a ripetizioni, digressioni, mutismi. Il cinema non deve necessariamente divertire, coinvolgere, distrarre. Una volta accettato questo, sarà probabilmente più semplice trovare intrattenimento (in un’accezione positiva ed attiva del termine) in un’opera che è originale espressione artistica, che venga da un David Lynch, un Peter Greenaway o uno Tsai Ming-liang, che nella declinazione di una formula narrativa da parte di un Verbinski, un Jackson o, ahimè, un Lucas.....
..... Quel che propone Lynch non è un prodotto classicamente cinematografico, ma un’allucinazione, che è possibile ritrovare in un cartone di Oshii, in un pezzo free jazz o in un sonno inquieto.
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Per quanto riguarda il primo aspetto, credo di poter affermare che la mia fruizione del film - e suppongo di altri utenti intervenuti nella discussione - sia avvenuta tenendo conto di ciò, consapevole che il "divertimento", come pure l'estasi artistica, o la noia, siano un fatto di "conquista", e che nulla è dunque, in arte, dato per scontato. Dalla doppia visione, in tale consapevolezza, io ne ho tuttavia ricavato sensazioni contrastanti: dall'ammirazione/stupore per alcune sequenze (quella finale soprattutto) che ho trovato (s)travolgenti, sono passato alla noia, all'impressione di "inutilità" di svariati nodi estetici, stilistici, espressivi, linguistici, narrativi, che Lynch ripropone in maniera scarsamente innovativa, meno ispirata, finendo in tal modo per rappresentare una sorta di continuazione ideale, e troppo concettualizzata, di Mullholand Drive, dove però in IE manca quella stessa stupefacente ed increata capacità di sintesi che mira ad un lirismo immediato, furioso, incondizionato.
Al riguardo, strada facendo, ho detto meglio su queste stesse pagine.
Per quanto riguarda il free jazz (ottima analogia, come d'altra parte l'intero pezzo) mi sembra di capire che tu ti stia avvicinato maggiormente a questo "genere" grazie anche alla riflessione filmica. Segno che in arte è tutto un gioco di scambi su binari intricati che smistano, allontanano le varie forme/espressioni, e che pure finiscono per ricondurre il tutto in un unico ideale punto di congiunzione.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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Taddeo85
 Reg.: 02 Mar 2007 Messaggi: 5 Da: Albano Laziale (RM)
| Inviato: 02-03-2007 23:16 |
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io credo che l'aspetto svilente di una qualsiasi critica a David lynch sia quello di voler dogmaticamente impostare un giudizio chiuso e imprescindibile sulla sua opera a cominciare dall'affermazione che bisogna evitare assolutamente di dare un' interpretazione ai suoi plot o il contrario.
Con un regista del genere tutto é lecito.
Ho visto oggi il film e sono sconvolto.
Ho avuto paura dall'inizio alla fine.
L'unico dogma potrebbe consistere nel definire un interpretazione concettuale ed emozionale
pescando da tutti i riferimenti intertestuali della sua filmografia.
e nient'altro
Il resto é l'impero delle nostre interiorità, i sogni ad occhi aperti, l'ermeneutica, il soggetto che reagisce perché "ogni azione ha una sua conseguenza".
Gli universi lynchiani esigono prima di tutto queste riflessioni poi, perché no, rimane un legale divertissement anche quello di tentare di "ricostruire" il decostruito.
è estremamente stimolante individuare le varie chiavi tematiche che popolano la galassia di questo regista. Dalle immersioni nei suoi buchi, alle soglie di percezione, i passaggi ombrosi nelle scale, la scoperta del perturbante nel quotidiano, la resa insostenibile di alcuni artifici del linguaggio cinematografico come il primissimo piano, il ralenti subliminale, le carrellate in avanti. Mi hanno stupito i complessi passaggi dall'obiettivo grandangolare deformante alle visioni "normali," il soft focus.
Inland Empire é un saggio di cinema e soprattutto un discorso sul suo linguaggio.
"Una ragazza esce di casa e si sente persa, incompleta". Una grossa chiave di lettura la da Grace Zabriskie (madre di Laura Palmer) all'inizio del film, in effetti lynch fornisce le sue linee guida, di solito all'incipit. Laura dern cerca una risposta nella ragazza polacca e viceversa, la vera catarsi avviene quindi nell'abbraccio che ricompleta le due controparti psicologiche evidentemente complementari a ricostruire una vera e porpia integrità psico-fisica -- sia Nikkie che la ragazza polacca appaiono alla fine del film rinsavite anche nell'aspetto.
Gli aspetti incompleti sono sensazioni di disadattamento, ma soprattutto rimorsi, tanti rimorsi come il viaggio di Naomi Watts nel suo rimpiagere il fatto di aver commissionato l'omicidio della donna che ama (Laura Harring) la quale compare infatti alla fine di IE.
I rimorsi sono ipocrisia e tradimento nel caso di Laura Dern, la sua finzione in una vita intrisa di divismo, nello smascheramento della sua vera indole nel ruolo di donna di malaffare nel film diretto da Jeremy Irons.
Dico questo perché Lynch vi pone un accento, nell'insostenibile dialogo iniziale , parodos della tragedia\commedia, nikkie afferma di non amare il linguaggio sboccato della sua nuova vicina; la rivelazione di un punto debole, un tasto che svela la propria maschera, come la paura incredibilmente esasperata della reazione del marito ad un possibile tradimento.
Le puttane sono ovunque all'interno del film e rivelano la natura dei naufragi esistenziali della protagonista, della ragazza polacca leggo una possibile violenza casalinga reiterata che la vede perdersi nei recessi della sua mente.
Ed é lì l'intersecazione tra le due storie.
La violenza che si fa, la violenza che si subisce, La moltiplicazione dei "conti in sospeso".
Rimane interessante verificare che il mistero di "Rabbits" non è quello che c'é dietro la porta, ma quello che nasconde il marito e soprattutto il dare un senso all' "interno" di quella stanza, i rapporti incerti e i dialoghi di una famiglia bizzarra, l'incomprensibile e il perturbante nel quotidiano. Il mistero di rabbits é quello che vediamo e non sappiamo spiegare, i contrappunti, L'INTERNO INSPIEGABILE
Il dominio domestico che esprime le pulsioni più "ferine" degli esseri umani e allo stesso tempo il loro impulso alla genialità, l'uomo vede le suoe icone ibride tra uomo e animale come portatrici di saggezza e genio, idea portata avanti dai numerosi rapporti tra uomini e animali citati all'interno del film.
( la scimmietta che compare alla fine).
Non siamo mai stati così dentro, così all'interno, da alcuni mesi a questa parte Lynch non fa altro che parlare di meditazione trascendentale, siamo negli abissi dell'interiorità, e Nel parossismo delle emozioni.
Il buco di sigaretta fatto nella lingerie di seta, nel quale ovviamnete Lynch si diverte ad entrare e ad uscire, analizza come al solito il buco come lacuna, una frattura nella lineraità che induce ad un'indagine spezzatata. perché mettere un boscaiolo che sega un tronco alla fine del film?
Perché la decostruzione, la mancanza di linearità non rimandano ad una qualsiasi Kubrickiana circolarità, ma ad un analisi del ceppo (log) del frammento proprio, la microscena che un montaggio ubriaco ci piazza davanto agli occhi nella sua unicità e liminarità, perfettamente analizzabile nella sua escludibilità dal resto del film, data la sua natura contemplabile, la scena lynchiana é un unicum, un opre d'arte che ha la sua AURA e la propria storia.
ogni scena è un emozione diversa, ci sono delle inquadrature incredibili, delle dissolvenze in carrellate laterali che inquadrano le parti mediane dei palazzi della città polacca che sfocano in una fila di lampioni. qualche immagine di rami di albero intarsiate, la ricerca incessante di uno spiraglio di luce nello scuro totale della visione. Una ricerca del sublime, della tranquillità della visione in un mondo che ci rende sovraccarichi di immagini, lynch recupera l'aura, il TEMPO, (della scena) che nella VITA del film non esiste più. Gli omicidi avvengono alle nove e un quarto o dopo la mezzanotte, di ieri si cerca di ricordare, del domani si vive prima l'esperienza, l'oggi non è afferrabile.
L'uomo postmoderno prova a sognare ma lo fa intravedendo una fiammella posta davanti agli occhi insistentemente, attraverso la membrana delle palpebre, nel momento del trapasso- rigenerazione nella finzione di Nikkie,Sue
Nela purificazione, si uccidono i mostri nella realtà e nella finzione, si spara, si spara e si spara ancora, si spara contro se stessi perché non si ha il coraggio di leggere le proprie colpe- Pat Garrett spara verso lo specchio nel quale si vede riflesso dopo aver ucciso Billy the Kid.
Così laura dern si vede derisa, impressionata, colpita da se stessa.
In seguito l'anticamera della catarsi, il luogo incerto dei rabbits con la testa nera, lungi da essere I White Rabbits, "FEED YOUR HEAD" l'inno dei Jefferson Airplane ribaltato una psichedelia perturbante, un bad trip, lungi dalle positive utopie degli anni settanta, lungi dall'amore spensierato, in piena epoca di comunicazione di massa bisogna rimettere i piedi per terra, riprendere il contatto con la tangibilità, la manualità, riappropriarsi del quotidiano con le sue contraddizioni e le sue paure inspiegabili, nikkie sceglie come luogo liminare la stanza dei conigli per compiere questa serie di atti di elaborazione delle proprie remore. In seguito potrà riabbracciare la parte che la completa in un unione lesbica di intensa poesia audio-visiva. nel dissolversi dell'unione la tromba continua a suonare quando il suonatore si ferma, le parole di LLorando continuano ad essre intonate con la cantante svenuta sul palco, la musica catartica continua nonostante "No Hay Banda, no hay orchestra!"
Il mio mito cinematografico, la metafora del mezzo curativo infallibile a nostra disposizione, la vertigine dei miei pensieri, delle mie speranze. la mia banda continua a suonare come le mille ragazze dei miei sogni continuano a ballare le note di Nina Simone,
sono libero di continuare la ricerca delle mie visioni (da sveglio)
Rimane un idea totale del film come un rimbalzo totale tra le realtà della ragazza polacca e Nikkie e le loro interpretazioni nei rispettivi film, ricordiamo che uno é il remake dell'altro. Il colmabile, il riempibile rappresenta metaforicamente il completamento del film interrotto dall'omicidio dei due protagonisti che vediamo morti nella stessa posizione in due momenti distinti del film e la riappacificazione di due animi che vivono non solo due contesti temporali distinti ma due diverse dimensioni, il trapasso lo effettua Laura Dern e riesce a richiudere il cerchio di una serenità violata. la ragazza polacca piangente, tornerà a sorridere.
bellissime le soglie dimensionali di Lynch, Il Virgilio di Nikkie, rappresenta la "The Locomotion" ballata coralmente da puttane che varcano le dimensioni spazio-temporali e permettono a Nikkie-dante di acquisire le tre virtù teologali Fede Virtù e Speranza e giungere alla contemplazione purificatrice del fatto delittuoso da lei vissuto effettivamente nella finzione del film, finita la recitazione della scena Nikkie è visibilmente scossa e se ne va, varca alcune soglie, le ultime, per raggiungere nella sua mente la dimensione della ragazza morta, nel darle il tanto bramato eterno riposo, che di riflesso redime se stessa e mette un sorriso sulla bocca dapprima spaventosa della sua vicina di casa, angelo annunciatore, dello sviluppo delle future "troubles" della protagonista.
IL VERO CAPOLAVORO LYNCHIANO E' DAVANTI AI NOSTRI OCCHI. LA SINTESI DEL SUE PENSIERO CHE IL DIGITALE HA AIUTATO NELLA SUA ESPLICITAZIONE, UN SAGGIO QUASI LETTERARIO CHE LASCIA AL RIEMPIMENTO DELL'IMPLICITO UN LAVORO DI DECODIFICA STRENUO AGLI OCCHI DELLO SPETTATORE SPESSO TROPPO ATTENTO A FAR CADERE IL CASTELLO FATATO DI DAVID LYNCH.
UN FILM CHE RAPPRESENTA UNA SOMMITA', UNA BOA
CHE IL CINEMA HA APPENA AGGIRATO APRENDO NUOVE STRUTTURE IMMAGINATIVE.
basta ho scritto troppo ma il film mi è piaciuto ciao a tutti buona notte
matteo |
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Taddeo85
 Reg.: 02 Mar 2007 Messaggi: 5 Da: Albano Laziale (RM)
| Inviato: 02-03-2007 23:26 |
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a VOI L'INTERPRETAZIONE DEGLI ERRORI DI SCRITTURA.
c'est tros tard ce soir mes amis. |
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Taddeo85
 Reg.: 02 Mar 2007 Messaggi: 5 Da: Albano Laziale (RM)
| Inviato: 03-03-2007 00:12 |
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p.s
DEVO IL RIFERIMENTO A PAT GARRETT E BILLY THE KID ESCLUSIVAMENTE ALL'EMERITO STUDIOSO DI CINEMA NONCHE' AFFERMATO RICERCATORE - GIULIO BOTTINI - PERSONALITA' CHE STIMO FORTEMENTE COME FERVIDO ESEMPIO DI ZELO E SIMBOLO DI BRILLANTE CAPACITA' INTERPRETATIVA IN AMBITO CINEMATOGRAFICO MA SOPRATTUTTO UMANO
GRAZIE |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-03-2007 02:19 |
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gran bell'intervento, complimenti
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-03-2007 15:45 |
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quote: In data 2007-03-02 23:16, Taddeo85 scrive:
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Inland Empire é un saggio di cinema e soprattutto un discorso sul suo linguaggio.
...................
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Non quoto tutto per non appesantire queste pagine, ma ottimo davvero, il tuo film mi è piaciuto molto di più del film di Lynch!
Sullo specifico della frase quotata, ecco.., quel "saggio" (parola così vicina al significato di "esercizio di stile"), conferma le mie impressioni su un film per molti versi sublime ma anche troppo concettualizzato. Lo ripeto, a costo di sembrare ripetitivo: di "club silencio" ce n'è uno solo, energia vulcanica che esplode quando meno te lo aspetti, in quella fase di passione totalizzante, non ancora "corrotta" dalle "insidie" dell'amore.., dunque non mediata, studiata, progettata "a tavolino", irripetibile come "non si ripetono le onde del mare in tempesta". IE è un film fintamente dell'ES; in realtà è un deja-vu, qualcosa che sai (a prescindere dal "saggio" e dai prodigi tecnici che non si possono negare) in partenza cosa potrebbe essere; impegna a livello della coscienza, di speculazioni intellettuali, l'inconscio resta lì, a sonnecchiare un po' distratto, un po' annoiato. Non c'è poesia in EI.
La vera lotta di Lynch col suo "duende" è con Mullholand Drive, che vorrei cercare di spiegare rubando le parole del poeta:
"Dall'arco vuoto entra un vento mentale che soffia insistentemente sulle teste dei morti, alla ricerca di nuovi paesaggi e di accenti ignorati; un vento che odora di saliva di bimbo, di erba calpestata e velo di medusa, che annuncia l'incessante battesimo delle cose appena create".
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 03-03-2007 alle 15:51 ] |
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Taddeo85
 Reg.: 02 Mar 2007 Messaggi: 5 Da: Albano Laziale (RM)
| Inviato: 03-03-2007 15:53 |
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quote: In data 2007-03-03 15:45, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-03-02 23:16, Taddeo85 scrive:
...............
Inland Empire é un saggio di cinema e soprattutto un discorso sul suo linguaggio.
...................
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Non quoto tutto per non appesantire queste pagine, ma ottimo davvero, il tuo film mi è piaciuto molto di più del film di Lynch!
Sullo specifico della frase quotata, ecco.., quel "saggio" (parola così vicina al significato di "esercizio di stile"), conferma le mie impressioni su un film per molti versi sublime ma anche troppo concettualizzato. Lo ripeto, a costo di sembrare ripetitivo: di "club silencio" ce n'è uno solo, energia vulcanica che esplode quando meno te lo aspetti, in quella fase di passione totalizzante, non ancora "corrotta" dalle "insidie" dell'amore.., dunque non mediata, studiata, progettata "a tavolino", irripetibile come "non si ripetono le onde del mare in tempesta". IE è un film fintamente dell'ES; in realtà è un deja-vu, qualcosa che sai (a prescindere dal "saggio" e dai prodigi tecnici che non si possono negare) in partenza cosa potrebbe essere; impegna a livello della coscienza, di speculazioni intellettuali, l'inconscio resta lì, a sonnecchiare un po' distratto, un po' annoiato. Non c'è poesia in EI.
La vera lotta di Lynch col suo "duende" è con Mullholand Drive, che vorrei cercare di spiegare rubando le parole del poeta:
"Dall'arco vuoto entra un vento mentale che soffia insistentemente sulle teste dei morti, alla ricerca di nuovi paesaggi e di accenti ignorati; un vento che odora di saliva di bimbo, di erba calpestata e velo di medusa, che annuncia l'incessante battesimo delle cose appena create".
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 03-03-2007 alle 15:51 ]
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Taddeo85
 Reg.: 02 Mar 2007 Messaggi: 5 Da: Albano Laziale (RM)
| Inviato: 03-03-2007 16:03 |
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scusa ma devo imparare la funzione del quote.
su l'inconscio che dorme, annoiato dal troppo concettualizzare non sono eccessivamente d'accordo.
credo che la dinamica concettuale del film sia essenzialmente quella dell'incisione nel subconscio dello spettatore, come del resto puoi verificare notando le numerose sovrimpressioni della testina che incide il disco sulle immagini del film.
lynch è riuscito a tirare via tutto il male possibile, come il residuo in eccesso del disco inciso, in una catarsi apotropaica mai vista prima.
aldilà dell'analisi sul film, ripeto é estremamente importate l'accezione interpretativa, emozionale credo che questo film non abbia in realtà inciso perché i tuoi parametri di giudizio non sono predisposti a questo tipo di reazione, forse hai visto tanti, troppi film, che ti fanno pensare a un deja vu, a un niente di nuovo, forse non avevi voglia di lasciarti esorcizzare, di las ciarti spaventare. Non lo so
puoi definire se il tuo senso di deja vu sia in rapporto al giudizio degli altri film di Lynch o se si tratta di un "già visto" più generale?
Secondo quello che ho espresso sopra mi aspetto da un mostro di bravura come Lynch un prossimo film sulla fals riga di Una storia vera..
Mi sembra davvero che abbia già espulso tutto il perturbante possibile con questo incredibile, toccante Inland Empire
Ciao |
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