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Autore Shortbus
Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 03-12-2006 22:44  
nessuno ha visto questo film ?
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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 04-12-2006 00:09  
cazzo no. però john cameron mitchell è un cazzo di genio. quindi suppongo che questo film sia un cazzo di capolavoro.
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"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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HarryLime

Reg.: 05 Feb 2006
Messaggi: 119
Da: Roma (RM)
Inviato: 04-12-2006 00:58  
non so un mio amico non me ne ha parlato molto bene, mi ha scritto questo:

'è un film tutto fatto di froci che si fanno i pompini e si cantano l'inno americano nel culo continuamente'

ho avuto paura e ho deciso di vedermi lucky luciano di francesco rosi per il roma film festival. Mah
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In Italy for thirty years under the Borgias they had warfare,terror,murder,bloodshed but they produced Michelangelo, Leonardo da Vinci and the Renaissance.In Switzerland they had brotherly love, five hundred years of democracy and what did that produce?

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bunch311

Reg.: 20 Gen 2005
Messaggi: 430
Da: roma (RM)
Inviato: 05-12-2006 19:09  
Lo shortbus sembra essere il covo dove ritrovare ciò che di più a questa società post-moderna manca:il sentimento,il sentire,l'emozione interpersonale.Il sesso usato pornograficamente mostra il suo eccesso,un punto di non ritorno che in molti film segna il marciume e la dissolvenza di ogni valore(misterious skin)qui diventa una base per ridare senso e speranza alla propria vita.Si arriva al limite,tra autofellatio,posizioni impensabili e scene di pure hardocre,ma non c è il vuoto dopo,c'è il buio,un blackout necessario per riscoprirsi e per tentare di trovarsi,in una festa di colori e di suoni che sembrano garantire un nuovo capodanno della vita.
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"tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 05-12-2006 19:32  
quote:
In data 2006-12-05 19:09, bunch311 scrive:
Lo shortbus sembra essere il covo dove ritrovare ciò che di più a questa società post-moderna manca:il sentimento,il sentire,l'emozione interpersonale.Il sesso usato pornograficamente mostra il suo eccesso,un punto di non ritorno che in molti film segna il marciume e la dissolvenza di ogni valore(misterious skin)qui diventa una base per ridare senso e speranza alla propria vita.Si arriva al limite,tra autofellatio,posizioni impensabili e scene di pure hardocre,ma non c è il vuoto dopo,c'è il buio,un blackout necessario per riscoprirsi e per tentare di trovarsi,in una festa di colori e di suoni che sembrano garantire un nuovo capodanno della vita.




dunque, ricerca (impossibile?) dell'altra metà e di sè stessi. proprio come il precedente Hedwig. si si, aspetto sto film col cazzo in mano perdio.
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"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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nicola777

Reg.: 07 Gen 2004
Messaggi: 413
Da: Sestu (CA)
Inviato: 05-12-2006 19:50  

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bliss05100

Reg.: 16 Mar 2004
Messaggi: 777
Da: bologna (BO)
Inviato: 06-12-2006 13:43  
Beh sì d primo acchitto 1potrebbe dire ke è 1mezzo porno.. ma in realtà è molto profondo.. credo.. Cmq a me è piaciuto!
Ah il regista è lo stesso d Hedwing? Quel film devo vederlo!!
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Portami da te, incatenami perchè non sarò mai libero, non sarò mai casto a meno che non mi violenti.

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stilgar

Reg.: 12 Nov 2001
Messaggi: 4999
Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 07-12-2006 14:18  
Io l'ho visto ieri sera e..non so, mi è sembrato addirittura troppo buonista.
Voglio dire..ok ci sono scene assolutamente esplicite (vi lascio immaginare i commenti al cinema) e vengono affrontate in parallelo tre storie apparentemente problematiche.
Gli attori, considerando che sono dilettanti, se la cavano alla grandissima.
Lo stile videocclipparo utilizzato dal regista è molto interessante e completato dall'ottima scelta delle musiche, è vero.
Il finale però sembra quello di un banalissimo filmetto americano per teenagers.
La classica carrellata sui protagonisti con la musica da happy end.
Alla fine non ti lascia con il buco nello stomaco come avrebbe dovuto. Affatto.
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Profundis - L'anima nera della rete

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 07-12-2006 18:51  
concordo con te

il finale è stata la parte peggiore del film
evidentemente è venuta meno l'ispirazione

peccato perchè è un buon lavoro
e meritano appunto una citazione gli attori a quanto pare la maggior parte dei quali poco più che dilettante

però il trio gay mi ha fatto ridere parecchio

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booooh

Reg.: 24 Set 2005
Messaggi: 12
Da: Buco nero (es)
Inviato: 10-12-2006 19:10  
quote:
In data 2006-12-04 00:09, Ahsaas scrive:
cazzo ... cazzo ... cazzo




Commento perfattamente in tema...

Comunque il film non m'è sembrato un capolavoro.
Cameron Mitchell un po' in veste Altman (ma non troppo), poco ispirato e nella scelta della storia, e nella sua trasposizione: regia un po' anonima.
Edwig è lontana anni luce, anche nella scelta della colonna sonora (e forse non poteva essere altrimenti), eccezion fatta per la scena finale, dove il crescendo musicale ha un bell'effetto.
Mi unisco al plauso per gli attori, soprattutto in considerazione della loro inesperienza (comunque è un pezzo che penso che per un attore la professionalità conta un decimo della vocazione e dell'attitudine alla recitazione): ma d'altronde, quanti attori professionisti avrebbero recitato parti simili?

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 11-12-2006 14:13  
Una storia che si apre compulsivamente, penetra e squarcia lo schermo con immagini virulente di sesso omo, etero e sadomaso. Tre piani narrativi legati da una ventilata panoramica aerea che sorvola case di cartone illuminate da luci verde, blu, rosso elettrico, andandosi a concludere in una dissolvenze al bianco, in un flash nel didentro di una delle tante “abitazioni” identiche una all’altra. La location è New York, la città in cui ognuno accorre “per farsi perdonare”, o “scopare” che dir si voglia. E il primo soggetto inanimato su cui la disinibita mdp di Cameron Mitchell si concentra è il grosso alluce della statua della libertà, eterno simbolo, immutato e immutabile, della newyorkesità, quale razza non meglio identificata. Disparata, contraddittoria e problematica perché frutto di un passato frammentato dai personali “sogni americani”, di un presente crollato insieme alle sue iconiche torri e rivolta invece ad un futuro di preoccupante smarrimento, ora che non esistono più tetti così alti da cui poter distinguere la propria posizione rispetto a tutto quello che sta intorno. Rimane il simbolo, il paradigma di questa metropoli del melting pot, quella statua di cui sarebbero rimasti solo alcuni arti fratturati sulla spiaggia de Il pianeta delle scimmie (1968) schaffneriano, e che ora pensa a questa profezia come a qualcosa di artificioso, fantasioso, irreale. E’ infatti una popolazione che vive di raziocinio, pragmatismo e forte consapevolezza dello sconforto da dipendenza del troppo reale che la circonda, delle troppe conseguenze logiche che regolano i rapporti sentimentali e sessuali. Tanto che il ruolo della psicologa è stato soppiantato da quello della sessuologia, Sofia, che non vuole che la si chiami così, che non ha mai avuto un orgasmo in vita sua.
Lo Shortbus è la fetta invisibile dell’aerogramma demografico newyorkese, il locale decentrato e fumoso cui si giunge attraverso il passaparola, il piccolo bus giallo che si occupa di portare a scuola i ragazzi meno fortunati, i giovani emarginati della società. E giovani e confusi sono quelli che siedono sulle poltroncine in pelle lucida dello Shortbus, che scopano per terra e sui tavolini come animali deformi, mutando il proprio aspetto nei bagni o nelle stanzette apposite. Un vero piccolo microcosmo in cui non è difficile ritagliarsi un posto dove stare, per entrare a far parte di gente che non è mai entrata a far parte di nulla, nemmeno della società edonistica di cui sembra praticare le voluttà. In realtà è una ricerca lunga ed insidiosa quella che i ragazzi dello Shortbus hanno intrapreso, una ricerca di radici sentimentali e sessuali che nulla hanno a che vedere con il fottere divertitamente, quanto a quello dalle guance inumidite di lacrime, dai segni rossi sulla pelle battuta dai frustini e dal cuore roso dalla sofferenza, dallo spaesamento di un uomo non più al centro dell’universo, ma aderente ai bordi immanenti del globo terrestre.
Ruolo ininfluente sulla società, dalla quale i protagonisti catturano qualche elemento sporadico particolarmente significativo, che esso sia una fotografia o uno sguardo distratto al Ground Zero. Non badano al lavoro, alla carriera, alla televisione o alla famiglia, semplicemente cercano il sentimento con le persone che amano, o che non riescono ad amare. Angeli belli e dannati che non smaniano a quello che il solito cinema di facciata pseudosociale ci vuole suggerire, pressappoco sesso droga e rock’n’roll. No, gli anni della loro diffusione sono finiti, del distinguere il ragazzo a posto da quello che non lo è, come Larry Clark con Ken Park ci ha insegnato, le villette a schiera sono tutte uguali, difficile distinguere quella dentro cui abita un deviante della socialità da uno della sessualità. Difficile nella middle class di periferia, ancor più intricato discernerli in una metropoli come New York, nella quale anche i gridi di speranza non vengono ascoltati, le fiammelle tenute accese dal caldo dei cuori vengono spente dalla gigantesca oscurità.
Ogni personaggio di Shortbus, secondo lavoro di Cameron Mitchell dopo Hedwig la diva con qualcosa in più, ha qualcosa da affermare, un suicidio, un’impossibilità ad amare, un’impossibilità di orgasmare davanti al “tutto” sordo che circonda la microscopicità dell’essere singolo. Ma è pronto il corto bus giallo ad aprire le porte a soffietto e far salire tutti quelli che lo desiderano, perché per desiderare una vita migliore c’è sempre tempo, e chissà mai che non sia proprio lo Shortbus ad offrire ancora questa possibilità, di desiderio, speranza, riscatto, svolta, redenzione.
Una volta per tutte le storie si interlacciano, interscambiano, confortano l’un l’altra, durante un movimento finale che confonde tutti i piani narrativi, li drammatizza fino all’eccesso del reale, dell’immaginario, del candore. Ognuno raggiunge e realizza il proprio desiderio, non foss’altro che per mezzo del sogno, come Sofia che raggiunge l’orgasmo su una panchina di fronte al mare, dopo aver valicato la foresta del perbenismo, del pregiudizio, dell’arroccamento sempre più temibile di falsi ideali e menzognere sicurezze.
Questi ragazzi e queste ragazze si troveranno in ultimo l’uno di fronte all’altra, insieme per un pezzo finale cantato en travesti. Poi ognuno per la propria strada, ognuno, se lo desidererà, potrà scendere dallo Shortbus quando vorrà, risalire i suoi gradini oppure no.
Una cosa è certa, lo Shortbus sarà sempre pronto ad accogliere tutti i figli delle stelle, che sentono nostalgia di casa e per consolarsi si scopano. Per questo non dovrebbero poter parlare, per questo loro gridano e piangono, aiutano i sentimenti a intraprendere il cammino giusto verso casa, verso il cuore.
Già pubblicato qui
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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rob92853

Reg.: 29 Set 2004
Messaggi: 12
Da: Torino (TO)
Inviato: 14-12-2006 03:18  
Son d'accordo con chi si lamenta del finale troppo happy end. Troppo inno all'amore universale. Troppo relativista.
La cosa però veramente interessante e innovativa è che per la prima volta (scusate l'ignoranza sennò)il sesso in un film non è usato come elemento provocatorio o di rottura o di morbosità o di denuncia ecc. ecc.
E' semplicemente mostrato. Come si mostra una scena in un bar, come elemento di quotidianità. Come elemento di verità e parte fondamentale della vita di ognuno di noi.
Questo permette ai personaggi di gettare la maschera. Così che la terapista del sesso non è la terapista del sesso, ma è la ragazza che non riesce ad avere l'orgasmo.
Così come nella realtà il sesso è, forse, l'occupazione in cui ognuno di noi è maggiormente se stesso, così nel film ci permette di conoscere + a fondo i personaggi. Li caratterizza. Tutto è girato con una tale leggerezza e normalità che anche le scene che dovrebbero essere più hard tutto al più in sala suscitano una risata. Il film rimuove i pregiudizi. Alla fine ciò che all'inizio, andando a vederlo ,ti sembrava provocatorio o imbarazzante ti risulta normale.
Per concludere la Pornografia in questo film non c'è, ma immagini di gente che fa sesso.

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Bada, non dire mai a nessuno che non è libero perchè quello si darà un gran da fare ad uccidere e a massacrare per dimostrarti che lo è.....
Easy Rider

[ Questo messaggio è stato modificato da: rob92853 il 14-12-2006 alle 03:24 ]

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Danikr

Reg.: 09 Mar 2007
Messaggi: 138
Da: Crotone (KR)
Inviato: 13-04-2007 21:59  
L'ho visto oggi. Lo avevano definito un capolavoro, ma l'ho trovato molto "moscio", nonostante i diversi falli duri che si vedono nel film.
Una storia interessante è stata quella della sessuologa che non aveva mai avuto un orgasmo e che con il marito "impotente" (come lo chiamerà nella seconda metà del film) non riusciva ad "arrivare".
Compie una introspezione, attraverso il bacio con il trans e le "toccatine" con la sadica, ricordando la figura forte paterna che da piccola la fissava come se volesse possederla. Forse da lì il suo blocco.
Poi il trio gay... roba già vista, anche se non avevo mai visto scene così esplicite in un film... come l'autofellatio (non l'atto in sè perchè si è già visto, ma la telecamera ferma sull'"arrivo" finale e tutto quello sperma) e la leccata al sedere durante il menage a trois.

Carino, ma niente di che.

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