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Autore Voltati Eugenio
Estenava

Reg.: 04 Nov 2004
Messaggi: 3185
Da: Pisa (PI)
Inviato: 18-07-2005 03:15  
Film di Luigi Comencini del 1980. La storia racconta di Eugenio, quattordicenne figlio di convinti sessantottini la cui unione inizia a scricchiolare fin dopo la sua nascita, per poi terminare in una consensuale vita separata. La vita del bambino è raccontata attraverso episodi in flash-back, raccolti da quello del suo abbandono in campagna da parte di un amico del padre Giancarlo, infastidito dal suo comportamento, e delle successive ricerche per ritrovarlo. Scopriamo così le vicende di due figli dei fiori incapaci (ma forse neppure desiderosi) di costruire e mantenere una relazione stabile, e del loro figlio trattato da loro e dai parenti più prossimi come un pacco da scaricare. Eugenio cresce così con un forte senso di abbandono e solitudine, che in alcuni casi si riflette con atteggiamenti di ribellione, in altri con timorose richieste d'affetto. Il suo personaggio (interpretato da un bravissimo Francesco Bonelli) è descritto con grande sensibilità dal regista lombardo, che scava nelle relazioni in deterioramento progressivo della società del tempo; che, eppure, pare dotata di un grado di sincerità oggi perduto. Anche i nonni paterni (bravo Bernard Blier), pur affezionati al nipote, non vogliono accollarsi la responsabilità di un bambino che avrebbe bisogno di una famiglia stabile. Bambino che si rende lucidamente conto della sua condizione di "reietto", e che, in uno dei suoi tanti traslochi dalla casa dei nonni a quella paterna, si porta dietro due animali: un'oca, a cui ha dato il nome della madre, ed un coniglio, simbolo del padre.
La lettura più lucida della vicenda la dà il simpaticissimo Memè Perlini (l'amico di Giancarlo) quando è costretto a parlare di fronte al commissario dei carabinieri: il suo è stato sì un gesto sciocco, ma in fin dei conti avrebbe risolto una questione che tutti, all'interno della famiglia di Eugenio, tiravano a protrarre, ma nessuno aveva il coraggio di affrontare decisamente. Il fatto - dice - è che oramai i figli non son più "il bastone della vecchiaia" per i genitori, anzi, sono dei pesi che spesso una coppia deve portarsi a lungo sulle spalle. Così si spiega anche il riferimento alla "selezione naturale" che aveva tentato di buttar lì di fronte al padre inferocito per la scomparsa del figlio. E sempre il volto Perlini si presta a mostrare lo sguardo irridente e profondo del regista quando, nell'ultima scena, dopo il ritrovamento di Eugenio in una cascina, spinge il ragazzo a scappare di nuovo dalla famiglia al completo, che ancora una volta vorrebbe scaricarlo, e ad affrontare da solo l'età matura.

Bravi gli attori, forse un po' meno la protagonista Dalila Di Lazzaro.
La sceneggiatura costruita per flash-back non mi è parsa molto fluida, ma resta comunque più che accettabile.
Ben costruiti sono gli interni, e molto orecchiabile e gradevole è la canzone "Ora sono qui" che accompagna l'intero film (anche se, forse, non è ben intonata al clima narrativo).

Comencini dimostra una incredibile capacità di sviluppare con leggerezza eppur intelligenza una storia tanto complessa; la sua analisi aleggia sul film senza pesare per l'intera durata, dando però di tanto in tanto degli affondi che scuotono.



P.S.: la trama della scheda di FilmUP è totalmente fuorviante.


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Prendo le dovute distanze da tutto ciò che dico.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Estenava il 18-07-2005 alle 15:08 ]

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