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il mestiere dell'attore |
Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 01:28 |
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quote: In data 2007-01-16 01:26, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:22, Marienbad scrive:
Faceva ridere?
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poteva valere sia come frase seria che come battuta...
l'ho intesa nel senso che sarebbe stato meglio se il regista fosse un altro, ma forse non era quello che intendevi. In ogni caso sono d'accordo, con la differenza che per me il risultato senza Scorsese sarebbe stato peggiore, quindi la parte importante del messaggio è arrivata.
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Cazzo, ora che l'ho riletta ha fatto ridere anche me, ma purtroppo non era intenzionale...
Ma la parte importante è, come dici tu, arrivata, quindi amen.
Perdipiù non solo mi fa schifo Scorsese, ma anche DeNiro, indi mi ritiro, non vorrei cominciare a delirare...
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 16-01-2007 01:30 |
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quote: In data 2007-01-16 01:28, AlZayd scrive:
Non c'è un cazzo da fare, è la più veloce, filminante, la migliore!
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Ecco, poi mi coccolate così e io cedo alle lusinghe...
Ciaccerare con voi è sempre e comunque molto stimolante.
Vado a letto.
Notte uomini
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 16-01-2007 01:31 |
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quote: In data 2007-01-16 01:26, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:18, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:01, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:44, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:25, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-15 21:09, mescal scrive:
Il cinema di Cassavettes, che è stato citato, è in realtà un progetto collettivo in cui la recitazione gioca il ruolo fondamentale, ed è fondamentale che gli attori si sottopongano a un training che li rende parte attiva del processo creativo, tanto che Cassavettes è uno dei registi che preferisce affidarsi a determinati attori che ritroviamo di film in film.
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La scuola di recitazione di Cassavetes è ricerca collettiva ma improvvisativa - niente a che vedere con i dettami dell'Acrot Studio - è ciò si nota nei primi film: Shadows, Faces, Blues di mezzanotte... e nell'immenso capolavoro che è Assassinio di un allibratore cinese, altro raro e stupefacente esempio di interprete - un grande ed insieme sommesso Ben Gazzara - "messinscensa". Anche nei film successivi in cui ripropone i suoi attori feticcio, tra cui la moglie Gena Rowlands, una vera grande star senza lustrini.., le interpretazioni sono quanto di più lontano dagli stilemi hollywoodiani.
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Ma infatti l'Actor's Studio alla fine è basato su un realismo che è molto più esteriore, almeno se devo valutarlo in base agli attori di Hollywood che hanno detto di provenire da quella scuola...
Vista con i nostri parametri odierni, la tecnica Actor's Studio appare molto più esteriore ed estetizzante.
Tecnica che comunque è di provenienza teatrale, nasce nell'ambito del Group Theatre a partire dal metodo Stanislavski. Tra l'altro io ho letto un libro di Stanislavski, e identificare un vero e proprio metodo Stanislavski secondo me è una forzatura successiva, in realtà la sua ricerca era in continuo movimento e non credo che sia mai arrivato a stabilire un metodo fisso e definitivo.
Il metodo dell'Actor's Studio ha anche dato origine a molte prese in giro, per la questione della memoria emotiva - pensa a quando eri bambino e ti è morto il gatto, per fare scene tragiche, eccetera...- mentre la ricerca di Cassavetes era sia sull'attore che sul personaggio, e idealmente era contemporanea alla scrittura della sceneggiatura. In pratica la sceneggiatura doveva svilupparsi proprio a partire dal'improvvisazione degli attori...
Un vero e proprio metodo conoscitivo, se vogliamo un grande tentativo utopico di risolvere la contraddizione interna al cinema tra la sua natura di strumento conoscitivo ma contemporaneamente di spettacolo.
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Ottimo! (però non ho letto Stanislawki).
Cassavetes spalancò nuovi orizzonti; fu una via di mezzo tra le spesso improbe sperimentazioni dell'underground americano, e un cinema più fruibile, sempre di elevatissima qualità.
Ah.. è il free cinema inglese?
Karel Reisz.., Morgan matto da legare, Sabato sera domenica mattina.; Lindsay Anderson; il primo cinema di Forman: Gli amori di una biona; L'asso di picche.., fantastici! Interpreti che quasi non si ricoedano e che pure sono il "film".
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Beh, il free cinema comunque ha avuto i suoi divi... forse perché erano film molto centrati sui personaggi principali. ho molto impresso il Richard Harris di Io sono un campione, anche se controllando la filmografia ho scoperto che in realtà non lavorò poi tanto nel cinema inglese... Ma anche David Warner è uno degli attori che ricordo meglio... poi da lì sono venuti anche i vari Michael Caine, Julie Christie...
Inevitabilmente tutte le onde di rinnovamento si sono legate a un loro divismo, anche quella francese... lo hanno fatto meno forse quelle che oggi si ricordano meno: per esempio, chi erano i divi del cinema novo (qui mi espongo probabilmente al rischio di essere facilmente smentito)?
Forman forse sceglieva personaggi un po' più anonimi, però dell'unico che ho visto di quel periodo,
Gli amori di una bionda, sarà un caso ma ricordo perfettamente la faccia del protagonista...
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Perchè era una bonazza.., mascarone!
Si, il free-cinema ha avuto i suoi divi, ma sempre in maniera non canocia. Esemplifico.., tanto a questo punto ci capiamo, abbiamo già detto. E poi che fai.., parli di cinema novo e vorreti che non citassi Antonio das mortes di Glauber Rocha! Ottimo esempio pure quello.., ne parlammo, ricordi?
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cazzo ma io mi ricordo un tizio con un nasone... eppure ho controllato la trama ed effettivamente è la storia della bionda, come dice il titolo...
anche la storia la ricordo, ma mi sembra strano che questa andasse fino a Praga per incontrare quello che ricordo io come attore nel film...
probabilmente sto facendo un mix... |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 16-01-2007 01:32 |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 01:33 |
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quote: In data 2007-01-16 01:25, Marienbad scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:15, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:12, Marienbad scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:05, Marienbad scrive:
Non condivido Giuse. Quando parlo di linguaggio mi riferisco all'organizzazione di codici organizzati, a loro volta, dai segni che il teatro non possiede. Il teatro non può essere considerato un linguaggio in quanto non possiede una sintassi propria.
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L'ho detto un po' di merda, è che ho sonno e non ce la fo.
Però insomma, mentre il cinema possiede una grammatica che organizzi la rappresentazione, il teatro possiede solo un'organizzazione.
La questione è totalmente differente.
Uno possiede un linguaggio, l'altro no, non è che siamo di fronte a due linguaggi diversi.
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Sono davvero curioso, quando ti senti in vena magari mi illustri meglio che sicuramente ne sai più di me.
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Ti dico solo semplicemente che un linguaggio produce un senso, il cinema funziona in questo modo. Nel teatro non viene prodotto un senso, si tratta solo di rappresentare un senso che esiste a priori.
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Fino al senso filmico c'ero, devo solo focalizzare perchè il teatro, come ogni altra arte, non abbia un senso proprio che partendo da un "testo" fisso, non possa di volta in volta rielaborarsi, riscoprirsi in un nuovo senso. Come la musica.., sta tutto scritto, ma ogni volta un pezzo lo si suona in maniera nuova, anzi, a volte, ed è un culmine interpretativo, come se non fosse stato scritto...
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-01-2007 alle 01:34 ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 01:37 |
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quote: In data 2007-01-16 01:31, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:26, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:18, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 01:01, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:44, mescal scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:25, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-15 21:09, mescal scrive:
Il cinema di Cassavettes, che è stato citato, è in realtà un progetto collettivo in cui la recitazione gioca il ruolo fondamentale, ed è fondamentale che gli attori si sottopongano a un training che li rende parte attiva del processo creativo, tanto che Cassavettes è uno dei registi che preferisce affidarsi a determinati attori che ritroviamo di film in film.
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La scuola di recitazione di Cassavetes è ricerca collettiva ma improvvisativa - niente a che vedere con i dettami dell'Acrot Studio - è ciò si nota nei primi film: Shadows, Faces, Blues di mezzanotte... e nell'immenso capolavoro che è Assassinio di un allibratore cinese, altro raro e stupefacente esempio di interprete - un grande ed insieme sommesso Ben Gazzara - "messinscensa". Anche nei film successivi in cui ripropone i suoi attori feticcio, tra cui la moglie Gena Rowlands, una vera grande star senza lustrini.., le interpretazioni sono quanto di più lontano dagli stilemi hollywoodiani.
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Ma infatti l'Actor's Studio alla fine è basato su un realismo che è molto più esteriore, almeno se devo valutarlo in base agli attori di Hollywood che hanno detto di provenire da quella scuola...
Vista con i nostri parametri odierni, la tecnica Actor's Studio appare molto più esteriore ed estetizzante.
Tecnica che comunque è di provenienza teatrale, nasce nell'ambito del Group Theatre a partire dal metodo Stanislavski. Tra l'altro io ho letto un libro di Stanislavski, e identificare un vero e proprio metodo Stanislavski secondo me è una forzatura successiva, in realtà la sua ricerca era in continuo movimento e non credo che sia mai arrivato a stabilire un metodo fisso e definitivo.
Il metodo dell'Actor's Studio ha anche dato origine a molte prese in giro, per la questione della memoria emotiva - pensa a quando eri bambino e ti è morto il gatto, per fare scene tragiche, eccetera...- mentre la ricerca di Cassavetes era sia sull'attore che sul personaggio, e idealmente era contemporanea alla scrittura della sceneggiatura. In pratica la sceneggiatura doveva svilupparsi proprio a partire dal'improvvisazione degli attori...
Un vero e proprio metodo conoscitivo, se vogliamo un grande tentativo utopico di risolvere la contraddizione interna al cinema tra la sua natura di strumento conoscitivo ma contemporaneamente di spettacolo.
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Ottimo! (però non ho letto Stanislawki).
Cassavetes spalancò nuovi orizzonti; fu una via di mezzo tra le spesso improbe sperimentazioni dell'underground americano, e un cinema più fruibile, sempre di elevatissima qualità.
Ah.. è il free cinema inglese?
Karel Reisz.., Morgan matto da legare, Sabato sera domenica mattina.; Lindsay Anderson; il primo cinema di Forman: Gli amori di una biona; L'asso di picche.., fantastici! Interpreti che quasi non si ricoedano e che pure sono il "film".
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Beh, il free cinema comunque ha avuto i suoi divi... forse perché erano film molto centrati sui personaggi principali. ho molto impresso il Richard Harris di Io sono un campione, anche se controllando la filmografia ho scoperto che in realtà non lavorò poi tanto nel cinema inglese... Ma anche David Warner è uno degli attori che ricordo meglio... poi da lì sono venuti anche i vari Michael Caine, Julie Christie...
Inevitabilmente tutte le onde di rinnovamento si sono legate a un loro divismo, anche quella francese... lo hanno fatto meno forse quelle che oggi si ricordano meno: per esempio, chi erano i divi del cinema novo (qui mi espongo probabilmente al rischio di essere facilmente smentito)?
Forman forse sceglieva personaggi un po' più anonimi, però dell'unico che ho visto di quel periodo,
Gli amori di una bionda, sarà un caso ma ricordo perfettamente la faccia del protagonista...
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Perchè era una bonazza.., mascarone!
Si, il free-cinema ha avuto i suoi divi, ma sempre in maniera non canocia. Esemplifico.., tanto a questo punto ci capiamo, abbiamo già detto. E poi che fai.., parli di cinema novo e vorreti che non citassi Antonio das mortes di Glauber Rocha! Ottimo esempio pure quello.., ne parlammo, ricordi?
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cazzo ma io mi ricordo un tizio con un nasone... eppure ho controllato la trama ed effettivamente è la storia della bionda, come dice il titolo...
anche la storia la ricordo, ma mi sembra strano che questa andasse fino a Praga per incontrare quello che ricordo io come attore nel film...
probabilmente sto facendo un mix...
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Minkia, allora sei ghei? Avevo letto che, che ricordavi la protagonista...
Notte!
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 01:46 |
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quote: In data 2007-01-16 01:05, Marienbad scrive:
Non condivido Giuse. Quando parlo di linguaggio mi riferisco all'organizzazione di codici organizzati, a loro volta, dai segni che il teatro non possiede. Il teatro non può essere considerato un linguaggio in quanto non possiede una sintassi propria.
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mi pare un problema più per i semiologi che per chi il teatro lo vive.
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 02:12 |
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boh. benchè marienbad abbia scritto delle cose interessanti e che la sua impostazione, il primato dello sguardo, sia sostanzialmente giusta, c'è qualcosa di ideologico e dogmatico nella sua impostazione.
mi sembri esasperare i toni di una specie di crociata a favore della regia contro la recitazione, come per controbbattere a una concezione di uso corrente che però nessuno ha espresso. La prova di ciò è che a un certo punto hai sentito il bisogno di darti della più fica e di darti la ragione, ma in realtà nessuno qui ha detto che avevi torto...
Per come la vedo io, la tua impostazione (non mi viene un sinonimo più acconcio, ma si è anche fatta una certa) è sì condivisibilissima, ma anche piuttosto accademica, e rappresenta più un punto di partenza che un punto di arrivo. "ecco, questo è lo specifico cinematografico, questa la gerarchia": bene, l'abbiamo detto, ma andiamo avanti.
Anche perchè poi si arriva a boutade come quella dei manichini e io invece credo che il cinema si componga di una somma di performance tutte importanti, dal soggettista all'attrezzista. Poichè non può essere un uomo senza qualità, chiedo di nuovo quale debba essere la qualità dell'attore, al di là dell'aquiescenza allo sguardo registica in cui tu fai scolorare tutta la sua personalità, come se tutti potessero (potessimo) interpretare tutti i ruoli, meri segnaposto, coordinate spaziali sacrificate al magistero dell'immagine.
Non credo che a parlare di bravura dell'attore si faccia un passo indietro-
Un altra cosa. Tu auspichi un cinema antidivistico di facce sconosciute, ma questo non va bene per tutti i tipi di cinema. Quello americano in particolare è mitologico, è un cinema di supereroi: Batman o Butch Cassidy non vengono "indagati", ma troneggiano sullo schermo, sono icone (e qui quoto indirettamente tutto mescal). è la pesante eredità di Omero.
_________________
Non so se dio esiste, ma qualcuno deve pur amministrare le coincidenze.
[ Questo messaggio è stato modificato da: vietcong il 16-01-2007 alle 02:21 ] |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 16-01-2007 04:35 |
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quote: In data 2007-01-16 00:01, AlZayd scrive:
è proprio in quei primi due decenni, esattamente nel 1916, che Griffith, con Nascita di una nazione, fa nascere il cinema come arte, gettando le solide basi anche del cinema moderno.
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infatti, Nascita di una Nazione è del 1915, esattamente 20 anni dopo L'uscita dalle fabbriche Lumiere. avresti dovuto semmai bacchettarmi sul fatto che Griffith ha creato il cinema già parecchio tempo prima di Birth of a Nation (uno dei suoi corti più famosi, The lonely villa, se ben ricordo è de 1909), ma è chiaro che con "i primi due decenni" intendevo "pregriffith".
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 16-01-2007 05:01 |
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comunque questo topic mi ha fatto venire in mente che prendere attori dalla strada per farli recitare in maniera del tutto innaturale, caricando loro e i loro personaggi di drammaticità quasi - appunto - teatrale, è una vera merda.
quindi affanculo un'altra volta a ladri di biciclette.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 16-01-2007 05:37 |
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tralaltro con questo post sono riuscito a chiarire un po' la mia posizione, che è più o meno a metà tra marien e viet.
non c'è un (più o meno specifico) "modo giusto" di recitare, poiché - per dirlo in breve, che sono anche le 5 passate - ci sono film e film, regie e regie. con questa banalità voglio dire che ci sono film in cui bisogna essere naturali (cioè come dice marien, "E' chiaro che al cinema l'interpretazione tende a funzionare di più se l'attore recita il meno possibile, la naturalezza è la chiave dell'interpretazione cinematografica"), e casi in cui può esserci bisogno di una recitazione marcata, caricata, enfatizzata, non (assolutamente!) per dare drammaticità, ma sempre e comunque per appoggiare il pensiero che sta dietro quel particolare tipo di sguardo con cui l'autore dirige il film.
per tornare su un paio di esempi già introdotti, è verissimo che in Dogville la Kidman si recita addosso, ed è non tanto bello quanto necessario che lo faccia, data la natura totalmente antiteatrale dell'opera, e dato quello che rappresenta l'icona-Kidman (un'icona, appunto; del cinema americano in cui, come giustamente dicevano sia mescal che vietcong, spesso c'è bisogno di attori e volti ben noti, per quello che rappresentano nell'immaginario popolare e del pubblico).
nel cinema espressionista tedesco, praticamente tutti gli attori recitavano ben sopra le righe, ma non avrebbero potuto fare diversamente, dato che nel profilmico tutto era stilizzato e deformato; lì più che altrove la performance recitativa di un attore era un quasiasi oggetto di scena.
poi si potrebbe parlare di Nicholson in Shining, la cui interpretazione "che giustamente fa quasi ridere con i suoi modi da cartoon, costruisce un personaggio di cartone, un corpo totalmente assoggettato a una forza che lo fa muovere per i corridoi scompostamente, che lo fa giocare a palla con violenza, che ne tende la pelle sopra i muscoli"...
insomma, anche quando serve, non è mai la qualità della smorfia a fare il valore dell'interpretazione, quanto il fatto che ci sia, o meglio che l'autore abbia fatto in modo che ci sia, richiedendola o anche cogliendola.
_________________
Murphy era un ottimista.
[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 16-01-2007 alle 05:45 ] |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 16-01-2007 08:48 |
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quote: In data 2007-01-16 01:37, AlZayd scrive:
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Minkia, allora sei ghei? Avevo letto che, che ricordavi la protagonista...
Notte!
[/quote]
mi ricordo pure lei, però mi ricordavo il film impostato sul personaggio maschile...
invece era la storia di lei... alla fine me lo ricordo il film, c'è lui che non la caga più... la faccia del tizio m'è rimasta impressa, ma non è che sia un ricordo erotico o che...
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HistoryX
 Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 16-01-2007 09:06 |
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E bravo sandrix. Sono d'accordissimo, non esiste un estremo statico nel dire "cinema".
Per quanto riguarda il teatro il discorso è molto più ampio di quello che potrebbe sembrare, è verissimo che in rapporto al cinema è di 1 all'infinito forse, ma analizzato singolarmente contiene molte più sfaccettature della semplice etichetta "monocodice".
Il teatro ha un qualcosa che il cinema per quanto si sforzi non può e non potrà mai avere, l'immergere lo spettatore nel vivo: musica, luci, espressioni tangibili, impressioni materiali che possono squotere e stendere persino, quasi si osservi un quadro e ci s'immerga dentro le nevrosi insostenibili dell'autore.
Dietro l'attore e la rappresentazione c'è un lavoro "reale", non si tende a suscitare emozioni, ma una sola emozione, quella precisa richiesta, e soprattutto in quel momento, non c'è la fase di montaggio, dev'essere per forza "buona la prima", sembra riduttivo, ma l'essenzialità oggettiva non è uno scherzo.
Nel mondo del teatro un regista o un attore cane non dura molto, nell'altro può divenire anche un mito, un applauso alla magia del cinema.
_________________ [ Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. (Johann Wolfgang Göethe) ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-01-2007 12:34 |
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quote: In data 2007-01-16 04:35, sandrix81 scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:01, AlZayd scrive:
è proprio in quei primi due decenni, esattamente nel 1916, che Griffith, con Nascita di una nazione, fa nascere il cinema come arte, gettando le solide basi anche del cinema moderno.
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infatti, Nascita di una Nazione è del 1915, esattamente 20 anni dopo L'uscita dalle fabbriche Lumiere. avresti dovuto semmai bacchettarmi sul fatto che Griffith ha creato il cinema già parecchio tempo prima di Birth of a Nation (uno dei suoi corti più famosi, The lonely villa, se ben ricordo è de 1909), ma è chiaro che con "i primi due decenni" intendevo "pregriffith".
|
Hai ragione, partivo, non so perchè, da un anno zero che facevo coincidere col 1900. In fondo è quella la data in cui si fanno convenzionalmente risalire i primi vagiti del cinema. Vale anche per il corto di Griffith, ma è evidente che nulla nasce da nulla.., così, all'improvviso, come i cavoli.., dunque il vero "manifesto" della nascita del cinema come arte, è Nascita di una nazione. Poi la "paleontologia" potrebbe spiegare molte più cose, ma è una palestra frequentata da pochi... |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 16-01-2007 12:46 |
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quote: In data 2007-01-16 12:34, AlZayd scrive:
quote: In data 2007-01-16 04:35, sandrix81 scrive:
quote: In data 2007-01-16 00:01, AlZayd scrive:
è proprio in quei primi due decenni, esattamente nel 1916, che Griffith, con Nascita di una nazione, fa nascere il cinema come arte, gettando le solide basi anche del cinema moderno.
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infatti, Nascita di una Nazione è del 1915, esattamente 20 anni dopo L'uscita dalle fabbriche Lumiere. avresti dovuto semmai bacchettarmi sul fatto che Griffith ha creato il cinema già parecchio tempo prima di Birth of a Nation (uno dei suoi corti più famosi, The lonely villa, se ben ricordo è de 1909), ma è chiaro che con "i primi due decenni" intendevo "pregriffith".
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Hai ragione, partivo, non so perchè, da un anno zero che facevo coincidere col 1900. In fondo è quella la data in cui si fanno convenzionalmente risalire i primi vagiti del cinema. Vale anche per il corto di Griffith, ma è evidente che nulla nasce da nulla.., così, all'improvviso, come i cavoli.., dunque il vero "manifesto" della nascita del cinema come arte, è Nascita di una nazione. Poi la "paleontologia" potrebbe spiegare molte più cose, ma è una palestra frequentata da pochi...
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Io penso che sia molto importante anche il ruolo di Porter, nello sviluppo del cinema narrativo.
Ci tengo anche a dire che, benché gli americani abbiano sviluppato la sintassi del montaggio e della narratività del cinema, e Griffith l'abbia definitivamente sistematizzata, ai Lumiere e ai loro operatori va comunque riconosciuto il merito di aver creato le immagini più belle, nelle loro bobine a una sola inquadratura.
Se hai una carta di credito con cui fare acquisti internazionali, ti consiglio l'acquisto di questo dvd:
http://www.amazon.com/Lumiere-Brothers-First-Films/dp/B00000F17D
una carrellata di film Lumiere con un commento davvero spassoso di Bertrand Tavernier. Se utilizzassi emule potresti scaricarlo, ma ho letto che non lo fai...
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