FilmUP.com > Forum > Tutto Cinema - John Carpenter, Distretto 13 - Le brigate della morte
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Autore John Carpenter, Distretto 13 - Le brigate della morte
Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 03-09-2003 17:42  
Non hai detto nulla. Questo lo sai.
No seanma non affannarti ora, ne parliamo stasera.
_________________
"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 03-09-2003 20:47  
Aldilà dei gusti personali già un paragone fra il cinema di Mann e quello di Kubrick lo trovo meno forzato.
Per il modo di intendere il cinema vedrei bene un accostamento fra Carpenter e Walter Hill..
_________________
No hay banda,non c'è una banda
è tutto..tutto registrato
No hay banda...eppure
Noi sentiamo una banda

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 03-09-2003 20:49  
Si anche io. Sono due autori degli anni 80 in tutto e per tutto. e sono anche due dei migliori autori tra l'altro. Entrambi si sono un po' persi, ma film come Danko o Fog sono comunque storia.
_________________
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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 03-09-2003 21:48  
penso anbch'io che il mio precedente post sia abbastanza inutile....
_________________
sono un bugiardo e un ipocrita

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
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Da: Milano (MI)
Inviato: 03-09-2003 21:55  
quote:
In data 2003-08-31 14:42, Tristam scrive:
Carpenter non e' Kubrick?
No, certo. Per me gli e' anche superiore. La storia ne ha fatto un regista di Horror e fantascienza. Bene. Non e' un problema. La gente si ferma ai generi. Credo che Carpenter sia un esempio di cinematografia estremamente nobile. Originale e pieno di stile. Kubrick sottilmente ha sempre copiato a destra e sinistra. Da Wisemann a John Huston... Direi che e' troppo sopravalutato (basti vedere cosa dice la gente di Arancia Meccanica), furbo e la gente ci casca regolarmente.
Meglio Carpenter

_________________
"Io è un altro"
e
"Non parlate al conducente"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 31-08-2003 alle 14:44 ]

Mattia come al solito cadi nel tuo tranello. Ho letto tutto così bene tanto da condividere, fino a quando con la tua stupida saccenza hai giudicato: "la gente ci casca". povero Arancia. Povero regista furbo.
regista? furbo?
S.K lo era proprio!
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la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 03-09-2003 21:56  
quote:
In data 2003-09-03 21:55, gmgregori scrive:
quote:
In data 2003-08-31 14:42, Tristam scrive:
Carpenter non e' Kubrick?
No, certo. Per me gli e' anche superiore. La storia ne ha fatto un regista di Horror e fantascienza. Bene. Non e' un problema. La gente si ferma ai generi. Credo che Carpenter sia un esempio di cinematografia estremamente nobile. Originale e pieno di stile. Kubrick sottilmente ha sempre copiato a destra e sinistra. Da Wisemann a John Huston... Direi che e' troppo sopravalutato (basti vedere cosa dice la gente di Arancia Meccanica), furbo e la gente ci casca regolarmente.
Meglio Carpenter

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"Io è un altro"
e
"Non parlate al conducente"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 31-08-2003 alle 14:44 ]

Mattia come al solito cadi nel tuo tranello. Ho letto tutto così bene tanto da condividere, fino a quando con la tua stupida saccenza hai giudicato: "la gente ci casca". povero Arancia. Povero regista furbo.
regista? furbo?
S.K lo era proprio!


n-o-n- d-i-r-l-o-!Così fa la paternale pure a te!
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sono un bugiardo e un ipocrita

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 03-09-2003 22:54  
Lo era proprio. Come Cameron e Spielberg. Un vero uomo d'affari!

Ok torniamo a fare i furbi.
A tra poco vi posto il messaggio che vi avevo promesso.
_________________
"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 04-09-2003 00:30  
Non ho molta voglia di ripetermi per l'ennesima volta anche per non mi interessa in fondo cercare di convincere nessuno.
Io il cinema lo vivo dall'interno e sono convinto della mia posizione perchè è per sua natura una posizione più evoluta. Non migliore, ma proprio più evoluta. la critica ha paura di essere considerata critica solo perchè chi pretende di farla sono persone poco conscie dell'oggetto di cui discutono.
Credo che nessuna delle vostre idee potrebbe essere condivisa da persone che il cinema lo hanno studiato, che lo fanno e di cui ne parlano ad "alto livello".
E se vogliamo poi parlare di livello allora potremmo anche tirare in ballo l'evoluzione e il livello di coscienza che si acquisisce con questa. Coscienza che è poi conoscenza e che coinvolge passione ed emozione.
Voi tendete a preservare un'idea e un approccio al cinema che sia soprattutto incanto e magia, con questo vi fermate agli aspetti superficiali e non leggete il linguaggio che parla dietro ad un'opera. di questo ne sono convinto, lo so e lo sanno tutte le persone come me.
Credete che io sia qui soltanto per cercare di umiliarvi, io invece credo che la mia sia una reazione all'ingenuità (innocua per altro) di quelli che cercano di presentarmi il cinema come una cosa che non è più per me.
Ho studiato e sudato, davanti ai film. Ho provato rabbia e invidia. Ma sono arrivato a questo punto che mi soddisfa.
Dopo avere fatto video, dopo avere scritto e letto libri e articoli e dopo avere parlato per anni di cinema con persone che mi hanno insegnato a districarmi ho raggiunto una certa coscienza. Non è più quella di una volta. Ogni emozione di un tempo adesso sta più in basso e più in alto. Ecco allora perchè vi ripropongo cose già dette tante volte...

Negli anni 50 in Francia si sviluppò sulle pagine dei Chaiers du Cinema un dibattito che porto' alla formulazione teorica della politica degli autori. Questa "politica" ideologica porto' alla definizione di una vera e propria idea di Cinema. La maggior parte dei film di allora, come adesso, erano costituiti da una somma di eccellenze: buona fotografia, recitazione espressiva, ma soprattutto da una sceneggiatura dalla costruzione perfetta e ben dialogata. La "rivoluzione" consistette nell'identificare la riuscita di un film unicamente attraverso quegli elementi caratteristici del cinema. Nulla di importante in fondo! Già molti autori lo facevano, ma forse nessuno lo aveva mai veramente detto.
“Questo significava dare maggiore importanza alla forma e comportava il riconoscimento del cinema come vocazione indipendente, disciplina e mestiere assolutamente autonoma, rispettata per i suoi specifici "scopi" e non considerata come semplice contenitore comunicativo”. La morale di un film (il suo contenuto, il suo messaggio), xkè cmq una morale esiste, si trova interamente nella forma cinematografica scelta dall'autore (inquadrature, movimenti di macchina, montaggio). Questo situa il pensiero di un film “nella sua forma liberando il giudizio dei film da qualsiasi nozione di contenuto (non esiste più distinzione gerarchica tra grandi e piccoli soggetti, buoni e cattivi messaggi) e contenitori (le condizione economiche, politiche, ecc..)”. Il soggetto del film diventa la mise en scene (la messa in scena). Il cinema viene riconosciuto come disciplina autonoma. Certo tutte queste idee nel cinema esistevano già. La storia del cinema non è certo stata fatta da incompetenti e quindi già altri registi, prima della ridefinizione teorica e pratica (!!!) degli anni 50, avevano proposto un cinema libero dalle contaminazioni delle altre discipline per rivolgersi verso i mezzi propri del cinema. Insomma, quello che a me interessa e' un cinema che non vuole essere sottomesso ad un percorso diegetico ma che intende, almeno nelle sue componenti essenziali e genuine, presentarsi libero dalle costrizioni che caratterizzano molte produzioni contemporanee. Quello che mi viene raccontato, la trama, non deve sviare lo sguardo dall'altro testo che le e' co-estensivo e vicino, e che a suo modo racconta una storia ugualmente importante. Questo secondo testo e' fatto di inquadrature, di scelte, che comunemente vengono chiamate e designate come regia.
Troppo facilmente si dimenticano le peculiarità' del cinema...il suo linguaggio, la sua celata autonomia rispetto alle altre discipline che utilizza e veicola (teatro, letteratura, ecc.). molti dei commenti inseriti nelle conferenze non affrontano mai direttamente una discussione sulla messa in scena a discapito di una riflessione sul messaggio contenuto nel film, sulla sua trama e su ciò che empaticamente suscita.
non si tratta della diatriba tra forma e contenuto. non e' in questa dicotomia che si esaurisce un dibattito o si stabilisce quali siano i veri pressuposti del cinema, il contenuto esiste e deve esserci se stiamo parlando di cinema commerciale (hitchcock e truffaut fanno parte di questa categoria).
Il cinema sembra una disciplina facile da comprendere in verità è molto complicata. Il fatto che sia un'arte di massa e fruibile facilmente in tv o seduti al cinema non vuol dire che tutti ne possano realmente comprendere i meccanismi e le forze. Con queste mie affermazioni sono stato spesso attaccato o accusato di considerare il cinema semplicemente come puro esercizio di stile tecnicistico ed effettistico, depurato da qualsiasi implicazione sociale e politica. Ma a me non interessa che ci sia una giusta posizione della macchina da presa per eseguire un corretto controcampo, non interessa che un movimento di macchina (a carrello o a spalla che sia) non traballi e non mandi fuorifuoco l'obiettivo… non e' la bella inquadratura o la correlazione tra esse che salva il film…(e queste sono parole di Eric Rohmer…citate, non testualmente, ma concetti suoi). È + importante che nell'ampio respiro di un film (perché il film ha una durata quindi si articola su un ritmo, su spazi e su tempi minori) sia visibile, o almeno sia utilizzato, il linguaggio del cinema. E che questo cinema x quanto possa essere coaudiuvato , o meglio, x quanto si possa appoggiare ad altri linguaggi deve comunque essere costruito attraverso un vocabolario che gli appartiene, altrimenti viene letto come un'altra cosa. Altrimenti è un’altra cosa! Ed e' proprio questa continua sovrapposizione, questo continuo rimandare e delegare che allontana il cinema dalla sua autonomia. Per me la sua autonomia sta nella regia, nel linguaggio e nella capacità di usare questo linguaggio. Sia diligentemente (vedi Ford, Mann, Tourneur, Siegel e il cinema classico in generale) sia attraverso sperimentazioni e tentativi (Godard, Truffaut, Rohmer, Rossellini Olmi ecc ecc).
Ciò che rende buono un film non sono le sue tematiche piuttosto le componenti prettamente cinematografiche (compresa anche la narrazione.. sia inteso). Certo è necessario (come ricordava Truffaut ad Hitchcock) che un autore per essere tale e non un semplice ‘esecutore’ deve intervenire nelle sceneggiatura e nella diegetica del film. Perciò se si pensa che kubrick sia un grande regista perché le tematiche che affronta anticipano i tempi o ci svelano qualcosa di importante io ribatto che se K. deve essere un grande regista allora lo sarà per tutte quegli elementi prettamente cinematografici che mette in gioco (compreso l’adattamento del romanzo) e che sono tra l’altro le cose che più mi sono sempre interessate nel cinema di Kubrick….
però qua rischiamo di confonderci... i film che sono soltanto esercizi di stile valgono ancora meno di quelli che sono esecuzioni di sceneggiature... che pasolini non sapesse distinguere tra una carellata e una panoramica non vuol dire assolutamente che sia stato dalla parte dell'idea di un cinema come riproposizioni per immagini letterarie di un racconto o di un soggetto.... lo dimostra il suo primo film "Accatone" e non solo quello! che problemi di terminologia non ne presenta assolutamente... Nonostante alla base del suo film ci sia un forte racconto non vuol dire che Pasolini abbia dimenticato il cinema e il linguaggio che il cinema utilizza... alla fine qui si parla sempre di registi non di scrittori...
ciò che voi chiamate Tecnica io lo chiamo Cinema. Il contenuto di un film è lo stesso cinema. Non un bel racconto o l'emozione che questo può dare... perchè si parla di emozioni soltanto in riferimento alla storia raccontata? io personalmente vivo ogni mia emozione su ciò che vedo di propriamente cinematografico... il cinema è vero, come ha detto qualcuno in questo forum, che è una somma di altre arti. è vero che può utilizzare la letterautura, la poesia, la pittura anche, o la musica e il teatro ma è pur sempre cinema... e se esiste la sola parola che lo nomina vuol dire che delle differenze esistono. e sono differenze non da poco: è un nuovo linguaggio, ha dei mezzi tutti suoi di rappresenatare qualcosa. ha una durata e un ritmo, come l'archittetura e la musica, ha una storia come un romanzo, ha delle immagini come un quadro, dei suoni come la poesia... aggiunge il movimento, il montaggio. ma non è questo che lo diffrenzia dal resto delle arti e neanche la sola possibilità di utilizzare diverse discipline,,, lo ha sempre fatto la letteratura, la musica, l'archittetura....non è certo la commistione che lo rende particolare...
prendiamo per esempio "l'adolescente" di Dostojeski, non so se qualcuno lo ha letto. questo libro di se per se non ha una trama coinvolgente, la storia è banale...ma perchè il libro è bello? perchè possiamo definire Dostojeski migliore di molti altri autori magari anche migliori ad archittetare una trama fantastica...e coinvolgente? ma prendiamo invece "la ricerca del tempo perduto" di Proust,ma dove sta l'emozione della trama ,che non esiste.. eppure emozione si provano? come mai? la risposta ovvia è: nella scrittura.
le discipline hanno qualcosa di molto più profondo della semplice apparenza del racconto, hanno un linguaggio e delle intrinseche (per non dire ontologiche che è un pò la stessa cosa)peculiarità, e nel cinema non è la storia... Non affermo nulla di sconvolgente e nulla di sconosciuto se dico che il cinema essendo un prodotto elaborato è elitario e non da tutti può essere interamente capito...
Il cinema è il prodotto di un uomo che realizza attraverso un linguaggio un qualcosa di complesso che richiede la mia scrupolosa e vigile attenzione critica.
Per questo non credo assolutamente che il Cinema possa essere un genere di intrattenimento. È una “cosa da professionisti” come lo sono l’arte e la letteratura e l’architettura… tutto la creazione umana di alto livello è sottoposta al vaglio critico, sia dei critici che degli artisti stessi… vi potreste mai immaginare la pittura di intrattenimento? L’arte fatta per divertire le persone e per fare passare una bella serata mondana? Mmmh secondo me no… la differenza è che l’arte non ha mai rappresentato, come ha invece fatto il cinema, una possibilità di svago per il pubblico. È sempre stata ermetica e da quando poi sono arrivati il cubismo e l’astrattismo non ci sono state più le possibilità di agganciarsi alla figurazione nella quale molti si rifugiavano credendo di capire il pittore in questione (vedi il caso di Van Gogh su tutti). Comunque torniamo al cinema. Questa disciplina invece, a parte il cinema sperimentale che spesso è diventato astratto, ha sempre avuto una forte riconoscibilità iconica (immagini di cose, persone, case ecc ecc) e quindi facile da integrare e facile da credere immediato e semplice. È forse così lo era veramente all’inizio della sua storia. Molto cinema era connotato infatti da una forte senso populista e soprattutto in Francia fino alla prima guerra mondiale il cinema era fatto per le masse di operai che alla sera dovevano riposarsi e divertirsi guardando comiche e film che trattavano della loro condizione. Poi sono arrivate persone che hanno iniziato a vedere, a pensare e a fare il cinema in maniera più critica. È stato pensato il montaggio, il movimento della macchina da presa. Il linguaggio o il modello di rappresentazione si è arricchito e sviluppato. Il cinema è iniziato a diventare qualcosa di più che una semplice forma di intrattenimento, è quasi sempre rimasto figurativo e ha sempre veicolato una storia. Per questi motivi il cinema più dell’arte è diventato una cosa visibile e accessibile a tutti. Ha sempre presentato frontalmente una storia, una narrazione vissuta da persone riconoscibili. Ma secondo me questo non nega, anzi lo sottolinea, che dietro a queste caratteristiche si nasconde qualcosa di più celato ed è proprio questo qualcosa che ha attirato i critici e i buoni registi e che rende lo stesso cinema una materia di studio.
per quanto si possa considerare emotivo un film o il cinema in generale, non credo che l'autore si presenti davanti al mondo con il suo carico di emozioni e di speranze per riuscire a creare qualcosa. mi sembra un pò un'idea desunta dal romanticismo e poi stravolta dal "nostalgilismo" del '900... questa idea di un'artista sempre sotto la pressione dei propri sentimenti non mi ha mai convinto del tutto, anche se è vero che i sentimenti in fondo servono sempre, ma solo per costruire il film. Anche per me valgono molto le emozioni. L’istinto primo. Soltanto che la mia attenzione è indirizzata solo a certi aspetti del cinema, quelli che io reputo, ma che poi effettivamente sono, più importanti di altri. Le emozioni ci sono ma sono emozioni critiche… Io resto fisso sull’aspetto realizzativo del film. E quindi tutto ciò che sta alla base delle scelte d’autore, e non sugli aspetti puramente tecnici su cui vi state accanendo e che io non ho mai tirato in ballo, poiché non so quasi nulla di tecnica. Io parlo delle scelte registiche, dello mettere in scena un racconto, o un’idea o anche solo un’immagine vuota. Della scelta dell’inquadratura e del loro raccordo, col controcampo, con il movimento, sull’asse (termini questi magari tecnici, ma che non riguardano la Tecnica bensì il fare stesso del cinema, della regia), del movimento interno degli attori, della macchina da presa, della posizione degli attori, di come vengono o non vengono forzate le regole di linguaggio, come è costruita una scena e come viene risolta, perché quell’inquadratura e non l’altra? Come funziona il rapporto con il fuoricampo. In ogni possibile passaggio di un film, che cerco di vedere inquadratura per inquadratura, ma anche nella sua durata, si deve cercare di anticipare quale sarà la possibile inquadratura. Come spesso facciamo quando si legge, soprattutto un saggio (ma anche un romanzo) dobbiamo in qualche modo sapere ciò che nelle successive righe verrà detto o spiegato, dobbiamo in un certo senso sapere dove sta andando il discorso e dove più o meno ci sta portando. La comprensione ci permette di anticipare, o almeno di tenere sotto controllo un testo, che sia filmico o sia letterario… Le emozione per me nascono principalmente da questi aspetti…. Ma sono anche interessato molto a come viene sviluppata la narrazione, quali sono le sequenze necessarie a ricostruire un percorso narrativo (diegetico) attraverso immagini, quindi gli inserti visivi a mò di segno di interpunzione, la resa delle elissi temporali o spaziali…. Si potrebbe quasi continuare all’infinito andando sempre di più nello specifico….
L’evoluzione avviene per specializzazione e quindi per sottrazione e mi è davvero difficile ormai vivere e veder il cinema da questo punto di vista. Quando ancora non mi interessavo di cinema, l’emozione di abbandonare i sensi in una sala buia era fortissima e comunque si presentasse il film alla fine al massimo potevo dire “beh il film non mi è piaciuto”. Purtroppo non sono d’accordo quando si dice che il cinema non dovrebbe mai perdere di vista il pubblico. I gusti del pubblico sono in contrasto con ciò rende una disciplina arte. Andare in contro ai gusti del pubblico vorrebbe dire realizzare film per il pubblico (ma lo fanno gia!) e quindi livellare l’intervento critico, nel momento che non c’è più verticalizzazione e la cultura (in questo caso cinematografica) si fa orizzontale il prodotto subisce un processo di osmosi proprio per conformarsi ai gusti del vasto pubblico…
Che alcuni registi, come Hitchcock o anche Kubrick, abbiano avuto un largo seguito per le storie che hanno raccontato nei loro film non esula dal fatto che prima di tutto siano stati dei registi, il primo più grande del secondo, capaci innanzi tutto di utilizzare buoni racconti e sceneggiature per fare essenzialmente, soprattutto e soltanto (oserei dire) cinema.
il cinema è diventata un'industria per le masse, dentro a questa industria ci sono dei geni che sanno usare un linguaggio vero e non delegano la loro bravura alle altre componenti del film. il pubblico è sempre stato chiamato in causa (i soldi bisogna pure che rientrino da qualche parte no?) quindi spesso si è dimenticati che il cinema come le altre arti è difficile! e complesso! e nonostante porti alla ribalta alcuni aspetti che di fatto lo veicolano e lo rendono più godibile non è questo il cinema. io non sto per la divisione della forma dal contenuto e dico solo che il contenuto del cinema non è la letteratura, anche se spesso lo si dimentica volentieri.
Il cinema muore esattamente quando diventa di dominio pubblico, esattamente quando si inizia a credere che in quanto arte facilmente accessibile fosse altrettanto facile capire i film...
da quando il pubblico ha iniziato a dimostrare il proprio gradimentio verso film via via sempre più stupidi il cinema lentamente è diventato un'idiozia per molti.
nessuno conosce la storia del cinema.
nessuno ha visto un film di walsh, quando poi qualcuno sa chi sia. come di siegel, karson, boetticher per citare qualche americano... ma basta chiedere di Keaton....
credo cher la gente che pretende di amare e venerare il cinema senza conoscerlo o avere l'intenzione seria di conoscerlo sia quella stessa gente che spinge ler case di produzione e poi di distribuzione a cercare di farci passare per idioti.
personalmente finchè resterò in vita non smetterò di ripetere che il cinema va investigato e smontato dal dentro. chi non fa una cosa del genere non ama il cinema, è solo confuso.
spesso capita di non affrontare mai direttamente una discussione sulla messa in scena a discapito di una riflessione sul messaggio contenuto nel film, sulla sua trama e su ciò che empaticamente suscita. convinto in maniera assoluta che "se vuoi
mandare un messaggio meglio allora un telegramma che un film" ci troviamo
spesso a leggere e a scrivere interventi su quello che sta (secondo me) ai confini del cinema e ad analizzare i contorni di questa disciplina. purtoppo essendo il cinema un prodotto artistico (così almeno era)ma con una forte veicolazione di massa, molte persone intraprendono una discussione sul film e sul cinema eppure il cinema in realtà è ancora una disciplina difficile e complessa e non sempre facile da "vedere" e comprendere...
Restare fermi sulle posizioni adolescenziali dell’emozione della visione a se stante che quindi non riguarda un film ma riguarda unicamente l’approccio psicologico della visone dei film mi pare una grossa mutilazione.

E concludo citando un amico:
"Il tramite della comunicazione, delle idee e delle emozioni, è il linguaggio, ci tengo a ribadirlo. Strano ma vero: l’astrattezza dei nostri sentimenti, l’afflato lirico e immateriale della nostra spiritualità, per essere veicolati necessitano inevitabilmente dell’esatto, “speculativo” e pragmatico artificio della parola che si fa linguaggio, quindi significato. Non a caso, ad esempio, ogni sorta di “Verbo”, in ogni ambito religioso terrestre, è sempre raccontato in grandi tomi pieni zeppi di parole, mediante un linguaggio semplice e nello stesso tempo complesso, misterioso, criptico, inquietante o rasserenante, non univoco, mai scontato. Qualcuno ritiene che tali scritti traggano ispirazione dalla fede popolare, dal semplice e puro sentimento religioso dell’uomo che si pone di fronte al mistero dell’esistenza impossibilitato a trovare significati e risposte definitive. Anche per la fede, come per l’emozione artistica, non basta dire: “io credo!” e cadere in ginocchio a mani giunte ed occhi al cielo... Ci sarà sempre qualcuno disposto a chiederci: “perché credi?”."


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"Io è un altro"
e
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[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 04-09-2003 alle 00:32 ]

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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 04-09-2003 07:36  
quote:
In data 2003-09-03 22:54, Tristam scrive:
Lo era proprio. Come Cameron e Spielberg. Un vero uomo d'affari!

Ok torniamo a fare i furbi.
A tra poco vi posto il messaggio che vi avevo promesso.





Per ora rispondo a questa "perla" la parte successiva la leggo dopo perchè a quest'ora potrei anche riaddormentarmi e cadere con la capa sullo spigolo della scrivania...non vorrei poi risvegliarmi e dover dire "potevo rimanere offeso..."...
Ma scusa un regista "furbo" gira nel momento migliore della sua cariera quando è considerato ormai uno dei massimi registi al mondo solamente 2 film in 15 anni?
Quando ha praticamente libertà assoluta sù che tema trattare,la censura è un problema minore rispetto al passato.
L'unica cosa che ne ha dilatato i tempi è in realtà la sua mania di controllo e perfezionismo sù tutto il suo cinema, col passare degli anni cresciuta.
Forse anche la consapevolezza della forza visiva delle sue immagini,in passato i casi di emulazione di Alex e i suoi drughi in Inghilterra lo hanno colpito profondamente.
Potrei anche capire il discorso che hai fatto riguardo la definizione di arte,rimane un qualcosa molto legato a "percezioni" soggettive,che comunque io preferisco interpretare esulando da discorsi prettamente tecnici,ma al limite estetico-sensitivi.
Ma non si può sostenere oggettivamente ciò di Kubrick,io credo che abbia esplorato tematiche a lui care che sono poi tutte legate all'uomo, alle sue debolezze,fobie,paranoie.....tutto ciò infischiandosene di compiacere la critica o tantomeno il pubblico.
Io credo che abbia semplicemente girato i film che voleva fare,con uno sguardo personale ricco di sfumature,senza vere risposte o prese di posizione ben definite (cosa stupida quando si vanno a sfiorare tematiche tanto impermeate di passionalità) e nonostante ciò ognuno ha cercato di farsi un idea propia delle sue opere..in definitiva ci ha scosso, l'encefalogramma piatto non è mai apparso,probabilmente il suo scopo lo ha raggiunto,aldilà dei discorsi sull'arte Kubrick ha permeato le sue opere di uno strato latente ma nitidissimo di sguardi sù l'uomo sù ciò che è ora,ieri..frà mille e più anni probabilmente.
La modernità del suo cinema stà anche qui......





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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 04-09-2003 07:39  
p.s
sarà 10 anni almeno che vorrei rivedere I GUERRIERI DELLA PALUDE SILENZIOSA di Hill...

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GionUein

Reg.: 20 Mag 2003
Messaggi: 4779
Da: taranto (TA)
Inviato: 04-09-2003 09:05  
Lo sapevo.
Mi tocca prendere la giornata di ferie.

Dannato Trist ...........

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 04-09-2003 10:22  
quote:
In data 2003-09-04 07:36, Luke71 scrive:
Potrei anche capire il discorso che hai fatto riguardo la definizione di arte,rimane un qualcosa molto legato a "percezioni" soggettive,che comunque io preferisco interpretare esulando da discorsi prettamente tecnici,ma al limite estetico-sensitivi.



Allora adesso spiegami cosa significa tecnica per te e perchè continui a separarla dall'estetica.
Spiegami esattamente cosa intendi quando condensi un significato con la parola tecnica.
Sono curioso.
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gongolante

Reg.: 06 Feb 2002
Messaggi: 3054
Da: Cesena (FO)
Inviato: 04-09-2003 10:34  
Se c'e' qualcuno che crede di essere un'esperto, alla pari di un critico o di uno studioso, di cinema solo perchè vede qualche film è un pirla e basta... mica lo uccide il cinema!
per questo Monicelli non lo definisce arte, ma artigianato!
Ho detto.




[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 04-09-2003 alle 11:04 ]

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Tristam
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Inviato: 04-09-2003 10:44  
quote:
In data 2003-09-04 10:22, Tristam scrive:
Spiegami esattamente cosa intendi quando condensi un significato con la parola tecnica.
Sono curioso.




Anzi per aiutarti in questo (oggi mi sento buono). Specifico una cosa:

tra "formalismo" (anche se io l'ho citato non vuol dire che sia questo il concetto base delle mie argomentazioni) e perfezione formale corre una grossa differenza... il primo è un termine che si riferisce ad un preciso modo di intendere e di volere, la seconda implica la questione di una certa qualità (perfezione) di un modo di rappresentare (la forma).
non è la perfezione formale che dovrebbe interessare. ma la forma che viene utilizzata nelle scelte di realizzazione del film.

Allora ecco che potresti iniziare a tracciare una differenza.
La differenza sta nella confusione. Perchè voi avete letto Tecnica come Qualità della rappresentazione, o tecnologia della rappresentazione, cose che io non ho mai tirato in ballo.
Per questo ecco che mi è capitato di leggere che Blair Witch Project ha poca tecnica.
Il fatto è che non esiste un film con poca o tanta tecnica. Il film ha una tecnica, che è poi uno stile a volte, ma è che sostanzialmente il modo con cui il film ci viene presentato. E' quindi l'intero film.
La tecnica che voi appunto confondete con perfezione formale è un'altra cosa.
Eppure se ci fate caso, non eravate voi a dire che Kubrick è un genio per la sua tecnica (nel senso più ristretto del termnine che avete usato voi)?
Guarda caso raramente parlo di tecnica e raramente mi interessa.

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Inviato: 04-09-2003 10:47  
quote:
In data 2003-09-04 10:34, gongolante scrive:


No? Il teatro non è un'arte? La letteratura? Non mi pare che non siano anche svago...



Infatti consideravo l'arte solo quella cosa che viene trattata dalla storie dell'arte.
Non mi sono mai riferito a teatro o letteratura.
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