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The DEPARTED : il bene e il male |
Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 29-11-2006 17:36 |
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quote: In data 2006-11-28 01:14, vietcong scrive:
Attenzione, contiene SPOILERS e obsolescenz (perchè ormai il discorso è già abbastanza chiuso, ma non vorrei privarvi di questa chicca meta-critica. Ad ogni modo rispondo ad alcune cose espresse da Alzayd e da altri, e riprendo il concetto di trasfigurazione usato da Sandrix, che mi è piaciuto molto. sono disponibile a pagari il copyright)
Impegnativo il sottotitolo italiano di quest’ultimo Scorsese, che sulle locandine viene presentato come: The Departed, il bene e il male. Un film sull’eterna lotta fra il bene e il male (fortuna che quest’espressione non richiede copyright), dunque? La tagline anticipa già quella che potrebbe essere la corretta declinazione di questo tema sempreverde all’interno del film: “il bene e il male non esistono”. Insomma, ci prepariamo da subito a un discorso sull’ambiguità, sulla relatività delle nozioni di bene o male, o qualcosa del genere. Il che curiosamente ci fa subito pensare a quella scena di Aprile in cui Nanni Moretti prende in giro Heat di Michael Mann, ironizzando sulla solidarietà fra il poliziotto e il criminale, che si riconoscono reciprocamente in base a una comune etica professionale tutta americana (“in fondo io e te siamo uguali” ecc. sarà un caso che il soggetto di The Departed abbia qualcosa di più manniano che scorsesiano?). Ma poiché noi non siamo così rigidi come il Nanni nazionale (né si spera altrettanto incapaci di riconoscere il buon cinema), la prospettiva non ci spaventa, e diamo fiducia alla capacità di Scorsese di lavorare con intelligenza sulle ambiguità e i paradossi della morale, come del resto ha sempre fatto.
È con un certo stupore quindi che alla prova della visione The Departed si rivela un ottimo poliziesco, ma basato su una contrapposizione fra il buono e il cattivo netta al di là di ogni possibile dubbio. C’è un eroe positivo per cui fare il tifo, il torturato Di Caprio, e il l’infame che suscita irritazione per come riesce costantemente a farla franca, il furbo Matt Damon. La distribuzione delle simpatie è talmente ben riuscita da suscitare una risposta emotiva sopra le righe da parte del pubblico nelle scene in cui i due vengono ammazzati (molti riportano di cori di “nooo” in sala al momento della morte di Di Caprio). L’unica complicazione di questa recisa appartenenza ai due lati opposti della morale è data dal fatto che il poliziotto finge di essere un criminale, e che il criminale lavora nella polizia. Il che ha a che fare con la trama e con la macchina narrativa, non con le motivazioni psicologiche dei protagonisti, i quali, infiltrati in terra straniera, non si pongono mai il dubbio se siano davvero dalla parte giusta, se l’altro non abbia le sue buone ragioni. L’unica cosa che li mette costantemente in crisi è la pura difficoltà tecnica dell’impresa di non farsi scoprire e di smascherare l’altro: vissuta in maniera sofferta da parte dell’eroe, che subisce un vero tracollo psico-fisico, e con l’atteggiamento del marito infedele da parte del cattivo, che schiva lo smascheramento edificando castelli di scuse e giustificazioni.
In effetti, l’interesse principale del film è di ordine per così dire “procedurale”: la maggior parte delle scene si concentra sul lato tecnico dell’impresa dei due protagonisti, sull’insieme di manovre e sotterfugi necessarie (con una particolare attenzione verso le potenzialità del cellulare: una volta tanto il cinema si accorge dei mutamenti imposti da questo strumento). Ne consegue una sostanziale concentrazione sulla suspense, fatto piuttosto curioso per Scorsese che ha sempre messo al centro dei suoi gangster movie non tanto l’azione, ma la descrizione degli ambienti e dei modi di vivere di quei personaggi: da questo punto di vista The Departed è molto poco scorsesiano, senz’altro meno di Gangs of New York in cui il suo spirito di antropologo era ancora prevalente.
Fin qui tutto bene: non è detto che Scorsese debba occuparsi di mala sempre allo stesso modo. Né è detto che le locandine debbano avere sempre ragione, e possiamo fare a meno della riflessione sul bene e il male (e in generale della dimensione filosofica del racconto). Un poliziesco serrato dall’inizio alla fine, ben interpretato e diretto, perché non accontentarsi e cercare le abissali profondità del capolavoro? Eppure buona parte del pubblico e della critica ha gridato proprio al capolavoro e si è sbizzarrita nel vedere in The Departed quello che non c’è. Si è tirata fuori proprio l’ambiguità del male, si è detto (quasi all’unanimità) che è tornato il grande Scorsese, quello di Goodfellas e Casinò. In realtà Departed è semplicemente il film, fra gli ultimi del maestro, che più da vicino ricorda gli aspetti più esteriori di quei classici: il mondo criminale, le marche stilistiche più tipiche. Ecco infatti il roboante montaggio di Thelma Schoonmaker, ecco la colonna sonora con i Rolling Stones in evidenza (ben due entrate per Gimme Shelter, già presente sia in Goodfellas che in Casinò; sembra quasi un modo per stampigliare sull’opera un marchio “authentic Scorsese 100%”). Il tutto purificato tanto dal gigantismo hollywoodiano quanto da quei manierismi tipici della sua ultima produzione. Nessuno sembra però aver fatto caso che tale stile è utilizzato in maniera del tutto differente rispetto ai capolavori cui si fa improprio riferimento, al servizio della trama e non come strumento per indagare (allucinandolo) un ambiente. L’impressione è quella di una patina scorsesiana spalmata sul corpo di un tipico poliziesco hongkonghese fondato su una complicata architettura narrativa.
Questa presenza degli elementi più riconoscibili del regista, associata a quella qualità assoluta delle performance (regia, fotografia, montaggio, recitazione) tipica dei suoi capolavori, ha prodotto una serie di miraggi nel giudizio critico. The Departed ha tutto per essere identificato come un grande film del maestro, e quindi deve essere anche un’analisi profonda di un qualcosa, e quindi siamo legittimati ad utilizzare quelle categorie cui tradizionalmente la critica si appoggia per definire lo spessore di un testo. Ecco che si parla di riflessione sul bene e il male, di tragedia greca, del classico tema del doppio: i pet più carezzati dalla critica. Ma come non è un film sul bene e il male, non sono neanche tanto sicuro che la narrazione di The Departed lavori sul tema del doppio: i due personaggi non sono speculari ma del tutto opposti, non si incontrano in nessun punto ma si incastrano alla perfezione come due tessere adiacenti di un puzzle: non c’è quindi quell’esperienza (perturbante) del riconoscersi in un’immagine di sé rovesciata, tipica della percezione del doppio. Quanto al riferimento alla tragedia greca, non basta l’ineluttabilità di un destino soverchiante a fare il tragico: ci deve essere anche uno scontro fra filosofie contrastanti. Occorre ricordare quanto dice Camus con l’intento di definire il genere: “le forze che si affrontano nella tragedia sono ugualmente legittime, ugualmente armate di ragioni”. Non è certo questo il nostro caso (vale la pena notare la predilezione del cinema orientale per il melodrammatico rispetto al tragico; Departed non occidentalizza il suo modello da questo punto di vista, e la filosofia è rimasta a casa).
Insomma, l’astuta e brillante premessa narrativa ha indotto a vedere il complesso in ciò che è meramente complicato, così come l’effetto brand del nome e degli stilemi del carismatico regista ha indotto a vedere il geniale in ciò che è semplicemente ben fatto. Probabilmente, se il film ha un suo centro tematico, è nell’idea della vita nella menzogna, quell’insistere sul “barcamenarsi” come unica possibilità in un mondo senza giustizia. Un tema che è poi il portato degli eventi narrati, essendo il mentire davvero l’unico punto di contatto fra i due contrapposti protagonisti. Il che ben si confà a l’impostazione del film che ho definito come procedurale, cioè tutta aderente alla soluzioni al loro problema principale, il non essere smascherati. La menzogna come occasione di generare situazioni concrete, non come dimensione da esplorare: in ultima istanza The Departed non parla di niente (nel film è assente l’elemento che potremmo definire di “trasfigurazione”, e l’unica possibilità di riconoscersi nei problemi dei personaggi sarebbe quella di essere stati effettivamente un torturato poliziotto undercover fra le fila della mala, oppure un poliziotto che fa gli interessi di un boss col favore della legge – in tal caso: vergogna!). C’è da dire però che nel gioco delle menzogne contrapposte, ci viene regalato il tormento di Di Caprio, che è autentico e costituisce la parte più emozionante, più calda del film. Il che evidenzia quella che è forse la distorsione critica più fastidiosa nei giudizi (critici e comuni) su Departed: in troppi si sono affannati a dire “però è bravo, non credevo”, quando Di Caprio è eccellente da quel dì.
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Non sono d'accordo.
Viene tralasciato nell'analisi il ruolo centrale catalizzatore dell'elemento femminile (la psichiatra Vera Farmiga) attorno alla quale i tormenti psichici dei due protagonisti maschili volano come calabroni impazziti.
Viene dimenticato l'assassinio simbolico della figura paterna che si riflette in un effetto cascata sui protagonisti.
Viene messo da parte l'aspetto sociale e di condanna del sistema che costringe la gran parte dei protagonisti a fingere per sopravvivere
Viene cancellato l'aspetto metaforico (l'uomo topo che cerca di arrivare alla cupola d'oro del potere)
Insomma sono bellissime argomentazioni ma non le condivido.
_________________
L'uomo vive di ragione, ma sopravvive di sogni.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 29-11-2006 alle 17:38 ] |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 29-11-2006 17:42 |
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forse perché Scorsese non ha saputo gestire o valorizzare bene tutti questi potenziali elementi?
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 29-11-2006 17:50 |
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quote: In data 2006-11-29 17:42, sandrix81 scrive:
forse perché Scorsese non ha saputo gestire o valorizzare bene tutti questi potenziali elementi?
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No
perchè sono abbastanza evidenti ed anche sapientemente distribuiti (insomma se li noto io sono proprio temi evidenti)
_________________ True love waits... |
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utopia

 Reg.: 29 Mag 2004 Messaggi: 14557 Da: Smaramaust (NA)
| Inviato: 29-11-2006 18:09 |
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quote: In data 2006-11-29 17:36, Schizobis scrive:
Non sono d'accordo.
Viene tralasciato nell'analisi il ruolo centrale catalizzatore dell'elemento femminile (la psichiatra Vera Farmiga) attorno alla quale i tormenti psichici dei due protagonisti maschili volano come calabroni impazziti.
Viene dimenticato l'assassinio simbolico della figura paterna che si riflette in un effetto cascata sui protagonisti.
Viene messo da parte l'aspetto sociale e di condanna del sistema che costringe la gran parte dei protagonisti a fingere per sopravvivere
Viene cancellato l'aspetto metaforico (l'uomo topo che cerca di arrivare alla cupola d'oro del potere)
Insomma sono bellissime argomentazioni ma non le condivido.
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L'uomo vive di ragione, ma sopravvive di sogni.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 29-11-2006 alle 17:38 ]
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E vabbè, ma se Scorsese avesse voluto focalizzare questi e tanti altri aspetti... Allora il film sarebbe stato un polpettone ed avrebbe perso fascino. Che poi, secondo me, il punto di forza sta proprio negli interrogativi sparsi qua e là, sulla curiosità dello spettatore di scoprirne di nuovi e di dare la propria argomentazione su quelli osservati. Non credo siano state dimenticanze del regista. |
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 29-11-2006 18:10 |
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quote: In data 2006-11-29 17:36, Schizobis scrive:
Non sono d'accordo.
Viene tralasciato nell'analisi il ruolo centrale catalizzatore dell'elemento femminile (la psichiatra Vera Farmiga) attorno alla quale i tormenti psichici dei due protagonisti maschili volano come calabroni impazziti.
Viene dimenticato l'assassinio simbolico della figura paterna che si riflette in un effetto cascata sui protagonisti.
Viene messo da parte l'aspetto sociale e di condanna del sistema che costringe la gran parte dei protagonisti a fingere per sopravvivere
Viene cancellato l'aspetto metaforico (l'uomo topo che cerca di arrivare alla cupola d'oro del potere)
Insomma sono bellissime argomentazioni ma non le condivido.
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anche la tua analisi è interessante, e magari anche condivisibile
tuttavia il film non ha elementi tali da renderlo migliore di Quei bravi ragazzi o Casino per restare sullo stesso autore
_________________ For relaxing times make it Suntory time |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 29-11-2006 20:03 |
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quote: In data 2006-11-29 18:09, utopia scrive:
E vabbè, ma se Scorsese avesse voluto focalizzare questi e tanti altri aspetti... Allora il film sarebbe stato un polpettone ed avrebbe perso fascino. Che poi, secondo me, il punto di forza sta proprio negli interrogativi sparsi qua e là, sulla curiosità dello spettatore di scoprirne di nuovi e di dare la propria argomentazione su quelli osservati. Non credo siano state dimenticanze del regista.
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ahaha, ottimo perdio!
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 29-11-2006 20:51 |
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quote: In data 2006-11-28 01:14, vietcong scrive:
Ad ogni modo rispondo ad alcune cose espresse da Alzayd e da altri,
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Ciao Viet, ho già detto perchè sono scarsamente interessato al "messaggio testuale" e come sia invece più, e perchè, entusiasta della messinscena. Per me ogni cosa che viene lasciata sospesa, non detta, o ambiguamente detta ( e concordo con Utopia su questo: "il punto di forza sta proprio negli interrogativi sparsi qua e là, sulla curiosità dello spettatore di scoprirne di nuovi...", e su quant'altro da lei asserito) viene egregiamente "significata", veicolata, resa tuttavia credibile, dalla forza dell'estetica. Altissima, impareggiabile - al momento - in questo film.
Il tuo messaggio è molto interessate, ben argomenti il tuo punto di vista, quindi scusami per queste due mie parole di riscontro ma entrare nel merito di tutto ciò che hai scritto dovrei tentare un "contrappunto" minuzioso a cui non posso dedicarmi per mancanza di tempo.
Del resto, quel che avevo da dire sul film, sul testo e sull'estetica, l'ho detto.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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utopia

 Reg.: 29 Mag 2004 Messaggi: 14557 Da: Smaramaust (NA)
| Inviato: 29-11-2006 21:46 |
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quote: In data 2006-11-29 20:03, sandrix81 scrive:
quote: In data 2006-11-29 18:09, utopia scrive:
E vabbè, ma se Scorsese avesse voluto focalizzare questi e tanti altri aspetti... Allora il film sarebbe stato un polpettone ed avrebbe perso fascino. Che poi, secondo me, il punto di forza sta proprio negli interrogativi sparsi qua e là, sulla curiosità dello spettatore di scoprirne di nuovi e di dare la propria argomentazione su quelli osservati. Non credo siano state dimenticanze del regista.
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ahaha, ottimo perdio!
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Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 30-11-2006 07:58 |
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quote: In data 2006-11-29 18:09, utopia scrive:
quote: In data 2006-11-29 17:36, Schizobis scrive:
Non sono d'accordo.
Viene tralasciato nell'analisi il ruolo centrale catalizzatore dell'elemento femminile (la psichiatra Vera Farmiga) attorno alla quale i tormenti psichici dei due protagonisti maschili volano come calabroni impazziti.
Viene dimenticato l'assassinio simbolico della figura paterna che si riflette in un effetto cascata sui protagonisti.
Viene messo da parte l'aspetto sociale e di condanna del sistema che costringe la gran parte dei protagonisti a fingere per sopravvivere
Viene cancellato l'aspetto metaforico (l'uomo topo che cerca di arrivare alla cupola d'oro del potere)
Insomma sono bellissime argomentazioni ma non le condivido.
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L'uomo vive di ragione, ma sopravvive di sogni.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 29-11-2006 alle 17:38 ]
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E vabbè, ma se Scorsese avesse voluto focalizzare questi e tanti altri aspetti... Allora il film sarebbe stato un polpettone ed avrebbe perso fascino. Che poi, secondo me, il punto di forza sta proprio negli interrogativi sparsi qua e là, sulla curiosità dello spettatore di scoprirne di nuovi e di dare la propria argomentazione su quelli osservati. Non credo siano state dimenticanze del regista.
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Ma infatti questi argomenti sono accennati e sparsi qua e là senza essere enfatizzati.
Il film infatti non è un polpettone, anzi...
Stiamo dicendo la stessa cosa.
Però a mio giudizio, in una analisi completa devono essere tenuti da conto.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 30-11-2006 alle 08:00 ] |
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vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 30-11-2006 12:20 |
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mi ricordo la pena dei manuali e delle interrogazioni di storia dell'arte: la modalità era quella della descrizione dell'oggetto, interpretazione zero. l'architettura era la cosa peggiore: un puro elenco di elementi.
a me non interessa quello che C'E' nel film, ma quello che FA il film, il centro, il cuore da cui dipende tutto. Io l'ho individuato nella stessa premessa del soggetto, l'attenzione ai due cammini paralleli articolati in una serie di situazioni di suspense, a scapito della dimensione filosofica del conflitto e al posto dell'antropologia criminale tipica di Martin (più tutte le altre cose che ho scritto).
Ho ignorato gli elementi individuati da Schizo perchè per la mia personale e selettiva interpretazione sono relativamente pe1riferici. Oltretutto (e mi ricollego alla risposta data da Sandrix) questi elementi appaiono in Departed come in mille altri film e libri e quant'altro, e dubito che il rapporto edipico con le figure paterne sia meglio trattato dal film di Scorsese che da una qualsiasi delle trattazioni precedenti. Mi rifaccio a modo mio al paradosso individuato da Susan Sontag in against interpretation: la cultura di massa produce una mole di testi e artefatti tutti i giorni, è una perversione del critico aspettarsi l'oracolo di Delfi ogni volta che entra in sala. Oltretutto, anche il tema edipico può tranquillamente essere considerato uno degli amati "pet" critici, pronti a scattare come un campanello appena individuano la categoria a loro famigliare (un po' come accade anche con l'elemento citazione, fattore che secondo me ha distorto la lettura del film di De Palma da parte di molti di voi)
Concordo invece sull'idea dell'uomo topo: è più originale, è particolarmente insistita nel film, ed ha a che fare con quell'idea del barcamenarsi fra le bugie che mi sembra strutturale all'interno del film.
oltretutto, il mio intervento non è in primo luogo un'analisi del film, ma della sua erronea percezione critica, quindi ho evidenziato gli elementi che mi servivano allo scopo (lo stile come brand, la overinterpretation ecc) In alcune osservazioni credo anche di aver sfiorato l'oggettività (le differenze con i gangster movie canonici di Scorsese, la definizione di tragedia).
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 30-11-2006 12:43 |
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Rispettabilissime opinioni.
Ma questa affermazione "...a me non interessa quello che C'E' nel film, ma quello che FA il film, il centro, il cuore da cui dipende tutto..." rischia di sbilanciare le argomentazioni in un senso meccanicistico-estetico.
Credo che sia più equilibrato considerare anche quello che c'è nel film, controbilanciando con gli aspetti filosofici e psicologici tutto il resto.
Punti di vista naturalmente |
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Verme87
 Reg.: 01 Set 2006 Messaggi: 2564 Da: catanzaro (CZ)
| Inviato: 14-12-2006 20:36 |
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contiene SPOILER !
FILM DAVVERO MAGNIFICO !!!!!
Ha soddisfatto tutte le mie aspettative! Ragia strepitosa...degna del miglior Scorsese...un cast eccezzionale...strepistoso Leonardo Di Caprio...buone invece le interpretazioni di Jack Nicholson , Matt Damon e Mark Wahlberg...forse un po sprecati due grandi attori come Martin Sheen e Alec Baldwin(in particolare quest'ultimo)...bellissime le canzoni...messe sempre al punto giusto e molto coinvolgenti...! la trama è spettacolare...l'intreccio fra il "bene e il male" è molto particolare e geniale...! il finale anche se è molto sorprendente mi ha un pò deluso...perchè tutti i personaggi in cui mi ero immedesimato per due ore sono morti...peccato! Cmq ho letto varie critiche sul fatto che questo film fosse una brutta copia di "INFERNAL AFFAIRS"...beh se the Departed...è una " brutta copia" sono davvero curioso di vedere "INFERNAL AFFAIRS"...!
_________________ JEFF BUCKLEY FORUM
SINEAD O'CONNOR FORUM |
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utopia

 Reg.: 29 Mag 2004 Messaggi: 14557 Da: Smaramaust (NA)
| Inviato: 14-12-2006 22:01 |
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quote: In data 2006-11-30 12:43, Schizobis scrive:
Rispettabilissime opinioni.
Ma questa affermazione "...a me non interessa quello che C'E' nel film, ma quello che FA il film, il centro, il cuore da cui dipende tutto..." rischia di sbilanciare le argomentazioni in un senso meccanicistico-estetico.
Credo che sia più equilibrato considerare anche quello che c'è nel film, controbilanciando con gli aspetti filosofici e psicologici tutto il resto.
Punti di vista naturalmente
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E' anche vero che sia ciò che è che ciò che fa il film dipende dalla predisposizione di chi lo guarda.
SPOILER
Il tipo schizzinoso esce dalla sala dicendo:
"Che merda, troppo sangue, muoiono tutti"
e non ha capito un cazzo.
Il tipo dal 'vissero tutti felici e contenti' esce dalla sala e si vuole suicidare.
La tipa che sbava dietro a di Caprio esce di sala e sta ancora piangendo; l'amica che ama Matt Damon è ancora seduta, sconvolta, sulla poltrona, perchè aveva creduto fermamente, fino all'ultimo, che il suo cazzimmosissimo beniamino la facesse franca.
Etc etc...
_________________ Tutto dipende da dove vuoi andare... Non importa che strada prendi!
Happiness only real when shared. |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 14-12-2006 22:31 |
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quote: In data 2006-12-14 20:36, Verme87 scrive:
contiene SPOILER !
FILM DAVVERO MAGNIFICO !!!!!
Ha soddisfatto tutte le mie aspettative! Ragia strepitosa...degna del miglior Scorsese...un cast eccezzionale...strepistoso Leonardo Di Caprio...buone invece le interpretazioni di Jack Nicholson , Matt Damon e Mark Wahlberg...forse un po sprecati due grandi attori come Martin Sheen e Alec Baldwin(in particolare quest'ultimo)...bellissime le canzoni...messe sempre al punto giusto e molto coinvolgenti...! la trama è spettacolare...l'intreccio fra il "bene e il male" è molto particolare e geniale...! il finale anche se è molto sorprendente mi ha un pò deluso...perchè tutti i personaggi in cui mi ero immedesimato per due ore sono morti...peccato! Cmq ho letto varie critiche sul fatto che questo film fosse una brutta copia di "INFERNAL AFFAIRS"...beh se the Departed...è una " brutta copia" sono davvero curioso di vedere "INFERNAL AFFAIRS"...!
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come abbiamo già detto, c'entrano poco, al di là della trama, l'uno con l'altro...
la filosofia di fondo è profondamente diversa. |
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olibart
 Reg.: 17 Gen 2006 Messaggi: 118 Da: Milano (MI)
| Inviato: 14-12-2006 22:43 |
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quote: In data 2006-12-14 22:01, utopia scrive:
quote: In data 2006-11-30 12:43, Schizobis scrive:
| SPOILER
Il tipo schizzinoso esce dalla sala dicendo:
"Che merda, troppo sangue, muoiono tutti"
e non ha capito un cazzo.
Il tipo dal 'vissero tutti felici e contenti' esce dalla sala e si vuole suicidare.
La tipa che sbava dietro a di Caprio esce di sala e sta ancora piangendo; l'amica che ama Matt Damon è ancora seduta, sconvolta, sulla poltrona, perchè aveva creduto fermamente, fino all'ultimo, che il suo cazzimmosissimo beniamino la facesse franca.
Etc etc...
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E poi c'è quello che, povero ingenuo, aveva creduto alla locandina e al sottotitolo.
E che, quindi, si aspettava un film ambiguo e disturbante nei contenuti.
Un film che facesse (almeno un po') riflettere.
Invece, questo ingenuo, si è beccato l'ennesima rifrittura del vecchio schemino bene contro male, buono contro cattivo, poliziotto contro criminale.
Nessuna ambiguità morale, nessun contenuto di seria critica sociale.
Tutta roba già vista, magari ben confezionata sul piano strettamente estetico (come dice il dottissimo Alzayd).
Ma, come al solito, gli elogi si sprecano.
Tanto sono gratis (il biglietto invece no, purtroppo...)
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