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DOLLS! |
Hawke84
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 5586 Da: Cavarzere (VE)
| Inviato: 02-08-2004 22:44 |
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Che dolce tristezza emana questo film..
Una piccola perla..un gioiello da conservare con gelosia (perciò vi dico..non guardatelo!).
Tre storie (im)possibili che ci ricordano quanto i sentimenti ci rendano fragili marionette e di come il destino possa divertirsi a impersonarne il crudele burattinaio.
Matsumoto tradisce il suo amore per Sawako..e tanto basta per ucciderla.
A nulla serve tornare sui propri passi..e rincorrerre una seconda possibilità (inesistente)..non resta che rinunciare alla propria vita e legarsi perennemente al ricordo di lei..per non lasciarlo scappare.
E poi vagare..tra ciliegi in fiore e distese innevate..quasi a voler ricordare al mondo la loro storia, essere d’esempio, perché tutto non sia stato vano, per gridare (in silenzio) che un legame tra di loro resiste ancora..fragile ma resiste.
Chi mai avrebbe tanta forza ?
Chi aspetterebbe mai il proprio amore, tutta la vita, seduto in un parco, tutti i giorni con la stessa viva speranza ?
Chi rinuncerebbe alla vista per non dimenticare un volto (o molto di più..un’emozione)?
Tre storie in sé assurde.
eppure ci appaiono così vere, tremendamente vicine al cuore.
La potenza delle immagini sovrasta ancora una volta le parole..
La vita è proprio come una piccola pallina rosa in equilibio nell’aria..grazie ad un miracoloso gioco di forze (s)conosciute,
un movimento avventato la fa finire sull’asfalto
e a nulla servirà il nostro disperato tentativo di recuperarla…
_________________ perchè l'italiano è sempre quello che va piano quando vede la macchina della polizia e appena passata corre oltre il limite.
[anthares] |
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gaiamente
![](/forum/images/star_05a.gif) Reg.: 12 Apr 2004 Messaggi: 953 Da: roma (RM)
| Inviato: 18-09-2004 12:05 |
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c'è un senso di profonda "ineluttabilità" nel film di kitano.
non si è padroni della propria esistenza,"un burattinaio" muove i fili del percorso dei protagonisti,marionette incapaci di reagire a un destino che sembra segnato,un destino al quale non si può sfuggire.
sawako non riesce a reagire all'abbandono e impazzisce.
matsumoto non riesce a perdonarsi di essere stato la causa della follia di sawako e rinuncia alla propria vita per una sorta di percorso espiatorio al quale non "riesce " a sottrarsi.
nukui il fan accanito della popstar ormai cieca per un incidente non può accettare il fatto di vivere in modo "diverso" dalla propria amata.
la giovane donna abbandonata dal proprio fidanzato non riesce a rifarsi una vita e vegeta nell'attesa.
le bellezza dei colori,dei paesaggi,delle scene non fa altro che sottolineare il contrasto con i personaggi,persi in una bellezza di cui non riescono a godere nulla,di cui non possono godere nulla, burattini persi nel"silenzio"della propria esistenza,nel grigiore della propria solitudine.
non sono diversi dalla pallina schiacciata dalla ruota della macchina.nè diversi sono i loro sogni.
l'unica libertà sembra essere nella scelta di morire...libertà? o anche questo un percorso obbligato?
violenza...amore...dolore...ingiustizia e destino...e benchè l'elganza,la sontuosità,l'estetismo e la superba fotografia di cui il film è impregnato siano una gioia per gli occhi...mentre scorrono i titoli di coda,corri alla finestra e...ok, non ci sono i colori dell'autunno di kitano da ammirare,ma solo i panni stesi della signora del 3°piano e i bidoni pieni di spazzatura che da 3 giorni nessuno porta via, ma... respirando smog a pieni polmoni pensi,"io posso scegliere.io voglio scegliere.io posso essere l'artefice del mio destino".
e sui burattini così belli e così infelici si chiude il sipario.
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"la mamma dei babbei è sempre incinta" |
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Tristam ex "mattia"
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 18-09-2004 12:28 |
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Questo film l'ho visto anche io qualche giorno fa.
Interessante quanto appena detto sulla questione di una bellezza impossibile da vivere. Il film sta proprio qui: nel contrasto tra la perfezione della narrazione, della fotografia, del lirismo della regia e la follia delle storie, costruite come un elemento impazzito e "sporco" all'interno di questo contorno.
Il film parla delle inesorabilita' del destino, di un percorso di sofferenza che diventa reiterazione senza speranza di gesti
al limite della disperazione e dell'autismo. E tutto il film nella sua durata totale, nella suia costruzione, nell'incastro delle sequenze e' proprio un continua variazione di un tema. Dove, quando e come la follia di un amore perduto conduce.
_________________ "C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"
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Michi81
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 3120 Da: Lugano (es)
| Inviato: 18-09-2004 12:55 |
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Takeshi Kitano abbandona il suo "tradizionale" modo di fare cinema - fatto d'astrazione, sarcasmo, violenza improvvisa e desimbolizzata - per dedicarsi ai temi classici del teatro delle marionette giapponese: il Bunraku. E la pellicola ha inizio proprio con una rappresentazione del Bunraku: un teatro in cui è inscenato un amore impossibile, posto (anzi, sbattuto) di fronte alle coercizioni sociali e alle tradizioni, un amore sempre in odor di tragedia.
Le marionette diventano reali e vengono rappresentate da tre storie parallele e struggenti, con in sottofondo un Giappone in dialettico contrasto tra tradizione e modernità.
Due amanti divisi dalle differenze sociali vagabondano verso una impossibile felicità, un vecchio boss yakuza rincontra l’amore della sua giovinezza che ancora lo attende e una pop star, in seguito a un incidente che l’ha sfregiata, scopre la devozione di un fan che si è tolto la vista per lei.. Le tre storie d’amore sono raccontate attraverso una serie di discontinui e suggestivi flashback che guidano l’azione dei protagonisti durante le quattro stagioni, di cui il regista presenta colori e simbologie.
Colori, fotografia e costumi sono il fulcro di un film elegante e sontuoso, dove vige l’assoluto dominio dell’immagine sulla parola. Questo estetismo (troppo spesso abbinato al formalismo di maniera) di cui il film trasborda e tramite il quale Kitano marca la differenza più netta con i codici narrativi della cinematografia occidentale, è insito nel teatro stesso che si vuole rappresentare. È quindi inevitabile.
_________________ "Mi esposa era al fiume, a lavare, un gringo l'aggredì e la voleva.." |
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Schizobis
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 02-08-2006 13:58 |
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DOLLS di Takeshi Kitano 2002 (questo disperato mondo di burattini)
“We are one
but not the same
we have to carry each other
to carry each other…”
U2 One
Kitano ha sempre fatto un cinema molto originale caratterizzato da una comicità muta e muscolare alla Buster Keaton, dalla decontestualizzazione della violenza che spesso scoppia improvvisa e inaspettata, da una forte componente figurativa molto lirica, a volte pittorica, a volte silenziosamente ermetica. Dagli esordi hard boiled di Violent Cop e Boiling Point in cui l’esteriorizzazione della violenza era la componente predominante si è passati al versante lirico e post esistenziale di Sonatine e Hana Bi dove lo stesso Beat Takeshi incarna le contraddizioni dell’eroe Kitaniano, sempre travolto dalla tragicità degli eventi, disperato nel suo lucido auto annullamento (come nel magico finale marino di Hana Bi), incapace di instaurare un rapporto tra sé e il mondo, la cui bellezza è sempre coperta da una coltre invisibile. Mi sono sempre chiesto qual’era l’ostacolo che impediva a Kitano la perfezione, perché i suoi film, pur di livello eccelso e assolutamente fuori categoria, mi lasciavano una sensazione di incompiutezza e di impotenza.
Mi era venuto il sospetto che l’errore risiedeva nell’insistita e testarda tendenza di Takeshi Kitano a fare il protagonista “Beat” dei suoi film, ipertrofizzando la sua figura (l’esempio più calzante è in Brother che è un maldestro ritorno al passato senza più l’elemento della sorpresa e della novità).
Dolls è la conferma che Kitano aveva tra le mani, da sempre, il suo capolavoro cinematografico, ma non era riuscito ancora ad esprimerlo perché non aveva saputo fare quel passo indietro, quella dichiarazione di umiltà, che solo i geni possono fare. Ogni immagine di questo film è un piccolo quadro pieno di colori (rosso, giallo, bianco) un inno lirico alla bellezza inespugnabile del mondo visibile così in contrasto con le tragedie di amori interrotti. Kitano narra per flashback ma lo fa con una armonia narrativa e una leggerezza poetica che non aveva mai raggiunto nei precedenti film, molto più vicino al Kim di Primavera estate e Ferro 3 che al delirio estetizzante di un John Woo o di un Park Chan Wook. La stessa rappresentazione della violenza è trattata a colpi di fioretto, a volte solo suggerita come nella scena dell’assassinio al parco. Amori spezzati come le 500 catenelle d’oro che dovrebbero legare due cuori, regressioni infantili alla ricerca della lingua perduta dei sentimenti, due angeli caduti in volo riannodati da una corda rosso fuoco (fortunatamente resistente) e che vagano in maniera peripatetica tra paesaggi marini e nevosi. Se uno cade, l’altro lo accompagna nella discesa e in fondo il senso stesso dell’amore è questo “to carry each other” nella malattia e nella cattiva sorte. Il senso della bellezza del mondo, offuscato dalle bugie, (quella del medico che non osa dire la diagnosi al vecchio capo yakuza), deturpato dai falsi miti adolescenziali (una pop star sfigurata che si trova accanto solo un irriducibile fan), costretto da matrimoni di comodo. Kitano raggiunge la sua vetta nel sogno della giovane aspirante suicida Sawako, in cui tante immagini colorate si spengono improvvisamente in una violenza sessuale mostrata come in una rappresentazione teatrale di spiriti mascherati. O ancora nella scena dei due amanti (perduti) alla panchina del parco risolta narrativamente da Kitano con la frase “Forse non è più il caso di aspettarlo…”
La storia principale si annoda alle due storie minori e se ne nutre. Il tono elegiaco prende il sopravvento e Kitano finalmente disegna un abbozzo di sorriso sincero sul viso di Sawako. Se il peso della vita si divide in due, forse è più leggero e quella corda rossa, nella stupenda immagine finale dei due amanti sospesi nell’abisso, forse non si spezzerà. Le scene di marionette al Teatro Nazionale di Tokio (teatro bunraku del 1600) aprono e chiudono il film in maniera simbolica, lasciandoci negli occhi frammenti di polvere di stelle. Questo film si avvicina moltissimo alla mia idea di Cinema.
_________________ True love waits... |
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EtaBeta
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 11 Nov 2003 Messaggi: 1493 Da: Roma (RM)
| Inviato: 02-08-2006 14:39 |
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Ricordo una lunga recensione di Alessio Guzzano su questo film: dopo lodi sperticate (davvero inusuali, dato il soggetto) Guzzano chiudeva più o meno così: "...certo qualche domanda viene da farsela se chi ti siede accanto, sia a destra che a sinistra, russa rumorosamente..."
_________________ "ci sedemmo dalla parte del torto poichè tutti gli altri posti erano occupati" B.Brecht
"una giornata senza sorriso è una giornata persa" C.Chaplin
You better let somebody love you
before it's too late |
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Schizobis
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 02-08-2006 15:40 |
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beh se vai all'ultimo spettacolo dopo esserti alzato alle quattro di mattina ti addormenti anche davanti agli "Intoccabili" di De Palma
_________________ True love waits... |
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EricDraven
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 02 Lug 2005 Messaggi: 22547 Da: genova (GE)
| Inviato: 02-08-2006 16:29 |
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Bellissimo!
Tra l'altro l'ho rivisto 2 giorni fa.
E' vero, come stile si avvicina più a "Primavera, estate..." di Kim Ki-Duk. I pochi dialoghi che ci sono soprattutto nell'episodio dei due innamorati-legati (oltre ai film di Kim) mi porta alla mente "Che ora è laggiu?" di Tsai Ming Liang.
Kitano è uno dei miei registi orientali preferiti e questo, senza ombra di dubbio, è uno dei suoi film migliori.
Il migliore in assoluto, per me, resta Zatoichi.
Voto 8,5
_________________ Da triste, apro il water
IO E LE DROGHE |
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hollyday77
![](/forum/images/star_04a.gif) Reg.: 19 Ott 2007 Messaggi: 104 Da: Reggio Calabria (RC)
| Inviato: 09-11-2007 09:45 |
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A me è sembrato un film troppo lento e troppo auto compiaciuto.
Le tre storie non si embricano bene.
Kitano mi sembra un regista sopravvalutato |
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sandrix81
![](/forum/images/star_modx.gif) Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 09-11-2007 12:57 |
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avrei da ridire su tutte e tre le affermazioni.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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SamTheLion
![](/forum/images/star_05a.gif) Reg.: 18 Set 2007 Messaggi: 899 Da: anarene (es)
| Inviato: 09-11-2007 13:03 |
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su tutte e quattro direi (la prima frase ne contiene due).
_________________
I miss you more than Michael Bay missed the mark when he made Pearl Harbor
I need you like Ben Affleck needs acting school, he was terrible in that film
And now, now you've gone away and all I'm trying to say is Pearl Harbor sucked and I miss you
[ Questo messaggio è stato modificato da: SamTheLion il 09-11-2007 alle 13:03 ] |
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Valparaiso
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 21 Lug 2007 Messaggi: 4447 Da: Napoli (es)
| Inviato: 09-11-2007 13:08 |
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In effetti però, abituati al ritmo forsennato dei precedenti film di Kitano, si rimane stupiti a vedere Dolls.
Poi lui si vede pochissimo nel film, e da quando non è più nero e non fa più coppia col suo collega pazzo coi capelli lunghi e le manie suicide secondo me ha perso colpi... |
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sandrix81
![](/forum/images/star_modx.gif) Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 09-11-2007 13:16 |
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quote: In data 2007-11-09 13:08, Valparaiso scrive:
In effetti però, abituati al ritmo forsennato dei precedenti film di Kitano, si rimane stupiti a vedere Dolls.
| può anche darsi, ma questo non giustifica nessuna delle affermazioni di hollyday.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Valparaiso
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 21 Lug 2007 Messaggi: 4447 Da: Napoli (es)
| Inviato: 09-11-2007 13:17 |
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quote: In data 2007-11-09 13:16, sandrix81 scrive:
quote: In data 2007-11-09 13:08, Valparaiso scrive:
In effetti però, abituati al ritmo forsennato dei precedenti film di Kitano, si rimane stupiti a vedere Dolls.
| può anche darsi, ma questo non giustifica nessuna delle affermazioni di hollyday.
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ahahahah...
ma quindi Dolls è il primo che hai visto?
[ Questo messaggio è stato modificato da: Valparaiso il 09-11-2007 alle 13:18 ] |
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EricDraven
![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 02 Lug 2005 Messaggi: 22547 Da: genova (GE)
| Inviato: 09-11-2007 14:03 |
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quote: In data 2007-11-09 13:08, Valparaiso scrive:
In effetti però, abituati al ritmo forsennato dei precedenti film di Kitano, si rimane stupiti a vedere Dolls.
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Se si parla dei suoi lavori precedenti a Dolls, direi che c'eravamo già stupiti con "L'estate di Kikujiro". |
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