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Autore Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan
badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 06-03-2007 19:09  
era dai tempi di dancer in the dark che non vedevo una cagata di tale portata al cinema.
ciao!

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 07-03-2007 00:56  
Cominciamo togliendoci il dente, perché l’attesissimo film-evento comico basato sul personaggio creato e interpretato da Sacha Baron Cohen ha sì un difetto, affatto trascurabile, che risiede nella frammentarietà che un progetto del genere si porta necessariamente dietro. Frammentario non tanto nella serialità delle varie situazioni, slegate l’una dall’altra e tenute insieme unicamente per la necessità commerciale di organizzare un racconto unitario e chiuso, quanto nell’operazione di selezione del materiale “buono” da montare, dove i chilometri di pellicola scartati in quanto non divertenti saranno parecchi, e troppo spesso anche nelle scene tenute per il montato si avverte pesantemente il taglio di gran parte dello sketch, per tenere magari i pochi secondi dell’unica gag riuscita e divertente (come ad esempio nell’incontro con il membro georgiano del Congresso).
Il limite più grande della pellicola sta insomma nel fatto che trova la propria dimensione nell’ambito puramente televisivo della candid e dello slowburn. A Baron Cohen succede (come successe qualche anno fa a Rowan Atkinson, quando ha portato sul grande schermo il suo personaggio in Mr. Bean – L’ultima catastrofe) quello che negli anni Venti successe a molti comici, quando le slapstick da due rulli vennero sostituite e soppiantate dai lungometraggi: la dilatazione spaziotemporale dello sketch in racconto comporta l’esigenza di una traccia organica (la trama) che rallenta e ostruisce la frammentarietà televisiva costringendo il personaggio ad assumere una dimensione e determinate dinamiche che non ha e che non gli competono. Borat come Mr. Bean è nato per il breve respiro di una serie televisiva, non per un processo più complesso e sfaccettato: “la dilatazione narrativa diventa costrizione, imprigiona l’inventiva del comico, le toglie libertà. […] la frammentazione gli è linguisticamente essenziale” (G. Cremonini, Playtime – Viaggio non organizzato nel cinema comico, Lindau, Torino 2000).
Detto e premesso ciò, era d’altra parte probabilmente giusto consegnare al personaggio di Baron Cohen una dignità storica che la celluloide ha insita in sé mentre al mezzo televisivo non è ancora riconosciuta, metterlo su un piano che consenta non di paragonarlo ma di confrontarlo con i grandi comici dell’immagine in movimento, analizzando i tratti e le caratteristiche della sua comicità.
Fondamentalmente basato sul terrore – quello che passanti e malcapitati provano verso lo “strano” e “diverso” protagonista – Borat fa il punto su come sia possibile fare comicità ai giorni nostri, inserendosi nella più classica tradizione del cinema comico che vede il protagonista-attore mettere continuamente in scena il proprio incontro-scontro col mondo che lo circonda. Borat è una catastrofe per l'ambiente circostante come lo erano tutti, da Buster Keaton a Jerry Lewis (e, appunto, anche a Mr. Bean), ma se al giorno d'oggi si vive nel terrore e nel pregiudizio, è con questi e su questi elementi che Baron Cohen costruisce il proprio confronto col mondo.
Puro slowburner della convenzione (e in questo senso la figura del reporter kazako è indovinatissima e non solo pittoresca), dove passa (la catastrofe-)Borat sparisce in maniera quasi rivoluzionaria ogni traccia di quella che consideriamo civiltà, le convenzioni sociali non reggono il suo passo, e quello che resta non è che l’ambiente, un ambiente comunque artificiale, costruito, posticcio (la gag dell’irruzione durante il meteo del tg locale è perfettamente paradigmatica di tale funzione).
Le gag più riuscite e memorabili sono dunque quelle basate sul rovesciamento dei canoni, sulla profanazione dell’abitudinario, sulla frustrazione delle aspettative. Le istituzioni sociali, anche quelle che appaiono più “naturali”, sono attaccate e distrutte seguendo una sorta di anarchismo imperante figlio della slapstick (parola che tralaltro campeggia in bella vista sulla lavagna dell’esperto di comicità incontrato da Borat) e dei fratelli Marx. Così, nella parte iniziale di presentazione, dopo aver presentato una ragazza – «Questa è Natalia» - e averci limonato per qualche secondo, ribalta il significante (e dunque l’attesa dello spettatore) spiegando che si tratta di sua sorella. Pochi secondi dopo, lo vediamo presentare sua madre, un’anziana donna a cui nessuno di noi darebbe meno di ottant’anni, e infatti: «Lei donna più vecchia di tutta Kusek»; per un attimo il bizzarro reporter ci rassicura, ma è appunto un attimo, prima di risputarci addosso la sua voglia anarchica di sovvertire l’ordine sociale: «Lei ha 43 anni». Di nuovo siamo colpiti e affondati, e di nuovo ci spanciamo per le risate. Così funzionano anche quelle che personalmente trovo le due gag forse più esilaranti dell’intero film: una è dal venditore di animali esotici, quando, guardando una tartaruga, Borat chiede che razza di cane sia; l’altra è la sublime (puramente marxiana) distorsione verbale, durante la cena al Magnolia Fine Dining Society, tra le parole ‘retired’ (pensionato) e ‘retard’ (ritardato) (con la perla nel finale della scena: «Perché ha chiamato la polizia? È fuggito il ritardato?»). D’altronde anche la primissima battuta del film: «My name-a Borat. I like you. I like sex. Is nice» [Mi chiamo Borat. Vi voglio bene. Mi piace il sesso. È bello], costruita sull’ambivalenza del verbo ‘to like’, ricorda da vicino il Groucho di Duck Soup («Il ministero della guerra non funziona, e nemmeno il gabinetto del mio bagno!»).
Mentre tuttavia i Marx erano perfettamente immersi nella messinscena, che in quanto regno della convenzione non poteva che asservirsi sistematicamente all’intermittenza comunicativa del celebre trio, decretandolo sempre vincitore, il personaggio di Borat è invece vincolato, in quanto creatura televisiva, ad una pretesa di realtà che è forse la spada di Damocle del film. Se è proprio la dimensione reale – tipica della candid camera - a farci ridere dell’idiozia retrograda (e, di volta in volta, razzista, xenofoba, fascista, intollerante,…) degli sventurati interlocutori del protagonista, è altresì vero che la costruzione comica del film si sfalda ogni volta in cui si avverte la presenza di messa in scena, di finzione. La brillantezza dell’atmosfera viene meno quando la macchina da presa manifesta la propria fisicità, quando diventa ingombrante, come ad esempio nella sequenza della lezione di guida, o nell’incontro con la “zingara” a cui Borat ruba la pubblicazione su Baywatch, o nella sequenza al Bed & Breakfast di proprietà dei due coniugi ebrei.
Borat mette dunque in evidenza come cinepresa e telecamera, per quanto parenti, siano etimologicamente distanti, producendo effetti diversi non tanto nell’estetica quanto nel rapporto con la realtà.
Pertanto, è legittimo, anzi doveroso, chiedersi quanto un prodotto e un personaggio del genere possa essere adatto alla cinematografizzazione.
E nel frattempo, mentre ce lo si chiede, si ride di gusto, a crepapelle.



http://www.positifcinema.com/borat.htm
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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AtIpIcA

Reg.: 04 Gen 2007
Messaggi: 4177
Da: Milano (MI)
Inviato: 07-03-2007 11:08  
a me l'unica cosa che ha fatto ridere è stato l'orso.
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utopia


Reg.: 29 Mag 2004
Messaggi: 14557
Da: Smaramaust (NA)
Inviato: 07-03-2007 11:18  
quote:
In data 2007-03-04 17:57, BuckyKatt scrive:
Non mi è nemmeno piaciuto il fatto che venga preso per i fondelli il popolo Kazako... è gente così squallida? A me è arrivato questo messaggio.


Io non l'ho ancora visto, ma da quanto ho letto su carta e on line sembra essere più che altro contro gli americani, non contro i kazaki, attraverso la contrapposizione tra una cultura semplice ed una che apparentemente appare più evoluta ma che, in virtu' della perdita di certi valori, è sotto sotto più arida.
Poi non so, mi pronuncerò appena lo vedo.

quote:
In data 2007-03-04 17:57, BuckyKatt scrive:
Io considero geniale geniale ad esempio un certo Al Pacino, attore che sa recitare qualsiasi ruolo alla grande!! E ho fatto solo un esempio di attore geniale...


Forse più che l'attore è stato geniale il ruolo che gli hanno cucito addosso... Non credo che per definire 'la bravura' di un attore ci si possa basare solo ed esclusivamente sulla persona... Ovvero, un attore può essere bravo in un ruolo, meno bravo in un altro: non vi è talento a prescindere.
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Midknight

Reg.: 18 Ott 2003
Messaggi: 3555
Da: Perugia (PG)
Inviato: 07-03-2007 18:28  
quote:
In data 2007-03-07 00:56, sandrix81 scrive:
E nel frattempo, mentre ce lo si chiede, si ride di gusto, a crepapelle.



A parte questo son daccordo

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stilgar

Reg.: 12 Nov 2001
Messaggi: 4999
Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 08-03-2007 10:13  
Sprecare parole per questo film?! Naaa, citerò solo Lillo e Greg:


"Che cazzataa, ma che cazzaaataaaa"
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Profundis - L'anima nera della rete

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willis

Reg.: 13 Dic 2006
Messaggi: 119
Da: catania (CT)
Inviato: 08-03-2007 11:22  
Ma che cagata abbominevole!!!!Un film orrendo di cui non vale la pena spenderci soldi del cinema...non fà affatto ridere in caso fà schifo e vergogna,.Non mi aspettavo un capolavoro però almeno speravo di ridere un pò..ma neanche questo ,pessimo film.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 08-03-2007 11:27  
ammazza che manica di busoni!
_________________
Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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willis

Reg.: 13 Dic 2006
Messaggi: 119
Da: catania (CT)
Inviato: 08-03-2007 11:29  
Che significa busoni?

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Janet13
ex "vinegar"


Reg.: 23 Ott 2005
Messaggi: 15804
Da: Cagliari (CA)
Inviato: 08-03-2007 16:47  
Non significa gay?
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"Mi scusi ma... non m'ha già visto in qualche posto?"
"Ricordo il nome ma non la faccia"

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bliss05100

Reg.: 16 Mar 2004
Messaggi: 777
Da: bologna (BO)
Inviato: 08-03-2007 18:15  
Sì busoni vuol dire proprio quello
Cmq Sasha Baron Cohen è Ali G., Borat e anche un personaggio gay ke però in italia nn si è mai visto (forse l han fatto vedere agli Mtv Awards qualke anno fa cm inviato). Lui è inglese e ha 1 show tutto suo in Gb.. il film è fatto d candid camera messe insieme negli anni..
Ah di borat esiste anke 1a specie d cartone animato ke racconta tutta la vita d questo personaggio.. da vedere assolutamente (il cartone!).
_________________
Portami da te, incatenami perchè non sarò mai libero, non sarò mai casto a meno che non mi violenti.

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 08-03-2007 21:28  
quote:
In data 2007-03-08 11:29, willis scrive:
Che significa busoni?


Finocchi!

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 08-03-2007 23:52  
quote:
In data 2007-03-07 00:56, sandrix81 scrive:
Frammentario non tanto nella serialità delle varie situazioni, slegate l’una dall’altra e tenute insieme unicamente per la necessità commerciale di organizzare un racconto unitario e chiuso, quanto nell’operazione di selezione del materiale “buono” da montare, dove i chilometri di pellicola scartati in quanto non divertenti saranno parecchi, e troppo spesso anche nelle scene tenute per il montato si avverte pesantemente il taglio di gran parte dello sketch, per tenere magari i pochi secondi dell’unica gag riuscita e divertente (come ad esempio nell’incontro con il membro georgiano del Congresso).


condizione pressoche condivisa da tutti i film di fiction e ancora di più per i documentari.
Wiseman, documentarsita americano di fama e peso mondiale, disse: "Giriamo 90, montiamo 1".
Io, per esempio ed esagerando, per un video (montato poi due volte in due versioni completamente diverse) ho girato 155 ore e usato solo 4.
Su un piano diverso pensa a Kubrick che per una stessa inquadratura ha 28 take, oppure al Coppola di "Apocalypse...", mai letto quello che dice Murch?

quote:
In data 2007-03-07 00:56, sandrix81 scrive:
A Baron Cohen succede quello che negli anni Venti successe a molti comici, quando le slapstick da due rulli vennero sostituite e soppiantate dai lungometraggi


si ma succedeva 80 anni fa. 80 lunghissimi anni fa.... e nemmeno succedeva così.

“la frammentazione gli è linguisticamente essenziale” un par di palle, aggiungerei.
Non gli è essenziale, semmai gli è fatale.


Comunque rileggere tutte le battute da te riportate mi ha fatto ridere. In verità tutto il film mi ha fatto ridere dall'inizio alla fine. Ma mi ha messo un'angoscia addosso devastante.
Choen è così immerso nel suo personaggio, così attaccato al suo ruolo da fare quasi schifo, da trasformare il film in una tale esagerazione, in una così forzata presa di posizione da scivolare in un'inevitabile pornografia. Non solo perchè il film funziona esattamente come un film porno, ma ridanciano, e perchè Cohen è in fondo una porno star, ma proprio per l'impianto filmico che insiste oltre ogni limite a mostrare sempre e comunque... andando oltre i tempi necessari, mostrando che di tempi in fondo non si tratta...
Abbiamo a che fare soltanto con lunghe e silenziose attese. In questo senso non c'è costruzione comica, ma semplicemente un effetto comico da riprendere e stirare oltre la necessità.

_________________
Go ahead, make my day

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 08-03-2007 alle 23:54 ]

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 09-03-2007 03:40  
quote:
In data 2007-03-08 23:52, Tristam scrive:
condizione pressoche condivisa da tutti i film di fiction e ancora di più per i documentari.
Wiseman, documentarsita americano di fama e peso mondiale, disse: "Giriamo 90, montiamo 1".
Io, per esempio ed esagerando, per un video (montato poi due volte in due versioni completamente diverse) ho girato 155 ore e usato solo 4.
Su un piano diverso pensa a Kubrick che per una stessa inquadratura ha 28 take, oppure al Coppola di "Apocalypse...", mai letto quello che dice Murch?


certo, lo immagino, anche da quello che ho letto Murch compreso, ma è chiaro che non è la stessa cosa. in tutti i casi che hai citato e che non hai citato, si scarta assai e si sceglie quel poco che messo insieme può dare vita ad un organismo autonomo e funzionante.
qui non si sceglie, qui si scarta e basta. la scelta è obbligata, quello che fa ridere si tiene e il resto si mette nel caminetto.
qui non ci sono i 28 ciak di kubrick, ce n'è uno e basta, e in questo senso sono anche d'accordo sul fatto che si tratti di pornografia, a causa dela morbosità che sta dietro questa unicità del take, e che si riflette inevitabilmente in un'attesa che è più grande (non solo spazialmente) del momento atteso.

quote:
In data 2007-03-08 23:52, Tristam scrive:
“la frammentazione gli è linguisticamente essenziale” un par di palle, aggiungerei.
Non gli è essenziale, semmai gli è fatale.

beh, è quello che ho detto. è essenziale al personaggio, che dunque (o infatti?) sta meglio in tv.
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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 09-03-2007 03:41  
quote:
In data 2007-03-08 23:52, Tristam scrive:
Abbiamo a che fare soltanto con lunghe e silenziose attese.

ah ecco. devo imparare a leggere per intero i post prima di rispondere
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