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Arancia meccanica |
Lilluz
 Reg.: 21 Ott 2004 Messaggi: 947 Da: Pescara (PE)
| Inviato: 10-12-2004 15:51 |
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mi permetto di riportare una recensione su arancia meccanica dove kubrick analizza la violenza del suo film...
[...]Dal momento che il regista tutto era tranne che uno sprovveduto, si preoccupò immediatamente di come sarebbe stata giudicata la violenza del film che si apprestava a dirigere. Rilasciò sin da subito, ancora privo di sceneggiatura, una serie di interviste per "preparare" il suo pubblico e far sì che i suoi critici iniziassero a mettersi il cuore in pace; sembrò particolarmente insistere sul parallelo tra la figura di Alex e quella di Riccardo III, uno dei personaggi shakespeariani più riusciti. Se folle di critici avevano potuto amare Riccardo III, allora lui ci sarebbe riuscito con il suo Alex: «L'unico personaggio che si possa paragonare ad Alex è Riccardo III e penso che entrambi agiscano in modo molto simile sulla nostra immaginazione. Entrambi portano il pubblico a dar loro confidenza, entrambi sono completamente onesti, acuti, intelligenti e privi d'ipocrisia» «La storia ha due livelli. Ci sono le implicazioni sociologiche sul quesito se sia più gravemente immorale togliere ad un uomo la libertà, imprigionandolo, o il libero arbitrio, trasformandolo in un'arancia meccanica, un robot. E il potere della storia è nel personaggio di Alex che in qualche modo ti conquista, come Riccardo III, a dispetto della sua malvagità, per la sua intelligenza e acutezza e per la sua totale onestà. Rappresenta l'inconscio, il lato selvaggio represso della nostra natura, che gode innocentemente dei piaceri dello stupro».[...] |
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alessio984
 Reg.: 10 Mar 2004 Messaggi: 6302 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 27-12-2004 20:01 |
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alessio984
 Reg.: 10 Mar 2004 Messaggi: 6302 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 27-12-2004 20:02 |
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_________________ Preferiremmo volare sulla luna piuttosto che dire le parole giuste quand'è tempo di dirle |
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alessio984
 Reg.: 10 Mar 2004 Messaggi: 6302 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 27-12-2004 20:04 |
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Opera fanta-visionara del Maestro Stanley Kubrick datata 1971. Tre anni dopo il planetario successo di “2001” Kubrick cambia registro: il film rimane sullo stesso piano fantastico-fantasioso del precedente, ma stavolta è ambientato sulla terra, non più nello spazio siderale.
“Ora sapevano chi era il vero signore e padrone. «Pecore!», pensavo. Ma un vero leader sa quando concedere e mostrarsi generoso agli inferiori” queste le parole del protagonista Alexander De Large interpretato da uno strabiliante, mimico, eccessivo, espressivo Malcolm McDowell che per un destino comune a molti altri suoi colleghi attori, rimarrà prigioniero di questo ruolo, trasformandosi, nell’immaginario collettivo, nell’Icona della violenza allo stato puro, quella primordiale, animale, dalla quale non si libererà mai più (ne è la prova il suo ultimo film Evilenko). Ma la genialità di questo attore fu visibile già sul set del film, dove si dimostrò un vero e proprio co-autore di Kubrick; sua fu infatti l’idea di cantare la canzone “Singing in the Rain” di Gene Kelly durante una delle scene madri del film: quella dello stupro; indimenticabile anche la donna dal vestito rosso (il rosso assieme al bianco è uno dei colori predominanti nel film).
Lo stesso McDowell aveva esordito un paio d’anni prima nel film “If…” (alcuni invece lo chiamano “Se…”) di Lindsay Anderson, e che curiosamente era ambientato in un college inglese, in cui tre ragazzi, tra cui McDowell, fanno una carneficina di professori e compagni!
Il film si apre proprio con un primo piano del protagonista, con il suo sorriso diabolico e senza fondo, che ricorda l’espressione dell’indemoniato Jack Nicholson in SHINING, ed anche quella di Vincent D’Onofrio ormai vittima della pazzia in FULL METAL JACKET. Una lenta e iperbolica carrellata all’indietro della macchina da presa ci mostra poi tutta la scena nella sua interezza: Alex non è solo ma è seduto con i suoi tre amici “drughi” nel kitch e post-moderno Korova Milkbar, con le famose figure femminili nude usate come tavolini (lo scenografo del film John Barry per poterle realizzare dovette fotografare una modella nuda in tutte le posizioni che potevano servire da tavolino, in modo da ottenere le giuste pose per la scultrice che a sua volta doveva creare le figure). La tecnica di ripresa dello zoom sarà poi la stessa nelle due scene successive.
E l’amorale Alexander De Large è appunto un fan dell’ “amata ultraviolenza” e del “buon vecchio Ludovico Van”. E proprio di Beethoven si servirà Kubrick per commentare le numerose scene di iper-violenza, quasi per dare un tocco di ironia a quest’ultima, in modo da attutirne l’impatto verso lo spettatore. Lo sport preferito da Alex ed i suoi “drughi” vestiti tutti di bianco, con la bombetta in testa, i pantaloni infilati dentro degli stivali in modo da causare un effetto di “gonfiamento” ed un bastone in mano, quasi per dissacrare l’immagine della rispettabilità inglese, ci viene mostrato sin dall’inizio del film. Le vittime di questa violenza saranno numerose, alcune periranno. Alex viene arrestato in seguito all'assassinio di una donna di mezza età (la famosa “signora dei gatti” ed il suo non meno famoso “fallo di ceramica”). E saranno le vittime sopravvissute che si ritorceranno contro Alex, quando lui non sarà più in grado di reagire, in conseguenza della famigerata e oramai famosissima “cura Ludovico” che “permette di uscire di prigione e di non tornarci mai più”; prigione dove ha conosciuto un prete: emblema dell’eticità. Tale cura, che consiste nel creare un’associazione tra forti sensazioni di nausea e l’istinto che porta a compiere azioni malvagie, risulterà lesiva della capacità di scegliere tra bene e male. Scena passata alla storia quella di Alex che urla, perché ha la nausea e legato alla sedia, con le palpebre forzatamente ed impotentemente aperte mentre assiste a film incentrati sull’ultraviolenza con sottofondo la sua amata sinfonia n.9 del buon vecchio Ludovico Van, opera che in seguito detesterà. La cura riesce. Alex non può più nuocere a nessuno. E’ una vittima della cura e del sistema stesso, qualsiasi forma di violenza causerà in lui la nausea. A peggiorare le cose saranno delle scoperte che Alex farà dopo il suo rilascio: i suoi genitori hanno fittato la sua stanza ad un altro ragazzo e non sembrano per niente felici di un suo ritorno; i suoi amici Dim e Georgie sono diventati poliziotti, e fanno ormai parte della “violenza legalizzata”. E sarà usato anche da chi ha in mano il potere, da un ministro, ed in seguito da chi è contro l’attuale potere, da uno scrittore, interpretato da un mastodontico Patrick Magee (una delle più intense interpretazioni che io abbia mai visto, sul serio!), un radical. In un climax crescente di distruzione psicologica tenterà addirittura il suicidio, per poi tornare nelle mani del potere, traendo profitto da una gestione personalizzata della sua violenza, ma lui però era “guarito amici… eccome!”.
Anthony Burgess, l’autore del libro da cui Kubrick trarrà il film, scriverà in seguito: “Il mio eroe, o antieroe, Alex è veramente malvagio, a un livello forse inconcepibile, ma la sua cattiveria non è il prodotto di un condizionamento teorico o sociale, è una impresa personale in cui si è imbarcato in piena lucidità. La mia parabola, e quella di Kubrick, vogliono affermare che è preferibile un mondo di violenza assunta scientemente a un mondo programmato per essere buono o inoffensivo… Arancia meccanica doveva essere una sorta di manifesto sull’importanza del poter scegliere.”.
Ma ciò non è stato: ARANCIA MECCANICA risultò scomodo e per anni è stato vittima del boicottaggio dei benpensanti, letta in modo sbagliato come: “un’opera a favore della violenza”. Lo stesso Kubrick ritirò il film dalla circolazione della Gran Bretagna a causa dei continui e numerosi fenomeni di violenza che furono generati dall’emulazione filmica.
Dirà Kubrick a Michael Ciment nel 1980 durante una lunga intervista: «C’è sempre stata violenza nell’arte. C’è violenza nella Bibbia, violenza in Omero, violenza in Shakespeare e molti psichiatri ritengono che funga da catarsi più che da modello […]. Quello che voglio dire è che il film viene accettato come opera d’arte e nessun opera d’arte ha mai fatto un danno sociale, anzi una gran quantità di danni sociali li hanno fatti coloro che hanno cercato di difendere la società dalle opere d’arte che giudicavano periocolose».
Dissacrante è in questo film anche la critica che Kubrick porta avanti nei confronti della scienza, di quella scienza che vuole avanzare autonomamente da qualsiasi controllo umano, che non si pone alcun limite in nome del progresso (tema molto caro al regista quello dell’Uomo e la Macchina, già sviluppato in 2001). Allo stesso tempo critica dello stato che alla fine del film si serve di Alex.
“[…] Se la malvagità di Alex fosse stata meno netta, la storia avrebbe finito per somigliare a quei western che vorrebbero considerarsi contro il linciaggio: in realtà, visto che si lincia un giovane innocente, la morale finisce per essere: «non si deve linciare la gente perché può essere innocente»; mentre bisognerebbe dire: «non si deve linciare nessuno». Per mostrare l’azione del governo in tutto il suo orrore, bisognava scegliere come vittima qualcuno di assolutamente depravato; in questo modo, quando il governo lo trasforma in uno zombi, ci si accorge che si tratta di un’azione profondamente immorale, anche ai danni di una creatura simile. Se Alex non fosse l’incarnazione del Male, sarebbe troppo facile dire: «Sì, certo, il governo ha torto perché lui non è così cattivo. In questo modo si chiarisce meglio il problema».
Mentre da parte sua Burgess affermerà che “Certo, senza la violenza sarebbe stato più gradevole ma la vicenda dell’emendamento di Alex avrebbe perso forza se non si fosse potuto vedere da che cosa lo si stava correggendo”.
La violenza di Arancia Meccanica non deriva da cosa accade e da cosa viene mostrato, ma dal COME accade e come viene mostrato. Nel film c’è una sorta di estetizzazione della violenza.
Il film ha oramai ben 33 anni, ma la cosa sbalorditiva è che se li porta proprio bene! E’ ancora intatto: unico ed inimitabile. Se li porta bene nel senso che Arancia Meccanica era potenzialmente ambientato in un non precisato futuro. Ed oggi risulta più attuale che mai. Forse l’unica inquadratura che risulta “passata” è quella in cui Alex si accinge ad ascoltare la Nona di Beethoven infilando una musicassetta nel registratore: oggi userebbe un cd audio o forse un cd mp3! Però resta attuale l’uso che ne fa Alex della musica: per il protagonista infatti quest’ultima risulta essere una sorta di carica adrenalinica per la pratica della violenza.
Kubrick rimane gran parte fedele al linguaggio utilizzato da Burgess nel suo libro. Infatti le parole sono di indiretta origine russa: la parola “devocka” in russo vuol dire “bambina”, “moloko” significa “latte”, mentre “drug” è la parola russa per “amico”.
Il titolo originale del libro e del film: A Clockwork Orange, è stato tradotto molto liberamente in italiano con “Arancia Meccanica” quando in realtà la traduzione esatta sarebbe: “Un’arancia a orologeria” (che poi fu il titolo della prima edizione italiana del romanzo). A Clockwork Orange è un modo londinese per riferirsi a un tipo bizzarro, a tal punto da rischiare di essere assimilato a una cosa, una macchina. Ma è lo stesso Anthony Burgess a spiegarcelo in una lettera inviata il 21 febbraio 1972 al «Los Angeles Time»: “ Il titolo è la cosa più facile da spiegare. Nel 1945, al ritorno dal fronte, in un pub di Londra ho sentito un cockney ottantenne dire di qualcuno che era «sballato come un’arancia meccanica». L’espressione m’incuriosì per la stravagante mescolanza di linguaggio popolare e surreale. Per quasi vent’anni avrei voluto utilizzarla come titolo per qualche mia opera: ne ho avuto poi l’occasione quando ho concepito il progetto di scrivere un romanzo sul lavaggio del cervello”.
Stanley Kubrick nella stessa intervista sopra citata affermo anche che “il film parla dei tentativi di limitare nell’uomo la libertà di scegliere tra il bene e male. In questo si collega alle considerazioni di Skinner in Beyond Freedom and Dignity, anche se Skinner parla di condizionamento positivo, non negativo. Questa è l’idea fondante della storia, il suo contenuto; ma l’elemento cui si deve la riuscita drammatica e artistica è la creazione assolutamente unica del personaggio di Alex, che rappresenta l’inconscio. Il presidente della Motion Picture Association, Aaron Stern, che è anche psichiatra, ha elaborato un’interpretazione molto interessante: secondo lui, Alex all’inizio del film rappresenta l’uomo allo stato di natura. La «tecnica Ludovico» corrisponde in termini psicologici al processo di civilizzazione; la malattia che ne consegue può esser vista come la nevrosi imposta all’individuo della società. La liberazione finale che il pubblico avverte corrisponde alla sua stessa rottura con la civiltà. Ovviamente, tutto ciò accade a livello inconscio. Non è il significato letterale del film, ma è uno degli elementi che provocano l’identificazione dello spettatore con Alex”.
In sintesi Kubrick e Burgess ci vogliono dire che qualsiasi costrizione è sbagliata, persino “costringere” al bene, ed Alex in un certo senso rappresenta la personificazione del male: dice infatti di voler prendere parte alla crocefissione di Cristo. Compie il male per il piacere di compierlo (a differenza dei sui drughi, che lo fanno per scopi di lucro, infatti il piano di Dim di assalire la casa della “signora dei gatti” è finalizzata solo al furto dei suoi beni). Alex è puro istinto (“[…] e d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione e a quello che il buon Bog manda loro. La musica mi venne in aiuto. C’era una finestra aperta con uno stereo, e seppi subito cosa fare…”).
L’impatto visivo del film è straordinario. Impossibile non rimanere affascinati dalle immagini di Kubrick, dalla sua regia, dalla fotografia, dalla scenografia, dai grotteschi costumi (di Milena Canonero, che lavorerà con Kubrick nei suoi successivi BARRY LYNDON e SHINING. Indimenticabile è il look della madre di Alex), dall’interpretazione degli attori, dalle musiche (quelle originali sono di Walter Carlos. Le rielaborazioni in chiave elettronica sono una conseguenza del successo in quegli anni della musica “disco”)…
Ci si identifica realmente, come lo stesso Kubrick afferma, con il protagonista Alex, in quanto la storia è vista attraverso i suoi occhi, da una prospettiva soggettiva. Lo stesso Alex è molto più “umano” di quanto si possa pensare. Alex rappresenta una sorta di IO freudiano. Si rimane colpiti anche dalla sua profonda intelligenza ed acutezza. Quando nella seconda parte del film i suoi ex-amici poliziotti picchiano Alex, chi non ha fatto il tifo per Alex? Chi non si è sentito picchiato egli stesso? La stessa violenza presente nella prima parte del film ha un grosso ruolo di identificazione e liberazione. Quello della violenza è l’istinto più naturale dell’uomo, ma ormai represso. Alex rappresenta l’inconfessabile del nostro inconscio. Sempre nella stessa intervista Kubrick afferma: “Alex, a livello onirico e simbolico rappresenta l’inconscio, L’inconscio non ha coscienza. Chi ama il film avverte questa sorta di identificazione; l’ostilità di chi lo detesta nasce dall’incapacità di accettare chi si è realmente, forse per ingenuità, per scarsa preparazione psicologica o incapacità emotiva di ammettere questo aspetto della psiche umana. Allora ecco le accuse insensate sull’effetto che si presume il film debba produrre. L’unico personaggio al quale ho sempre accostato è Riccardo III. Non c’è alcun motivo per non odiare Riccardo III, ma non possiamo non ammirarlo a livello emotivo, nello stato onirico in cui ci troviamo quando guardiamo uno spettacolo o un film. A livello cosciente, non si ammirerebbero né Riccardo né Alex”.
Inutile cercare di catalogare il film: fantascientifico? Grottesco? Storico? Ironico? Comico? Drammatico? Fantastico? un Horror? un Musical? In quest’opera cinematografica il regista ha messo insieme pop-art e satira, psichedelia e musica classica. Sicuramente vi è un excursus di tutte le forme che la violenza: quella privata, quella carceraria, quella praticata dalla polizia, la violenza sessuale, quella istituzionale, quella praticata senza motivo (l'ultraviolenza), quella tra bande rivali.
Altre scene che non ho menzionato ma che sono rimaste nell’immaginario cinematografico collettivo sono: quella dell’orgia veloccizzata con il “Guglielmo Tell” di Rossini di fondo, quella dello stupro della banda rivale di una ragazza (una Debocka) ripresa in un teatro abbandonato col sottofondo della “Gazza ladra” di Rossini (anche qui Kubrick applica la tecnica dello zoom all’indietro) e la conseguente zuffa tra le due bande, e quella conseguente la cura Ludovico che è ambientata su un palcoscenico, anche questa volta (!) di un teatro: quando il protagonista si trova di fronte una (bellissima) donna nuda e viene frenato proprio nel momento in cui le mani andavano a palpare le tette della giovane.
Vorrei inoltre spendere qualche parola per lodare il buonissimo doppiaggio di Adalberto Maria Merli che da la voce ad Alex. Veramente all’altezza dell’originale, non si poteva operare scelta migliore.
“Oh deliziosa delizia e incanto, era piacere impiacentito e divenuto carne! Come piume di un raro metallo spumato, o come vino d’argento versato in nave spaziale. Addio forza di gravità! Mentre slusciavo quali visioni incantevoli…”.
Penso che in questo caso possiamo scomodare la parola Capolavoro.
_________________ Preferiremmo volare sulla luna piuttosto che dire le parole giuste quand'è tempo di dirle |
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Paolalla
 Reg.: 30 Set 2004 Messaggi: 1250 Da: mendicino (CS)
| Inviato: 28-12-2004 09:59 |
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sconvolgente...nonostante le immagini,moooolto crude,non riesco a staccare gli occhi dalla schermo neanche una volta....se ci penso mi tremano ancora le mani!!
colpisce.... in negativo o in positivo...ma sicuramente non è uno di quei filmetti ke ci lascia indifferenti...
_________________
a volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto.Così appesa sopra un concerto di David Bowie lei si apriva lasciandomi cadere....(da brividi da brividiiiiiiiiiiiiiiiii)
[ Questo messaggio è stato modificato da: Paolalla il 28-12-2004 alle 10:00 ] |
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bralina
 Reg.: 20 Ago 2004 Messaggi: 3493 Da: prato (PO)
| Inviato: 29-12-2004 15:34 |
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io qst film lo adoro!
da vedere x forza...alex (nn so il nome dell'attore) recita benissimo!
_________________
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simboy
 Reg.: 20 Set 2002 Messaggi: 1603 Da: grugliasco (TO)
| Inviato: 29-12-2004 16:24 |
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Ma perchè non usi le vocali ?
_________________ Qualunque impressione faccia su di noi , egli è un servo della legge , quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano. |
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Rhochan
 Reg.: 27 Lug 2004 Messaggi: 71 Da: Palermo (PA)
| Inviato: 29-12-2004 16:39 |
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Io adoro Arancia Meccanica, uno dei film più shoccanti al mondo, pensate quanto era shoccante nel 71!!^__^eheh..poverini.
Ma è la realtà quella che shoccaa.. quello che è diverso e quello che non vogliamo vedere.
L'ho visto, grazie ai consigli di mio freatello(24 anni), a 12 anni, d'allora ho guardato il cinema e i film in un modo diverso..d'allora ho sempre pensato che il cinema sia un qualcosa di molto potente per combattere il male.
Ma penso anche che il cinema sia un mezzo per donare informazioni, sensazioni e arte.
_________________
voglio far vedere il mondo come lo vedo io.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Rhochan il 29-12-2004 alle 16:40 ] |
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angie83
 Reg.: 26 Dic 2004 Messaggi: 13 Da: Castelvetrano (TP)
| Inviato: 30-12-2004 00:29 |
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DA SUICIDIO DI GRUPPO!!!!
_________________ "MEGLIO REGNARE ALL'INFERNO CHE SERVIRE IN PARADISO!!"... SEMPRE!!! |
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nicoburton
 Reg.: 13 Feb 2005 Messaggi: 76 Da: prato (PO)
| Inviato: 20-02-2005 16:55 |
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quote: In data 2004-12-27 20:04, alessio984 scrive:
Opera fanta-visionara del Maestro Stanley Kubrick datata 1971. Tre anni dopo il planetario successo di “2001” Kubrick cambia registro: il film rimane sullo stesso piano fantastico-fantasioso del precedente, ma stavolta è ambientato sulla terra, non più nello spazio siderale.
“Ora sapevano chi era il vero signore e padrone. «Pecore!», pensavo. Ma un vero leader sa quando concedere e mostrarsi generoso agli inferiori” queste le parole del protagonista Alexander De Large interpretato da uno strabiliante, mimico, eccessivo, espressivo Malcolm McDowell che per un destino comune a molti altri suoi colleghi attori, rimarrà prigioniero di questo ruolo, trasformandosi, nell’immaginario collettivo, nell’Icona della violenza allo stato puro, quella primordiale, animale, dalla quale non si libererà mai più (ne è la prova il suo ultimo film Evilenko). Ma la genialità di questo attore fu visibile già sul set del film, dove si dimostrò un vero e proprio co-autore di Kubrick; sua fu infatti l’idea di cantare la canzone “Singing in the Rain” di Gene Kelly durante una delle scene madri del film: quella dello stupro; indimenticabile anche la donna dal vestito rosso (il rosso assieme al bianco è uno dei colori predominanti nel film).
Lo stesso McDowell aveva esordito un paio d’anni prima nel film “If…” (alcuni invece lo chiamano “Se…”) di Lindsay Anderson, e che curiosamente era ambientato in un college inglese, in cui tre ragazzi, tra cui McDowell, fanno una carneficina di professori e compagni!
Il film si apre proprio con un primo piano del protagonista, con il suo sorriso diabolico e senza fondo, che ricorda l’espressione dell’indemoniato Jack Nicholson in SHINING, ed anche quella di Vincent D’Onofrio ormai vittima della pazzia in FULL METAL JACKET. Una lenta e iperbolica carrellata all’indietro della macchina da presa ci mostra poi tutta la scena nella sua interezza: Alex non è solo ma è seduto con i suoi tre amici “drughi” nel kitch e post-moderno Korova Milkbar, con le famose figure femminili nude usate come tavolini (lo scenografo del film John Barry per poterle realizzare dovette fotografare una modella nuda in tutte le posizioni che potevano servire da tavolino, in modo da ottenere le giuste pose per la scultrice che a sua volta doveva creare le figure). La tecnica di ripresa dello zoom sarà poi la stessa nelle due scene successive.
E l’amorale Alexander De Large è appunto un fan dell’ “amata ultraviolenza” e del “buon vecchio Ludovico Van”. E proprio di Beethoven si servirà Kubrick per commentare le numerose scene di iper-violenza, quasi per dare un tocco di ironia a quest’ultima, in modo da attutirne l’impatto verso lo spettatore. Lo sport preferito da Alex ed i suoi “drughi” vestiti tutti di bianco, con la bombetta in testa, i pantaloni infilati dentro degli stivali in modo da causare un effetto di “gonfiamento” ed un bastone in mano, quasi per dissacrare l’immagine della rispettabilità inglese, ci viene mostrato sin dall’inizio del film. Le vittime di questa violenza saranno numerose, alcune periranno. Alex viene arrestato in seguito all'assassinio di una donna di mezza età (la famosa “signora dei gatti” ed il suo non meno famoso “fallo di ceramica”). E saranno le vittime sopravvissute che si ritorceranno contro Alex, quando lui non sarà più in grado di reagire, in conseguenza della famigerata e oramai famosissima “cura Ludovico” che “permette di uscire di prigione e di non tornarci mai più”; prigione dove ha conosciuto un prete: emblema dell’eticità. Tale cura, che consiste nel creare un’associazione tra forti sensazioni di nausea e l’istinto che porta a compiere azioni malvagie, risulterà lesiva della capacità di scegliere tra bene e male. Scena passata alla storia quella di Alex che urla, perché ha la nausea e legato alla sedia, con le palpebre forzatamente ed impotentemente aperte mentre assiste a film incentrati sull’ultraviolenza con sottofondo la sua amata sinfonia n.9 del buon vecchio Ludovico Van, opera che in seguito detesterà. La cura riesce. Alex non può più nuocere a nessuno. E’ una vittima della cura e del sistema stesso, qualsiasi forma di violenza causerà in lui la nausea. A peggiorare le cose saranno delle scoperte che Alex farà dopo il suo rilascio: i suoi genitori hanno fittato la sua stanza ad un altro ragazzo e non sembrano per niente felici di un suo ritorno; i suoi amici Dim e Georgie sono diventati poliziotti, e fanno ormai parte della “violenza legalizzata”. E sarà usato anche da chi ha in mano il potere, da un ministro, ed in seguito da chi è contro l’attuale potere, da uno scrittore, interpretato da un mastodontico Patrick Magee (una delle più intense interpretazioni che io abbia mai visto, sul serio!), un radical. In un climax crescente di distruzione psicologica tenterà addirittura il suicidio, per poi tornare nelle mani del potere, traendo profitto da una gestione personalizzata della sua violenza, ma lui però era “guarito amici… eccome!”.
Anthony Burgess, l’autore del libro da cui Kubrick trarrà il film, scriverà in seguito: “Il mio eroe, o antieroe, Alex è veramente malvagio, a un livello forse inconcepibile, ma la sua cattiveria non è il prodotto di un condizionamento teorico o sociale, è una impresa personale in cui si è imbarcato in piena lucidità. La mia parabola, e quella di Kubrick, vogliono affermare che è preferibile un mondo di violenza assunta scientemente a un mondo programmato per essere buono o inoffensivo… Arancia meccanica doveva essere una sorta di manifesto sull’importanza del poter scegliere.”.
Ma ciò non è stato: ARANCIA MECCANICA risultò scomodo e per anni è stato vittima del boicottaggio dei benpensanti, letta in modo sbagliato come: “un’opera a favore della violenza”. Lo stesso Kubrick ritirò il film dalla circolazione della Gran Bretagna a causa dei continui e numerosi fenomeni di violenza che furono generati dall’emulazione filmica.
Dirà Kubrick a Michael Ciment nel 1980 durante una lunga intervista: «C’è sempre stata violenza nell’arte. C’è violenza nella Bibbia, violenza in Omero, violenza in Shakespeare e molti psichiatri ritengono che funga da catarsi più che da modello […]. Quello che voglio dire è che il film viene accettato come opera d’arte e nessun opera d’arte ha mai fatto un danno sociale, anzi una gran quantità di danni sociali li hanno fatti coloro che hanno cercato di difendere la società dalle opere d’arte che giudicavano periocolose».
Dissacrante è in questo film anche la critica che Kubrick porta avanti nei confronti della scienza, di quella scienza che vuole avanzare autonomamente da qualsiasi controllo umano, che non si pone alcun limite in nome del progresso (tema molto caro al regista quello dell’Uomo e la Macchina, già sviluppato in 2001). Allo stesso tempo critica dello stato che alla fine del film si serve di Alex.
“[…] Se la malvagità di Alex fosse stata meno netta, la storia avrebbe finito per somigliare a quei western che vorrebbero considerarsi contro il linciaggio: in realtà, visto che si lincia un giovane innocente, la morale finisce per essere: «non si deve linciare la gente perché può essere innocente»; mentre bisognerebbe dire: «non si deve linciare nessuno». Per mostrare l’azione del governo in tutto il suo orrore, bisognava scegliere come vittima qualcuno di assolutamente depravato; in questo modo, quando il governo lo trasforma in uno zombi, ci si accorge che si tratta di un’azione profondamente immorale, anche ai danni di una creatura simile. Se Alex non fosse l’incarnazione del Male, sarebbe troppo facile dire: «Sì, certo, il governo ha torto perché lui non è così cattivo. In questo modo si chiarisce meglio il problema».
Mentre da parte sua Burgess affermerà che “Certo, senza la violenza sarebbe stato più gradevole ma la vicenda dell’emendamento di Alex avrebbe perso forza se non si fosse potuto vedere da che cosa lo si stava correggendo”.
La violenza di Arancia Meccanica non deriva da cosa accade e da cosa viene mostrato, ma dal COME accade e come viene mostrato. Nel film c’è una sorta di estetizzazione della violenza.
Il film ha oramai ben 33 anni, ma la cosa sbalorditiva è che se li porta proprio bene! E’ ancora intatto: unico ed inimitabile. Se li porta bene nel senso che Arancia Meccanica era potenzialmente ambientato in un non precisato futuro. Ed oggi risulta più attuale che mai. Forse l’unica inquadratura che risulta “passata” è quella in cui Alex si accinge ad ascoltare la Nona di Beethoven infilando una musicassetta nel registratore: oggi userebbe un cd audio o forse un cd mp3! Però resta attuale l’uso che ne fa Alex della musica: per il protagonista infatti quest’ultima risulta essere una sorta di carica adrenalinica per la pratica della violenza.
Kubrick rimane gran parte fedele al linguaggio utilizzato da Burgess nel suo libro. Infatti le parole sono di indiretta origine russa: la parola “devocka” in russo vuol dire “bambina”, “moloko” significa “latte”, mentre “drug” è la parola russa per “amico”.
Il titolo originale del libro e del film: A Clockwork Orange, è stato tradotto molto liberamente in italiano con “Arancia Meccanica” quando in realtà la traduzione esatta sarebbe: “Un’arancia a orologeria” (che poi fu il titolo della prima edizione italiana del romanzo). A Clockwork Orange è un modo londinese per riferirsi a un tipo bizzarro, a tal punto da rischiare di essere assimilato a una cosa, una macchina. Ma è lo stesso Anthony Burgess a spiegarcelo in una lettera inviata il 21 febbraio 1972 al «Los Angeles Time»: “ Il titolo è la cosa più facile da spiegare. Nel 1945, al ritorno dal fronte, in un pub di Londra ho sentito un cockney ottantenne dire di qualcuno che era «sballato come un’arancia meccanica». L’espressione m’incuriosì per la stravagante mescolanza di linguaggio popolare e surreale. Per quasi vent’anni avrei voluto utilizzarla come titolo per qualche mia opera: ne ho avuto poi l’occasione quando ho concepito il progetto di scrivere un romanzo sul lavaggio del cervello”.
Stanley Kubrick nella stessa intervista sopra citata affermo anche che “il film parla dei tentativi di limitare nell’uomo la libertà di scegliere tra il bene e male. In questo si collega alle considerazioni di Skinner in Beyond Freedom and Dignity, anche se Skinner parla di condizionamento positivo, non negativo. Questa è l’idea fondante della storia, il suo contenuto; ma l’elemento cui si deve la riuscita drammatica e artistica è la creazione assolutamente unica del personaggio di Alex, che rappresenta l’inconscio. Il presidente della Motion Picture Association, Aaron Stern, che è anche psichiatra, ha elaborato un’interpretazione molto interessante: secondo lui, Alex all’inizio del film rappresenta l’uomo allo stato di natura. La «tecnica Ludovico» corrisponde in termini psicologici al processo di civilizzazione; la malattia che ne consegue può esser vista come la nevrosi imposta all’individuo della società. La liberazione finale che il pubblico avverte corrisponde alla sua stessa rottura con la civiltà. Ovviamente, tutto ciò accade a livello inconscio. Non è il significato letterale del film, ma è uno degli elementi che provocano l’identificazione dello spettatore con Alex”.
In sintesi Kubrick e Burgess ci vogliono dire che qualsiasi costrizione è sbagliata, persino “costringere” al bene, ed Alex in un certo senso rappresenta la personificazione del male: dice infatti di voler prendere parte alla crocefissione di Cristo. Compie il male per il piacere di compierlo (a differenza dei sui drughi, che lo fanno per scopi di lucro, infatti il piano di Dim di assalire la casa della “signora dei gatti” è finalizzata solo al furto dei suoi beni). Alex è puro istinto (“[…] e d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione e a quello che il buon Bog manda loro. La musica mi venne in aiuto. C’era una finestra aperta con uno stereo, e seppi subito cosa fare…”).
L’impatto visivo del film è straordinario. Impossibile non rimanere affascinati dalle immagini di Kubrick, dalla sua regia, dalla fotografia, dalla scenografia, dai grotteschi costumi (di Milena Canonero, che lavorerà con Kubrick nei suoi successivi BARRY LYNDON e SHINING. Indimenticabile è il look della madre di Alex), dall’interpretazione degli attori, dalle musiche (quelle originali sono di Walter Carlos. Le rielaborazioni in chiave elettronica sono una conseguenza del successo in quegli anni della musica “disco”)…
Ci si identifica realmente, come lo stesso Kubrick afferma, con il protagonista Alex, in quanto la storia è vista attraverso i suoi occhi, da una prospettiva soggettiva. Lo stesso Alex è molto più “umano” di quanto si possa pensare. Alex rappresenta una sorta di IO freudiano. Si rimane colpiti anche dalla sua profonda intelligenza ed acutezza. Quando nella seconda parte del film i suoi ex-amici poliziotti picchiano Alex, chi non ha fatto il tifo per Alex? Chi non si è sentito picchiato egli stesso? La stessa violenza presente nella prima parte del film ha un grosso ruolo di identificazione e liberazione. Quello della violenza è l’istinto più naturale dell’uomo, ma ormai represso. Alex rappresenta l’inconfessabile del nostro inconscio. Sempre nella stessa intervista Kubrick afferma: “Alex, a livello onirico e simbolico rappresenta l’inconscio, L’inconscio non ha coscienza. Chi ama il film avverte questa sorta di identificazione; l’ostilità di chi lo detesta nasce dall’incapacità di accettare chi si è realmente, forse per ingenuità, per scarsa preparazione psicologica o incapacità emotiva di ammettere questo aspetto della psiche umana. Allora ecco le accuse insensate sull’effetto che si presume il film debba produrre. L’unico personaggio al quale ho sempre accostato è Riccardo III. Non c’è alcun motivo per non odiare Riccardo III, ma non possiamo non ammirarlo a livello emotivo, nello stato onirico in cui ci troviamo quando guardiamo uno spettacolo o un film. A livello cosciente, non si ammirerebbero né Riccardo né Alex”.
Inutile cercare di catalogare il film: fantascientifico? Grottesco? Storico? Ironico? Comico? Drammatico? Fantastico? un Horror? un Musical? In quest’opera cinematografica il regista ha messo insieme pop-art e satira, psichedelia e musica classica. Sicuramente vi è un excursus di tutte le forme che la violenza: quella privata, quella carceraria, quella praticata dalla polizia, la violenza sessuale, quella istituzionale, quella praticata senza motivo (l'ultraviolenza), quella tra bande rivali.
Altre scene che non ho menzionato ma che sono rimaste nell’immaginario cinematografico collettivo sono: quella dell’orgia veloccizzata con il “Guglielmo Tell” di Rossini di fondo, quella dello stupro della banda rivale di una ragazza (una Debocka) ripresa in un teatro abbandonato col sottofondo della “Gazza ladra” di Rossini (anche qui Kubrick applica la tecnica dello zoom all’indietro) e la conseguente zuffa tra le due bande, e quella conseguente la cura Ludovico che è ambientata su un palcoscenico, anche questa volta (!) di un teatro: quando il protagonista si trova di fronte una (bellissima) donna nuda e viene frenato proprio nel momento in cui le mani andavano a palpare le tette della giovane.
Vorrei inoltre spendere qualche parola per lodare il buonissimo doppiaggio di Adalberto Maria Merli che da la voce ad Alex. Veramente all’altezza dell’originale, non si poteva operare scelta migliore.
“Oh deliziosa delizia e incanto, era piacere impiacentito e divenuto carne! Come piume di un raro metallo spumato, o come vino d’argento versato in nave spaziale. Addio forza di gravità! Mentre slusciavo quali visioni incantevoli…”.
Penso che in questo caso possiamo scomodare la parola Capolavoro.
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sei un genio...hai detto proprio quello che c'era da dire..e anche di più...comunque..arancia meccanica un capolavoro...uno dei miei film preferiti...una pietra miliare...
bè...adesso non so che dire...ance perchè...dopo quello che ha scritto alessio 984...
_________________ "Morire è la cosa peggiore che mi sia mai capitata." |
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Akasha82

 Reg.: 23 Mar 2005 Messaggi: 240 Da: vercelli (VC)
| Inviato: 23-03-2005 23:06 |
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La violenza più dura è stata vedere questo film!!!E' idiota e tremendo..e secondo me a certe persone convengono che sia bello solo perchè è stato diretto da Kubrick.
Naturalmente è sempre questione di gusti..
Per me è solo violenza gratuita..
_________________ "Amor c'ha nullo amato amar perdona" |
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lorelai
 Reg.: 23 Set 2004 Messaggi: 2054 Da: varese (VA)
| Inviato: 23-03-2005 23:56 |
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quote: In data 2005-03-23 23:06, Akasha82 scrive:
La violenza più dura è stata vedere questo film!!!E' idiota e tremendo..e secondo me a certe persone convengono che sia bello solo perchè è stato diretto da Kubrick.
Naturalmente è sempre questione di gusti..
Per me è solo violenza gratuita..
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guarda, a me invece è piaciuto molto...e non amo kubrick come regista, per niente. il tema centrale del film (il libro non l'ho letto) non è la violenza fine a se stessa e gratuita, tutt'altro... io ti consiglio di guardarlo un'altra volta, magari prova ad andare oltre a tutta la "violenza" -che rappresenta solo la superficie del film credimi- che ti ha disturbato così tanto, potresti cambiare idea..poi vabbè, non sto dicendo che non ti possa piacere il film, ma ritenerlo "idiota" o bello solo perchè girato da qualcuno mi sembra del tutto inappropriato.
per il resto, quoto alessio, ha già detto tutto lui più che bene..
_________________ Narcotic? Yes please, I'll have a sample. |
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Akasha82

 Reg.: 23 Mar 2005 Messaggi: 240 Da: vercelli (VC)
| Inviato: 24-03-2005 10:44 |
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quote: In data 2005-03-23 23:56, lorelai scrive:
quote: In data 2005-03-23 23:06, Akasha82 scrive:
La violenza più dura è stata vedere questo film!!!E' idiota e tremendo..e secondo me a certe persone convengono che sia bello solo perchè è stato diretto da Kubrick.
Naturalmente è sempre questione di gusti..
Per me è solo violenza gratuita..
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guarda, a me invece è piaciuto molto...e non amo kubrick come regista, per niente. il tema centrale del film (il libro non l'ho letto) non è la violenza fine a se stessa e gratuita, tutt'altro... io ti consiglio di guardarlo un'altra volta, magari prova ad andare oltre a tutta la "violenza" -che rappresenta solo la superficie del film credimi- che ti ha disturbato così tanto, potresti cambiare idea..poi vabbè, non sto dicendo che non ti possa piacere il film, ma ritenerlo "idiota" o bello solo perchè girato da qualcuno mi sembra del tutto inappropriato.
per il resto, quoto alessio, ha già detto tutto lui più che bene..
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D'accordo lo rivedrò e poi ti farò sapere...
Cmq l'idiota non er a x Kubrick che non mi permetteri di criticare...Ma dal senso che ha suscitato in me il film...
Ti farò sapere che cosa m'ha dato ala seconda visone!!
_________________ "Amor c'ha nullo amato amar perdona" |
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DottorDio
 Reg.: 12 Lug 2004 Messaggi: 7645 Da: Abbadia S.S. (SI)
| Inviato: 24-03-2005 12:20 |
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norman
 Reg.: 30 Ago 2002 Messaggi: 122 Da: loro c (AR)
| Inviato: 24-03-2005 22:37 |
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E' un film da vedere non una seconda volta, bensì ancora, e ancora, e ancora, e ancora...
_________________ Whores don't get a second chance..... |
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