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Children of men di Alfonso Cuaron. Il futuro è passato, il cinema è qui |
LothLaurel
 Reg.: 25 Feb 2004 Messaggi: 1261 Da: Scafati (SA)
| Inviato: 01-03-2007 16:20 |
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tnx
_________________ Clive Owen mi fa sbroccare!!!!!!!!!!!!
E smettetela di dire che sono un uomo! |
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ipergiorg
 Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 15-04-2007 20:18 |
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L'ho visto solo ieri. Devo dire che mi è piaciuto moltissimo. Non sono un cinefilo, ne posso pensare di atteggiarmi a critico sono però rimasto letteralmente a bocca aperta dalla sequenza in cui la telecamera si sporca di sangue, cioè quando il protagonista salvatosi miracolosamente dall'esecuzione va alla forsennata ricerca della madre e del bambino. Mi sembra che la MDP sia sempre la stessa per svariati minuti in cui succede davvero di tutto. C'è qualche stacco di cui non mi sono accorto, qualche trucco oppure attori e soprattutto l'operatore hanno filmato la sequenza tutta di seguito?
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
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Hegel77
 Reg.: 20 Gen 2008 Messaggi: 298 Da: Roma (RM)
| Inviato: 26-07-2008 11:52 |
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Interessante leggersi tutto questo topic.
Sono contrapposti due modi diversi di intendere il cinema:
Gatsby con grande dovizia di particolari mostra come la messa in scena di Cuaron non sia furbetta ma parta da presupposti teorici molto forti (narrare una storia di fantascienza come fosse un reportage di guerra).
Alzayd nota una forte discrepanza tra l'etica del contenuto e l'estetica del contenente, accusando il regista messicano di rinnegare le proprie origini e di vendersi ai colossi americani.
Ho visto il film all'epoca nella sala cinematografica e ricordo mi fece una buona impressione.
Nonostante qualche caduta di gusto (certi misticismi ipertrofizzati, l'immagine retorica della nave con scritto tomorrow, gli schizzi di sangue e fango sulla macchina da presa) il film crea proprio con la messa in scena documentaristica una forte empatia con i personaggi, portando lo spettatore a dispiacersi per la fine della Moore o a sorridere per le infradito di Clive Owen.
Il tema dell'intolleranza, del razzismo sono sviluppati in maniera non superficiale con attenzione ai dettagli, alla ricostruzione degli ambienti. Anche la fotografia bluastra quasi pre agonica e la scelta delle musiche (fa impressione sentire Battiato con la sua versione di Ruby Tuesday dei Rolling Stones) contribuiscono a creare una atmosfera claustrofobica dalla quale i due protagonisti cercano disperatamente di fuggire.
Grande cameo di Michael Caine, post rivoluzionario anarchico con set da suicidio pronto all'uso più appropriato.
Non cinema nuovo, ma un modo nuovo di proporre qualcosa di già noto.
Voto 7.5
_________________
Dare un senso alla vita può condurre a follie,
ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hegel77 il 26-07-2008 alle 11:53 ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 27-07-2008 23:47 |
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Ho sostenuto anche le cose hai riportato, Hegel, ma, oltre al resto, ho cercato di contestare alla radice l'idea di un "film del futuro", del suo essere, sempre secondo Gatsby, una specie di film docufiction profetico.., come se il reportage di guerra nel film di fiction, di taglio documentaristico, se lo fosse inventato Cuaron (ed anche le teciche di cui si avvale, tra cui l'inflazionatissimo piano sequenza che oramai lo girano pure i papà durante le riprese delle feste di compleanno dei propri pargoli..).
Cercai, a suo tempo, di circostanziare la mia idea portando come esempi concreti alcuni film che avevano, molti lustri prima, anticipato tale questione... Ne nacque una discreta "incomprensione".., anche su dati francamente, a mio avviso, oggettivi. Insomma.., 'sti film esistono davvero.., e si possono visionare.
Ma ne abbiamo già parlato a lungo, inutile che mi ripeta per ribadire le stesse cose, anzi, avendo rivisto il film in VD, potrei parlarne ancora più male ancora...
Acqua passata.., spero che nel futuro riesca a macinare più grano possibile.., per ora mi sembra che siamo solo a qualche kilo di farina... Il classico film che può anche piacere, ma che si dimentica presto sotto le raffiche di vento fimiche decisamente più incisive e durature.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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HistoryX
 Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 11-08-2008 14:23 |
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Niente di particolare in effetti, mi aspettavo parecchio forse, le osservazioni di Gatsby non le avevo prese in considerazione e ammetto che sono interessanti, la visione del futuro è oscena ma affatto improbabile, l'occhio di cuaron guarda lontano, se non nel cinema nella realtà sociale, solo per questo meriterebbe di essere visto.
A differenza di molti non mi ha convinto molto proprio come polpettone del blockbuster, forse addirittura quello gli è mancato, il film stesso si basava su un idea, il "salvatore" dei giorni nostri, e poco ha fatto per elaborarla.
A parte la scena finale attorno cui il film tutto ruota e arranca: il pianto della bambina che ferma per un attimo la guerriglia, è bellissima... mi ha emozionato e mi emoziono tutt'ora che scrivo, solo questa salva tutto il film. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 11-08-2008 17:33 |
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quote: In data 2008-08-11 14:23, HistoryX scrive:
l'occhio di cuaron guarda lontano, se non nel cinema nella realtà sociale, solo per questo meriterebbe di essere visto.
A differenza di molti non mi ha convinto molto proprio come polpettone del blockbuster, forse addirittura quello gli è mancato, il film stesso si basava su un idea, il "salvatore" dei giorni nostri, e poco ha fatto per elaborarla.
A parte la scena finale attorno cui il film tutto ruota e arranca: il pianto della bambina che ferma per un attimo la guerriglia, è bellissima... mi ha emozionato e mi emoziono tutt'ora che scrivo, solo questa salva tutto il film.
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Il fatto che l'occho di Cuaron fallisca, o che non guardi lontano.., col suo blockbusterone, il centro della "verità" cinematografica, dove quello sociale
(il quale:
1- è sempre accessorio nel senso che da solo, di per sè, il testo senza estetica (stile inferiore al pensiero) non esprime un bel niente, o che lo si può trovare il libreria, in TV, per strada.., senza necesariamente scomodare il cinema;
2 - altri cineasti vari ed assortiti anzitempo misero molto meglio a fuoco, con un corpo del pensier ben più originale e fecondo, con "atomosfere" che il Cuaron ricicla con estrema disinvoltura, e con soggetti diversi ma equiparabili;
1 + 2 tot. questione di background... che se uno non ce l'ha non se lo può dare)
infarcito di tutta una serie di retoricismi d'accatto, sovrastrutturato su ideologismi confusi e pretestuosi, nella rozza metafora/simbolismo, o che dir si voglia messaggio, non capisco come una sola scena possa salvare tutto un film che 99,37 volte su 100 si rivela fallimentare. Sia sul piano formale che su quello testuale. O lettario...
Questo film è un monumento al vuoto luogocomunismo e al deja veu.
Si potrà semmai salvare il "nostro" film mentale, non il film in quanto tale...
In base ad un criterio verosimilmente plausibile, oggettivo, come già dissi, ed altri utenti hanno fatto notare, l'unica cosa che si salva di questo film è l'interpretazione di un fuoriclasse come M. Caine. Il quale, nel confronto diretto, finisce paradossalmente per evidenziare ancora di più la pochezza di questa insulsa americana, recitata sopra le righe, con un Oewell scarsamente ispirato.., e una Moore... che meno male l'hanno fatta morire subito.., buona solo, per chi gradisce, di intrattenere al massimo per un par di orette.
Infine, se è questo film l'ultima frontiera del "pensiero" e dello stile cinematografico sul "futurible" e le sue interconnessioni col passato e presente, della fiction che usa gli strumenti del (semi)documentarismo o reportage di guerra, per meglio rendere il "reale", o la metafica del reale, o post/iper-reale ... a piacere... solo formule senza senso.., dicendo cose che non erano mai state dette al cinema, o come mai il cinema le aveva affrontate prima, ecc.., allora certa critica che sostiene queste cose è davvero morta sul nascere, mentre il cinema seguita a vivere. |
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HistoryX
 Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 14-08-2008 00:01 |
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quote: In data 2008-08-11 17:33, AlZayd scrive:
quote: In data 2008-08-11 14:23, HistoryX scrive:
l'occhio di cuaron guarda lontano, se non nel cinema nella realtà sociale, solo per questo meriterebbe di essere visto.
A differenza di molti non mi ha convinto molto proprio come polpettone del blockbuster, forse addirittura quello gli è mancato, il film stesso si basava su un idea, il "salvatore" dei giorni nostri, e poco ha fatto per elaborarla.
A parte la scena finale attorno cui il film tutto ruota e arranca: il pianto della bambina che ferma per un attimo la guerriglia, è bellissima... mi ha emozionato e mi emoziono tutt'ora che scrivo, solo questa salva tutto il film.
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Il fatto che l'occho di Cuaron fallisca, o che non guardi lontano il centro della "verità" cinematografica, dove quello sociale
(il quale:
1- è sempre accessorio nel senso che da solo, di per sè, il testo senza estetica (stile inferiore al pensiero) non esprime un bel niente, o che lo si può trovare il libreria, in TV, per strada.., senza necesariamente scomodare il cinema;
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Sono d'accordo su parte di questo, sul fatto che l'estetica è completamente mancata, e in parte, questo intendevo almeno come impatto visivo sul fatto che mi è parso molto poco da blockbuster, sul resto scusa ma è un poco fumoso.
quote: In data 2008-08-11 17:33, AlZayd scrive:
2 - altri cineasti vari ed assortiti anzitempo misero molto meglio a fuoco, con un corpo del pensier ben più originale e fecondo, con "atomosfere" che il Cuaron ricicla con estrema disinvoltura, e con soggetti diversi ma equiparabili;
1 + 2 tot. questione di background... che se uno non ce l'ha non se lo può dare)
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Non sono in grado di fare paragoni o equiparazioni, in ogni caso il tutto non si regge già da solo senza bisogno di scomodare altro, cosa che per altro trovo priva di senso.
quote: In data 2008-08-11 17:33, AlZayd scrive:
...infarcito di tutta una serie di retoricismi d'accatto, sovrastrutturato su ideologismi confusi e pretestuosi, nella rozza metafora/simbolismo, o che dir si voglia messaggio, non capisco come una sola scena possa salvare tutto un film che 99,37 volte su 100 si rivela fallimentare. Sia sul piano formale che su quello testuale. O lettario...
Questo film è un monumento al vuoto luogocomunismo e al deja veu.
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Il film è una merdina si, quando si scade nella metaforica o nella ricerca del simbolo banale mi irrito anchio, che sia cuaron o shy non cambia, ma quella scena vale il cinema, salta gli argini e merita di essere vista e rivista.
E il contesto sociale riportato anche se mal trasmesso, merita una riflessione che metta il cinema un attimo in secondo piano.
_________________ [ Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo. (Johann Wolfgang Göethe) ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 18-08-2008 00:49 |
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Mettiamo pure il cinema in secondo piano, ma allora, visto che qui si parla di cinema, dovremmo trasfrerire altrove la discussione sul sociale nudo e crudo. Che poi, tutto è sociale nel cinema, e in ogni altra arte, anche la più intimista e privata delle storie d'amore.
Come meglio specificato negli ultimi post - cercherò di essere ancora più chiaro -, la tematica sociale affrontata con una intenzione dichiaratamente sociale (pur con tutte le varianti supplementari, complementari, accessorie, primarie e secondarie...), in un film sbilenco, con simbolismi di seconda mano, volgarmente morale e retorico, anche se armato delle migliori intenzioni, a me fa lo stesso effetto di una di per sè ottima barzelletta raccontata però male e che dunque non fa ridere.
E allora serve tornare a ripetere lo strarisaputo, lo stradetto: al cinema, nell'arte, non conta cosa si racconta (la storia), ma come la si racconta (la forma).
E' l'irrinunciabile punto d'equilibrio di cui alla citazione che tra un po' ci arrivo. *
Al cinema io voglio vedere come il cinema riesce a rappresentare l'amore, l'odio, il sentimento, il dramma, la comicità, l'avventura, ecc.., anche il nulla.., anche, naturalmente, il sociale (dove, ripeto, tutto è sociale) con il linguaggio cinematografico, con gli strumenti dell'espressione propri del cinema. Se lo strumento è debole, il sociale, l'"impegno" (o qualsiasi altra tematica affrontata) diventa una marketta qualsiasi. Il sociale di per sè preferisco approcciarlo con il saggio socio-politico-culturale, a limite "scientifico". Il sociale in arte richiede un altro tipo di atteggiamento fruitivo per poter cogliere il senso apparente e "nascosto", il perchè, o soltanto una suggestione che rappresenta pur sempre una parentesi di riflessione, di un occhio che sta al posto del naso e viceversa.., la metafisica del sociale (o della comica) nell'arte...
* Devo ancora una volta citare John Coltrane, il quale, riferendosi alla musica (ma vale naturalmente per tutte le arti), affermò: "Lo stile ed il pensiero sono come il corpo e l'anima. Se lo stile è inferiore al pensiero, si accusa l'autore di impotenza, se è superiore, di menzogna".
Moderne tendenze "estetiche" e critiche tendono tuttavia a negare questa realazione pericolosa. Forse l'onanismo intellettuale non crede più nell'accoppiamento diretto...
Per quanto riguarda il resto, ho già detto nel post precedente, mi limito velocemente a precisare che ciò che ho scritto rappresenta una chiara e presumibilmente non del tutto insana ipotesi. Si può accettare/condividere o meno, ma il fumo è altrove.., negli occhi di chi lo vede.
La ripropongo: il background cinematografico (che non è una parolaccia)", se uno non ce l'ha, non ce l'ha... e se non ce l'ha rischia di arenarsi in una visione limitata, o viziata delle cose del cinema di cui parla, che può indurlo in confusione. Ciò naturalmente vale per tutte le materie, dove quella cinematografica sembra fin troppo diventata una sorta di abusato porto franco della facezia e dell'approssimazione. E qui tiro in ballo sia la critica malata di intellettualismo che con le parole cerca di sostitursi al cinema, sia la critica e il pubblico che parlano di cinema senza conoscerlo.
Con tutto il rispetto, la comprensione e a limite la condivisione con coloro per i quali vale il ci piace o il non ci piace, ma questo è un altro discorso.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 21-08-2008 23:38 |
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non c'è dubbio che nel cinema di Cuaron lo stile prevalga sul pensiero (non serve questo film a dimostrarlo, anche il sopravvalutato "y tu mama tambien" o l'harry potter terzo erano già esempi sufficenti di stile applicato a poco spessore sia narrativo che intelletuale).
in verità (vi dico) sono molti i registi che presentano il medesimo sbilanciamento sopratutto nel cinema moderno.
volendo un pò generalizzare mi azzardo a dire che è proprio la natura dell'arte cinematografica, la cui tecnica realizzativa e tanto complessa quanto seducente, a creare più facilmente virtuosi del mezzo che intellettuali.
a parte la piccola digressione che non ho le palle di approfondire dico comunque senza vergogna che la visione de "I figli degli uomini" è stata per me fonte di estrema goduria cinefila
_________________ http://trifo.blogspot.com |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 22-08-2008 01:00 |
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quote: In data 2008-08-21 23:38, kagemusha scrive:
non c'è dubbio che nel cinema di Cuaron lo stile prevalga sul pensiero (non serve questo film a dimostrarlo, anche il sopravvalutato "y tu mama tambien" in verità (vi dico) sono molti i registi che presentano il medesimo sbilanciamento sopratutto nel cinema moderno.
volendo un pò generalizzare mi azzardo a dire che è proprio la natura dell'arte cinematografica, la cui tecnica realizzativa e tanto complessa quanto seducente, a creare più facilmente virtuosi del mezzo che intellettuali.
a parte la piccola digressione che non ho le palle di approfondire dico comunque senza vergogna che la visione de "I figli degli uomini" è stata per me fonte di estrema goduria cinefila
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Suppongo non vi siano altre arti più produttive e commerciabili come il cinema e la musica. Facile dunque che in una tale massa il numero degli "impostori" sia proporzinalmente più elevato. Non credo che le tecniche del cinema siano più complesse e seducenti rispetto alle altre arti; ogni arte ha le sue gatte da pelare; personalmente guardo a uno scrittore con grandissima ammirazione, quasi con timore reverenziale, più di quanto non mi capiti con un regista. Credo che scrivere un buon libro sia un'impresa difficilissima, per me inimmaginabile, anche perchè si è da soli a fare tutto. Godard nutriva questo desiderio di lavoro in solitaria; l'unico rimpiato dichiarato di Bunuel fu quello di non aver avuto abbastanza talento per diventare un buon scrittore. Scrivere è anche fare musica, costruire forme, evocare immagini, far danzare le parole, le frasi, creare ombre e luci, colori, con un mezzo così "primitivo" e semplice come la penna.
Si, il cinema crea spesso più virtuosi del mezzo che della poesia. Cuaron è uno di questi. Ne I figli degli uomini il pensiero non prevale sullo stile, nè lo stile prevale sul pensiero. Entrambi sgangherati si azzerano vicendevolmente. E resta solo il mezzo, la fredda, vuota e pedante tecnica.
Y tu mama tambien non è poi così sopravvalutato, non ricordo che il mondo si sia mai fermato intorno a lui come è capitato con i figli degli uomini. Certamente non un capolavoro, y tu mama tambien, opera quasi prima ed autoctona, girata suppongo con pochi mezzi, è perlomeno fresca, spontanea, personale, con più di una sequenza (ed un bel par di sode tette...) degna di essere ricordata.
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 22-08-2008 alle 01:16 ] |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 22-08-2008 09:46 |
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no io sto parlando di difficoltà realizzative pure e semplici. Non sto dicendo che per fare un buon libro ci voglia meno abilità che a fare un buon film, sto dicendo che la prima è un'arte la cui realizzazione richiede poco, o quasi nulla l'altra è l'arte la cui realizzazione richiede una complessita di tecnica e un dispiego di mezzi che non ha eguali in altre arti.
in soldoni: per scrivere un libro serve carta e penna (adesso solo un pc) per girare un film serve una serie di persone con competenze tecniche e artistiche e una serie di mezzi tecnici e economici cui anche il più scrauso film indipendente deve tenere in considerazione.
Ma a parte queste ovvietà è proprio a parità di "detto" che le due arti dimostrano le loro differenze.
Uno scrittore per scrivere due righe di dialogo ci mette circa venti/trenta secondi, ebbene le stesse due righe di dialogo al cinema comportano una serie di scelte: dall'inquadratura/e, al montaggio da usare, ai vestiti da indossare, ai movimenti da far compiere agli attori e alla telecamera, alle luci, ai colori, alle musiche extradiegetiche, al trucco...
Infine quei 20 secondi che occorrono per "scrivere" le due righe, possono diventare al cinema due ore (ma anche molto di più se si parla di registi perfezionisti) nelle quali una scena viene prima girata 10 volte in campo, poi 10 volte in controcampo, poi 10 volte da un'altra inquadratura... e poi si passa al montaggio, missaggio, doppiaggio e a tutto il resto ecc, ecc...
A parità di "detto" insomma stiamo paragonando l'arte più semplice del mondo a quella più complessa, secondo me.
Alla luce di simili banalità a me sembra altrettanto ovvio che il cinema tenda a creare più facilmente grandi virtuosi che grandi pensatori, non darei la colpa alla commerciabilità delle arti in questione quanto alle loro specifiche tecniche.
per quanto riguarda "Y tumama tambien" salverei solo le tette
[ Questo messaggio è stato modificato da: kagemusha il 22-08-2008 alle 09:48 ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 22-08-2008 15:47 |
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Giusto ciò che dici, sicuramente il cinema, rispetto alla letteratura ha bisogno di più mezzi, però è anche vero che il lavoro nel cinema viene ripartito (ho sempre più l'impressione che molto cinema di oggi sia invero un lavoro da catena di montaggio in cui il regista - spesso si tratta di giovani esordienti che non danno prova di grande personalità - alla fine è uno che mette solo la firma...), mentre lo scrittore deve fare tutto da solo.
Se lo scrittore scrive un dialogo in venti o trenta secondi.., il genio è tutto lì.., pochi secondi per fare poesia (quando è poesia) è una roba dell'altro mondo!
Ma queste considerazioni sono divertenti e forse anche utili da farsi, sono certo ne converrai, non per stabilire cosa sia meglio o peggio nell'arte che in ogni sua espressione richiede fatica nel superare gli ostacoli che la materia da plasmare e trasfigurare frappone tra l'artista e l'essenza del "mistero".
Y el culo.., tambien!
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 22-08-2008 16:04 |
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infatti come dici tu il letterato è spesso un solitario, un personaggio poco estroverso mentre il regista deve avere doti di carisma, anche di comando se vogliamo.
Chiaro che simili considerazioni non servono a fare una classifica di nessun genere fra le arti narrative, son considerazioni che vengono in mente e sono utili sopratutto quando si va a confrontare un'opera letteraria con la sua riduzione cinematografica. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 22-08-2008 17:45 |
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Il letterato deve essere carismatico con se stesso.., dotarsi di autodisciplina, guardarsi dento e sfinirsi per non cadere nella trappola dell'ego.., un'impresa non di poco conto! ehehehe! quante possibilità la vita!
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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