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Autore Perchè Marienbad odia Kubrick
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 20:44  
Oggi mi sono imbattuto in uno di quei post-fiume in cui Marienbad spiega la sua concezione del cinema.
http://forumfilmup.leonardo.it/forum/viewtopic.php?topic=20246&forum=22</FONT><hr&start=105
Era molto interessante notare soprattutto le reazioni di quegli utenti che non la pensavano come lei (Luke 71, Alessio , Pensolo,tanto per fare nomi).
Una delle cose contestate alla nostra affezionatissima era (è) la scarsa capacità comunicativa: in poche parole quando Marienbad scrive e argomenta non si capisce una sega.

Devo dire che alcune volte faccio fatica pure io a capire quello che dice, e altrettante mi chiedo se non sia forse l'ennesimo pippone mentale.
Forse non sono abbastanza intelligente,in realtà credo che alla base della difficoltà comunicativa ci sia a volte una lacuna nelle teorie espositive sue (e anche in quelle di Tristam ad esempio)di non poco rilievo: non portano esempi concreti ai concetti che vanno esplicando. Ad un utente inesperto sembra di leggere un testo di fisica quantistica,più che altro,completamente distante da qualsiasi applicazione pratica.

Oggi però leggendo il topic sopra indicato ho ricollegato il tutto a un articolo di critica che lessi tempo fa e che ho rispolverato(e riporto di seguito). Espone praticamente gli stessi concetti di Marienbad rapportandoli ad esempi concreti del cinema di Kubrick e la lettura appare all'improvviso chiara.
Finalmente sono riuscito a capire! Eureka!

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ZoraGhost

Reg.: 15 Feb 2005
Messaggi: 2383
Da: House Domina (es)
Inviato: 08-10-2006 20:47  
Ho come il terribile sospetto che questo topic finirà in Altri Interventi.
_________________
Ho visto troppa crudeltà in questa casa, per volerne infliggere.

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mescal

Reg.: 22 Lug 2006
Messaggi: 4695
Da: napoli (NA)
Inviato: 08-10-2006 20:48  
se non ci posti l'articolo in questione non hai detto una mazza...

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 20:49  
quote:
In data 2006-10-08 20:48, mescal scrive:
se non ci posti l'articolo in questione non hai detto una mazza...



Aspetta dammi il tempo...è parecchio lungo!
_________________
E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 20:51  
Nel frattempo rileggetevi il topic che ho riportato.......bye!

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mescal

Reg.: 22 Lug 2006
Messaggi: 4695
Da: napoli (NA)
Inviato: 08-10-2006 20:56  
quote:
In data 2006-10-08 20:51, Quilty scrive:
Nel frattempo rileggetevi il topic che ho riportato.......bye!


ci ho scritto in quel topic, che mi frega...

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pensolo

Reg.: 11 Gen 2004
Messaggi: 14685
Da: Genova (GE)
Inviato: 08-10-2006 20:58  
quote:
In data 2006-10-08 20:49, Quilty scrive:
quote:
In data 2006-10-08 20:48, mescal scrive:
se non ci posti l'articolo in questione non hai detto una mazza...



Aspetta dammi il tempo...è parecchio lungo!




mamma mia...già tremo.

Ma suppongo potrei fare uno sforzo...una volta tanto
_________________
Bart,voglio condividere con te le tre massime indispensabili per andare avanti nella vita.N°1:"Mi raccomando coprimi" N°2: "Miticooo!Ottima idea capo" N°3:"Era già così quando sono arrivato io"

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Saeros

Reg.: 27 Mag 2004
Messaggi: 7565
Da: Napoli (NA)
Inviato: 08-10-2006 21:09  
anche io voglio leggerlo..deve essere qualcosa di terribilmente interessante.

_________________
Mizar:Sae è da interpretare stile rebus..
Un Lugubre Equivoco

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:14  
IL SENSO DELLO STILE

Di Alessandro Pirolini

“……Oggi che la critica si è ormai accordata su posizioni unanimi e ha deciso di imporre Stanley Kubrick come uno dei maggiori registi contemporanei, gli studiosi di analisi del film si trovano invece di fronte ad una situazione ben più difficile: quella di dover esaminare e smembrare un corpus indubbiamente ricco e stimolante, certamente non privo di rigore formale e di sistematicità linguistica, ma che al contempo mal si presta a quella ricognizione scientifica e reticolare solita ai grandi “ inventori di forme” (Hitchcock, Welles, Ejzenstejn,Lubitsch, Godard, Greenaway,per intenderci). E così, se da un lato non si può che prendere atto della profonda elaborazione del racconto, della complessità di significati, della assoluta economia e funzionalità formale, dell’assenza totale di impurità narrative- in una parola di un’espressività così alta e intensa che rimanda direttamente ai grandi colleghi sopraccitati-,dall’altro ci si rende conto dell’assenza di soluzioni linguistiche “forti”, cioè di espedienti propriamente cinematografici con cui risolvere i nodi narrativi essenziali e produrre significati diegeticamente rilevanti (mi riferisco, per fare qualche esempio, ad un uso drammatico dei movimenti di macchina o del suono off, all’elaborazione di indizi visivi e sonori , alla creazione di ellissi o di soluzioni di montaggio che aggiungano informazioni narrative ulteriori rispetto a quelle direttamente fornite).

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:15  
Nel cinema di Kubrick le acute analisi della società , i difficili rapporti che i personaggi instaurano con il loro contesto , le loro profonde debolezze – in un parola quella complessità del reale che il regista riesce a cogliere con straordinario acume e distacco – emergono piuttosto dall’immagine stessa, da quanto di è in essa direttamente ed esplicitamente contenuto (persone, oggetti ,colori, luci , suoni, musiche). Un po’ come accade nell’ultimo Ejzenstejn. Di qui la preponderanza di inquadrature fisse, teatrali, arginate da solide pareti che circoscrivono spazi in cui tutto è dato immediatamente ;e di qui quella struttura narrativa lineare che procede per “quadri” scenici, e che hanno fatto più volte venire in mente la nozione di tableau vivent. Esistono, indubbiamente, figure stilistiche ricorrenti nell’opera kubrickiana , tanto che gli accurati studi compiuti da Michel Ciment o da Sandro Bernardi ce ne hanno fornito ampio inventario. Tuttavia il loro scopo appare prevalentemente quello di un efficace arricchimento espressivo del racconto, che non imprime all’evolversi dell’azione una svolta narrativa determinante.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:15  
Se, ad esempio, prendiamo in considerazione i movimenti di macchina da presa, notiamo subito come è raro, nel cinema di Kubrick, che una carrellata indietro, una panoramica o uno zoom vengano a rivelarci qualcosa che prima non sapevamo: gli spostamenti laterali che in Barry Lyndon seguono il passeggiare di Lord Bullingdon alle spalle del reverendo o dell’amministratore , servono semplicemente a sottolineare il nervosismo del personaggio e la sua infantile titubanza nei confronti di una decisione coraggiosa(imporsi al patrigno e allontanarlo da sé e dalla propria famiglia). Allo stesso modo, le retrocessioni della cinecamera o dell’obiettivo che scoprono Lolita intenta a giocare con l’hoola – hop, o a mangiare seduta in cucina, non sono certo fonte di sorpresa per lo spettatore, il quale era già stato messo al corrente della presenza in scena del personaggio; e i lenti zoom all’indietro che punteggiano Barry Lyndon , servono a mostrarci che non c’è nulla in quel fuori campo che Lady Lyndon fissava dalla vasca da bagno in cui è immersa, dunque a palesare uno sguardo vago e perso nel vuoto che carica il personaggio di un’indole romantica e malinconica che ci è già stata comunicata dalla voce over nel corso del film (lo stesso utilizzo della voce extradiegetica assume nel racconto kubrickiano una funzione di commento secondario, con cui caricare il racconto di ironia e distacco, o per indicare una focalizzazione che comunque nulla toglie al potere del narratore superiore).
Anche le più barocche carrellate orizzontali che inseguono i personaggi tra gli oggetti in primo piano e le pareti contigue (Rapina a mano armata, Lolita) o addirittura attraverso soffitti e pavimenti (Lolita e Spartacus) , non producono significati ulteriori e non assumono altra funzione se non quella – per altro efficacissima – di restituire l’azione con una continuità e un’immediatezza di indubbio coinvolgimento emotivo.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:15  
L’utilizzo di questo espediente diventa anche un corrispettivo formale particolarmente adeguato alla situazione rappresentata , attraverso il quale è possibile intensificare la tensione dell’evento . E’ il caso delle interrogazioni del pubblico ministero in Orizzonti di Gloria,in cui la cinecamera segue gli spostamenti del personaggio muovendosi dietro al tavolo della corte marziale (ci sono mostrate in primo piano le teste dei membri della corte) , come per sottolinearci la fazione a cui il pubblico ministero si trova legato, nonché la parzialità dell’intero processo . Una ripresa analoga ,ma ribaltata di 180 gradi ,è poi utilizzata per illustrare la difesa del colonnello Dax, i cui spostamenti vengono seguiti attraverso le figure dei soldati , a cui egli risulta processualmente e sentimentalmente legato. Ci troviamo, dunque, di fronte all’utilizzo sistematico di un espediente formale che fornisce un’efficace connotazione espressiva al racconto, ma anche in questo caso, nulla viene aggiunto al “sapere” dello spettatore e la fabula non ne risulta minimamente intaccata.
Questa ricerca stilistica votata alla massima funzionalità e ad una ricca intensità espressiva , assume nella filmografia kubrickiana una graduale evoluzione,che va di pari passo col progressivo disinteresse per le possibilità di produzione semantica che le figure stilistiche offrono (una possibilità che Kubrick comunque non disdegna nei suoi primi film: pensiamo all’utilizzo della profondità di campo in film come Lolita o Il Bacio dell’assassino, ai movimenti di macchina da presa nella camera di Lolita che, scoprendo una foto appesa di Quilty, ci indicano indiziariamente l’importanza che tale personaggio assumerà nell’evolversi degli eventi; oppure alla gigantesca presenza di un bicchiere vuoto a ridosso dello schermo, in Rapina a mano armata, come per suggerirci lo stato di costante ubriachezza del personaggio che lo tiene in mano).”

CONTINUA…

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:51  
Già nel primo cinema di Kubrick , accanto all’utilizzo compiaciuto delle ombre (Il bacio dell’assassino , Rapina a mano armata), degli obiettivi a focale corta (Rapina a mano armata, Il dottor Stranamore), o dei wellesiani giochi di specchi (Il bacio dell’assassino, Rapina a mano armata, Il Dottor Stranamore), possiamo rilevare fin da subito una certa tendenza a destituire i procedimenti formali più classici della loro funzione drammatica, per investirli di un meno gridato ruolo connotativo. E’ il caso di una scena di Rapina a mano armata, dove gli addetti ai bagagli dell’aeroporto rifiutano a Sterling Hayden il premesso di portarsi in cabina la valigia contenente il bottino della rapina. Kubrick conduce lo spettatore a condividere il nervosismo del protagonista ponendo la valigia a ridosso della parte bassa dello schermo(i personaggi sono lasciati discutere in campo medio), ma non lo fa per mostrare allo spettatore qualcosa di più: noi sappiamo già quanto la valigia sia importante per il personaggio e nei confronti di essa siamo portati a provare una sorta di personale attaccamento, in quanto frutto di fatiche e di complicate azioni che abbiamo fedelmente seguito durante il film; l’utilizzo della profondità di campo, dunque, nonostante conferisca all’oggetto in primo piano lo statuto di personaggio, non ci fornisce alcuna informazione ulteriore dal punto di vista della storia (Hitchcock, probabilmente,avrebbe utilizzato l’oggetto così ingigantito per mostrarcene una chiusura difettosa, o una lacerazione indiziaria, in modo da suggerirci il pericolo di una possibile apertura). La funzionalità di questo espediente diventa invece esclusivamente espressiva e il solido long-take che contribuisce a porre in primo piano l’oggetto della discussione ,non fa che accrescere efficacemente la tensione nello spettatore, senza per questo aggiungere alcuna informazione diegetica.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 08-10-2006 alle 22:52 ]

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Quilty

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Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:52  
Una situazione non diversa si ritrova in Spartacus, dove il regista decide di trasferire momentaneamente sullo sfondo le fasi della lotta mortale tra Spartaco e un altro gladiatore (evento narrativamente e spettacolarmente fondamentale), e di portare a ridosso dello schermo Crasso e Glabro mentre discutono di eventi politici (narrativamente utili allo spettatore ma di secondaria importanza nel contesto della storia). In questo modo Kubrick crea un distacco cinico e molto ironico , che investe direttamente l’identificazione dello spettatore, trasportandolo da una condizione e da un punto di vista solidali a quelli degli schiavi (la cinecamera era situata dentro l’arena) ad un’immedesimazione con il punto di vista (politico e morale) dei padroni, spettatori immersi nelle proprie preoccupazioni e fruitori indifferenti di un massacro che è pur sempre uno spettacolo organizzato.
In questo caso, dunque, l’utilizzo della profondità di campo fornisce all’inquadratura un sottile apporto semantico, creando addirittura un ironico scambio comunicativo quasi subliminale tra autore e spettatore. Tuttavia – e sebbene una sostituzione di questa inquadratura con un semplice controcampo dei romani provocherebbe un impoverimento del racconto sotto il profilo estetico – anche questo espediente non diventa certo il motore della narrazione.

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Quilty

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Da: milano (MI)
Inviato: 08-10-2006 22:52  
La costante interazione con cui questa ambiguità dello stile kubrickiano si manifesta, rivela una sistematicità quasi programmatica se si osserva la sostanziale immutabilità che mantiene nel tempo. Prendiamo ad esempio una figura kubrickiana per eccellenza come quella della carrellata indietro, associata alla camminata in avanti di un personaggio che viene lasciato quasi immobile al centro dell’inquadratura: Kubrick utilizza tale espediente per Alex nel negozio di dischi di Arancia Meccanica, per Lord Bullingdon che attraversa le sale da gioco per giungere da Barry, ma soprattutto lo impiega con la medesima funzione in due film di guerra come Orizzonti di Gloria e Full Metal Jacket. Nel primo caso è il generale Broulard ad usufruire di questo tipo di ripresa, mentre passa in rassegna i soldati, Fermandosi di tanto in tanti con qualcuno, fino a trovarne uno sconvolto per l’esplosione di una granata contro cui inveisce umiliandolo. Nel secondo film, la carrellata è attribuita al sergente Hartman, che ispeziona le nuove reclute sbraitando e fermandosi di tanto in tanto di fronte ai singoli soldati(uno particolare verrà esageratamente umiliato). Kubrick fa dunque ricorso ad una medesima situazione (un’ispezione ridicola e assurda) e ad uno stesso espediente formale (carrellata indietro con ispettore che cammina in posizione frontale) per esprimere lo stesso concetto (quello della riduzione che l’istituzione militare opera sul soldato, annullandone il significato umano e rendendolo un oggetto insignificante e automatico, privo di diritti e destinato alla sola obbedienza): a trent ’anni di distanza le esigenze della messinscena si ripresentano sostanzialmente inalterate e alla medesima intensità espressiva fa eco un analogo rifiuto di fare dello stile uno strumento per sovraccaricare gli eventi di ulteriori significati.

CONTINUA...

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