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SONATINE di Takeshi Kitano |
13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 30-03-2004 18:31 |
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SONATINE (1993) – Takeshi Kitano
(Immagine 1)
Sonatine.
Cantico di visioni e di riflessioni che si apre con un’immagine sorprendente. Dal verticale al verticale. Un pesce blu trafitto da una fiocina, sul quale la macchina da presa compie una spirale per allontanarsi da queste coloratissime squame, per mostrare un orizzonte rosso, acceso, in netto contrasto con il soggetto in primo piano. Un’allontanarsi visivo e psicologico dal dettaglio per mostrare una realtà globale e barocca, contraddittoria e contrastante, nonché crudele nella sua mancanza di logica. Tutto destinato a disintegrarsi in mille frammenti, particolari di una vita, attimi, immagini. Impossibili da ricongiungere perfettamente, ma singolarmente portatrici di sensazioni frammentate quanto intense. Come le immagini di un film, appunto…
Kitano, volendo masochisticamente sintetizzarlo all’estremo, si racconta tutto in quest’incipit.
La vita è uno sconnesso percorso che, in un pensiero nichilistico e colmo di nera ironia, si volge sorridendo verso la morte; è dolorosa consapevolezza della mancanza di una logica assoluta che si palesa nell’essenza umana e con cui Kitano si confronta, mostrando i risultati in questa stupenda opera.
La storia è questa. Murakawa è uno yakuza stanco del suo mestiere e deciso a ritirarsi, che verrà inviato dai suoi capi ad Okinawa per sedare una mini-guerra tra bande rivali. Quando queste gang faranno la pace, la missione di Murakawa si rivelerà una trappola ordita contro di lui, che sarà costretto a rifugiarsi in una casa isolata sul mare con i suoi compagni, attendendo che il suo destino si compia…
Letta così, sembrerebbe la trama di un film d’azione, cosa che sin dai primi minuti verrà rigorosamente negata. La macchina da presa compie ancora movimenti lineari, immortala situazioni violente (come nella scena del pestaggio nel bagno… (Immagine 2) ), ma il montaggio è scarno, essenziale, assolutamente non funzionale all’azione, quanto a cogliere i volti e l’espressioni del protagonista.
Fotografa situazioni, si direbbe… In realtà si preoccupa di lasciare la narrazione in secondo piano per presentarci il protagonista in maniera coincisa ed efficace: le parole lasciano il posto alle posizioni dei personaggi e nello spazio evidenziamo la figura di Murakawa. Solitario, assente e disilluso.
Kitano non si accontenta di prediligere lo spazio e si oppone alle convenzioni sui tempi dell’azione sbriciolandole, dopo poco più di 10 minuti, nella sequenza ambientata sul molo. La morte si rende crudele, sprezzante, ma il nostro anti-eroe è tutt’altro che rappresentato con gusto sadico, bensì con toni distaccati, che dilatano il tempo dell’agonia subacquea della vittima rendendola una vicenda lontana, a tratti simbolica, che racconta un mondo ed un modo per considerare la morte. Ancora un percorso verticale verso l’inevitabilità, come la fune che lentamente cala in acqua.
Il movimento si fa sempre più rarefatto nei successivi minuti e l’arrivo ad Okinawa ci rende una situazione visiva isolata, dove caos e spensieratezza sono esclusi nel fuori-campo, come spesso succede anche alle parole dei dialoghi. Lo sguardo fa prevalere la sua fissità, rimandando ad un’istantanea dilatata lo svolgersi dei mutamenti. Già si pregusta una metafisica della messinscena che ritrova la sua staticità, la sua sintesi visiva, costruita su continui rimandi ad altri sguardi, all’immobilità di Ozu, all’epicità di un Kurosawa, ai sottintesi del montaggio di Godard.
E Kitano, vi chiederete? Il regista si limita, almeno inizialmente, a dissacrare i luoghi comuni cinematografici. Li tiene lontani. Nel fuori-campo. Un accoltellamento tra giovani delinquenti visto dallo sguardo dei boss, un viaggio in bus che si ridicolizza in una specie di gita scolastica…
(Immagine 3)
E mentre la violenza esplode e la trappola tesa a Murakawa si svela, Kitano accentua i legami tra i membri della gang, rompe con inesorabile e progressiva fermezza le gerarchie della yakuza, spinge il suo animo surreale verso una democratica uguaglianza. Una sigaretta come l’innesco di una detonazione, cappelli tutti uguali di ballerine che appaiono come petali in movimento, sparatorie con corpi immobili che brillano nella luce degli spari. Attimi fulminei e quiete dopo la tempesta, il tutto senza spingere sui tempi, lasciando che le figure si immortalino nel tempo. Tradimento e rassegnazione nei confronti della vita scelta, con consequenziale e risoluto isolamento, come vedremo più avanti.
P.S.:
per adesso posto soltanto la prima parte.
Se troverò interesse, continuerò con l’analisi molto personale che sto attuando su questo film: un’opera che dovrebbero obbligatoriamente far visionare nelle scuole pubbliche…
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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hpdagon
Reg.: 12 Lug 2002 Messaggi: 150 Da: Cerreto Guidi (FI)
| Inviato: 31-03-2004 19:38 |
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...l'ho richiesto in videoteca, ma sostengono non sia mai uscito in vhs per il noleggio...mah ...
...in compenso oggi ho iniziato Dolls
_________________ "..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito" |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 31-03-2004 19:44 |
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quote: In data 2004-03-31 19:38, hpdagon scrive:
...l'ho richiesto in videoteca, ma sostengono non sia mai uscito in vhs per il noleggio...mah ...
...in compenso oggi ho iniziato Dolls
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Dolls è un altro capolavoro, ma spero che quell' "iniziato" non implichi una visione frammentata dell'opera.
Sarebbe uno spreco non da poco...
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- Vago, vago e ancora vago... -
[ Questo messaggio è stato modificato da: 13Abyss il 31-03-2004 alle 19:45 ] |
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malebolgia
Reg.: 15 Gen 2003 Messaggi: 2665 Da: matelica (MC)
| Inviato: 31-03-2004 23:20 |
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prego continua.
personalmente reputo sonatine il più riuscito film di kitano. si pone di diritto uno scalino sopra violent cop.
continua e poi magari dico la mia sul film e sulle tue riflessioni al riguardo.
_________________ ... e per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 01-04-2004 00:16 |
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Cercherò di continuare il prima possibile...
Nel frattempo trovo interessante un brano di un'intervista a Tarantino, che può essere implicitamente ricondotto al cinema di Kitano, e a Sonatine in particolare, per l'utilizzo di un metro comune: Godard.
«Se immagini una battaglia di kung-fu di venticinque minuti, la devi rendere più varia possibile. Prima combattono in stile giapponese, poi sembrano dei cartoni animati, poi in stile wu-shu cinese, poi cambiano verso lo stile samurai. E nel cambiamento di stile, volevo anche creare una stimolazione ottica, fare dei cambiamenti visuali. E così combattono a colori, quindi in bianco e nero, e ancora in controluce, fino ad arrivare in quel panorama fiabesco che è il giardino innevato, in modo da mantenere costante la stimolazione visiva del pubblico. Questo per provare una cosa che Godard ha affermato già parecchio tempo fa: gli hanno chiesto perché tutto quel sangue in Pierrot le fou (Il bandito delle ore undici). Lui ha risposto: non c’è sangue nel mio film, c’è solo del colore rosso. Ed è vero. Il pubblico occidentale non ha nessun problema col sangue: il vero problema è il colore rosso. Se guardi in bianco e nero, lo sai bene che è sangue, intellettualmente lo sai perfettamente di che si tratta, giusto? Dato che però non è rosso vivo, ma è nero come il petrolio, è diverso. E, come sempre, Godard aveva ragione»
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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hpdagon
Reg.: 12 Lug 2002 Messaggi: 150 Da: Cerreto Guidi (FI)
| Inviato: 01-04-2004 13:30 |
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quote: In data 2004-03-31 19:44, 13Abyss scrive:
quote: In data 2004-03-31 19:38, hpdagon scrive:
...in compenso oggi ho iniziato Dolls
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Dolls è un altro capolavoro, ma spero che quell' "iniziato" non implichi una visione frammentata dell'opera.
Sarebbe uno spreco non da poco...
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...mettiamola così, appena ho dato l'esame di economia, lo riporto all'inizio e ricomincio la visione...
...comunque continua, è molto interessante e lasciamo perdere 'sti esami...
_________________ "..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito" |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 01-04-2004 16:35 |
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SONATINE (1993) – Takeshi Kitano
(seconda parte)
…E dopo la prima sparatoria l’inquietante e risoluta riflessione di Kitano sulla morte mostra i suoi primi risultati: il centro di Okinawa, la vita di uno yakuza che si spegne nel silenzioso sedile posteriore di un auto, un ultimo respiro che accende la musica extra-diegetica. Il percorso dell’automobile viene adesso ripreso dall’esterno, a macchina rigorosamente fissa, mentre negli stacchi le luci della città si smorzano progressivamente fino a lasciare come traccia finale il percorso di due fari in una notte di un’oscurità opprimente. Due sole inquadrature, comprese tra la morte dello yakuza e l’automobile ormai ferma su di un promontorio. In due sole inquadrature, dove il soggetto è un semplice mezzo meccanico, il regista svela un percorso diretto nel cuore dell’ombra, verso la fatalità, e saranno proprio due ombre che getteranno il cadavere del compagno in mare, mentre sull’orizzonte un’alba ambigua delinea già una situazione di isolamento e rassegnazione. Infine, eccoci al movimento della macchina da presa, rarefatto nel film ma carico di intensità proprio grazie a questa scelta. Il nostro sguardo segue le ombre in una breve panoramica, che conduce loro e il cadavere in una zona d’ombra totale, dove le figure diventano indistinte e l’unico segno dell’azione rimane il tonfo sonoro che il corpo produce una volta in acqua. Ancora una volta rimaniamo colpiti dall’impatto essenziale che le riprese di Kitano danno a queste ombre in campo lungo, così silenziose ed efficaci. La regia torna adesso sulla strada, sulla fissità, sull’automobile che percorre un sentiero in pieno giorno e da questo punto, apparentemente banale, il regista abbandona definitivamente i dettami del film di genere, le convenzioni “classiche”, ignora i ritmi della suspence e fa tutto questo con una semplice dilatazione temporale: alcune inquadrature seguono il percorso dell’automobile verso la fatidica spiaggia, immobili e silenziose da quando la macchina entra in campo fino a quando se ne esce sul fuori-campo opposto. Questo enfatizza il concetto di solitario viaggio e conseguente arrivo, necessario ad introdurre la seconda (splendida) parte del film.
Una casa sulla spiaggia, un limbo d’isolamento, un luogo che non esiste, una terra di nessuno che un montaggio imprevedibile rende un olimpo di contraddizioni e di solitudine. Il film, adesso, è completamente trasformato: siamo galassie lontano dal tipico noir, dagli obblighi della narrazione “ad effetto”, dalle convenzioni di genere, dagli sberleffi moderni, dalla supponente cinefilia. Kitano è unico, un maestro senza origini. Quello che ne viene fuori è un attimo, dilatato verso l’infinito, microscopicamente frazionato in immagini, in sensazioni e in deliri surreali (dissacrare con folle ironia…anche questo è un pregio del regista). Una rappresentazione irreale che si tramuta in una riflessione sulla realtà, sui temi della vita; una narrazione che si fa libera e visiva, oltre la diegesi e oltre la soggettività dei personaggi. Un mare sempre tenuto lontano dal primo piano ma costantemente sotto il nostro campo visivo: è la purezza che uno yakuza può ammirare ma non può raggiungere, è l’animo sacro e perfetto a cui l’uomo mira nella sua esistenza, perdendo irrimediabilmente...
La prima (vera) sequenza sulla spiaggia è meravigliosa.(Immagine 4)
Un gioco con la morte, una roulette russa che diventa la “livella” del nostro Totò nazionale. Murakawa, con un altro semplice (quanto fondamentale) movimento di macchina, viene posto allo stesso livello dei suoi scagnozzi (da un campo/contro-campo ad un' inquadratura globale (Immagine 5) ), con loro gioca, perde e li frega. Sei colpi, sei spari a vuoto. Il colpo non era in canna. Eppure abbiamo visto benissimo la pistola mentre veniva caricata. Dove finisce il reale? Dove finisce il gioco? Ancora una voltà l’inevitabilità si fa spazio nella riflessione, il reale irrompe dopo lo scherzo, ma non secondo i consueti canoni. No. Anzi. Il reale, il sangue, la cruda fine, sono rappresentate nello spazio onirico e ci troviamo quasi impossibilitati a distinguere ciò che accade realmente quando la vita è un folle gioco (una roulette russa, appunto) e il sogno è una camicia bianca che si tinge di rosso (Immagine 6) . Nessuna ellissi (tanto care a kitano) per svelare l’insensatezza di un’esistenza, in bilico tra la follia e la triste rassegnazione.
(continua…)
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- Vago, vago e ancora vago... -
[ Questo messaggio è stato modificato da: 13Abyss il 01-04-2004 alle 16:37 ] |
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Alfred
Reg.: 27 Mar 2004 Messaggi: 812 Da: Cagliari (CA)
| Inviato: 31-05-2004 12:33 |
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Sabato ho visto questo film, devo ammettere che è quello che mi è piaciuto di più tra i film seri di Kitano.
Una cosa mi ha lasciato perplesso: il finale.
Non mi aspettavo sicuramente il finale "americano", ma non riesco a capire il perchè del suicidio.
Che ne dite? |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 01-06-2004 12:46 |
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Eh?
Il finale è tutto fuorchè "americano", come dici tu... ma sarebbe bene che mi spiegassi il senso che attribuisci a questo termine.
Quanto al perchè del suicidio, mi pare piuttosto evidente: che la destinazione del viaggio psicologico dello yakuza fosse la morte è chiaro sin dalle prime sequenze, in cui si assapora un vago senso di solitudine e morte che tornerà a farsi sentire sempre più prepotentemente nel resto del film.
L'avvicinarsi progressivo del gesto definitivo è proprio uno dei temi portanti del film...
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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Alfred
Reg.: 27 Mar 2004 Messaggi: 812 Da: Cagliari (CA)
| Inviato: 01-06-2004 12:54 |
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quote: In data 2004-06-01 12:46, 13Abyss scrive:
Eh?
Il finale è tutto fuorchè "americano", come dici tu... ma sarebbe bene che mi spiegassi il senso che attribuisci a questo termine.
Quanto al perchè del suicidio, mi pare piuttosto evidente: che la destinazione del viaggio psicologico dello yakuza fosse la morte è chiaro sin dalle prime sequenze, in cui si assapora un vago senso di solitudine e morte che tornerà a farsi sentire sempre più prepotentemente nel resto del film.
L'avvicinarsi progressivo del gesto definitivo è proprio uno dei temi portanti del film...
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Hem, utilizzo "americano" al posto di "scontato lieto fine", dato che è la prassi nella maggior parte dei loro film.
Magari avrei dovuto utilizzare "holliwoodiano".
Per l'ovvietà del finale non ne sarei così sicuro, o meglio: hai mai pensato che non tutti possano avere la tua preparazione?
Comunque grazie della spiegazione, cercherò di farne tesoro. |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 01-06-2004 15:52 |
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quote: In data 2004-06-01 12:54, Alfred scrive:
Per l'ovvietà del finale non ne sarei così sicuro, o meglio: hai mai pensato che non tutti possano avere la tua preparazione?
Comunque grazie della spiegazione, cercherò di farne tesoro.
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Beh, non dico che dovevi essere certo di come il film dovesse finire dopo 3 minuti dal suo inizio, ma se rifletti bene su certe sequenze il tutto ti apparirà più intuitivo.
Basta ricordare il sogno che il protagonista ha la prima notte della sua "forzata" villeggiatura: il subconscio gli suggerisce un finale diverso da quello che era accaduto sulla spiaggia il giorno stesso, una conclusione in cui il proiettile è in canna, un desiderio che ciò fosse avvenuto... un invito al suicidio, appunto.
Quanto alla mia preparazione ti assicuro che è praticamente nulla, difatti la mia non è che un'accozzaglia di cazzate se la si legge bene... .
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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Alfred
Reg.: 27 Mar 2004 Messaggi: 812 Da: Cagliari (CA)
| Inviato: 01-06-2004 16:36 |
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Ecco un altro particolare: il sogno.
Me ne ero dimenticato
Ho come la vaga impressione di averlo guardato un po' troppo distrattamente ^^'
(A mia discolpa ve detto che Cagliari era sottosopra per la promozione in A, c'era un baccano spaventoso )
Penso che la prossima volta me lo gusterò un po' di più.
Tnx |
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Gunny82
Reg.: 18 Mag 2004 Messaggi: 223 Da: Reggio Emilia (RE)
| Inviato: 01-06-2004 19:24 |
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A parte che potevate dirlo che c'erano spoiler del film in questo topic.... ....cmq è l'unico che non ho ancora visto di Takeshi.
Qualcuno di voi ha visto "il silenzio sul mare" sempre di Kitano?
A me è quello che è piaciuto di più...insieme a BROTHER ovviamente..
_________________ "Io ho tirato più pugni, mangiato più fango e scopato più mignotte di tutti voi frocetti messi assieme" - Clint Eastwood - |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 02-06-2004 16:24 |
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quote: In data 2004-06-01 19:24, Gunny82 scrive:
A parte che potevate dirlo che c'erano spoiler del film in questo topic.... ....cmq è l'unico che non ho ancora visto di Takeshi.
Qualcuno di voi ha visto "il silenzio sul mare" sempre di Kitano?
A me è quello che è piaciuto di più...insieme a BROTHER ovviamente..
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Hai perfettamente ragione, ma ero quasi del tutto convinto che solo chi ha visto il film in questione si sarebbe poi gettato in una lettura di questo topic...
Pardòn.
Comunque Il Silenzio sul Mare è uno dei due film di Kitano che non ho ancora visto, ma son convinto che Sonatine rimarrà la vetta delle sue opere, almeno per il momento.
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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UFO2004
Reg.: 10 Giu 2004 Messaggi: 63 Da: Spazio (es)
| Inviato: 11-06-2004 01:43 |
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Sonatine è un opera d'arte..non c'è dubbio....ma per me di Kitano il migliore è HANA BI |
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