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Nella valle di Elah - Paul Haggis |
Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 01-12-2007 12:44 |
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Il Filisteo Golia gridò a Davide: "Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche"
Un giovane marines torna dopo più di un anno dall’Iraq, ma non si presenta all’appello dopo la breve licenza concessagli, né tantomeno dà notizie a casa. A mettersi sulle sue tracce sono - con motivazioni e interessi diversi - la polizia militare, una giovane detective e il padre: ma quando ne ritrovano il cadavere il mistero s'infittisce, e solo l’ostinazione e la premura del vecchio genitore sveleranno la tragica verità...
Davide rispose al Filisteo: "Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele"
Dopo aver aperto una riflessione sui veterani della seconda guerra mondiale con Flags of our Fathers, sceneggiato per l’amico Eastwood, Haggis torna a parlare in prima persona di reduci di guerra, questa volta quella irachena, mettendosi dietro la macchina da presa per dirigere Nella valle di Elah.
Il titolo esprime la metafora, anzi, la molteplicità di metafore dalle quali emerge il senso dell’opera: è nella valle di Elah, infatti, che avviene lo scontro biblico fra il campione dei Filistei, il gigantesco Golia, e quello che sarà in seguito re d’Israele, il giovane Davide, che abbatté il guerriero nemico con il solo uso di una fionda. Le speculazioni intellettuali a partire da una metafora del genere - per un film che tratta di politica internazionale (ma in modo garbato, partendo da ragazzi comuni) - sono infinite, così come sono molteplici i piani di lettura che si presentano all'attenzione del pubblico; ma Haggis ha il merito di non procedere con una tirata retorica (tentazione che, considerando i presupposti su cui è basata la pellicola, era difficile da evitare), e costruisce invece un thriller, un giallo con risvolti noir che apre a una riflessione complessiva sugli effetti della guerra negli strati più semplici e nascosti della società statunitense.
Così, l’affannarsi di Tommy Lee Jones, solido e arcigno padre alla ricerca di giustizia per il proprio figlio, è da una parte il vero motore narrativo dell’opera, ma dall’altro solo lo specchio dell’assurdità di un conflitto che stritola coscienze, distrugge corpi e menti, annulla quel solido senso della realtà, degli affetti, della terra così radicato soprattutto in una certa provincia americana, la stessa in cui si muove la macchina da presa del regista. Se viene evitato il rischio di un canovaccio politicamente retorico, Haggis non riesce del tutto a far parlare da sé la storia, ma infila qua e là critiche e duri attacchi all’amministrazione e all’esercito, dei quali risulta emblematica l’inquadratura finale: ne risulta quindi un film militante, che non si trattiene dal voler strizzare l’occhio all’impegno politico dichiarato e ostentato, pur avendo una storia che potrebbe benissimo parlare da sola, senza nessun suggerimento che la indirizzi in maniera didascalica verso l’apprezzamento del pubblico.
I momenti migliori restano i duetti fra Tommy Lee Jones e Susan Sarandon, due grandi attori, due grandi genitori che con estrema dignità si pongono di fronte alla morte del figlio (splendida la sequenza in cui si allontanano nell’asettico corridoio dopo il riconoscimento del corpo), e che riescono a conferire al film, insieme all'ottima regia, la dignità di un buon prodotto, nonostante una certa ruffianeria che, purtroppo, traspare da alcune scelte dell'autore.
già pubblicata qui
_________________ "Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate" |
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kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 01-12-2007 13:22 |
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Trama: Un anziano poliziotto militare americano in pensione, non ricevendo notizie del figlio reduce dalla guerra in Iraq dal quale è appena rientrato, inizia una indagine personale per scoprire che fine abbia fatto.
Dopo l'orrenda scoperta del suo cadavere fatto a pezzi e poi bruciato, mette da parte le angosce per la tremenda perdita e aiutato da una coraggiosa poliziotta cerca di scoprire gli assassini del figlio e far luce sull'intera vicenda ...
Commento: Paul Haggis dopo i fasti e i premi vinti con Crash torna alla regia con una vicenda molto americana di segreti e di angosce legate alla nuova grande ferita targata USA, quella cioè legata alla guerra dell'Irak. (“L'unica soluzione per il problema Irak è una bomba atomica” si dice nel film). Rispetto ai film sulla guerra del Vietnam, i film che trattano dell'argomento sopra specificato, non entrano direttamente nella scena della battaglia mostrando grandi avvenimenti campali e terribili lotte all'ultimo sangue, (un caso ma solo parzialmente contrario fu per esempio Jarhead), come anche per l'Afhganistan (un esempio in questo senso è il recente “Un cuore grande” con Angelina Jolie) ma vivono di eventi collaterali a quanto di orrendo vissuto dai soldati americani. Questo Nella valle di Elah (titolo legato alla lotta tra Davide e Golia e che viene specificato nella pellicola, chiaro riferimento al fatto che il gigante americano se sottovaluta gli avvenimenti può fare una brutta fine anche in confronto a cose infinitamente meno forti di lui) non sfugge alla regola della pellicola non “on the battle field”, e ci racconta le angosce e le paure di un padre coraggio (uno strepitoso Tommy Lee Jones, prova da oscar la sua) di fronte ad un avvenimento tremendo come la perdita del figlio, avvenuta in maniera per lui incomprensibile, non sul campo ma a pochi metri dalla caserma in America, dolore atroce per un vecchio soldato avvezzo al dolore dato che ha già perso precedentemente un altro figlio. Lee Jones tratteggia la faccia dura di un uomo che non può piangere, che abbandona le angosce esterne visive (lasciate maggiormente alla moglie, una ottima come sempre Susan Sarandon in una parte comunque defilata) per concentrarsi nel dolore infinito alla ricerca della verità. Rimaniamo estasiati da tanta perfezione recitativa, con il volto dell'attore al limite del distaccato e del determianto contemporaneamente.
All'altra attrice premio Oscar (per Monstre), la stupenda Charlize Theron in versione mora e senza lustrini, viene invece affidata la parte di una coraggiosa poliziotta che affianca il genitore distrutto nella sua lotta personale. Parte anche la sua di secondo piano, composta e senza sbavature, che ovviamente viene offuscata dal protagonista a tutto tondo.
La vicenda, bisogna dirlo per indirizzare a giusto gusto il possibile spettatore, si dipana per le quasi due ore di visione (114 minuti) in maniera tutt'altro che movimentata, il discorso affrontato da Haggis è puramente emozionale, le scene di azione sono limitate a pochi minuti, come del resto lo scenario Irakeno occupa ben poco all'interno della pellicola limitandosi ai filmati-flashback contenuti nel cellulare del figlio scomparso. Pellicola decisamente vigorosa, apre i sentimenti senza cadere mai nel patetico patriottico o nell'illusorio, affronta coraggiosamente il tema mostrando atti impuri collaterali di una guerra sporca che come il Vietnam lascia ferite indelebili nell'animo e nella psiche, film talmente puro e privo di variazioni vere di tono da rendere le motivazioni della morte del figlio secondari, dedicandosi pienamente alla fine dell'ideale di grandi illusioni che una bandiera sventolata perennemente rovesciata non esita a mostrare, in uno scavo psicologico davvero degno.
Film dedicato ai bambini innocenti vittime delle guerre, da vedere senza esitazioni, godendo pienamente di una superba prova attoriale e di una trama lontana dai clamori e dai botti Hollywoodiani tutta incentrata sui valori personali di famiglia, dovere, patria che tradisce. Pellicole così sono le benvenute per poter di nuovo emozionarsi spontaneamente senza che siano introdotti vacui e inutili elementi di disturbo spettacolare.
_________________ non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT |
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Small982
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 185 Da: fano (PS)
| Inviato: 05-12-2007 18:26 |
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bel film, peccato per il ritmo un po' troppo lento e i conseguenti tempi morti
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Marco82
 Reg.: 02 Nov 2003 Messaggi: 924 Da: Lodi (LO)
| Inviato: 06-12-2007 18:22 |
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scusate il papiro, ma l'ho amato questo film...
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Struggente. Intenso. Scomodo.
Questi sono i tre aggettivi più usati per parlare dell'ultima fatica di Haggis ma potrebbero tutti essere riassunti in uno solo: bellissimo.
Chi l'avrebbe mai detto che lo stesso regista di quel bruttissimo Crash - contatto fisico avesse potuto confezionare una tale meraviglia. Questo "Nella valle di Elah" è un film fortemente voluto, talmente tanto che il nome di Haggis compare praticamente in tutti i titoli di coda, oltre che come regista e sceneggiatore anche come scrittore del soggetto e produttore.
La storia del film è questa: uno dei marine tornato da poco dalla guerra in Iraq risulta attualmente "assente ingiustificato", altrimenti detto scomparso. Viene contattato immediamente il padre, interpretato da un magnifico Tommy Lee Jones, che insospettito dal comportamento anomalo del figlio decide di raggiungere la base per iniziare a cercarlo. Hank Deerfield, così si chiama il padre del marine scomparso, è un ex militare che ama fortemente il proprio paese. Ha insistito affinchè entrambi i suoi due figli entrassero nell'esercito ed è convinto del valore di ciò che hanno fatto. Prima di partire per cercare suo figlio si ritrova anche a dare lezioni all'alzabandiera di turno sul come si deve fare per issarla nella maniera corretta. "La stai alzando a testa in giù, lo sai figliolo cosa vuol dire quando un paese issa la propria bandiera al contrario? Vuol dire aiuto, siamo talmente tanto nella merda che non riusciamo ad uscirne da soli ed abbiamo bisogno di una mano da qualcun'altro". Una volta sistemata, Hank parte e raggiunge la base dove suo figlio aveva trascorso i suoi ultimi giorni prima di sparire. Conosce i suoi compagni che dipingono Mike come un bravo ragazzo e si dimostrano tutti ben disposti a fornire informazioni su di lui. Purtroppo la ricerca durerà ben poco perchè il cadavere di Mike verrà trovato il giorno seguente, mutilato e incenerito ai bordi di una strada. Dei suoi effetti personali Hank riuscirà a portare via solo il cellulare attraverso il quale riuscirà a scaricare i video e le foto che Mike aveva fatto durante la sua permanenza in Iraq. Chi lo ha ucciso? E perchè? Hank non riesce a capacitarsene e per scoprirlo cerca di ricreare i suoi ultimi giorni insiemme alla poliziotta Emily Sanders (Charlize Theron) che si occupa del caso.
Ciò che segue da quel momento in poi è solo una triste rivelazione dopo l'altra sullo stato mentale dei reduci di guerra. Attraverso i video recuperati dal cellulare di Mike e le testimonianze dei suoi compagni Hank si rende conto di ciò che è stata realmente la guerra in Iraq e il modo migliore per spiegarlo è proprio raccontando ciò che successe nella valle di Elah. La storia narra che in tale valle Davide sfidò Golia riuscendo a sconfiggerlo con appena quattro sassi e una fionda. La metafora nel corso del film appare sempre più chiara; nonostante l'America sia un gigante non è riuscita a vincere contro l'Iraq che era cento volte più debole di lei. Cosa ci fa credere che realmente l'America abbia fallito nella sua operazione militare? La storia stessa di Mike. I suoi video, le sue immagini, le sue chiamate nel cuore della notte singhiozzando un "papà vienimi a prendere ti prego che qua non ce la faccio più". Lo dimostra la chiamata di Hank alla moglie avvertendola che Mike, così come il loro primo figlio, è morto in guerra e che anche la sua vita è stata stroncata per una motivazione in cui non credeva più. Lo dimostrano i reduci dalla guerra, ormai incapaci di tornare alla vita normale e costretti a continuare a drogarsi, picchiarsi e ad andare a puttane pur di non impazzire. Lo dimostra il fatto che uno dei migliori amici di Mike non si rende neanche conto che lo sta pugnalando dopo una stupida rissa. "Mike era il più intelligente fra noi, lo sapeva che la sua vita sarebbe finita così prima o poi. A lui quella sera andò così ma sarebbe potuto succedere il contrario, che fossi stato io a essere ucciso da un amico" confessa il marine. Il tutto raccontato senza trasporto di emozioni, una confessione detta come in presenza di anestesia. Forse è proprio questo che la guerra genera nelle persone che vi partecipano, una sorta di perenne anestesia che non permette di tornare più a vedere il mondo com'era prima.
L'unica cosa che rimane da fare allora è inquadrare Hank che torna a casa, prende la bandiera che suo figlio gli aveva inviato pochi giorni prima di morire e andare dall'alzabandiera per sostituirla con quella usata tutte le mattine. Questa volta, però, issata a testa in giù.
Uno stupendo film girato in pieno stile "classico" (in molti l'hanno paragonato a una regia di Eastwood) basato interamente sulle prestazioni degli attori, qua tutti immersi nelle loro parti come difficilmente si vede nei film. La colonna sonora è quasi del tutto assente, Haggis vuole riportare sul grande schermo la vera storia da cui ha tratto il film nella maniera più "asciutta" possibile, senza particolari musiche drammatiche o virtuosismi alla macchina da presa. Non ce ne sarebbe stato bisogno, se si ha la possibilità di avere un Tommy Lee Jones a questi livelli vale di più un primo piano del suo volto che non venti piani sequenza.
Io spero veramente che questo film non venga ignorato dagli Oscar, dai Golden Globe e da qualsiasi altra premiazione che un film possa ricevere. Lungometraggi di questo tipo sono sempre più difficili da vedere nei giorni nostri, massimo riconoscimento allora a chi si vuole impegnare a trattare questi contemporanei e spinosi argomenti.
(tratto da
qui )
_________________ "1..2..3..4..5..e 6...sei...numero perfetto..."
"ma non era 3, il numero perfetto?"
"sì, ma io ho sei colpi quì dentro..." |
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ines49
 Reg.: 15 Mag 2004 Messaggi: 376 Da: PADOVA (PD)
| Inviato: 06-12-2007 23:40 |
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Veramente bello, intenso, commovente senza essere lacrimevole, niente falsi pietismi e soprattutto coraggioso. Bella la fotografia con i colori freddi, quasi lividi.
Ben recitato da Tom Lee Jones e da una bella, anche se volutamente esteriormente "castigata" Charlize Teron. |
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hitman
 Reg.: 22 Ago 2002 Messaggi: 1010 Da: Castiglione delle Stiviere (MN)
| Inviato: 09-12-2007 00:50 |
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Splendido film, grandissime interpretazioni e ottima regia dell'ormai collaudato Haggis.
Peccato solo per il fatto che una pellicola come questa, nel nostro paese, non potrà far altro che dare adito a facili sillogismi e a banalità sui soldati a stelle e strisce.
Era comunque una storia che andava raccontata. E nessuno meglio di un americano poteva farlo.
_________________
"Non credo in un destino che si abbatte sugli uomini indipendentemente dalle loro azioni; al contrario, credo in un destino che si abbatte sugli uomini se non agiscono."
G.K. Chesterton
[ Questo messaggio è stato modificato da: hitman il 09-12-2007 alle 00:53 ] |
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jedifan
 Reg.: 15 Feb 2008 Messaggi: 806 Da: milano (MI)
| Inviato: 18-06-2008 12:45 |
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Film un pò lento, con belle interpretazioni ma (per quanto mi riguarda)che non convince appieno; mi aspettavo qualcosa di meglio da Haggis dopo il bel Crash.
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Fakuser
 Reg.: 04 Feb 2005 Messaggi: 2656 Da: Milano (MI)
| Inviato: 19-06-2008 12:34 |
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Haggis conferma la sua insipienza ineluttabile di uomo di cinema. Un'opera piatta, intrippata in facili ideologismi di prammatica (e che fastidio il rinvio icastico della bandiera capovolta, madonna mia!!!! ) senza invenzioni, nè narrative nè tantomeno cinematografiche.
Bah, che schifo.
_________________ Silencio... |
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bunch311
 Reg.: 20 Gen 2005 Messaggi: 430 Da: roma (RM)
| Inviato: 19-06-2008 15:12 |
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quote: In data 2008-06-19 12:34, Fakuser scrive:
Haggis conferma la sua insipienza ineluttabile di uomo di cinema. Un'opera piatta, intrippata in facili ideologismi di prammatica (e che fastidio il rinvio icastico della bandiera capovolta, madonna mia!!!! ) senza invenzioni, nè narrative nè tantomeno cinematografiche.
Bah, che schifo.
| cioè stamo nel postmoderno e te parli de invenzioni narrative e cinematografiche.
il film a parte qualche lungaggine è notevole,basterebbe cità il primo piano dreyeriano di tommy lee jones,momento centripeto,soffocante,anti cinematografico,bellissimo |
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Fakuser
 Reg.: 04 Feb 2005 Messaggi: 2656 Da: Milano (MI)
| Inviato: 23-06-2008 17:02 |
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quote: In data 2008-06-19 15:12, bunch311 scrive:
quote: In data 2008-06-19 12:34, Fakuser scrive:
Haggis conferma la sua insipienza ineluttabile di uomo di cinema. Un'opera piatta, intrippata in facili ideologismi di prammatica (e che fastidio il rinvio icastico della bandiera capovolta, madonna mia!!!! ) senza invenzioni, nè narrative nè tantomeno cinematografiche.
Bah, che schifo.
| cioè stamo nel postmoderno e te parli de invenzioni narrative e cinematografiche.
il film a parte qualche lungaggine è notevole,basterebbe cità il primo piano dreyeriano di tommy lee jones,momento centripeto,soffocante,anti cinematografico,bellissimo
| ma per favore, non bestemmiamo! ma quale dreyer ! E che c'entra il postmoderno ? anche tarantino si nutre di rimasticamenti culturali ed estetici eppure inventa, sorprende, crea, e soprattutto RACCONTA con sensatezza.. qui siamo di fronte al manifesto dell' Uomo Qualunque non a un film!
_________________ Silencio... |
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bunch311
 Reg.: 20 Gen 2005 Messaggi: 430 Da: roma (RM)
| Inviato: 25-06-2008 15:05 |
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quote: In data 2008-06-23 17:02, Fakuser scrive:
quote: In data 2008-06-19 15:12, bunch311 scrive:
quote: In data 2008-06-19 12:34, Fakuser scrive:
Haggis conferma la sua insipienza ineluttabile di uomo di cinema. Un'opera piatta, intrippata in facili ideologismi di prammatica (e che fastidio il rinvio icastico della bandiera capovolta, madonna mia!!!! ) senza invenzioni, nè narrative nè tantomeno cinematografiche.
Bah, che schifo.
| cioè stamo nel postmoderno e te parli de invenzioni narrative e cinematografiche.
il film a parte qualche lungaggine è notevole,basterebbe cità il primo piano dreyeriano di tommy lee jones,momento centripeto,soffocante,anti cinematografico,bellissimo
| ma per favore, non bestemmiamo! ma quale dreyer ! E che c'entra il postmoderno ? anche tarantino si nutre di rimasticamenti culturali ed estetici eppure inventa, sorprende, crea, e soprattutto RACCONTA con sensatezza.. qui siamo di fronte al manifesto dell' Uomo Qualunque non a un film!
| il postmoderno centra perchè non si inventa più nulla.dreyer centra se capissi almeno in parte i primi piani di giovanna d'arco,ma non credo tu possa |
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