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Cinema e religione: "La via lattea" di Luis Bunuel |
Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 28-02-2006 22:35 |
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Già postato qui
"Tutto ciò che nel film riguarda la religione cattolica e le eresie cui essa ha dato luogo, in specie dal punto di vista dei dogmi è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono tratti sia dalle scritture che da opere di teologia e di storia ecclesiastica, antiche e moderne."
Dopo questo messaggio-avvertimento, il nulla. Occorre riordinare le idee e gli spunti (tanti) che questo film ci dona prima di giungere a una qualsiasi considerazione. Intanto Bunuel, che apre ancora una volta il suo scrigno contenente rubini dell'onirico e diamanti del surrealismo, avvolti nel più tipico velluto contestatorio. L'opera, rara e sempre attuale parabola moderna, sfrutta intelligentemente l'oscurantismo propagato dal sistema religioso che come un cancro ha infettato inesorabilmente la società attecchendo e svincolando ogni futuro tentativo generazionale di distruggere il monopolio ecclesiastico, figlio dei dogmi (instaurati nei popoli come un incurabile malanno) e delle storiche barbarie costantemente giustificate nel nome di dio. Bunuel presente due uomini poveri in cerca di fortuna a Santiago, paese spagnolo famoso per essere il vertice del lungo viaggio purificante chiamato appunto Via Lattea (il cammino di Compostella, il campo della stella, washer spirituale secondo la moltitudine di pellegrini che lo attraversa ogni anno), i cui nomi, Jean e Pierre rimandano ad altre due figure importanti presenti nella sacre scritture.. Gli umili viandanti in cerca di una vita migliore di quella che conducono (Bunuel sceglie sempre come "eroi" persone prelevate dai ceti sociali più misericordiosi - ma non per questo inferiori direbbe - e anche "La via lattea" non fa esclusione in questo. Le riprese, sempre grezze e artigianali, in ogni modo ricche di spessore artistico inconfutabile, sono anch'esse inserite nel pieno del suo stile creativo, il classico "buona la prima" che il maestro spagnolo utilizza di continuo per sottolineare un'arte basata sulla spontaneità del gesto e "sull'onestà" degli sguardi dei suoi interpreti), sono però costretti a sottostare alla volontà di un'entità inviolabile, e qui entra in gioco l'astuzia impareggiabile di Bunuel nel servirsi delle armi tipiche che le colonne religiose usano a loro volta per soggiogare l'uomo dalla notte dei tempi. Parte quindi il pazzesco (per contenuti) carosello audiovisivo (nel caso di questo grande cineasta si potrebbe sempre usare l'aggettivo "pittorico") a cui noi, al pari dei due uomini, siamo costretti (per piacere nel farlo) ad assistere; al termine di esso, ne abbiamo la piena consapevolezza già dalle prime sequenze, si formerà nella nostra mente l'irreparabile piacevolezza (filmicamente parlando) sensitiva, l'intangibile prova che, in un secondo che dura tutto il film, siamo stati attraversati (a velocità inaudita) da una scarica vastissima di genio, scindibile ulteriormente nelle lame surreli-oniriche che scalfiscono le vicende. Quella strada ove transitano i protagonisti e le bizzarre figure che inevitabilmente si accostano al loro cammino altro non è che il filo conduttore del carro allegorico di Bunuel: introduce strani personaggi, un'insieme di profeti che indirizzano assiduamente la purezza dei due amici, modellandola a proprio piacere, come "il gregge" delle anime umane strumentalizzato dalla bassezza delle forze maggiori (la metafora sta nel momento in cui i due, dapprima fonte inesauribile - derivante però dai sentimenti naturali e comprensibili - di richieste verso persone caritatevoli, arrivano a rubare e mentire per un prosciutto, lampante concetto simbolico del materialismo, del superfluo, del carattere borghese - nemico giurato del regista -). Procedendo a ritroso si arriva quindi alla semplice conclusione di un'opera basata sull'ambiguità delle leggi morali religiose, che a loro volta si basano sulla speculazione di affermazioni pre-designate ("..I testi e le citazioni sono tratti sia dalle scritture..") che non trovano però un corrispondente pratico nella vita reale, o trovando esattamente l'antitesi di esso (.."le eresie cui essa ha dato luogo"..). Si ritorna all'inizio (fine), al nulla più accecante, alla verità più celata e mascherata sulle morti di milioni di finti eretici, come i personaggi che scorgiamo di tanto in tanto dissentire, manifestare dubbiosità verso la tossica rete di menzogne gettata in corrispondenza di tutto. Tantissimi cambi di sequenza, l'assecondarsi di personaggi (reali e non) perennemente in conflitto (il duello, al quale Jean e Pierre sono tenuti a presenziare) e l'uso ricorrente di citazioni, si fondono in un proiettile sparato in bilico tra sogno e realtà, sparato a quel papa accerchiato dalla folla ("Ho sognato", asserirà il più giovane e (in)sicuro della coppia di viandanti) o sparato dalle bocche (la voce come simbolo di verità, come simbolo di propagazione per una disciplina infausta) di bambine che urlano "anatema!". Alla fine il viaggio si conclude, il carosello si spegne (ma persiste a sfornare situazioni e creature assurde/lucidissime dentro di noi) e la profezia si avvera: a Santiago, ad attenderli vi è il presagio dell'amore senza scrupoli, la via metafisica (non sappiamo mai se e quando possiamo parlare di fatti concreti) che chiede oro in cambio di due figli dai nomi "Tu non sei il mio popolo" e "Non più misericordia" (il simbolismo più grandioso che condanna la chiesa e i suoi mandanti). La predizione è compiuta e la divinazione (di un dogma completamente in opposizione clericale) è avvenuta, anche se l'unica visione,la sola folgorazione, ce ne rendiamo conto, resta il film stesso.
_________________
"Eppure, maledetti noi se dimentichiamo per un attimo che è il solo con Griffith - chi il muto, chi il parlato - ad aver messo in moto questo meraviglioso trenino elettrico al quale Lumière non credeva. Tutti, sempre, gli dovremo tutto".
JLG
[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 28-02-2006 alle 22:43 ] |
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penny68
 Reg.: 14 Nov 2005 Messaggi: 3100 Da: palermo (PA)
| Inviato: 28-02-2006 22:49 |
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Straordinario commento.Lucido,fantasioso,descrive con chiarezza ed estro un film degno di nota. |
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DottorDio
 Reg.: 12 Lug 2004 Messaggi: 7645 Da: Abbadia S.S. (SI)
| Inviato: 28-02-2006 23:03 |
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stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 28-02-2006 23:05 |
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roccomedia
 Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 28-02-2006 23:19 |
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"La via Lattea" è un Bunuel che mi manca (ma che mi sono comunque già procurato). Però vi è da ricordare che già prima del 1969 Bunuel si era occupato dei temi della religione: dalle disavventare del monaco "Nazarin"; alla mancata suora "Viridiana"; a "Simon del deserto" lo stilita mandato dal diavolo dal V al XX secolo in una discoteca newyorkese... |
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Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 28-02-2006 23:39 |
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Anche per me è stato uno dei primissimi film che ho visto del regista spagnolo e pur sapendo che non è la prima occasione in cui tratta il tema della religione, in questo lungometraggio lo fa nella maniera più intelligente ma volutamente provocatoria possibile. Da vedere assolutamente
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 01-03-2006 01:38 |
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Complimenti Kies, ottimo post! |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 01-03-2006 01:48 |
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quote: In data 2006-02-28 22:35, Kieslowski scrive:
("..I testi e le citazioni sono tratti sia dalle scritture..")
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E' ricorrente in Bunuel, un caso forse unico nella storia del cinema in cui la fonte di ispirazione letteraria sia frequentemente l'antico testamento e i vangeli. Perfino la terza lettera di fatima, l'ultima, il cui segreta fu rivelato solo qualche anno fa da papa giovanni paolo II, che Bunuel descrisse, in una sorta di divinazione artistico-visionaria in L'age D'or... Ora non posso, torno presto, spero.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 01-03-2006 11:45 |
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"Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio."
Terza parte del segreto di Fatima
Bunuel, ovviamente, non ne conosceva l'esistenza, eppure, partendo dall'Age d'Or, 1930, quante volte ha messo in scena, come elementi di una sceneggiatura pre-veggente, i simboli di questo straordinario testo del più spericolato e delirante immaginificao, puramente sur(iper)realista . Impressionanti "coincidenze", con La Via lattea la sequenza della fucilazione del Papa, peraltro sognata e raccontata dal sognante ad un tizio che aveva sentito i colpi d'arma da fuoco provenienti dal sogno del sognate... Geniale! Seguiranno i vari Jodorowski ...lascio in bianco ... ciascuno con un bagaglio espressivo-figurativo affatto personale, naturalmente, e senza sterili citazionismi furbastri e ladreschi.., ma insomma, le radici vanno rintracciate in quei lontani anni 1929/30/33 che sembrano appena ieri... Amen!
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 01-03-2006 alle 11:51 ] |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 01-03-2006 16:09 |
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quote: In data 2006-02-28 22:35, Kieslowski scrive:
Già postato qui
"Tutto ciò che nel film riguarda la religione cattolica e le eresie cui essa ha dato luogo, in specie dal punto di vista dei dogmi è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono tratti sia dalle scritture che da opere di teologia e di storia ecclesiastica, antiche e moderne."
Dopo questo messaggio-avvertimento, il nulla. Occorre riordinare le idee e gli spunti (tanti) che questo film ci dona prima di giungere a una qualsiasi considerazione. Intanto Bunuel, che apre ancora una volta il suo scrigno contenente rubini dell'onirico e diamanti del surrealismo, avvolti nel più tipico velluto contestatorio. L'opera, rara e sempre attuale parabola moderna, sfrutta intelligentemente l'oscurantismo propagato dal sistema religioso che come un cancro ha infettato inesorabilmente la società attecchendo e svincolando ogni futuro tentativo generazionale di distruggere il monopolio ecclesiastico, figlio dei dogmi (instaurati nei popoli come un incurabile malanno) e delle storiche barbarie costantemente giustificate nel nome di dio. Bunuel presente due uomini poveri in cerca di fortuna a Santiago, paese spagnolo famoso per essere il vertice del lungo viaggio purificante chiamato appunto Via Lattea (il cammino di Compostella, il campo della stella, washer spirituale secondo la moltitudine di pellegrini che lo attraversa ogni anno), i cui nomi, Jean e Pierre rimandano ad altre due figure importanti presenti nella sacre scritture.. Gli umili viandanti in cerca di una vita migliore di quella che conducono (Bunuel sceglie sempre come "eroi" persone prelevate dai ceti sociali più misericordiosi - ma non per questo inferiori direbbe - e anche "La via lattea" non fa esclusione in questo. Le riprese, sempre grezze e artigianali, in ogni modo ricche di spessore artistico inconfutabile, sono anch'esse inserite nel pieno del suo stile creativo, il classico "buona la prima" che il maestro spagnolo utilizza di continuo per sottolineare un'arte basata sulla spontaneità del gesto e "sull'onestà" degli sguardi dei suoi interpreti), sono però costretti a sottostare alla volontà di un'entità inviolabile, e qui entra in gioco l'astuzia impareggiabile di Bunuel nel servirsi delle armi tipiche che le colonne religiose usano a loro volta per soggiogare l'uomo dalla notte dei tempi. Parte quindi il pazzesco (per contenuti) carosello audiovisivo (nel caso di questo grande cineasta si potrebbe sempre usare l'aggettivo "pittorico") a cui noi, al pari dei due uomini, siamo costretti (per piacere nel farlo) ad assistere; al termine di esso, ne abbiamo la piena consapevolezza già dalle prime sequenze, si formerà nella nostra mente l'irreparabile piacevolezza (filmicamente parlando) sensitiva, l'intangibile prova che, in un secondo che dura tutto il film, siamo stati attraversati (a velocità inaudita) da una scarica vastissima di genio, scindibile ulteriormente nelle lame surreli-oniriche che scalfiscono le vicende. Quella strada ove transitano i protagonisti e le bizzarre figure che inevitabilmente si accostano al loro cammino altro non è che il filo conduttore del carro allegorico di Bunuel: introduce strani personaggi, un'insieme di profeti che indirizzano assiduamente la purezza dei due amici, modellandola a proprio piacere, come "il gregge" delle anime umane strumentalizzato dalla bassezza delle forze maggiori (la metafora sta nel momento in cui i due, dapprima fonte inesauribile - derivante però dai sentimenti naturali e comprensibili - di richieste verso persone caritatevoli, arrivano a rubare e mentire per un prosciutto, lampante concetto simbolico del materialismo, del superfluo, del carattere borghese - nemico giurato del regista -). Procedendo a ritroso si arriva quindi alla semplice conclusione di un'opera basata sull'ambiguità delle leggi morali religiose, che a loro volta si basano sulla speculazione di affermazioni pre-designate ("..I testi e le citazioni sono tratti sia dalle scritture..") che non trovano però un corrispondente pratico nella vita reale, o trovando esattamente l'antitesi di esso (.."le eresie cui essa ha dato luogo"..). Si ritorna all'inizio (fine), al nulla più accecante, alla verità più celata e mascherata sulle morti di milioni di finti eretici, come i personaggi che scorgiamo di tanto in tanto dissentire, manifestare dubbiosità verso la tossica rete di menzogne gettata in corrispondenza di tutto. Tantissimi cambi di sequenza, l'assecondarsi di personaggi (reali e non) perennemente in conflitto (il duello, al quale Jean e Pierre sono tenuti a presenziare) e l'uso ricorrente di citazioni, si fondono in un proiettile sparato in bilico tra sogno e realtà, sparato a quel papa accerchiato dalla folla ("Ho sognato", asserirà il più giovane e (in)sicuro della coppia di viandanti) o sparato dalle bocche (la voce come simbolo di verità, come simbolo di propagazione per una disciplina infausta) di bambine che urlano "anatema!". Alla fine il viaggio si conclude, il carosello si spegne (ma persiste a sfornare situazioni e creature assurde/lucidissime dentro di noi) e la profezia si avvera: a Santiago, ad attenderli vi è il presagio dell'amore senza scrupoli, la via metafisica (non sappiamo mai se e quando possiamo parlare di fatti concreti) che chiede oro in cambio di due figli dai nomi "Tu non sei il mio popolo" e "Non più misericordia" (il simbolismo più grandioso che condanna la chiesa e i suoi mandanti). La predizione è compiuta e la divinazione (di un dogma completamente in opposizione clericale) è avvenuta, anche se l'unica visione,la sola folgorazione, ce ne rendiamo conto, resta il film stesso.
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"Eppure, maledetti noi se dimentichiamo per un attimo che è il solo con Griffith - chi il muto, chi il parlato - ad aver messo in moto questo meraviglioso trenino elettrico al quale Lumière non credeva. Tutti, sempre, gli dovremo tutto".
JLG
[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 28-02-2006 alle 22:43 ]
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Ottimo Kies!!!!!
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Kieslowski
 Reg.: 09 Mag 2005 Messaggi: 1754 Da: Reykjavik (es)
| Inviato: 01-03-2006 19:14 |
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quote: In data 2006-03-01 11:45, AlZayd scrive:
"..."
Terza parte del segreto di Fatima
Bunuel, ovviamente, non ne conosceva l'esistenza, eppure, partendo dall'Age d'Or, 1930, quante volte ha messo in scena, come elementi di una sceneggiatura pre-veggente, i simboli di questo straordinario testo del più spericolato e delirante immaginificao, puramente sur(iper)realista . Impressionanti "coincidenze", con La Via lattea la sequenza della fucilazione del Papa, peraltro sognata e raccontata dal sognante ad un tizio che aveva sentito i colpi d'arma da fuoco provenienti dal sogno del sognate... Geniale! Seguiranno i vari Jodorowski ...lascio in bianco ... ciascuno con un bagaglio espressivo-figurativo affatto personale, naturalmente, e senza sterili citazionismi furbastri e ladreschi.., ma insomma, le radici vanno rintracciate in quei lontani anni 1929/30/33 che sembrano appena ieri... Amen!
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 01-03-2006 alle 11:51 ]
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La messainscena di Bunuel annienta ogni qualsivoglia possibilità di regolare il mondo attraverso strati gerarchici, come, ad esempio, per quanto riguarda il cattolicesimo. La sottiliezza del suo lavoro parte dall'insieme di leggi inviolabili che la chiesa impone da secoli, quindi cerca lo spunto centrale nelle sacre scritture: parallelamente agli aneddoti che perseguitano i due amici (stessi figli della medesima violenza sociale, risultati della corruzione che li ha preceduti nei secoli) viene descritta l'esistenza di cristo, ponendolo allo spettatore come un uomo qualunque ("..Stai meglio con la barba.." gli sussulta la madre ) che compie miracoli (i due uomini, sorge spontaneo chiederselo, avranno davvero riacquisito la vista? E se così fosse, non potrebbe figurare come una punizione imposta dal più grande dei tiranni? L'aprire gli occhi come il venire al mondo, per "godere" delle atrocità umane, della plasticità subordinata alla rabbia del tempo) ma che ammette,stremato dalla sua condizione, di essere la fonte del male eterno. Bunuel attacca il virus da dentro esso, come l'anticultura dada sfruttava l'arte per distruggerla. In una frase del film (non ricordo sinceramente da chi fosse pronunciata) è racchiusa tutto il significato dell'opera Bunueliana: "LA LIBERTA' E' UN FANTASMA". Questa tesi, associabile a qualsiasi sequenza, taglio o inquadratura dell'artista, gli riconosce il merito di aver sempre lavorato a servizio dei suoi incubi strazianti, incessantemente anteposti all'utopica consapevolezza di vivere (ir)realmente in un mondo equilibrato.
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roccomedia
 Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 01-03-2006 23:25 |
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L'ho visto oggi. L'ho trovato straordinariamente denso e spiazzante. Riferimenti biblici sparsi ad ogni angolo, vertiginosi intrecci ed anacronismi temporali. La cosa più interessante è che Bunuel cerca un approccio al testo biblico che sembra avere un suo rigore scientifico. Come nella migliore delle tradizioni accademiche riesce a tirare fuori conclusioni anche sconcertanti (se non blasfeme) a partire da riferimenti empirici esistenti nelle scritture (nonchè nei vangeli apocrifi). Cosicchè scopriamo un Cristo umano e immanente che ha dei fratelli, che predica la "Parola" in maniera informale, che realizza miracoli che in realtà non si avverano.
E al fondo, la consueta, ineguagliabile vivacità "etno-metodologica" di Bunuel (aveva sicuramente letto Shutz e Garfinkel nonchè Margaret Mead...che pare di ricordare citata pure esplicitamente ne "Il fantasma della libertà"): ossia quella capacità di "messa tra parentesi" dei significati condivisi, smontati e restituiti alla vastità del senso, alla pluralità e alla democrazia delle interpretazioni.
Questo è un film che andrebbe analizzato fotogramma per fotogramma, ma per farlo occorrerebbe una smisurata conoscenza della storia giudaico-cristiana (e non solo) che è competenza di pochi coltissimi come Bunuel appunto.
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DottorDio
 Reg.: 12 Lug 2004 Messaggi: 7645 Da: Abbadia S.S. (SI)
| Inviato: 03-03-2006 14:29 |
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Splendida opera di Bunuel, fatta di colte citazione, profonde riflessioni sulla religione e il suo ruolo nei secoli, avvolto in un surrealismo magistrale.
Un film che si inserisce perfettamente nel discorso filologico autoriale del regista spagnolo con evidenti rimandi a quella lucida allucinazione che è l'age d'or, come l'insistere su simboli religiosi e situazioni in cui il cristianesimo s'è sempre espresso per dogmi e per divieti senza logica giustificati solo dal rispetto della volontà di un'entità astratta chiamata comunemente Dio.
Se nell'age d'or il protagonista tra le varie cose che getta via dalla finestra c'è pure un vescovo, qui il tema del rifiuto della religione e dei suoi dogmi è filtrata in tutta la durata del film, in ogni singolo fotogramma.
La narrazione sfrutta un tema concreto come quello del pellegrinaggio di Jean e Pierre a Santiago de Compostela per architettare un'allegoria del viaggio come un ripercorrere le principali tappe storiche e concettuali del cristianesimo nei vari modi (il prete che prima asserisce la necessità dei dogmi e subito dopo nega ciò che ha detto, gli stacchi sulla vita di Cristo, sulla setta segreta, sul tribunale dell'inquisizione, la sequenza dei bambini che ripetono "anatema", quella estremamente dei duellanti che prima si battono per questioni di religione e dopo poco se ne vanno via come due vecchi amici).
I punti cruciali del film sono sicuramente la "profezia" del viandante all'inizio che prevede che i due protagonisti incontreranno una prostituta nel loro cammino dalla quale avranno due figli "io non sono il tuo popolo" e "non più misericordia", cosa che si avvererà poi alla fine (si potrebbe anche interpretare la profezia del viandante accostandola a quella dell'arcangelo Gabriele), e naturalmente la scena della fucilazione del papa.
In tutto il film pervadono le caratteristiche principali di Bunuel, dal surrealismo con conseguente e continuo sfasamento tra piano onirico e reale, la messa in evidenza delle contraddizioni che ci circondano, l'assenza di colonna sonora...e ovviamente una genialità senza confini!
_________________ Geppetto è stato l'unico uomo ad aver fatto un figlio con una sega
Attention: Dieu est dans cette boite comme ailleurs et partout! |
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roccomedia
 Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 03-03-2006 17:01 |
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quote: In data 2006-03-03 14:29, DottorDio scrive:
qui il tema del rifiuto della religione e dei suoi dogmi è filtrata in tutta la durata del film, in ogni singolo fotogramma.
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Non mi sembra poi così vero. Ad immagini blasfeme (come la fucilazione del Papa o lo sparo al crocifisso) fanno comunque da contraltare momenti di straordinario misticismo: la suora inchiodata alla croce, l'apparizione della Vergine ai due studenti del cinquecento travestiti da cacciatori, la parabola sulla suora e la Vergine che prende il suo posto nel convento raccontata dal prete (probabilmente recuperato da un vangelo apocrifo).
Più che il rifiuto della religione, è l'opposizione binaria tra sacro e profano il tema portante. Bunuel, come avevo già scritto, cerca un approccio scientifico allo studio delle Scritture, e ciò presupponeva il limitare il ruolo dei suoi giudizi di valore sul tema della fede, concentrandosi invece sull'oggettività dei testi. |
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DottorDio
 Reg.: 12 Lug 2004 Messaggi: 7645 Da: Abbadia S.S. (SI)
| Inviato: 03-03-2006 17:06 |
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quote: In data 2006-03-03 17:01, roccomedia scrive:
quote: In data 2006-03-03 14:29, DottorDio scrive:
qui il tema del rifiuto della religione e dei suoi dogmi è filtrata in tutta la durata del film, in ogni singolo fotogramma.
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Non mi sembra poi così vero. Ad immagini blasfeme (come la fucilazione del Papa o lo sparo al crocifisso) fanno comunque da contraltare momenti di straordinario misticismo: la suora inchiodata alla croce, l'apparizione della Vergine ai due studenti del cinquecento travestiti da cacciatori, la parabola sulla suora e la Vergine che prende il suo posto nel convento raccontata dal prete (probabilmente recuperato da un vangelo apocrifo).
Più che il rifiuto della religione, è l'opposizione binaria tra sacro e profano il tema portante. Bunuel, come avevo già scritto, cerca un approccio scientifico allo studio delle Scritture, e ciò presupponeva il limitare il ruolo dei suoi giudizi di valore sul tema della fede, concentrandosi invece sull'oggettività dei testi.
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Forse non avevo esplicitato bene, ma le contraddizioni (ne ho accennato alla fine del post) sviluppate in questo film risiedono proprio in questo contrapporsi tra sacro e profano.
Hai fatto bene a precisarlo, nella fretta me n'ero dimenticato di specificare.
_________________ Geppetto è stato l'unico uomo ad aver fatto un figlio con una sega
Attention: Dieu est dans cette boite comme ailleurs et partout! |
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