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L'ultimo metrò |
OneDas
 Reg.: 24 Ott 2001 Messaggi: 4394 Da: Roma (RM)
| Inviato: 14-10-2003 13:31 |
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Dopo “Effetto notte”, Truffaut torna a raccontare una storia sull’arte e nell’arte.
Un film pretestuoso, bello perché pretestuoso. Il pretesto è l’occupazione tedesca di Parigi, ma sarebbe potuta essere qualsiasi altra città del mondo. Truffaut non ci mostra la città ma un set al cui centro c’è un palcoscenico, quello del teatro dove una compagnia teatrale sta provando un testo teatrale di un giovane autore norvegese. Il pretesto è un luogo nel luogo dove porre una donna (Catherine Deneuve) legata indissolubilmente con l’unico uomo che non amerà più e un uomo (Gerard Depardieu) che insegue tutte le donne che capitano sulla sua strada tranne quella che ama.
Nei chiusi ambienti del teatro, una struttura a tre livelli, il piano degli uffici, la sala del palcoscenico e le cantine la mdp di Truffaut si muove con una creatività che smentiscono l’asciuttezza delle sue precedenti opere. Arditi piani sequenza intervallati da un gusto per il dettaglio a cui fanno da contraltare gli ariosi totali con focale lunga, deliziano i palati dei cinefili. In quel teatro, quella struttura complessa con scale ripide e stretti corridoi sui quali si aprono porte che conducono in stanze ora comunicanti ora sbarrate da pannelli, ci si muove come nella vita dove i meandri dei sentimenti conducono spesso ad un punto dove oltrepassarne la soglia è solo questione di coraggio (o di gusto).
Il dramma che si rappresenta sul palcoscenico è molto meno teatrale di quello che si svolge oltre ai suoi confini. Si ha quasi l’impressione che siano i personaggi dello spettacolo ad osservare, stupiti, i loro interpreti che nella vita reale si comportano come personaggi. La messinscena di Truffaut è mirabile. Gioca in tre dimensioni, altezza (la storia) larghezza (i personaggi) e profondità (le relazioni tra di loro). Il rapporto attori/personaggi è la quarta dimensione che Truffaut discretamente ci propone in un finale solo apparentemente conciliatorio. In realtà, doloroso come una lama affilata di cui solo all’ultimo ci siamo resi conto che ormai ha lacerato le nostre carni.
Doloroso e straziante come quell’ultimo metrò perduto non per un contrattempo ma per indolenza e pienezza di sé. Un peccato di abulia pagato con la solitudine di una città sotto il coprifuoco. Un coprifuoco dei sentimenti e delle emozioni.
_________________ tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ? |
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mallory
 Reg.: 18 Feb 2002 Messaggi: 6334 Da: Genova (GE)
| Inviato: 14-10-2003 15:41 |
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niente poesia?
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missGordon
 Reg.: 03 Gen 2002 Messaggi: 2327 Da: Roma (RM)
| Inviato: 14-10-2003 22:32 |
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...nella storia che attraversa senza farsi vedere le vite dei protagonisti...Lui ci mostra il personale e noi percepiamo il generale...Parigi occupata, la deportazione, la resistenza (in tutte le sue forme), l'oscurantismo di un regime totatlitario...Parigi liberata e il regista torna sul palco con i suoi attori...l'arte torna alla "luce del sole"...motore dell'esistenza...specchio delle passioni...
Ah DAS! cosa hai fatto!
_________________ "...Vivere è offrire se stessi, pensava; ed egli offrì se stesso..." E. Galeano |
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OneDas
 Reg.: 24 Ott 2001 Messaggi: 4394 Da: Roma (RM)
| Inviato: 14-10-2003 23:35 |
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Spesso sono con te, cara Miss, ma questa volta no.
Non l'ho trovato affatto un film propulsivo e combattente.
I personaggi sono tutti ricoperti da una muffa di meschineria. L'attore che arriva sempre tardi (sulla scena del mondo e sulla scena dei sentimenti), l'attrice che non sa decidersi tra una forzosa fedeltà al marito rifugiato e un desiderio di fuga da tutto ciò che la circonda, il regista rinchiuso nella capace solo di origliare da un buco, il produttore che si improvvisa regista incapace di un'idea sua originale...
La scena finale poi... è un elogio dell'ipocrisia...
_________________ tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ? |
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Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 16-10-2003 06:19 |
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E' vero. D'altra parte il film non è che l'omaggio a "i miserabili" di Victor Hugo.
_________________ "C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"
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GionUein
 Reg.: 20 Mag 2003 Messaggi: 4779 Da: taranto (TA)
| Inviato: 23-01-2004 15:41 |
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L’Ultimo Metrò
Di Francois Truffaut
Questo film parla di una bolla d’aria.
Una di quelle bolle d’aria capaci di preservare la vita.
La vita del naufrago recuperato parecchi giorni dopo essersi capovolto con la barca grazie ad una bolla d’aria formatasi sotto il ponte.
O quella del bambino recuperato miracolosamente sotto le macerie dopo un terribile terremoto grazie ad una bolla d’aria formatasi tra un pilastro di cemento ed un tavolo.
In questo caso la seconda guerra mondiale ( la minaccia antisemita ) è la tragedia.
Il teatro di Montmartre la bolla d’aria, la zona franca in cui si cerca di sopravvivere grazie alla routine ed alla quotidianità delle azioni e dove gli echi della guerra arrivano ovattati, distanti.
Tutto reso alla perfezione, magistralmente esposto alla nostra “ percezione “.
Truffaut racconta per immagini indugiando sui particolari e non lesinando sul superfluo, si concentra a raccontare anche i piccoli gesti, l’abitudine e la routine ( fondamentali per la sopravvivenza.) , il desiderio di normalità.
E questa “chiusura circolare” ( come le carovane costrette a difendersi dagli indiani nel vecchio west ) è sapientemente resa dal regista francese, che tiene lontani i nazisti ( le divise ) e gli effetti plateali della guerra , la cui presenza opprimente si avverte comunque in ogni sequenza ( lo stesso ULTIMO METRO’ è un’ombra de tenere fuori dalla porta del teatro)
E poi i personaggi.
Profondi.
Sfuggenti.
Sfaccettati.
Nessuno è quello che sembra.
Metterli a fuoco è difficile.
Truffaut gioca con la percezione della realtà e si esibisce in una virtuosa interpretazione del gioco delle apparenze:
Depardieu è un attore sciupafemmine, ma ben presto si scopre che le sue aspirazioni sono ben altre.
La costumista è lesbica.
L’attricetta timida è una determinata arrivista.
Marion Stainer non è innamorata del marito.
Ma soprattutto( spesso ) la realtà è una finzione e viceversa e così ìl cinema rincorre il teatro e la mdp si nasconde dietro un sipario che si chiude e si apre, e dietro il sipario va in scena la vita di Marion Steiner, celebre attrice che nella Parigi occupata del ’42 gestisce il teatro Montmartre lasciatole dal marito Lucas, regista ebreo di origine tedesca ricercato dai nazisti.
Fino a quando Bernard Granger non decide di licenziarsi dal teatro per abbracciare la rivolta e si merita la reazione di Marion.
Fino alla scena dello schiaffo.
Indimenticabile.
Uno schiaffo di una potenza devastante che mi ha lasciato attonito e sbalordito.
Uno schiaffo così potente da essere capace di far deragliare la storia e di influenzare ( credo che lo scopo di Truffaut sia stato centrato in pieno ) tutta la nostra percezione degli avvenimenti da quel momento in poi.
Imperdibile e indimenticabile.
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denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 07-03-2004 18:38 |
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L'ultimo metrò è una commedia/drammatica ambientata nella Parigi occupata degli anni '40, oltre che l'ultimo treno che porta a casa i personaggi del film prima del coprifuoco notturno.
Il proprietario di un teatro, Lucas Steiner (Heinz Bennent), è ebreo e, per questo, perseguitato. La moglie Marion (Catherine Deneuve) decide quindi di nasconderlo nella cantina del teatro da loro diretto fino a quando l'uomo non potrà partire per la zona libera. Nel frattempo i due mandano avanti una commedia scritta dall'uomo il cui personaggio principale maschile è interpratato da Bernard Granger (Gérard Depardieu), un giovane attore/donnaiolo discretamente apprezzato che aiuterà nella riuscita artistica ma complicherà la vita di Marion.
Diversa dai soliti film dedicati al periodo storico nazi-fascista e alla seconda guerra mondiale in sè, quella di Truffaut è un'opera che c'entra il suo interesse su un'ottica privata del periodo e nella quale il tema principale non è tanto la limitatezza e la tragedia del momento storico che i personaggi sono costretti a vivere, bensì come questi sono costretti a farlo.
Due sono, principalmente, le rappresentazioni che sembra stiano a cuore al regista, la vita teatrale e l'epoca in sè, e bisogna dire che, per quanto io ne sappia, sono riuscite bene entrambe. La storia di un teatro e dei suoi personaggi, con Lucas che tenta fino alla fine di salvare il suo teatro e la sua commedia con Marion che lo spalleggia, con ogni singolo lavorante del Montmartre (non ricordo se si chiamava così il teatro) che, anche nel momento in cui gli agenti della Gestapo irrompono, si dedicano allo spettacolo perchè sembra che solo quello sia veramente importante e sembrano credere intensamente nel fatto che qualsiasi cosa accada "lo spettacolo deve continuare", e continua davvero, fino alla fine. E l'epoca, tormentata e triste, buia e limitata, infelice e povera, a Parigi come in ogni altra parte d'Europa, con i personaggi che devono cercare espedienti per andare avanti nel loro lavoro e nei loro intenti... Un'epoca che, di certo, Truffaut voleva a tutti i costi rappresentare in un determinato modo e che, sinceramente, credo sia stata ben proposta.
Gli attori sono, a mio avviso, meravigliosi. La Deneuve è credibile e bellissima, glaciale quanto passionale, vera e, comunque, terribilmente in sintonia con Depardieu che, bisogna ammetterlo, suscita un'infinita simpatia nei panni del donnaiolo legato alla libertà e alla sua nazione, impulsivo e ironico che, forse per questo, contrasta con la Deneuve, silenziosa e misteriosa. Un equilibrio che si trova in diversi punti, se si pensa al film in generale. Un film che parla di amore e di odio, di vita e di morte, di soddisfazioni personali e di disillusioni verso la vita, rassegnazione e tenacia.
Nonostante, comunque, abbia visto pochissimi film di Truffaut e, forse, ancora meno ne abbia capito, devo dire che questo Ultimo metrò mi sembra, in qualche modo, diverso da ciò che ero abituata a vedere.
Forse proprio questo senso di equilibrio mi ha lasciata un pò titubante davanti ad un film che, nel suo complesso, mi è molto piaciuto ma che mi ha fatto ripensare agli estremi (se così si possono definire) della Catherine di Jules et Jim, e forse a rimpiangerli, soprattutto nel finale, dove si ritrova un trio che tende a ricordare quest'altro film.
Non mi è dispiaciuto affatto ma, se devo pensare ai film di Truffaut, posso affermare che non è tra i migliori.
Sono certa che, chi conosce più di me il film e il regista, sia in grado di rendermi più partecipe di nozioni a me sconosciute
Una nota per tutti i genovesi e chi è della zona.
Ogni giovedì è molto piacevole imbattersi in questo "Effetto notte" che il cinema America regala, e che permette a chi, come me, si è perso molti film che in realtà sono imperdibili, di poterseli godere e apprezzare.
E' stato molto bello giovedì sera entrare nel cinema e vederlo pieno di gente interessata, ad un certo punto mi sono guardata intorno e ho trovato persone attente, interessate e anche divertite, nonostante alcuni fossero seduti per terra.
Andateci, se potete, perchè ne vale veramente la pena.
11/03/2004 BUNUEL - Violenza per una giovane (1960)
18/03/2004 BUNUEL - Viridiana (1961)
25/03/2004 TRUFFAUT - La signora della porta accanto (1981)
01/04/2004 TRUFFAUT - Finalmente domenica (1983)
08/04/2004 BUNUEL - L'angelo sterminatore (1962)
15/04/2004 BUNUEL - Il fantasma della libertà (1974)
22/04/2004 BERGMAN - Un'estate d'amore (1950)
29/04/2004 BERGMAN - Come in uno specchio (1961)
06/05/2004 CASSAVETES - Una moglie (1974)
13/05/2004 CASSAVETES - La sera della prima (1977)
20/05/2004 ALTMAN - M.A.S.H. (1970)
27/05/2004 ALTMAN - Il matrimonio (1978) |
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stilgar
 Reg.: 12 Nov 2001 Messaggi: 4999 Da: castelgiorgio (TR)
| Inviato: 08-03-2004 02:19 |
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Dubliner

 Reg.: 10 Ott 2002 Messaggi: 4489 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 08-03-2004 10:32 |
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topic di Das
era presente in archivio signorina Denise
_________________ Io sono grande. E' il cinema che è diventato piccolo.
I miei dvd |
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mallory
 Reg.: 18 Feb 2002 Messaggi: 6334 Da: Genova (GE)
| Inviato: 08-03-2004 12:34 |
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Bisognerà mica spostarlo?
_________________
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pilade

 Reg.: 07 Mar 2004 Messaggi: 192 Da: Rubiana (TO)
| Inviato: 08-03-2004 13:04 |
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Quando si dice che la classe non è acqua... Complimenti per l'ottima recensione. Io non sono un grande estimatore di Truffaut ma riconosco che l'Ultimo metrò, insieme a Fahrenheit 451 e ad Effetto Notte ha il merito di permettere al grande pubblico di accostarsi senza grossi problemi a un monumento del cinema francese. |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 08-03-2004 20:18 |
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Durante la seconda guerra mondiale, a Parigi, la moglie di un proprietario di un teatro, nasconde lo stesso nella cantina dell’edificio, considerato che, essendo ebreo, fuori sarebbe ucciso dai nazisti. Questo stratagemma, va avanti per molto tempo, visto che la gente è certa che il proprietario del teatro, sia fuggito nell’America del sud, intanto la moglie arruola degli attori, per dar vita ad un copione steso proprio dal marito, che seguirà le prove e lo spettacolo, sempre dallo scantinato. Nel corso delle prove, si presenteranno problematiche legate alla politica e all’amore.
Vincitore di dieci Premi César e candidato all’Oscar, “L’ultimo metrò”, il terzultimo film di Truffaut, si dimostra essere uno dei più buonisti e tragicomici del regista francese che, però al contempo, riesce a fare di questo film, tratto da una sceneggiatura a dir poco inverosimile, una grandissima prova d’autore, coadiuvata dalla ormai saggiata genialità e maestria del regista/attore.
I momenti di grande cinema sono molteplici, uno su tutti il finale ambientato nel teatro, del tutto singolare e imprevedibile, le interpretazione irreprensibili, come ormai consuetudine per questi attori, e la regia di Truffaut, grandiosa, nulla da aggiungere. Il film ha il grande potere di trascinare lo spettatore in una storia drammatica e angosciante quanto ironica e spensierata, potere, che solo il cinema possiede, tanto è vero che a fare il cinema, è stato anche Francois Truffaut.
anch'io c'ero ma allo spettacolo delle 16.00
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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