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Marie Antoinette di Sofia Coppola |
gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 27-11-2006 12:03 |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 27-11-2006 12:08 |
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quote: In data 2006-11-27 12:02, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:01, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 11:59, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-24 22:57, Cronenberg scrive:
Una premessa valida per giustificare le logiche conseguenze di un lavoro che trova il suo perché in ciò che meno lo dovrebbe riguardare.
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Non vuol dire un cazzo.
| Abbinato al periodo precedente forse si
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No.
| Ma anche si (credo!). Intendo dire che lo sfarzo e il decor su cui si fonda la pellicola della Coppola è già sentore dei suoi sviluppi, della (ri)costruzione pomposa e addobbata che di lì a poco sotterrerà la NARRAZIONE della trasferta di Maria Antonietta a Versailles.
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 27-11-2006 12:18 |
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quote: In data 2006-11-27 12:03, gatsby scrive:
Davide condivido buona parte di quel hce ho capito nel tuo post, ma visto hce hai delle qualità, e spero che in futuro scriverai sempre meno per te stesso....comincia a cercare un linguaggio più semplice. I contenuti possono essere speigati in tante maniere, più sono comprensibili più sarà difficile che qualcuno possa equivocare quanto scrivi. Davvero è una sofferenza legegre i tuoi bei pensieri in quella forma.
| Incamero volentieri il tuo consiglio. La semplificazione è importante, spesso mi accorgo di trascurarla solo su appunto di terzi, dato che partendo da me stesso colgo di riflesso i personali concetti. Quindi ben vengano spronamenti costruttivi. Anche se non credo di poter duttilizzare troppo il mio stile personale.
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 27-11-2006 12:27 |
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quote: In data 2006-11-27 12:08, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:02, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:01, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 11:59, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-24 22:57, Cronenberg scrive:
Una premessa valida per giustificare le logiche conseguenze di un lavoro che trova il suo perché in ciò che meno lo dovrebbe riguardare.
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Non vuol dire un cazzo.
| Abbinato al periodo precedente forse si
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No.
| Ma anche si (credo!). Intendo dire che lo sfarzo e il decor su cui si fonda la pellicola della Coppola è già sentore dei suoi sviluppi, della (ri)costruzione pomposa e addobbata che di lì a poco sotterrerà la NARRAZIONE della trasferta di Maria Antonietta a Versailles.
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Non entro nello specifico del film, ma se è come dici ci sarebbe piena corrispondenza tra forma e contenuto, insomma una figata...
Ma, al di là del fatto che ti complichi troppo la vita con la forma, facendo ogni tanto degli scivoloni inevitabili, è quel "ciò che meno lo dovrebbe riguardare", che, se ho ben capito, probabilmente vorrebbe dire che la Coppola centra la propria messa in scena su elementi che non sono quelli "giusti" della messa in scena e del linguaggio cinematografico. Ma per me ogni elemento a disposizione del regista può essere utilizzato per portare a termine la propria "missione" comunicativa... Magari un regista può mostrare un particolare comò a un certo punto del film, e ritenere che quel comò, quindi un elemento di scenografia, non un raccordo di montaggio, contenga in sé gran parte del senso del film: la cosa sarebbe comunque legittima, se ciò che si voleva esprimere, a livello di atmosfere, sentimenti, significati, è arrivato a destinazione...
Poi andando avanti tu esprimi molte riserve sul fatto che questo sia effettivamente avvenuto, e ciò avviene in base a un "dover essere" che imponi alla pellicola, ma tornando alla questione in generale, nei film non c'è nulla che "meno dovrebbe riguardare" il lavoro del regista.
just my 2 cents
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nicola777
 Reg.: 07 Gen 2004 Messaggi: 413 Da: Sestu (CA)
| Inviato: 27-11-2006 12:41 |
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quote: In data 2006-11-27 12:27, mescal scrive:
ci sarebbe piena corrispondenza tra forma e contenuto, insomma una figata...
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ma infatti è così
il film, dico
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 27-11-2006 12:44 |
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quote: In data 2006-11-27 12:27, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:08, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:02, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:01, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 11:59, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-24 22:57, Cronenberg scrive:
Una premessa valida per giustificare le logiche conseguenze di un lavoro che trova il suo perché in ciò che meno lo dovrebbe riguardare.
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Non vuol dire un cazzo.
| Abbinato al periodo precedente forse si
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No.
| Ma anche si (credo!). Intendo dire che lo sfarzo e il decor su cui si fonda la pellicola della Coppola è già sentore dei suoi sviluppi, della (ri)costruzione pomposa e addobbata che di lì a poco sotterrerà la NARRAZIONE della trasferta di Maria Antonietta a Versailles.
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Non entro nello specifico del film, ma se è come dici ci sarebbe piena corrispondenza tra forma e contenuto, insomma una figata...
Ma, al di là del fatto che ti complichi troppo la vita con la forma, facendo ogni tanto degli scivoloni inevitabili, è quel "ciò che meno lo dovrebbe riguardare", che, se ho ben capito, probabilmente vorrebbe dire che la Coppola centra la propria messa in scena su elementi che non sono quelli "giusti" della messa in scena e del linguaggio cinematografico. Ma per me ogni elemento a disposizione del regista può essere utilizzato per portare a termine la propria "missione" comunicativa... Magari un regista può mostrare un particolare comò a un certo punto del film, e ritenere che quel comò, quindi un elemento di scenografia, non un raccordo di montaggio, contenga in sé gran parte del senso del film: la cosa sarebbe comunque legittima, se ciò che si voleva esprimere, a livello di atmosfere, sentimenti, significati, è arrivato a destinazione...
Poi andando avanti tu esprimi molte riserve sul fatto che questo sia effettivamente avvenuto, e ciò avviene in base a un "dover essere" che imponi alla pellicola, ma tornando alla questione in generale, nei film non c'è nulla che "meno dovrebbe riguardare" il lavoro del regista.
just my 2 cents
| Intendevo dire che la regista imposta nella sua totalità il film, dalle fondamenta al risultato, sugli ammenicoli scenici e sui cavilli della psicologia di Marie Antoinette, che non portano altro che all'arenamento della narratività filmica. Questo trovo sia un grande difetto in un film di fiction che pretende di raccontare la storia della trasferta di Marie Antoinette a Versailles, ovvero trascurare la sostanzialità del fatto storico in virtù di orpelli creditori della pretesa di atemporalità e della spendacciona evasione dai canoni di genere. La Coppola ha pari diritti di Jarman a farlo, ma non ne ha nè il senso della misura nè la varietà linguistica, ordunque avrebbe dobuto parallelizzare il binario arabescato a quello narrativo per suscitare un po' più di interesse nello spettatore a seguire un film su Marie Antoinette, e non sui vizi modernizzati e modaioli di questa. Quindi, secondo me, ha trattato troppo, ha dato troppo spazio a ciò che era futile nel suo film. Infatti non le impedisco di farlo ma mi prendo il diritto di criticarglielo.
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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stedeaz
 Reg.: 23 Nov 2006 Messaggi: 64 Da: bollate (MI)
| Inviato: 27-11-2006 12:45 |
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Assolutamente coerente in tutto, il film dico..
_________________ "la tua autostima è un gradino sotto quella di Kafka" Woody Allen |
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mescal
 Reg.: 22 Lug 2006 Messaggi: 4695 Da: napoli (NA)
| Inviato: 27-11-2006 12:55 |
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quote: In data 2006-11-27 12:44, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:27, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:08, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:02, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:01, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 11:59, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-24 22:57, Cronenberg scrive:
Una premessa valida per giustificare le logiche conseguenze di un lavoro che trova il suo perché in ciò che meno lo dovrebbe riguardare.
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Non vuol dire un cazzo.
| Abbinato al periodo precedente forse si
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No.
| Ma anche si (credo!). Intendo dire che lo sfarzo e il decor su cui si fonda la pellicola della Coppola è già sentore dei suoi sviluppi, della (ri)costruzione pomposa e addobbata che di lì a poco sotterrerà la NARRAZIONE della trasferta di Maria Antonietta a Versailles.
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Non entro nello specifico del film, ma se è come dici ci sarebbe piena corrispondenza tra forma e contenuto, insomma una figata...
Ma, al di là del fatto che ti complichi troppo la vita con la forma, facendo ogni tanto degli scivoloni inevitabili, è quel "ciò che meno lo dovrebbe riguardare", che, se ho ben capito, probabilmente vorrebbe dire che la Coppola centra la propria messa in scena su elementi che non sono quelli "giusti" della messa in scena e del linguaggio cinematografico. Ma per me ogni elemento a disposizione del regista può essere utilizzato per portare a termine la propria "missione" comunicativa... Magari un regista può mostrare un particolare comò a un certo punto del film, e ritenere che quel comò, quindi un elemento di scenografia, non un raccordo di montaggio, contenga in sé gran parte del senso del film: la cosa sarebbe comunque legittima, se ciò che si voleva esprimere, a livello di atmosfere, sentimenti, significati, è arrivato a destinazione...
Poi andando avanti tu esprimi molte riserve sul fatto che questo sia effettivamente avvenuto, e ciò avviene in base a un "dover essere" che imponi alla pellicola, ma tornando alla questione in generale, nei film non c'è nulla che "meno dovrebbe riguardare" il lavoro del regista.
just my 2 cents
| Intendevo dire che la regista imposta nella sua totalità il film, dalle fondamenta al risultato, sugli ammenicoli scenici e sui cavilli della psicologia di Marie Antoinette, che non portano altro che all'arenamento della narratività filmica. Questo trovo sia un grande difetto in un film di fiction che pretende di raccontare la storia della trasferta di Marie Antoinette a Versailles, ovvero trascurare la sostanzialità del fatto storico in virtù di orpelli creditori della pretesa di atemporalità e della spendacciona evasione dai canoni di genere. La Coppola ha pari diritti di Jarman a farlo, ma non ne ha nè il senso della misura nè la varietà linguistica, ordunque avrebbe dobuto parallelizzare il binario arabescato a quello narrativo per suscitare un po' più di interesse nello spettatore a seguire un film su Marie Antoinette, e non sui vizi modernizzati e modaioli di questa. Quindi, secondo me, ha trattato troppo, ha dato troppo spazio a ciò che era futile nel suo film. Infatti non le impedisco di farlo ma mi prendo il diritto di criticarglielo.
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Mmm... primo, secondo me, ripensando ai film precedenti della Coppola, hai colto una delle cifre stilistiche del suo cinema, e cioè una certa sospensione della narratività.
Sul fatto che la tizia non abbia le capacità, e non metta in campo altro, per rendere il film sostenibile e interessante, nonostante questa caratteristica (che in sé certamente ti può portare su un binario di scontro con la noia dello spettatore), dovrò chiaramente andare a constatare di persona, per dire se sono d'accordo (per i due precedenti non lo sarei).  |
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stedeaz
 Reg.: 23 Nov 2006 Messaggi: 64 Da: bollate (MI)
| Inviato: 27-11-2006 13:02 |
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Ma anche in questo film c'è la poetica della Coppola. E' un cinema di sospensione delle emozioni e non di azione.
_________________ "la tua autostima è un gradino sotto quella di Kafka" Woody Allen |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 27-11-2006 13:16 |
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Immaginate una ragazza nata nel 1971, che nel 2006 legge sto libro sulla solitudine della regina maria antonietta e ci rivede lei stessa e la sua generazione quando era adolescente.
ecco cos'è Marie Antoinette, ed ecco in che senso ho detto che Marie Antoinette è un film sugli anni ottanta. gli anni della rivoluzione (o sarebbe meglio chiamarli capricci?) dei teenager, una rivoluzione che però ognuno fa per sé, anche perché la maggior parte dei ragazzini che negli 80's si ribella non hanno nulla contro cui ribellarsi, se non una certa etichetta che si riflette principalmente nella loro solitudine.
mentre il popolo fuori (sottolineo fuori) fa la vera rivoluzione, la regina - nei momenti in cui non è presa a divertirsi con le sue duetrè amiche(tte) - si impegna a fare la guerra agli sciocchi usi di corte, ma poi vuole le scarpe glamour (le converse, guarda un po'), vuole piantare le querce, vuole andare alle feste e stare oltre le tre e mezza, e via dicendo. sottolineavo il fuori: il popolo è fuori non solo dalla reggia, ma anche dal film perché la ragazza non lo avverte come un problema suo. ogni volta che per caso si imbatte nei problemi del popolo risulta piuttosto goffa, come nel celebre "che mangino le brioche!", ma anche nella decisione di prendere le querce piccole invece di quelle già grandi, o in quella di interrompere le forniture di diamanti. il popolo è fuori campo anche quando arriva alla reggia e la attacca. dopo qualche sequenza che riprende la solita scena di Uccelli di Hitchcock (gli assediati nella stanza e i rumori da fuori), ecco che il popolo irrompe finalmente nel quadro, quando la regina esce sul balcone. è il momento di svolta, il momento in cui la regina si ravvede, in cui capisce, che la sua solitudine e la sua ribellione non sono servite a nulla poiché non le ha condivise con gli altri (nella precedente scena in cui si affaccia al balcone, la solitudine si avverte sensibilmente).
Maria antonietta è un'adolescente come tanti che combatte la propria ribellione personale quando non è impegnata a farsi viziare e coccolare.
"Tutto questo è ridicolo..."
"Tutto questo, madame, è Versailles!"
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 27-11-2006 13:33 |
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quote: In data 2006-11-27 12:55, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:44, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:27, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:08, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:02, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-27 12:01, Cronenberg scrive:
quote: In data 2006-11-27 11:59, mescal scrive:
quote: In data 2006-11-24 22:57, Cronenberg scrive:
Una premessa valida per giustificare le logiche conseguenze di un lavoro che trova il suo perché in ciò che meno lo dovrebbe riguardare.
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Non vuol dire un cazzo.
| Abbinato al periodo precedente forse si
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No.
| Ma anche si (credo!). Intendo dire che lo sfarzo e il decor su cui si fonda la pellicola della Coppola è già sentore dei suoi sviluppi, della (ri)costruzione pomposa e addobbata che di lì a poco sotterrerà la NARRAZIONE della trasferta di Maria Antonietta a Versailles.
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Non entro nello specifico del film, ma se è come dici ci sarebbe piena corrispondenza tra forma e contenuto, insomma una figata...
Ma, al di là del fatto che ti complichi troppo la vita con la forma, facendo ogni tanto degli scivoloni inevitabili, è quel "ciò che meno lo dovrebbe riguardare", che, se ho ben capito, probabilmente vorrebbe dire che la Coppola centra la propria messa in scena su elementi che non sono quelli "giusti" della messa in scena e del linguaggio cinematografico. Ma per me ogni elemento a disposizione del regista può essere utilizzato per portare a termine la propria "missione" comunicativa... Magari un regista può mostrare un particolare comò a un certo punto del film, e ritenere che quel comò, quindi un elemento di scenografia, non un raccordo di montaggio, contenga in sé gran parte del senso del film: la cosa sarebbe comunque legittima, se ciò che si voleva esprimere, a livello di atmosfere, sentimenti, significati, è arrivato a destinazione...
Poi andando avanti tu esprimi molte riserve sul fatto che questo sia effettivamente avvenuto, e ciò avviene in base a un "dover essere" che imponi alla pellicola, ma tornando alla questione in generale, nei film non c'è nulla che "meno dovrebbe riguardare" il lavoro del regista.
just my 2 cents
| Intendevo dire che la regista imposta nella sua totalità il film, dalle fondamenta al risultato, sugli ammenicoli scenici e sui cavilli della psicologia di Marie Antoinette, che non portano altro che all'arenamento della narratività filmica. Questo trovo sia un grande difetto in un film di fiction che pretende di raccontare la storia della trasferta di Marie Antoinette a Versailles, ovvero trascurare la sostanzialità del fatto storico in virtù di orpelli creditori della pretesa di atemporalità e della spendacciona evasione dai canoni di genere. La Coppola ha pari diritti di Jarman a farlo, ma non ne ha nè il senso della misura nè la varietà linguistica, ordunque avrebbe dobuto parallelizzare il binario arabescato a quello narrativo per suscitare un po' più di interesse nello spettatore a seguire un film su Marie Antoinette, e non sui vizi modernizzati e modaioli di questa. Quindi, secondo me, ha trattato troppo, ha dato troppo spazio a ciò che era futile nel suo film. Infatti non le impedisco di farlo ma mi prendo il diritto di criticarglielo.
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Mmm... primo, secondo me, ripensando ai film precedenti della Coppola, hai colto una delle cifre stilistiche del suo cinema, e cioè una certa sospensione della narratività.
Sul fatto che la tizia non abbia le capacità, e non metta in campo altro, per rendere il film sostenibile e interessante, nonostante questa caratteristica (che in sé certamente ti può portare su un binario di scontro con la noia dello spettatore), dovrò chiaramente andare a constatare di persona, per dire se sono d'accordo (per i due precedenti non lo sarei).
| Si ma premesso di non aver visto il suo primo film, Lost in Translation era onomatopea dell'incomunicabilità in tutto e per tutto, dal background, ai ritmi, fondamentali per assegnare distacco, e quindi al linguaggio. Sembrava molto malleabile e funzionale lo stile della Coppola in questo senso, per Marie Antoinette suona strano ma questa corrispondenza viene a cadere, perchè se anche qui i tempi sono uniformi, incolori, pedantemente uguali, l'intraprendenza e la negligenza sono gli unici tratti che emergono dalla pellicola. Quindi credo che tutto il superfluo della rappresentazione coppoliana si distanzi dalla pregnanza del carattere informale, colorito ed eclettico della figura di Marie Antoinette. Ci sarebbe stato molto da elaborare poliedricamente in questa direzione a mio avviso.
e comunque, buona visione!
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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Cronenberg
 Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 27-11-2006 13:45 |
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quote: In data 2006-11-27 13:02, stedeaz scrive:
Ma anche in questo film c'è la poetica della Coppola. E' un cinema di sospensione delle emozioni e non di azione.
| A ben guardare questo è un film zeppo di azione! Di mangiare, giocare, amoreggiare, calunnaiare, prendersi in giro, ribellarsi. Le emozioni sono sovraesposte e rapidamente consumate. Insomma se si concentrasse meno su questa bramosia visiva e sonora forse permetterebbe la fuoriuscita di temi costretti in piccole celle e destinati ad esser liberati nei momenti meno opportuni.
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René Descartes |
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feferica
 Reg.: 18 Nov 2006 Messaggi: 74 Da: modena (MO)
| Inviato: 27-11-2006 14:21 |
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no no riguardo alle ALL STAR che aveva maria antonietta,la coppola ha proprio fatto apposta. L'altro giorno ho letto un'intervista nella quale diceva ke era molto orgogliosa d quella scena,ke trapelava anke la versione rock di marie antoinette.cmq nel film sembra 1 cosa un po'strana nn t pare? |
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Chenoa
 Reg.: 16 Mag 2004 Messaggi: 11104 Da: Vittorio Veneto (TV)
| Inviato: 27-11-2006 16:55 |
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quote: In data 2006-11-27 13:33, Cronenberg scrive:
Si ma premesso di non aver visto il suo primo film, Lost in Translation era onomatopea dell'incomunicabilità in tutto e per tutto, dal background, ai ritmi, fondamentali per assegnare distacco, e quindi al linguaggio. Sembrava molto malleabile e funzionale lo stile della Coppola in questo senso, per Marie Antoinette suona strano ma questa corrispondenza viene a cadere, perchè se anche qui i tempi sono uniformi, incolori, pedantemente uguali, l'intraprendenza e la negligenza sono gli unici tratti che emergono dalla pellicola. Quindi credo che tutto il superfluo della rappresentazione coppoliana si distanzi dalla pregnanza del carattere informale, colorito ed eclettico della figura di Marie Antoinette. Ci sarebbe stato molto da elaborare poliedricamente in questa direzione a mio avviso.
| Su questo sono d'accordo, difatti considero Lost In Translation il film più "coppoliano" in assoluto, che meglio rappresenta il suo stile. |
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stedeaz
 Reg.: 23 Nov 2006 Messaggi: 64 Da: bollate (MI)
| Inviato: 27-11-2006 17:03 |
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Per azione intendevo che il/la protagonista non deve fare o disfare nulla, non è l'eroe, ma semplicemente vive quella che può essere la vita di tutti i giorni.
_________________ "la tua autostima è un gradino sotto quella di Kafka" Woody Allen |
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