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Autore Qualcuno voló sul nido del cuculo
Davil89

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 6581
Da: Soliera (MO)
Inviato: 11-03-2005 14:01  
Stupendo, un vero capolavoro. Nicholson incredibile in una parte perfetta per lui e il regista Milos Forman si conferma un grande
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"Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso"

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riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 11-03-2005 15:51  
quote:
In data 2005-01-05 13:09, klaus85 scrive:
Ank'io avevo pensato a qualcosa del genere per quanto riguarda il titolo, anke se il fatto che il cuculo non avesse il nido mi sfuggiva. comunque l'idea del nido l'avevo sempre associata a quella della clinica, e quel qualcuno (mcmurphy) volandoci sopra cambiò tutti i modi di vivere e di pensare esistenti nel nido.
---------------SPOILER----------------------
io non ho capito come mai,nell'ultima scena, quando l'indiano lo soffoca, mcmurphy, ribella a tal punto? quando entrò nel letto sembrava un vegetale...

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con te non ho finito, neanche per il cazzo! ho una cura medioevale per il tuo culo!

Marcellus Wallace in Pulp Fiction

[ Questo messaggio è stato modificato da: klaus85 il 06-01-2005 alle 13:05 ]


SPOILER gli hanno tagliato una fetta di cervello, neanche tu saresti molto in forma!
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M.O.I.G.E. al rogo

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klaus85

Reg.: 25 Lug 2004
Messaggi: 450
Da: marigliano (NA)
Inviato: 14-03-2005 17:24  
non ho chiesto xké sembrasse un vegitale,era evidente a tutti no?ho sl kiesto xké si ribellasse così (essendo un vegetale),mi aspettavo di + che non reagisse affatto...
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con te non ho finito, neanche per il cazzo! ho una cura medioevale per il tuo culo!

Marcellus Wallace in Pulp Fiction

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LeStAtH

Reg.: 10 Mar 2005
Messaggi: 380
Da: / (es)
Inviato: 14-03-2005 17:37  
Oh, è molto semplice.....
uno dei più bei film di tutti i tempi.
Il miglior film di Forman, grandissime interpretazioni , scene e dialoghi assolutamente memorabili(inutile citare nello specifico...è un un susseguirsi ininterrotto di grandi momenti della storia del cinema )

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"e quando io abbia reciso la tua rosa, non potrò renderle la sua forza vitale...ed ella avizzirà." L. deLioncourt

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Jourdain

Reg.: 21 Set 2007
Messaggi: 179
Da: Vignate (MI)
Inviato: 25-04-2008 19:22  
Quando il gigantesco indiano sradica dal pavimento il cubico blocco marmoreo e, lanciandolo, sfonda una finestra del manicomio, infligge una cesura alla barriera artificiale che separa i matti dalla gente normale. L’acqua, che dalla terra risale allagando la stanza, sembra aderire al suo gesto ed il suo zampillare, cogliendo l’occasione, assomiglia ad una forma di protesta contro le discriminazioni, contro le barriere culturali e sociali, contro la bellezza dell’unicità umana, contro l’incarcerazione di esseri umani entro quell’edificio. Questo è solo il culmine del percorso presentato da film del 1975. Un percorso che, a saltelli, cerca di allentare la separazione politica tra “quelli che stanno nel sistema”, i normali, e “quelli che devono starne fuori”, i pazzi. O meglio: quelli che stanno dentro al manicomio e quelli che ne stanno fuori, liberi di vivere entro le regole della società. Con “Qualcuno volò sul nido del cuculo” Milos Forman mostra due mondi: il manicomio e “fuori dal manicomio”; e mette in scena la relazione, spesso conflittuale, che intercorre tra essi. In questo rapporto, naturalmente, un mondo diventa più debole dell’altro. I muri ed il recinto con il filo spinato hanno la funzione di limitare i contatti tra questi due orizzonti, stabilendo le gerarchie. Se i pazzi fossero i cattivi ed i normali i buoni, generalizzando, non ci sarebbero problemi. Sorgono difficoltà e perplessità quando si scopre, per bocca degli stessi pazzi, i motivi della loro esclusione dal sistema, quando alcuni di loro vengono definiti “dei volontari” consenzienti al proprio internamento. Tralasciando i metodi disumani di terapia e l’atteggiamento sadico dell’infermiera che tiranneggia il povero Billy Bibbit ricordandogli velenosamente l’autorità materna, è interessante constatare come cambi radicalmente l’atmosfera del film nella scena in cui i pazzi sono in libertà, grazie alla bravata di McMurphy (Jack Nicholson), rispetto a quando stanno “a cuccia” tra le pareti opprimenti dell’edificio. I loro occhioni spalancati che osservano il mondo come se lo vedessero per la prima volta, come se fossero astronauti sbarcati su un pianeta sconosciuto. E un cambiamento c’è anche nelle scene di ricreazione in giardino, quando provano a svagarsi giocando a basket. Dentro al manicomio, invece, l’aria di oppressione fuoriesce dallo schermo e raggiunge anche noi spettatori. In quel mondo, in quell’orizzonte, McMurphy riesce a portare a spasso Martini (Danny De Vito), come si comanda un cagnolino promettendogli un croccantino, sventolandogli sotto al naso una carta raffigurante una scosciatissima donnina. In contatto con “Arancia meccanica” Forman mescola i ruoli: chi sono i veri pazzi? Quelli che devono subire le disumane terapie del manicomio o coloro che trovano, chissà dove, il coraggio di applicarle?
Emerge anche un cinematografico trattato sociologico riguardo le ferree regole della società, del buon paese, in cui tutti sono incubati nel loro ruolo, calpestando gli aspetti propriamente umani, quelli che non producono nulla, che non forniscono prestazioni: gli aspetti che, però, distinguono l’uomo dal sasso e dall’animale. L’irrazionale ed il sentimento non contano nulla: importa essere adeguati al sistema. E se non lo si è ci si ritrova, un giorno, in quel luogo di nessuno: dove se si è pazzi tanto meglio, altrimenti lo si diventa o, col tempo, ci si convince di esserlo. Per certi personaggi, Harding e lo stesso Billy Bibbit, essere considerati pazzi diventa una protezione dal mondo di fuori, il mondo del “o produci o non sei niente”.
Turista nell’orizzonte dei pazzi ed estraneo al “mondo dei normali”, il protagonista è il ribelle McMurphy: non è clinicamente pazzo ma non è nemmeno “certificabile” come persona normale: è un personaggio che sta sulla soglia tra questi due mondi. La sua posizione è quella più drammatica perché, diversamente dagli altri internati, non accetta la reclusione nel manicomio come una protezione e, allo stesso tempo, il suo modo di vivere contrasta con quello della società civile costringendolo ad una battaglia vitale. Alla fine troverà la propria patria.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Jourdain il 25-04-2008 alle 19:26 ]

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Alucard

Reg.: 25 Apr 2008
Messaggi: 271
Da: Hellsing (es)
Inviato: 25-05-2008 18:04  
Non e' stato solamente un film di commovente e struggente bellezza ma anche e soprattutto una magistrale allegoria su di una civilta' all'interno della quale, ad un certo punto, non si riesce piu' a distinguere il malato di mente da quello sano.
_________________
In the name of God, impure souls
of the living dead shall be banished
into eternal damnation, Amen.

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