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Eraserhead |
DrLecter
 Reg.: 07 Mar 2004 Messaggi: 7 Da: Taormina (ME)
| Inviato: 18-04-2004 21:42 |
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C' è qualcuno che se la sente di darne un' interpretazione, o sapete solo ripetere "ma che stai a di"?
_________________ "...mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti" |
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Pazolini
 Reg.: 27 Set 2003 Messaggi: 192 Da: Redsertre (AL)
| Inviato: 19-04-2004 17:56 |
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quote: In data 2004-04-01 15:08, Sicilia scrive:
Questo film lynch nn lo voleva mettere in circolazione perchè se ne vergognava....
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MA CHE STAI A DI?
quote: cmq se nn lo hai visto nn ti 6 perso niente.....
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MA SOPRATTUTTO...
MA CHE STAI A DI??? |
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alessio984
 Reg.: 10 Mar 2004 Messaggi: 6302 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 16-11-2004 23:42 |
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Poi sono riuscito a vederlo il film, in divx lingua originale.
Certo già si vede tutta la mano di Lynch e la sua passione per l'orrido (ciò che per gli altri è orrido) ed il visionario.
Le scene sono molto forti, e non adatte per chi ha uno stomaco debole, soprattutto quelle del bambino-mostro.
Devo rivederlo assolutamente!
Agghiacciante.....
_________________ Preferiremmo volare sulla luna piuttosto che dire le parole giuste quand'è tempo di dirle |
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fuzzi5
 Reg.: 30 Set 2004 Messaggi: 314 Da: Recco (GE)
| Inviato: 17-11-2004 10:00 |
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c stanno i vari "ma che stai a di'", xchè in effetti qualcuno ha detto qualche baggianata, è pur vero però che nn è un film proprio datto a tutti e qualcuno può anche nn capirlo e nn considerarlo per quello che realmente è: l'opera prima di un genio, quasi un capolavoro!
per quanto riguarda "l'interpretazione", MA CHI SE NE FREGA!!!, nn è necessario cercare per forza una qualche ragione in questo delirio, alle volte il bello del cinema può anche solo stare nel farsi affascinare dalle immagini (o angosciare, come in questo caso!)
_________________ non accettate le provocazioni dei perbenismi |
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alessio984
 Reg.: 10 Mar 2004 Messaggi: 6302 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 17-11-2004 11:21 |
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quote: In data 2004-11-17 10:00, fuzzi5 scrive:
per quanto riguarda "l'interpretazione", MA CHI SE NE FREGA!!!, nn è necessario cercare per forza una qualche ragione in questo delirio, alle volte il bello del cinema può anche solo stare nel farsi affascinare dalle immagini (o angosciare, come in questo caso!)
| quoto!
_________________ Preferiremmo volare sulla luna piuttosto che dire le parole giuste quand'è tempo di dirle |
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gianpy77
 Reg.: 16 Nov 2004 Messaggi: 105 Da: trento (TN)
| Inviato: 17-11-2004 11:40 |
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Eraserhead non è un film per tutti...questo mi pare chiaro anche da certi commenti letti poco sopra.
Il film è reperibile anche in Italia, mi pare solo in vhs...ma potrei sbagliarmi.
E' comunque un film straordinario, una vera e propria esperienza cinematografica, il film che bisogna vedere per cercare di comprendere appieno i suoi lavori successivi.
Non se n'è mai vergognato, anzi.
Per molti rimane uno dei suoi capolavori, nonchè uno dei film più importanti degli anni '70 (per fare un paragone, potrei azzardare che un'importanza tale negli anni '80 l'ha avuta solo "Tetsuo" di Tsukamoto).
bye
gianpy
[ Questo messaggio è stato modificato da: gianpy77 il 17-11-2004 alle 11:41 ] |
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willoz
 Reg.: 08 Mar 2004 Messaggi: 3701 Da: trento (TN)
| Inviato: 17-11-2004 11:59 |
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quote: In data 2004-11-17 11:40, gianpy77 scrive:
Eraserhead non è un film per tutti...questo mi pare chiaro anche da certi commenti letti poco sopra.
Il film è reperibile anche in Italia, mi pare solo in vhs...ma potrei sbagliarmi.
E' comunque un film straordinario, una vera e propria esperienza cinematografica, il film che bisogna vedere per cercare di comprendere appieno i suoi lavori successivi.
Non se n'è mai vergognato, anzi.
Per molti rimane uno dei suoi capolavori, nonchè uno dei film più importanti degli anni '70 (per fare un paragone, potrei azzardare che un'importanza tale negli anni '80 l'ha avuta solo "Tetsuo" di Tsukamoto).
bye
gianpy
[ Questo messaggio è stato modificato da: gianpy77 il 17-11-2004 alle 11:41 ]
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proprio così,lo vidi in un cineform, fu un'esperienza... il film piu allucinato di Lynch.
Da vedere assolutamente se si ama il maestro.
_________________
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DottorDio
 Reg.: 12 Lug 2004 Messaggi: 7645 Da: Abbadia S.S. (SI)
| Inviato: 16-01-2005 23:36 |
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L'ho visto oggi e condivido con voi che sia veramente agghiacciante e allucinato (tra l'altro l'ho visto con i sottotitoli in italiano, se avete già il divx inglese scaricatevi i sottotitoli su emule e imprimeteli con vdm come ho fatto io!!!) e per questo mi piacerebbe che chi voglia fornisca una propria interpretazione personale per un costruttivo scambio di opinioni. Per esempio qualcuno mi dovrebbe spiegare secondo lui cosa potrebbe significare quella donna che balla e canta che in paradiso tutto è apposto?
_________________ Geppetto è stato l'unico uomo ad aver fatto un figlio con una sega
Attention: Dieu est dans cette boite comme ailleurs et partout! |
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remedios
 Reg.: 07 Gen 2005 Messaggi: 2967 Da: catania (CT)
| Inviato: 17-01-2005 01:12 |
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quote: In data 2004-04-02 00:55, Shaka1978 scrive:
ahahah eraserhead vergogna di Lynch? Un film sul quale ha investito pure le mutande, e per il quale ha accettato di dormire nel set?
Ma soprattutto... dissenso per l'aborto??
Sei un genio, dove le hai prese ste notizie?
A parte gli scherzi, è un film difficilmente descrivibile. Se conosci Lynch, prova a moltiplicare all'infinito la visionarietà che lo caratterizza ed ecco qui. I possibili percorsi interpretativi non si contano, tanto son fantasiosi gli accostamenti e le figure (simboliche, senz'altro, ma di un ermetismo crudele)
si trova facilmente in rete, non penso proprio sia in commercio. Puoi trovarlo in qualità dvx rippato abbastanza bene.. tanto la qualità dell'immagine non ha bisogno di virtuosismi. Buona visione!!
Ho visto Darkened Room: qualcuno me lo saprebbe spiegare? Non che si debba 'capire' qualcosa, ma il monologo della mora che esce dalla porta non l'ho proprio compreso: il tuo tono di voce non mi fa comprendere le parole (neanche la cinesina nel video la capisco molto bene)... spoiler graditi! Tanto non c'è trama...
Pensate veramente richiami Eraserhead? A me sembra un miscuglio fra Blue Velvet (soprattutto l'uomo in piedi dietro la porta) e Mulholland Drive (rapporto bionda-maso e mora-sado, per così dire)
Ciaps ciaps
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..questa cosa dell'aborto come morale del film mi sembra la cosa meno lynchiana che io abbia mai sentito..quasi grottesca...
cmq ERASERHEAD l'ho visto perchè un mio caro amico ,ai tempi, me l'ha duplicato..VHS con sottotitoli..E La pellicola porta un'icona in basso a destra strana..non sono riuscita a capire da dove l'ha registrato..mmmm chissà quando lo ribecco per chiederglielo..
_________________ Tra poco arrossa il cielo della sera sospeso tra azzurri spazi gelidi e lande desolate
Quietami i pensieri e le mani e in questa veglia pacificami il cuore |
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eternal
 Reg.: 15 Gen 2005 Messaggi: 58 Da: roma (RM)
| Inviato: 17-01-2005 09:37 |
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eternal
 Reg.: 15 Gen 2005 Messaggi: 58 Da: roma (RM)
| Inviato: 17-01-2005 09:38 |
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C'è un pò di spoiler
Eraserhead è l'opera prima di David Lynch. Prima, anzitutto, in senso cronologico, in quanto primo lungometraggio (di gestazione sofferta: 5 anni di lavorazione) del regista dopo i corti, legati ancora all'arte visuale contemporanea (Six Man Gettin Sick - 1967, The Alphabet - 1968, The Grandmother - 1970,
The Amputee - 1974), e che segnano il suo passaggio dalla pittura alla sperimentazione cinematografica.
Ma prima anche in senso di "causa prima" di tutti i lavori successivi di Lynch. In Eraserhead si trovano, già perfettamente consolidati e definiti, tutti i simboli (i correlativi oggettivi) dell'universo Lynchiano destinati a tornare nei suoi film successivi.
Le scariche elettriche che preludono all'ingresso di forze "provenienti da altrove", i piccoli oggetti che aprono porte su altri mondi, i paesaggi industriali, il delitto nascosto tra le pieghe familiari, il sogno come
rivelazione in codice, e chiave di lettura degli eventi e delle azioni dei personaggi.
"Nei più profondi recessi del Pianeta, un uomo manovra delle leve, mentre si susseguono immagini che alludono al concepimento e alla nascita. Si ritorna in superficie: nel rientrare al proprio bizzarro e squallido appartamento, collocato al centro di un desolato paesaggio industriale, Henry Spencer viene informato da una vicina di casa
che la sua ragazza, Mary, lo invita a cena pressi i di lei genitori. Durante la serata Henry viene a sapere di essere diventato padre di una "creatura" venuta prematuramente alla luce, che si trova ancora in ospedale..." (sinossi da "Lynch secondo Lynch", Ed. Baldini e Castoldi, 1997, 335).
Quello che si può aggiungere rispetto alla trama è che: la creatura è decisamente mostruosa ("Mamma, non sappiamo neppure se si tratta di un bambino!"); che la vita "coniugale" di Henry sarà messa a dura prova, e che una strana forma di consolazione (e di rivelazione) verrà da una misteriosa donna in miniatura celata nel radiatore dell'appartamento di Henry.
Lynch è stato sempre estremamente restìo ad ogni forma di esplicazione e chiarificazione dei significati dei suoi film; in linea generale, per il regista il meccanismo di significazione dell'opera d'arte passa necessariamente
attraverso il contributo dello spettatore-fruitore della stessa, chiamato ad un ruolo attivo di "riempimento" della storia, sia a livello di pura logica narrativa, sia sul piano simbolico.
Per Eraserhead tale atteggiamento si è sempre rivelato ancora più deciso, anche in virtù della natura estremamente personale (secondo alcuni) del film (la figlia di Lynch, frutto di una gravidanza indesiderata, nacque con una deformazione ai piedi); gli anni difficili, economicamente ed umanamente, vissuti a Philadelphia dal regista durante la lavorazione del film, trovano un parallelo nella vita di Henry, nello squallore (splendidamente catturato nella fotografia di Caldwell ed Elmes) dei paesaggi industriali che costituiscono il proscenio della vicenda.
"Dentro di me c'era un mondo che si estendeva da una fabbrica al quartiere vicino. Un posto sperduto, insignificante, sconosciuto e contorto, pressochè silenzioso, fatto di piccoli dettagli e di piccoli tormenti.
E nel quale la gente si dibatteva nell'oscurità. Gente che vive ai margini, quella che io amo davvero. Henry è uno di questi individui, in qualche modo smarriti nel tempo".
D. Lynch, in "Lynch secondo Lynch" cit., 87.
Al di là delle (possibili) interpretazioni autobiografiche, e di quelle freudiane che vedono, nell'evolversi della storia, la simbolizzazione di una autocastrazione, resta il potere suggestivo e mistificante delle immagini.
Un film visionario, dove i suoni "sotterranei" (la collaborazione con Alan Splet, il sound designer dei film di Lynch inizia proprio con Eraserhead) prendono il sopravvento sui rari dialoghi, i quali, nella migliore tradizione - a venire - lynchiana alludono ad eventi e realtà nascoste ed inconfessabili.
"quello che conta, in quest'opera prima di Lynch, sono le scene surreali e gli incubi, che si inseguono senza soluzione di continuità con una realtà possibile...Lynch che ha girato in forma semiamatoriale e in un bellissimo bianco e nero, lascia intravedere le doti di grande regista che confermerà nelle opere successive" (P. Mereghetti).
Reperibilità: manca a tutt'oggi un'edizione in dvd italiana; consigliata l'edizione inglese reperibile su www.play.com (senza sottotitoli); in alternativa, sul sito ufficiale di Lynch (www.davidlynch.com) è disponibile una versione rimasterizzata e ripulita (ma decisamente costosa).
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DottorDio
 Reg.: 12 Lug 2004 Messaggi: 7645 Da: Abbadia S.S. (SI)
| Inviato: 17-01-2005 18:28 |
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Pazolini
 Reg.: 27 Set 2003 Messaggi: 192 Da: Redsertre (AL)
| Inviato: 23-01-2005 11:38 |
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Visto che non ho trovato negli archivi dei film nessun altro topic ho deciso di aprirne uno per raccogliere le impressioni dei forumisti su questa prima opera folle del grande David Lynch. Che ne pensate?
Ecco uno stralcio d'intervista a Lynch a cura di C. Rodley:
C. R. : Cosa puoi dire del prologo di Eraserhead con l'"Uomo del Pianeta"? Evidentemente si tratta di un momento molto importante: in che modo si relaziona alla vicenda di Henry e al resto del film?
D. L. : C'entra, credimi: "prologo" sta per quello che viene prima, giusto? In quel caso è esattamente così; in effetti ciò che accade nella parte iniziale del film è importantissimo, e nessun critico ne ha mai parlato. Quel canadese, George Godwin, ha scritto qualcosa in proposito; intervistò me e Jack Nance e fece il suo pezzo. Io non ho detto più di tanto, ho solamente risposto ad alcune sue domande. Comunque in quella sequenza si verificano degli eventi che costituiscono una chiave per ciò che accade dopo. Tutto qui...
C. R. : E dunque si tratta di...
D. L. : Be', è lì da vedere (Ride).
Si può notare come Lynch eviti di spiegare compiutamente alcuni eventi narrati nel film. Ciò che però non deve sfuggire è che ogni elemento che compone il film rimanda sempre ad un altro. Gli oggetti e i particolari obbediscono sempre a leggi più generali. Gli stessi oggetti sono composti a loro volta di particelle microscopiche sempre in movimento. La vita stessa, prima fonte di ispirazione del cinema di Lynch, è costituita dal movimento continuo di tutte queste particelle. Il regista "sente" questo movimento perenne, e il suo compito, prima ancora di stabilire le molteplici direzioni prese dalle varie particelle, è trasmettere allo spettatore questa sua "sensazione".
Così come un oggetto è composto di infinite particelle, allo stesso modo l'irregolare ambientazione di Eraserhead è costituita da un microcosmo notturno in cui si aggira il fumo delle fabbriche e in cui rimbombano rumori di ogni sorta. Un mondo suburbano dai mille segreti in cui si aggirano operai abbandonati a loro stessi e ai loro monotoni movimenti. È come se il loro sudore evaporasse, provocando una nera pioviggine. Fumo, pioviggine e rumori ossessionanti. Tutto è in continuo movimento, poichè in questo modo si può rendere al meglio l'idea del tempo che passa. Se ci si ravvede che tale dimensione viene ricreata in maniera tanto scientifica, non può dunque sorprendere che Lynch sia tentato di esplorare anche una dimensione "fantastica", che potrebbe rappresentare una delle tante possibili estensioni di quella fisica. Perché anche in uno spazio minimo come uno dei possibili anfratti all'interno di un radiatore possono accadere delle cose. E non importa quanto esse siano terrorizzanti.
In questa prospettiva pare che ogni inquadratura del film viva di vita propria. Non solo: chissà ognuna di esse quante altre, infinite piccole storie vuole nascondere... "Un film non è finito finchè non è finito. Può accadere di tutto, e ti rendi conto che è quasi come se le cose sapessero come andrà a finire. All'inizio puoi scoprirne alcune parti, eccitarti e innamorartene, ma le cose sanno che non ti sono ancora apparse nella loro interezza. Riuscirai a scoprire questi altri elementi? La sola maniera per saperlo è rimanere in contatto, stare in guardia e cercare di sentirli; e allora forse si riveleranno alla tua coscienza. Ma in realtà sono sempre stati lì, da qualche parte". Lynch cerca di dare ai suoi ambienti l'atmosfera più quotidiana possibile. Ciò potrebbe sembrare un paradosso, ma non lo è: secondo Lynch la paura e il terrore sono tanto più maggiori quanto più nascono da situazioni all'apparenza tranquille e rassicuranti. In questo senso Eraserhead appare come un horror sui generis: la paura non è fine a sé stessa, poichè genera concentrazione. È di essa, che Henry ha soprattutto bisogno.
Henry Spencer, insieme al Jeffrey di Velluto blu, è dunque il personaggio lynchiano che più assomiglia a Lynch. Henry non è altro che uno di quegli emarginati che si aggirano, tormentati, in uno di quei cupi quartieri industriali urbani di Philadelphia da cui Lynch ha ammesso di aver tratto ispirazione. Solo che, come Lynch, anche Henry è un confuso ma accanito osservatore. La sua capacità di osservare oltre la superficie delle cose gli farà conoscere perfino la Donna che vive dentro al radiatore. Se nella camera di Lynch un singolare radiatore con una piccola cavità al suo interno era solito emanare un calore che procurava piacere al regista, allo stesso modo il radiatore della camera di Henry (la stessa camera) emana una lieta presenza. Un personaggio dolce e vitale, una donna dalla pelle sfigurata da un'acne caricaturale ma capace di provare amore. Prova ne è la sequenza finale, in cui il luminoso abbraccio che la lega a Henry contrasta nettamente con il buio che inghiotte i quartieri industriali e, insieme, ogni speranza.
Poi ci sono i genitori di Mary, isolati e paranoici. La madre non vede l'ora che Mary vada via di casa, quindi aggredisce Henry dicendogli di sposarla quanto prima. È ora di metter su una bella famigliola, poichè di mezzo c'è ora un figlioletto. Una creaturina fasciata per metà del corpicino, collo lungo, testolina piccola e volto appuntito, due occhi tristi che significano malattia. Sebbene Mary le dedichi le cure migliori, il male della creatura mina dal profondo la sua natura. L'atmosfera del film è tutta permeata del triste pianto del "bambino".
Un lamento continuo che arriva dall'interno della creatura stessa, dove il male si espande dalla testa alle viscere e viceversa. La creatura chiede (e ottiene) la liberazione dal suo dolore. Quando Henry decide di sezionare la creatura, essa si rivela per ciò che è: l' involucro di un morbo in espansione, in attesa di essere liberato. Un magma di sangue, organi interni e liquami vari, che, esploso, inghiotte l'ipocrisia dei sacri valori della famiglia e della società, e con essi il mondo. Un mondo che pare voglia rifiutarsi di andar oltre gli aspetti fenomenici.
Il personaggio della creatura è forse quello che più rimane indelebile nella memoria dello spettatore dopo la visione del film. Fu a causa sua che la visione di Eraserhead venne allora tassativamente proibita alle gestanti. Dal canto suo il regista indipendente americano Buddy Giovinazzo si ispirerà, sette anni dopo, al personaggio del deforme pargoletto per la messa in scena del suo American Nightmares, piccolo ma scioccante cult-movie. Gli altri personaggi del film sono appena abbozzati: una dirimpettaia di Henry gli si rivela come una superficiale seduttrice; un barbone vede un ragazzino che porta via la testa di Henry caduta dal balcone; un omaccio riceve la testa dal ragazzino-aiutante e ne ricava i gommini per matita... sono tutti particolari, visti da angolazioni misteriose e ambigue.
Nondimeno, a chi si fosse lasciato trarre in inganno dalle atmosfere oniriche del film, come tanti hanno fatto, Lynch risponde: "Non direi che Eraserhead sia un sogno che avrei voluto non diventasse mai un film. Non è nemmeno un sogno. Ma so che questo non vale per tutti". In altre parole, pur riconoscendo come legittima ogni interpretazione da parte dello spettatore, Lynch non considera il suo film come un "sogno" o un "incubo". Le visioni di Henry hanno invece la funzione di mettere in rilievo le numerose astrazioni che fanno da contrappunto al film e lo frammentano, ponendosi come estensioni del reale. Secondo Lynch il cinema si fa magia dal momento in cui esso si fa portatore di un insieme di sensazioni, che, scevre della ridondanza dei dialoghi, si impongono allo spettatore come autentici campi di indagine.
Di conseguenza il regista concepisce le sue immagini affinchè possano essere contemplate, così come accade per le sue numerose opere pittoriche (il personaggio della Donna del radiatore, per fare un esempio, era ispirato a un quadro dello stesso Lynch). Tale contemplazione, si badi, non deve avvenire passivamente: per conoscere il segreto dell'universo che circonda le cose bisogna avere i sensi all'erta. "È per questo che per me Eraserhead ha un valore straordinario: perché sono stato capace di sprofondare in quell'universo e di viverci dentro". Altra componente che non poteva sfuggire alla critica è infine l'immaginario sessuale, di cui la pellicola è permeata. Le immagini che aprono il film rimandano non soltanto al tema della nascita e del parto, ma anche a quello della sessualità (oltre al feto, vediamo stagliarsi nello spazio anche alcuni enormi spermatozoi). Assorbite nell'ambito del caos totale che ha colpito l'universo, tali simbologie finiscono per rivestire una valenza negativa e corruttrice.
Nel momento in cui Henry viene sedotto dalla sciantosa vicina di casa l'aspetto più bello della sessualità, quello cioè complementare al sentimento amoroso, viene a mancare del tutto. Nella sua apparente ingenuità Henry crede di essere amato dalla donna, ma non è così. La visione "fisicizzata" del sesso, così come appare all'inizio, non può che prefigurare l'atteggiamento superficiale della vicina di Henry. Deluso da tale prospettiva, Henry allerta i sensi e, insieme alla Donna del radiatore, conosce l'amore.
I componenti della troupe si sono mostrati all'altezza della situazione. Herb Cardwell, geniale direttore della fotografia di Eraserhead, morì in circostanze misteriose durante la lunga gestazione del film. Venne comunque rimpiazzato da Frederick Elmes, un tecnico altrettanto valido. Lynch, che tornerà al bianco e nero anche col suo successivo The Elephant Man (1980), ha ammesso di aver imparato molto da Cardwell. In Eraserhead l'uso che Lynch e Cardwell fanno delle tecniche di illuminazione è polivalente. Se l'inizio del film mostra una illuminazione estremamente blanda, in cui il nero rappresenta lo spazio che tutto inghiotte, nell'epilogo si ha la sensazione di trovarsi in una dimensione ultraterrena - l'Aldilà, probabilmente - rischiarata da una luce resa ancor più accecante dall'abbraccio amoroso che lega Henry e la Donna del radiatore.
Tutto ciò che segue l'inizio e precede l'epilogo di Eraserhead presenta ogni possibile sfumatura del grigio, come se la pellicola si ponesse come una scala graduale dal cupo al luminoso. Va aggiunto che primo assistente operatore del film era Catherine Coulson, non ancora la "Donna del ceppo" in Twin Peaks e allora l'ideatrice della singolare capigliatura del marito Jack Nance.
Le caratteristiche della luce hanno sempre appassionato il regista. In Eraserhead le luci esplodono, mettendo così in rilievo ogni loro scintilla. Ciò non significa che è altrimenti impossibile percepire il flusso di elettroni che costituisce l'illuminazione artificiale. Anzi, come ogni altro insieme di particelle, l'elettricità è qualcosa che vive, e che quindi può essere accolta dai sensi. L'esplosione delle luci allarma Henry, questa è la sua funzione. Dal canto suo il suono, vero marchio di fabbrica del cinema di David Lynch, era curato dall'amico Alan R. Splet. Affascinato dal cosiddetto "tono locale", il suono cioè che si avverte senza interruzione all'interno di un contesto silenzioso o tra una frase e un'altra pronunciata dai personaggi, Lynch inserisce nel film il rumore perenne del vento, anche se, come abbiamo visto, il vero leit-motiv sonoro è costituito dai lamenti della creatura. Tale espediente è volto a rappresentare idealmente l'universo più ampio in cui è inserita una data situazione particolare. Ritroveremo tale caratteristica in ogni successivo film di Lynch.
Rifiutato dal Festival di Cannes e dal New York Film Festival, Eraserhead uscì nel 1977 grazie al distributore Ben Barenholz, specializzato in film a basso costo per i circuiti di mezzanotte. Grazie anche alla buona parola di John Waters il film ebbe un buon successo, tanto da rimanere in cartellone per ben quattro anni in un cinema di Los Angeles. Visionato da Mel Brooks, Eraserhead rappresentò per Lynch il trampolino di lancio nel sistema di Hollywood (per quanto, è bene sottolinearlo, Lynch non si è mai sentito inserito in tale sistema). Fu proprio grazie al regista di Frankenstein Junior che Lynch potè girare uno dei suoi film più personali: The Elephant Man, un'opera in cui si avverte la predisposizione di Lynch verso la diversità e la mostruosità. Tuttavia l'uomo-elefante è un personaggio di ben altra levatura umana e psicologica, se confrontata con la creaturina di Eraserhead.
Questa è un'astrazione assoluta, ma non per questo è meno reale. Lynch si è sempre rifiutato di spiegare la sua provenienza. A chi gli abbia chiesto quale fosse stata la sua genesi fisica, Jack Nance ha spiegato che per quanto gli riguarda potrebbe anche essere stata una calza con un paio di bottoni. Altri sostengono che Lynch si sia ispirato alla figlia Jennifer, nata con una malformazione ai piedi. In realtà ci troviamo davanti ad un mistero, uno dei tanti che circondano il film. Dopotutto, è anche il meno interessante.
Le citazioni sono prese da Chris Rodley (a cura di): LYNCH SECONDO LYNCH, Milano, Baldini & Castoldi, 1997
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Claymore
 Reg.: 29 Ago 2003 Messaggi: 1129 Da: detroit (es)
| Inviato: 23-01-2005 12:49 |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 17-01-2006 16:31 |
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ERASERHEAD (ovvero l’elegia dell’alieno/ato ovvero le possibilità di un’isola)
5 anni di fatiche, lottando con i denti per la sopravvivenza, mandando a monte un matrimonio e una figlia, credendoci fino in fondo, anche se alla prima proiezione al New York Film Festival l’unico spettatore è il proiezionista. Autoproducendosi vendendo giornali e con sovvenzioni di amici e familiari, Lynch non è finito suicida solo perché è riuscito a incanalare i suoi incubi e le sue frustrazioni in questo piccolo capolavoro, che forma un genere a parte, quello dell’incubo metafisico. Qualcuno scomoda il Luis Bunuel, di Un chien andalou (1929) , qualcun altro parla di surrealismo ed espressionismo, ma questa opera non può essere incanalata in schemi classificativi pre costituiti: come si è inventato il termine felliniano, così possiamo affidarci a un neologismo: Lynchiano. Ma mentre in Fellini lo sguardo deformante è grottesco e caricaturale, in Lynch la deformazione assume i caratteri dell’angoscia e della follia spiazzante. Lynch si affida molto allo spettatore e presuppone da lui una capacità di assorbimento e rielaborazione di materiale conscio e inconscio di notevole portata. Chi guarda questo film deve lasciare perdere le normali logiche narrative e lasciarsi trasportare in questo clima angosciante, in questo luogo di altro spazio e altro tempo che è nascosto dietro le segnature delle cose visibili. Chi guarda questo film deve sapere perdersi e domandarsi: Where is my mind? Where is my mind?
Il primum movens è sempre la fuga psicogena (come in Strade Perdute, come in Mullholland Drive) ovvero la necessità di trascendere da un mondo contingente (che piu o meno è assimilabile all’inferno) ed elevarsi verso un Paradiso perduto ancora possibile, nonostante tutto. Il percorso ha come necessità fondamentale la negazione di sé. Nel film l’ambiente circostante è ben caratterizzato: visivamente da paesaggi post industriali accentuati da un bianco e nero sovraesposto e dal punto di vista sonoro da un continuo rumore di fondo terribile, freddo, rimbombante, metallico. A questo si aggiunge un panorama umano altrettanto desolato e desolante, fatto di madri nevrotiche, figlie epilettiche, nonne paralizzate, mariti alle prese con polli sanguinanti. Fantastica la scena dell’incontro di Jack con la famiglia della fidanzata che si conclude con la rivelazione della gravidanza inaspettata.Un figlio prematuro, o meglio arrivato troppo presto. E’ facile l’aggancio autobiografico con le reali vicende del regista, già padre, suo malgrado.Un cielo cupo, insostenibile, un figlio in arrivo, insostenibile.Tutto questo schiaccia Jack, lo costringe alla pausa, lo porta alla fuga verso un'altra dimensione, all’interno di un termosifone, alla ricerca di quel calore che nella realtà gli è negato. La deformità della creatura partorita rappresenta la deformazione della percezione soggettiva di quell’evento. Quel bambino (un coniglio scuoiato per la verità) è la proiezione delle nostre paure, è l’enorme razza della Dolce Vita che emerge e ci guarda, ci giudica ed è capace di determinare una modifica radicale nel percorso della nostra esistenza. Jack si trova ben presto solo a gestire la paternità, cercherà una via di scampo immergendosi nel brodo primordiale dell’annullamento dei sensi (una delle più belle scene del film), ma scoprirà ancora il tradimento e potrà spiare dalla porta, dal buco della serratura, i resti di un sogno che muore.
Bisognerebbe cancellare tutto e ripartire da zero, senza sovrastrutture. Una mente che fa tabula rasa su tutto (come nell’ipnosi di Old Boy) e ci permette di ritornare a vivere.Una mente che cancella quei brutti sgorbi nelle nostre vite. La donna del radiatore canta con il suo viso deforme in un teatrino (che ricorda in piccolo quello di Mullholland Drive) metafisico, un luogo che potremmo assimilare (con le dovute distanze cromatiche) alla stanza demodé (che sembra un quadro di De Chirico)cui si approda nel finale di 2001 odissea nello spazio.
La consapevolezza della propria condizione di ragazzo padre non permette al sogno di manifestarsi ed anche la donna del radiatore che lo invita a condividere il Paradiso (“ci sono delle cose buone in te e in me”) non può che osservare con orrore, il figlio che divora il padre, facendogli perdere la testa.
Un Dio dalle mille cicatrici muove le leve per proiettarci dentro e fuori la vita.
Una possibile soluzione è sbendare il figlio e colpirlo al cuore.
Non c’è più nulla di reale, tutto assume i contorni dell’incubo metafisico. Nascere e morire sono
in rapporto al buio che precede e che sta dopo la vita. E dietro un mondo reale orribile e cattivo, ci sono due mostri, due emarginati, due alienati, che in un altro luogo e in un altro tempo, nella terra di nessuno delle possibilità, si vogliono ancora bene. Due mostri che hanno anche loro, come Elephant Man, il diritto di amare e di essere amati.
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