Autore |
BAZIN E IL CINEMA MODERNO |
hootie
 Reg.: 09 Lug 2004 Messaggi: 101 Da: Alatri (FR)
| Inviato: 06-10-2004 18:56 |
|
Vorrei portare alla vostra attenzione un argomento che mi è sempre molto piaciuto. Le teorie del grande critico sul cinema moderno.
Bazin sosteneva che il cinema moderno si basa su due espedienti tecnici fondamentali: Il Piano Sequenza e la Profondità di Campo. questi erano i due elementi che secondo lui, in una nuova concezione di utilizzo, facevano nascere il cinema moderno.
Due film segnano la svolta, uno è naturalmente "Citizen Kane" e l'altro è "La Regola del gioco". I due film fanno largo uso di queste due tecniche anche se in maniera ed in modo differente. Mentre Welles usa la PDC per descrivere la distanza emotiva dei diversi personaggi, e credo che l'esempio più magistrale sia il momento in cui in primo piano la madre, il padre ed il futuro tutore di Kane discutono sul futuro del piccolo mentre Charlie, sullo sfondo attraverso una finestra gioca tra la neve ignaro di tutto. Renoir usa invece questa tecnica per movimentare la scena e far muovere più personaggi in campo.
Nei due film c'è un profetico rifiusto per gli espedienti del cinema classico, dal rifiuto del sistema basato sulla dialettica compositiva (vedi Bringing Up Baby di Hawks) al lieto fine. Nel film di Renoir non c'è un personaggio principale ad esempio, ma solo personaggi secondari perdipiù nemmeno tanto ben delineati. In welles invece troviamo, tra le molteplici innovazioni, il rifiuto del "dare motivazione a ciò che si fa". mi spiego meglio: nel cinema classico, ogni inquadratura, ogni movimento, ogni azione del personaggio è fatta con uno scopo preciso e niente è immotivato, si tratta infatti di un cinema antropocentrico, ossia: i movimenti sono per lo più Carrellate e primi piani, ossia movimenti che ricordano quelli di un uomo, troveremo difficilmente dei dolly. in secondo luogo la macchina da presa è messa sempre in modo che lo spettatore sia privilegiato, che veda bene. In Welles invece se guardate la prima e l'ultima inquadratura del film vi rendete conto come la mdp viaggi da sola, mostrano il tutto solo allo spettatore e non motivando i suoi movimenti. anche in questo film si rinuncia alla "chiarezza" del cinema classico, che conclude ogni trama senza lasciare dubbi; qui invece c'è una conclusione ma la famosa "Rosebud" non è che una risposta aleatoria, insufficente.
Tornando a Bazin, egli sosteneva che il cinema con il piano sequenza, riuscendo a ridurre i tagli di montaggio poteva riprodurre la realtà. il critico ci parla di "natura realistica del cinema". tutto questo viene descritto molto bene in un suo famoso saggio intitolato non a caso "IL MONTAGGIO PROIBITO".
Bazin vuole un cinema che "guida poco". in cui lo spettatore è più libero, essendo l'immagine meno manipolata.
In questo senso concludo indicando le due categorie di registi che egli sosteneva possibili:
1. Registi che credono nell'immagine: ossia aggiungere qualcosa alla rappresentazioni
2. Registi che credono alla realtà: senza manipolazioni di spazio e di tempo.
_________________ "Nel mio mestiere non si deve mai smettere di imparare e di cercare"
Jean Renoir |
|
ilaria78
 Reg.: 09 Dic 2002 Messaggi: 5055 Da: latina (LT)
| Inviato: 06-10-2004 19:26 |
|
quote: In data 2004-10-06 18:56, hootie scrive:
Bazin sosteneva che il cinema moderno si basa su due espedienti tecnici fondamentali: Il Piano Sequenza e la Profondità di Campo. questi erano i due elementi che secondo lui, in una nuova concezione di utilizzo, facevano nascere il cinema moderno.
|
beh diciamo a posteriori che lo auspicava... di film come la regola del gioco e quarto potere ce ne sono ben pochi, sia come costruzione che come concetto, di sicuro non sono nati dei veri e propri filoni, tralasciando la nuovelle vague (prendi le mie parole in modo generale e stringato), nel cinema mondiale.
bazin voleva un uso della macchina da presa che andava al di là della mera rappresentazione ovvero per poter presentare una inquadratura che destasse lo spettatore e la sua attenzione, costruendo il filo della narrazione, e cercando da solo nelle inquadrature, la "parte importante" da guardare, al contrario del cinema classico che cercava di far scorrere la trama liscia come l'olio nelle teste degli spettatori, in effetti molta diversità con oggi non c'è... solo che forse oggi hanno meno cura della "grammatica" e cercano sempre nuovi mezzi per stupire ed attrarre.
_________________ ...quando i morti camminano signori..bisogna smettere di uccidere... |
|
hootie
 Reg.: 09 Lug 2004 Messaggi: 101 Da: Alatri (FR)
| Inviato: 06-10-2004 19:49 |
|
il discorso si riconduce al fatto che lo spettatore non deve essere guidato ed è fondamentalmente questo. deve muoversi libero. ad esempio in Ladri di biciclette ci sono grandi digressioni di questo tipo ed il personaggio non fa che muoversi da una parte all'altra, quasta cosa non ricordo da chi è chiamata BALLADE; ossia questo spostarsi e vagare.
_________________ "Nel mio mestiere non si deve mai smettere di imparare e di cercare"
Jean Renoir |
|
scimmiato
 Reg.: 06 Ott 2004 Messaggi: 13 Da: Milano (MI)
| Inviato: 07-10-2004 20:18 |
|
Complimenti, è un argomento che andrebbe approfondito.
Di mio posso solo aggiungere che non credo nella possibilità di un cinema "vero" o "reale", e per più di un motivo.
Il gesto tecnico della macchina da presa introduce un corpo estraneo alla realtà, l'occhio che guarda è invisibile nella messinscena, non lo è nella realtà, e questo lo spettatore lo sa, perchè conosce il meccanismo cinema, il suo essere artificio.
Quante sequenze conoscete di bambini affascinati dalla magia del cinema, per chè incolti e illusi...
Ma non si può essere clinici, il cinema è un buco nero... e questa solo speculazione, anche se divertente.
_________________
uh, uh.
[ Questo messaggio è stato modificato da: scimmiato il 07-10-2004 alle 20:19 ] |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 07-10-2004 23:29 |
|
quote: In data 2004-10-07 20:18, scimmiato scrive:
e questo lo spettatore lo sa, perchè conosce il meccanismo cinema, il suo essere artificio.
|
Secondo me invece no.
Se volete vi dimostro come.
_________________
La cosa più segretamente temuta accade sempre
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 07-10-2004 alle 23:29 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 03:05 ] |
|
scimmiato
 Reg.: 06 Ott 2004 Messaggi: 13 Da: Milano (MI)
| Inviato: 08-10-2004 02:39 |
|
Il punto chiave è per me proprio il quadro limitante dell'inquadratura.
Da questo punto di vista obbligato il piano sequenza diventa più vicino alla reale percezione umana ma insiste al di fuori di essa poichè è materia cinematografica e come tale una percezione della percezione filmica.
Molto di più lo fa per me il ritmo di una sequenza, il suo sviluppo (a)temporale, il suo essere, come dicevo in precedenza, un buco nero che vive di tempi propri e secondo una realtà propria, a se stante.
Amo pensare al cinema come ad uno spazio aperto, fisico, una costruzione complessa che si realizza dal buio, dal nulla, e allo stesso modo scompare.
Molto interessante comunque.
Ora aspetto la dimostrazione di Huston.
Buonanotte.
_________________ There's something I wanted to tell you
so funny you'll kill yourself laughing
but then I look around
and I remember
that I am alone... forevermore.
Morrissey |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 08-10-2004 13:39 |
|
quote: In data 2004-10-08 02:39, scimmiato scrive:
Da questo punto di vista obbligato il piano sequenza diventa più vicino alla reale percezione umana, ma insiste al di fuori di essa, poichè è materia cinematografica e come tale una percezione della percezione filmica.
|
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 03:05 ] |
|
Ayrtonit ex "ayrtonit"
 Reg.: 06 Giu 2004 Messaggi: 12883 Da: treviglio (BG)
| Inviato: 08-10-2004 14:17 |
|
Trovo molto interessante questo discorso sull artificiosità del cinema. E' indubbio che il prodotto filmico SIA artificiale, ma questo (Tristam l ha già detto) non significa che non sia REALE.
Possiamo allora contrapporre artificiale e a naturale?
Sostanzialmente no, a mio avviso secondo la prospettiva umana non esiste nulla di naturale a lei esterno.
Ecco la citazione di Huston proposta da Tristam mette l accento proprio su quel che volevo dire: anche il fenomeno di percezione visiva dell' OCCHIO UMANO è artificiale. L' occhio stesso opera dei montaggi, questo avviene per esempio quando sbattiamo le palpebre. La realtà cosi come avviene davvero, o non ci è dato coglierla o non esiste. Quindi a mio avviso il cinema appare si magico, cosi come mi appare magica (e vi assicuro che lo è ancor di più) la visione da parte del nostro occhio. Basta leggere le basi dell ottica e della fisiologia dell occhio per comprenderlo.Il montaggio nel cinema non è dunque più artificiale della dinamica della percezione visiva, almeno sotto un determinato approccio idealistico.
_________________ "In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 08-10-2004 14:55 |
|
Noneeee
Non esiste proprio il concetto artificialeee, perchè se esiste allora continuate a sottointendere una contrapposizione tra due termini e inoltre date valori di qualità e di verità differenti...
_________________
La cosa più segretamente temuta accade sempre
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 08-10-2004 alle 15:09 ] |
|
ilaria78
 Reg.: 09 Dic 2002 Messaggi: 5055 Da: latina (LT)
| Inviato: 08-10-2004 15:12 |
|
quote: In data 2004-10-08 13:39, Tristam scrive:
John Huston:
"Secondo me il film perfetto è come si svolgesse dietro ai nostri occhi e fosse proiettato dagli occhi stessi, così che vedremmo quello che abbiamo voglia di vedere. Il cinema è come il pensiero. Di tutte le arti è quella che gli si avvicina di più. Guarda quella lampada. Adesso torna a guradare me. Hai visto cos'hai fatto? Hai battuto gli occhi. Quelli sono stacchi. Dopo il primo sguardo, lo sai che non c'è ragione di fare una panoramica continua da me alla lampada, perchè sai già cosa c'è in mezzo. La tua mente taglia la scena.
|
rigraziano il cielo, che ogni tanto ci piglio ancora
ho sempre pensato ( e ora scopro che non sono la sola, fatemi fare un po' la sborona ) che il cinema non fosse artificio o realtà, ma sguardo sulla realtà del regista, ovvero la macchina da presa è un filtro che ci codifica la realtà "secondo l'autore" del film.
i nostri occhi sono le nostre macchine da presa, tanto è vero che ricollegandomi a quel che diceva scimmiato sui tempi del film, ci sono tempi morti, tempi reali, e ci sono tempi più "dinamici", come in certi film.
non è detto che il tempo del film sia costruito per seguire un ritmo prestabilito. ci sono film (vedi antonioni) in cui il tempo sembra srotolarsi da solo come un pomeriggio estivo, lento e senza un perchè. è chiaramente una scelta voluta, tutti gli autori hanno il "loro sguardo" e si fa notare, l'uso del piano sequenza è solo un dei tanti modi per dire qualcosa. in effetti ciascuno di noi dice o vede le cose a suo modo, così anche nel cinema, che per me è fondamentalmente frutto della mente del regista, che parla la lingua del cinema a suo modo, e costruisce le immagini come ritiene opportuno. per questo il cinema non è artificio nè realtà, è linguaggio, ed espressione, se vogliamo, in senso lato e in questo contensto può essere definito relatività.
_________________ ...quando i morti camminano signori..bisogna smettere di uccidere... |
|
Tristam ex "mattia"
 Reg.: 15 Apr 2002 Messaggi: 10671 Da: genova (GE)
| Inviato: 08-10-2004 15:16 |
|
Siamo sulla strada giusta...
_________________ "C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"
|
|
ilaria78
 Reg.: 09 Dic 2002 Messaggi: 5055 Da: latina (LT)
| Inviato: 08-10-2004 15:20 |
|
quote: In data 2004-10-08 14:17, Ayrtonit scrive:
Il montaggio nel cinema non è dunque più artificiale della dinamica della percezione visiva, almeno sotto un determinato approccio idealistico.
|
il montaggio del cinema, può essere un condizionare la realtà, a seconda di chi crea e di chi monta, non è un vedere propriamente fisico, fisiologico, è un "interpretare" la realtà , dove realtà è intesa in senso lato, non per forza ciò che ci circonda.
_________________
...quando i morti camminano signori..bisogna smettere di uccidere...
[ Questo messaggio è stato modificato da: ilaria78 il 08-10-2004 alle 15:22 ] |
|
Ayrtonit ex "ayrtonit"
 Reg.: 06 Giu 2004 Messaggi: 12883 Da: treviglio (BG)
| Inviato: 08-10-2004 18:08 |
|
certo ma anche vedere E' interpretare la realtà (su questo non ci piove).
allora il cinema è una visione di visione, una ulteriore interpretazione,che non ha nulla di meno reale, che avviene certo secondo una sua modalità specifica che non ha a che fare con la fisiologia dell occhio (anche se con la visione ha molto in comune secondo me). ed è da questo punto di vista che cinema e visione sono entrambe artificiali cosi come nessuno dei due lo è. ma come ho detto nel precedente post, artificiale non significa non reale. noi vediamo, senza dubbio, e il regista vede il suo film, allo stesso modo. per fare ciò però si richiede un processo specifico, con una dinamica e una logica temporale specifica, ed è questo l artificio. non siamo in grado di vedere appena venuti al mondo, è il nostro cervello, siamo noi che creiamo il processo visivo. cosi come il cinema non nasce dal nulla, ci sono dinamiche nella sua creazione. è questo l artificiale, il costruire, il plasmare, il far diventare realtà. quindi tutto ma proprio tutto quel che l uomo fa è artificio. e nulla è artificiale perchè tutto lo è.
_________________ "In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH |
|
scimmiato
 Reg.: 06 Ott 2004 Messaggi: 13 Da: Milano (MI)
| Inviato: 08-10-2004 20:32 |
|
Beh, lo trovo sfacciatamente Baziniano... il che va bene, soprattutto perchè l'ambito critico prevede, proprio come il cinema, punti di vista differenti. Io se permettete la penso diversamente, poichè a mio avviso il cinema non si risolve nell'utilizzo di un piano sequenza continuo, o con l'escamotage (artificioso e in questo sono d'acordo con te: è il piano sequenza l'aspetto tecnico-artificioso utilizzato per rappresentare il reale) della pdc... a cio vorrei poi aggiungere che Bazin mi va bene fino ad un certo punto, considerato il suo punto di vista supermoralista (un esempio: il rifiuto di riprendere la morte...) che palesa un bel po di contraddizioni. Oh, poi si dice riprendere, non prendere!
Se mai la domanda potrebbe essere: è ancora attuale il metodo critico ed i presupposti di Bazin applicati al cinema di oggi?
A mio avviso non tutti, ma è un autore che non conosco a fondo, quindi considerate i miei interventi acerbi e molto motivati dalla mia indole politica... io dico viva Godard, vive le (pis)cine!
_________________ There's something I wanted to tell you
so funny you'll kill yourself laughing
but then I look around
and I remember
that I am alone... forevermore.
Morrissey |
|
vietcong
 Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-10-2004 01:08 |
|
credo che pochi concetti inquinino la critica e la percezione di una determinata arte quanto il cosidetto realismo (più una parola che un conncetto), e il concetto di realtà in generale, con il suo corollario di 'naturale/artificiale' ecc.
Non c'è niente da fare, la si può usare con le migliori intenzioni, ma alla fine crea sempre più problemi di quanti non ne risolva. decisamente inquinante.
Però la mia teoria è che tutto sommato si può parlare di 'Effetti di Realtà' per determinate tecniche, figure retoriche (che altro non sono), che al loro apparire sembrano introdurre degli elementi del reale (termine ambiguo perdono, famo a capisse) in un linguaggio che non li prevedeva. Il caso della profondità di campo, così vicina alla messa a fuoco dell'occhio, è lampante.
In poco tempo, però, queste innovazioni vengono assorbite dal linguaggio cinematografico e divengono parte della sua retorica, del suo repertorio; non danno più quel brivido di un pezzo di vita trasposta nell'arte e non vengono più percepite come particolarmente 'vere' o 'reali'. Anzi, direi che per esempio il piano sequenza è spesso il pezzo di bravura dl regista, che ci segnala la sua presenza costruendo piani sempre più lunghi o elaborati, come lo stesso Welles in Quinlan.
Per questo penso che più che di 'reale' e 'artificiale', si dovrebbe parlare di Codificato e non codificato, o Innovativo.
Anche i temi e il repertorio sono soggetti a questo fenomeno. Prima del neorealismo un certo tipo di ambienti e situazioni ad essi collegati non si era mai fatta strada sullo schermo. All'epoca, quei film dovettero fare l'effetto di pezzi di vita portati a forza nel cinema, qualcosa di assolutamente dirompente. Ma oggi come oggi, il rappresentare per esempio una famiglia sottoproletaria non ha alcun valore in sè, non ci fa alcun effetto particolare, lo percepiamo solo come una scelta nel repertorio del linguaggio cinematografico. Ci sembra un'aggiunta a un canone ben noto. Non a caso chi affronta un certo tipo di tematiche, ancora oggi ammette l'influenza di Rossellini e co., che hanno codificato, lessicalizzato senza volerlo la presenza delle classi inferiori nella narrazione cinematografica.
(ps Ho scritto di getto e senza finire di leggere gli altri interventi. Se ho espresso qualcosa di già detto, chiedo venia. Se sono stato dannatemente originale, ditemelo e chiedo il copyright)
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
|
|