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Autore fellini
AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 18-12-2005 01:57  
quote:
In data 2005-12-16 21:28, TesPatton scrive:
Grassie, anzi sai cosa faccio? Dico che i film di Fellini faccio fatica a digerirli, ecco.



Ciao Tes! Mi piace la tua franchezza, e i gusti son gusti. Poi tu parli di una legittima idiosincrasia privata che tuttavia, forse, non significa necessariamente che trovi Fellini un pessimo regista, in assoluto, ma solo che non ti piace, che lo trovi noiso o indigesto, fatto salvo il suo valore universalmente riconosciuto. E sottolineo UNIVERSALMENTE! Al contrario di come sostiene quel babbione di Sandrix (i miei toni "appassionati" sono per lui...)che non si capisce perchè lo detesta come autore, artista, cineasta... e non ammette invece che non ci capisce un cazzo!
haha!
Fino ad ora le sue motivazioni non mi hanno convinto perchè non significano niente... Fellini, dice lui, sta in mezzo, non sa dove stare, che è dunque privo di personalità, ecc, mentre invece il suo stile (la sua poetica, la sua "tecnica") è tra i più immediatamente riconoscibili dell'intera storia del cinema; tra 10, 100, o 1000 che siano, il suo seguiterebbe a brillare comunque di luce propria ed alta, faro nella notte, che accompagna il viandante, o il marinero... Se c'è uno stile che brilla così intensamente è proprio quello felliniesco... Cavolo, quel gran signore della macchina da presa (come veniva appellato Nikita Magaloff, rimproverato da qualcuno di suonare Chopin con poca tecnica, solo perchè non sapevano riconoscere lo stile e la musicalità, che va oltre, supera e brucia il virtuosismo) ha creato le migliori icone cinematografiche di sempre; ha inciso profondamente nell'inconscio collettivo filmico di varie generazioni di spettatori; con 8 1/2 (film genetico) soprattutto, ha contibuito a far crescere il cinema italiano, fino ai livelli del miglior cinema mondiale.
Domanda "sin compromiso": trovi indigesto tutto il cinema di Fellini? Anche La Strada, Le notti di Cabiria, i Vitelloni, Roma, La dolce vita, Amarcord.., insomma i film più popolari, o solo quelli dell'ultimo periodo? 8 1/2 a parte e che pure è parecchio intrippato... il quale però per me, è una pura meraviglia della semplicità cinematografica, filmica, dello schermo, della sala, della celluloide, del buio, del mondo dei sogni pur restando svegli... in una parola: E'il CINEMA!



[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 18-12-2005 alle 01:59 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 18-12-2005 02:48  
quote:
In data 2005-12-17 22:42, parret scrive:
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In data 2005-12-15 19:45, parret scrive:
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In data 2005-12-15 14:01, AlZayd scrive:
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In data 2005-12-15 13:25, parret scrive:


Mai ho vista rappresentata in maniera così viscerale e conturbante la pulsione erotica maschile nei confronti della donna. Mi riferisco anche ai disegni. Per fare un esempio Schizo e un mio amico considerano Casanova un film squisitamente cerebrale; io lo vedo come un viaggio nel sesso, un viaggio all'interno del corpo, fra tessuti, umori e micro-particelle organiche in perenne, sfiancante movimento; un viaggio nella donna, all'interno della donna la cui immagine così autenticamente intima, profonda e viscerale potrà anche repellere per l'estremità e la forza delle tinte. Perchè esludere la dimensione più direttamente sessuale dall'universo felliniano?



Non rifiuto questa dimensione che fa realmente ed innegabilmente parte della poetica felliniana...



E, aggiungo io a costo di cadere nel banale e nel già sentito, dimensione che ne costituisce il centro nevralgico e simbolico o comunque la scintilla salutifera di catarsi: lo stupore, l'emozione, il desiderio viscerale e triviale di fusione e al contempo lo sguardo satirico e penetrante di fronte all'altro da sè, così imponente e pregnante nella nostra esperienza individuale da rischiare anche di esserne travolti



Per spiegarmi un po' meglio e più schematicamente direi che nell'altro da sè, nella realtà, nella bellezza, mistero, vigore espressivo del mondo che ci circonda che Fellini troverà la capacità di estraniarsi, la salvezza dai propri demoni interiori, e al posto di dirigere lesivamente la propria irrequietudine contro di sè (l'autodistruzione raggiungerà il culmine anche nella fisicità in Toby Dammit), imparerà (grosso modo a partire dagli anni '70) a convogliare questo surplus di energie verso l'esterno, sublimandolo in amore ed ironia, vissuti ed esperiti anche e soprattutto tramite le pulsioni primarie della propria corporeità. E consegnandoci mirabili, più ludici e vitali di quanto non siamo abituti a sentire, ritratti dell'Italia. Potrà repellere o intimorire l'immaginario di quei donnoni, io lo leggo invece alla Truffaut come "esaltazione" energica e incontenibile "della vita" da parte di un artista innamorato di una vita che ci possa travolgere in tutta la sua irrefrenabile e inesauribile dirompenza espressiva
[/quote]

(l'autodistruzione raggiungerà il culmine anche nella fisicità in Toby Dammit)

Un gran bel "corto", sicuramente il migliore dei tre. Toby Dammit è Fellini, quello di 81/2, il suo tormentato fantasma, che si ripropone al centro dell'attenzione (effimera), e ai margini di(el)sè (sostanziale).. 8 1/2 ha un finale "ottimista", ma nel documentario "L'ultima sequenza" di Mario Sesti, edito dall’Istituto Luce in DVD, parla di un finale alternativo (presente nella sceneggiatura) che fu tagliato in fase di montaggio per volere dello stesso Fellini - e non della produzione, a detta degli espertoni e di Sesti - dopo molti tentennamenti che lo spinsero (si parla di un regista insolitamente indeciso e combattuto) a chiedere consiglio ad amici, attori, cinematografari, perfino a Tullio Ketzich… Vero che si trattasse di un finale pessimista e che del girato si siamo perse le tracce. L’autore del documentario (presentato a Cannes 2004) lo ha pertanto ricostruito attingendo alle migliaia di scatti del fotografo di scena, l’americano Gideon Bachman. "L'ultima sequenza" è stato interamente realizzato con quelle foto in B.& W., molto belle e ben montate, con l’aggiunta della voce calda e divertita di Fellini che dice cose spassosissime con il suo solito humor bonario ed insieme graffiante. Ad esempio che quelli che cercano di trovare i significati "reconditi" sono dei babbei...
In quel finale i personaggi del film, tutti vestiti di bianco, erano stati ripresi nel vagone ristorante di un treno, quasi fantasmi in viaggio, ed era stato
bocciato dal produttore che l'aveva giudicato troppo triste e senza speranza.
Da lì, il famosissimo girotondo al suono dell'altrettanto famosa musica di Rota. Ma la scelta finale toccò al regista. Fellini restò evidentemente "insoddisfatto", e con Toby Dammit volle tornare al finale amaro. E' un piccolo 81/2 - 2, la vendetta.., privo dell'allegro ed insieme malinconico girotondo (della vita), irreale e struggente, clownesco come la musica del grande, indimenticabile Nino Rota.

Concordo con il "vitalismo" Felliano, ma in tono minore, forse in fa minore.., perchè la melanconia si associava alle allegrezze e contentezze. Per dirla con le parole del poeta: "La tristezza che ebbe la tua coraggiosa allegria." (Lorca)



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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel

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TesPatton

Reg.: 09 Giu 2004
Messaggi: 7745
Da: Pn (PN)
Inviato: 18-12-2005 09:19  
Al

Stasera quando torno ti rispondo, e proverò a spiegarti perchè i film di Fellini non incontrano i miei gusti.

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 19-12-2005 10:15  
Toby Dammit (l’innocenza del diavolo)

Abbandonato il barocco rococò e gli impulsi magici di “Giulietta degli Spiriti”, Fellini con Lois Malle e Roger Vadim partecipa alla trilogia Tre passi nel delirio firmando l’episodio migliore, Toby Dammit da una novella di Edgar Allan Poe (Non scommettere la testa con il diavolo).
Sembra di rivedere la Dolce Vita nelle scene iniziali che vedono Terence Stamp (realmente in crisi personale) infastidito dai paparazzi che allontana in malo modo. Ma qui la nota dominante è il La minore. Tutto appare patetico e grottesco come la premiazione delle culone e tettone che si agitano durante la cerimonia. Il protagonista è distrutto dall’alcol, completamente folle e sotto effetto di droga, cerca di annullarsi in una folle corsa con la Ferrari tra le strade di una Roma mai così oscura e nebbiosa. La macchina lanciata verso Strade Perdute (Lost Highways) sembra non arrestarsi mai. E stavolta la bambina non è Paoletta che ci saluta con la mano, ma il diavolo che vince la scommessa (un salto folle da un ponte crollato, un cavo di acciaio che fa perdere la testa…uno splendido trofeo).
Qui il caricaturale non diventa visionario (come in Giulietta degli Spiriti) ma angosciosamente onirico, paurosamente onirico. Fellini sembra stavolta scegliere abbastanza coerentemente la strada tortuosa ma stilisticamente ineccepibile della descrizione di un inferno privato che si proietta nell’ambiente circostante ammantando di tenebra ogni elemento. Fellini sembra volere sviscerare questo cuore di tenebra accettando la rappresentazione dell’incubo.
Toby Dammit è un film di morte, una piccola scheggia di Mastorna, o meglio un piccolo assaggio di un film (Mastorna) scaramanticamente rinviato.
Qui davvero non c’è via d’uscita ma il “suicidio-incidente” del protagonista ha una doppia valenza, da un lato la proiezione delle zone oscure dell’animo umano, dall’altro la certezza di avere toccato il fondo quindi non si può che risalire (o forse si comincia a scavare?).
L’immaginario infantile non è cosi innocente, la lotta tra pulsioni istintuali e regole imposte dall’alto (genitoriali, ecclesiastiche, societarie) è fonte di scissione decisionale, di schizofrenia esistenziale. Clown bianco (la ragione) e clown augusto (l’istinto) in perenne contrapposizione, i duellanti in uno sfondo di decadenza e rapido deterioramento di un mondo sempre meno all’altezza dei nostri sogni.
Ecco che Fellini decide di parlare del presente malato parlando di un passato immaginario, trasportato in un periodo storico che permette l’estraniamento.
Ecco che emerge in Fellini l’idea di non fare un film, ma rappresentare un quadro (ci andrà molto vicino con Casanova).
A sorpresa, in un anno rovente come il 1968, esce il Satyricon di Federico Fellini

To be continued

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TesPatton

Reg.: 09 Giu 2004
Messaggi: 7745
Da: Pn (PN)
Inviato: 19-12-2005 14:00  
Eccomi quì con un pò di ritardo..

Non me lo so spiegare, ma quando ho visto gli unici due film di Fellini e spezzoni di altri due, ho avvertito una specie di sensazione di malessere, di disagio. Non so se dipenda dalla fotografia, dal soggetto o dalla sceneggiatura, ma ogni volta mi capita di vedere qualche pezzo di una sua opera, mi sento così.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 23-12-2005 18:06  
quote:
In data 2005-12-19 14:00, TesPatton scrive:
Eccomi quì con un pò di ritardo..

Non me lo so spiegare, ma quando ho visto gli unici due film di Fellini e spezzoni di altri due, ho avvertito una specie di sensazione di malessere, di disagio. Non so se dipenda dalla fotografia, dal soggetto o dalla sceneggiatura, ma ogni volta mi capita di vedere qualche pezzo di una sua opera, mi sento così.



Non vorrei contribuire ad accrescere il tuo disagio, ma se guardassi qualche altro film di Fillini forse potresti farci pace...
Se mi dici i titoli degli unici due film che conosci, mi regolo per consigliartene altri. Senza impegno...

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ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 23-12-2005 23:56  
Con quella di stasera, fanno cinque volte che tento di guardare "8 e 1/2" e mi addormento.
Lo dico a mio disdoro, beninteso.
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"Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?"

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 01:47  
Io ho rivisto, non molto tempo fa, 8 1/2; ijn sala, grande immagine, copia restaurata, il rito del buio, ed il godimento è stato immenso! Ho ri-trovato quel film di una modernità assoluta, così ricco d'avventura e d'ironia... cose davvero che solo i grandi maestri possono creare.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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TINTOBRASS

Reg.: 25 Giu 2002
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Da: Roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 02:46  
Ma nessuno cita "Le tentazioni del dr. Antonio", splendido episodio del collettivo "Boccaccio '70"? Mi sembra di essere stato l'unico a dedicargli un po' d'attenzione all'interno del documentario su Fellini che realizzai nell'ormai lontano 2000. "Il Bidone", poi, è un film molto sottovalutato (nonostante i tagli operati dalla produzione abbiano contribuito a soffocarne il lirismo). Il finale (la morte di Broderick Crawford) resta uno dei momenti più emozionanti del cinema felliniano. Anche perché il regista romagnolo, da lì in poi, non avrebbe più indagato il microcosmo dei reietti e degli emarginati. Quello dei primi film, per me, resta il Fellini più interessante. E quello su cui, tutto sommato, si è discusso (e scritto) meno.
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"La giovinezza è una conquista dello spirito che si raggiunge solo ad una certa età" (Proust)


Il sito della mia personalissima rivoluzione: http://www.vueling.com

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 02:58  
quote:
In data 2005-12-24 02:46, TINTOBRASS scrive:
Ma nessuno cita "Le tentazioni del dr. Antonio", splendido episodio del collettivo "Boccaccio '70"? Mi sembra di essere stato l'unico a dedicargli un po' d'attenzione all'interno del documentario su Fellini che realizzai nell'ormai lontano 2000. "Il Bidone", poi, è un film molto sottovalutato (nonostante i tagli operati dalla produzione abbiano contribuito a soffocarne il lirismo). Il finale (la morte di Broderick Crawford) resta uno dei momenti più emozionanti del cinema felliniano. Anche perché il regista romagnolo, da lì in poi, non avrebbe più indagato il microcosmo dei reietti e degli emarginati. Quello dei primi film, per me, resta il Fellini più interessante. E quello su cui, tutto sommato, si è discusso (e scritto) meno.




Davvero straziante la scena della morte del finto "prete", Crawford. Gran bel film il Bidone.
Cazzute anche Le tentazioni del dr. Antonio.
Ricordo il manifestone con Anita Ekberg...
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TINTOBRASS

Reg.: 25 Giu 2002
Messaggi: 5081
Da: Roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 03:00  
quote:
In data 2005-12-24 02:58, AlZayd scrive:

Cazzute anche Le tentazioni del dr. Antonio.
Ricordo il manifestone con Anita Ekberg...



Bevete più latte,
il latte fa bene,
il latte conviene
a tutte le età!
Bevete più laaaaa...
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 24-12-2005 03:01  
quote:
In data 2005-12-24 03:00, TINTOBRASS scrive:
quote:
In data 2005-12-24 02:58, AlZayd scrive:

Cazzute anche Le tentazioni del dr. Antonio.
Ricordo il manifestone con Anita Ekberg...



Bevete più latte,
il latte fa bene,
il latte conviene
a tutte le età!
Bevete più laaaaa...
Bevete più laaaaa...
Bevete più latte!




hehehe!!! Che memoria, io non lo rivedo da una vita!
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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 25-12-2005 17:24  
FELLINI SATYRICON
Come prendere un testo di Petronio e renderlo qualcosa di diverso: lezione di cinema di Federico Fellini che prende spunto dal classico per parlare un linguaggio moderno. Fellini definì questo film “un saggio di fantascienza sul passato” ed in effetti il testo di Petronio è semplicemente un pretesto per portare avanti la sua poetica di fuga dalla realtà.
Tutto il film è percorso da fremiti diabolici: lingue agitate voluttuosamente, scoppi irrefrenabili di riso, carne e sangue che si mescolano insieme, un suicidio rappresentato in maniera diretta (senza velo pietoso come per Steiner nella Dolce Vita), una ninfomane che verrà ripresa in Amarcord, un senso perenne di morte che aleggia su tutti i protagonisti. Ancora nani, gobbi, storpi, bordelli, danzatrici del ventre (flaccido), bambini ermafroditi. Tanta febbre dell’oro, auri sacra fames. Una umanità che con molta buona volontà potremmo definire umana, una umanità che sembra travolta dalle proprie incontrollabili passioni. E poi l’episodio della lotta col Minotauro (le forze dell’ES?) nel labirinto delle proprie tenebre: l’impotenza sessuale (o creativa) come punizione degli Dei per avere osato squarciare il velo di Maya dell’assurda verità che ci circonda. Terremoti che fanno crollare bordelli (ma sembrano gironi Danteschi) e le fiamme, le fiamme dell’inferno.
Pochi sprazzi d’azzurro (il testamento del poeta, il finale aperto anche se tronco) e molto rosso pompeiano.
Sono molto affezionato a questo film, noto una grande forza ispirativa legata a un rinnovato amore per la macchina cinema. Questo apparente tuffo nel passato ha consentito a Fellini di prendere le distanze da certi manierismi e ornamenti rococò (il rischio dell’autocelebrazione compiaciuta), di approfondire la propria analisi spietata sull’inferno dei viventi e di puntare il telescopio non verso le stelle ma verso la misera terra ingrandendo e deformando la percezione soggettiva.
E’ passato il tempo di Giulietta degli Spiriti, il maestro ha ritrovato la via smarrita.
Adesso ci aspetta non un passato remotissimo, ma quello prossimo dei propri ricordi.
Senza Satyricon Fellini non sarebbe riuscito a sfornare due capolavori come Roma e Amarcord.
to be continued...

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 26-12-2005 20:46  
LA TRILOGIA DELLA MEMORIA (I clowns-Roma-Amarcord)

Si inizia con un viaggio nel mondo magico del circo, con il tono di un documentario, con il taglio per la televisione. Un mondo che ha affascinato il regista sin da piccolo (lo ha attratto e insieme spaventato), un universo fantastico dove perdersi senza le invasioni barbariche di una realtà opprimente e sempre più pesante. Lo sguardo di Fellini verso questo mondo (all’ origine di tutti gli spettacoli) è duplice: da un lato una atmosfera magica che va pian piano dissolvendosi, qualcosa che non esiste più se non nel ricordo, dall’altro la certezza che qualcosa di sé stesso è andato irrimediabilmente perduto, che il funerale fracassone sottende una tristezza lieve del tempo che ci travolge e ci lascia divesi e cambiati.
Se costruisci un pensiero (clown bianco), ridici sopra (l’augusto).
E’ questa dicotomia tra norma regola imposizione ragione (clown bianco) e deviazione follia libertà istinto (clown augusto) che rappresenta il cardine della poetica felliniana, questo equilibrismo (ricordate il matto de “La Strada”) fra buon senso comune e libertà della trasgressione.
Ma si incontreranno mai i due clown così diversi tra loro?.Uno non può fare a meno dell’altro e un suono di tromba sembra il filo di arianna che li ricongiunge, una musica malinconica sembra la via d’uscita dal labirinto. Si spengono tutte le luci, come in otto e mezzo, il buio. Un sospiro estremo sembra trasportarci in una altra dimensione: non importa come ricordiamo, l’importante è che ricordiamo. Errori, dubbi, qualche certezza. Come un Don Chisciotte Fellini preferisce una splendida bugia a una mediocre verità. Metacinema:Ed Bloom in Big Fish di Tim Burton? Man on the Moon di Milos Forman?

Su Roma ho già discusso con Parret in altra sede. Fellini continua il suo percorso nella memoria alternando sapientemente presente e passato, in un contrasto stridente ma con il solito sguardo onirico che trasfigura cose e persone.
Amarcord è proprio il punto d’arrivo di questa poetica della memoria e anche se il ricordo sembra più gioioso, meno gravato da visioni oscure e mostruosità clownesche, il rumore di fondo non è di serenità ma di triste allegria.

To be continued

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 26-12-2005 20:53  
trilogia della memoria, eh?...
_________________
Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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