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Autore fellini
Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 15-12-2005 13:18  
Direi anche Professor....

_________________

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-12-2005 13:20  
quote:
In data 2005-12-15 13:15, Schizo scrive:

Toccato duro, eh




Durissimo! gradisca...
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-12-2005 13:25  
quote:
In data 2005-12-15 13:15, Schizo scrive:

Toccato duro, eh
Sapientone....
Fatti una bella tintura di capelli e di idee su Fellini.





La tua bella testolina di cazzone avrebbe bisogno di un trapianto di cervello, altro che di un tintura.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 15-12-2005 alle 13:26 ]

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 15-12-2005 13:28  
quote:
In data 2005-12-15 13:25, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-12-15 13:15, Schizo scrive:

Toccato duro, eh
Sapientone....
Fatti una bella tintura di capelli e di idee su Fellini.





La tua bella testolina di cazzone avrebbe bisogno di un trapianto di cervello, altro che di un tintura.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 15-12-2005 alle 13:26 ]



Visto che parliamo di Fellini dovresti dire Katzone...
Povero Manni che fine orrenda che ha fatto...
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parret

Reg.: 14 Set 2004
Messaggi: 446
Da: milano (MI)
Inviato: 15-12-2005 13:48  
quote:
In data 2005-12-15 13:00, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-12-15 10:50, parret scrive:
quote:
In data 2005-12-15 03:37, Tristam scrive:
o e´ lui, o sono in due a non azzercarci una beneamata cippa di minchia, sempre se cosi´ si puo´ dire eh...,,,
Hola!



Comunque sì la distinzione fa realtà-alterità ed interiorità mi sembra anche a me adesso molto schematica e superficiale. Penso comunque che siano presenti entrambe le componenti legate, interagendo proficuamente fra di loro e che non si dovrebbe sottovalutare l'una a scapito dell'altra. Ha poco senso considerare ad esempio la donna nel Casanova, in Amarcord come nei disegni come entità a se stante prescindendo dalla dialettica anche corporale che coinvolge il personaggio



"Dialettica anche corporale"... Da adito a maliziosi fraintendimenti.



Non vedo cosa ci sia da fraintendere. Mai ho vista rappresentata in maniera così viscerale e conturbante la pulsione erotica maschile nei confronti della donna. Mi riferisco anche ai disegni. Per fare un esempio Schizo e un mio amico considerano Casanova un film squisitamente cerebrale; io lo vedo come un viaggio nel sesso, un viaggio all'interno del corpo, fra tessuti, umori e micro-particelle organiche in perenne, sfiancante movimento; un viaggio nella donna, all'interno della donna la cui immagine così autenticamente intima, profonda e viscerale potrà anche repellere per l'estremità e la forza delle tinte. Perchè esludere la dimensione più direttamente sessuale dall'universo felliniano?

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-12-2005 14:01  
quote:
In data 2005-12-15 13:25, parret scrive:
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In data 2005-12-15 13:00, AlZayd scrive:
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In data 2005-12-15 10:50, parret scrive:
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In data 2005-12-15 03:37, Tristam scrive:
o e´ lui, o sono in due a non azzercarci una beneamata cippa di minchia, sempre se cosi´ si puo´ dire eh...,,,
Hola!



Comunque sì la distinzione fa realtà-alterità ed interiorità mi sembra anche a me adesso molto schematica e superficiale. Penso comunque che siano presenti entrambe le componenti legate, interagendo proficuamente fra di loro e che non si dovrebbe sottovalutare l'una a scapito dell'altra. Ha poco senso considerare ad esempio la donna nel Casanova, in Amarcord come nei disegni come entità a se stante prescindendo dalla dialettica anche corporale che coinvolge il personaggio



"Dialettica anche corporale"... Da adito a maliziosi fraintendimenti.



Non so cosa ci sia da fraintedere, sarò forse io che leggo male i film di Fellini ma mai ho visto rappresentato in maniera così viscerale e conturbante la pulsione erotica, l'immagine che l'uomo ha nei confronti della donna. Mi riferisco anche ai disegni. Per fare un esempio, Schizo e un amico mio lo considerano il Casanova un film squisitamente cerebrale; io lo reputo un vero e proprio viaggio nel sesso, un viaggio all'interno del corpo, dei tessuti e degli umori, delle micro-particelle in perenne movimento che ci compongono; di qui l'immagine della donna tanto autenticamente intima, profonda, viscerale da poter repellere (gobbe, vecchie, gigantesse, ecc.) per la troppa intensità di tinte. Perchè rifiutare la dimensione squisitamente sessuale nell'universo felliniano?



Non rifiuto questa dimensione che fa realmente ed innegabilmente parte della poetica felliniana. Mi riferivo al "modo" un po' forbito con cui ti esprimi. Invece di corporale avrei personalmente usato il termine corporeo, per esprimere in maniera più netta il senso della "fisicità", carnalità del cinema di Fellini. Ma sta bene, ci mancherebbe, ero in vena di giocare un po', e vedo che con te sia possibile stabilire un contatto serio e civile. Per quanto riguarda il Casanova, ritengo vi siano due piani di lettura: quello celebrale e quello sessuale, fantasioso/fantastico, mentale, carnale, corporeo (corporale rimanda anche a bisogni fisiologici, e alle pene...), dell'istinto, tra pauura e desiderio, attrazione/repulsione, da cui le "sarachinesche" figure femminili del regista scomparso. Dove però la sessualità diventa atto mancato, in funzione di una "perversione" ancor prima mentale, di dongivannesca, casanovesca, per l'appunto, memoria... E' un attacco (bunueliano, seppur con modi e percorsi affatto diversi) alla borghesia incapace di compiere l'"atto", di trasformare in azione vera e gratificante l'"idea" perversa che si ha in mente. Mente vacillante della borghesia in perenne "crisi". Nella sequenza della "donna manichino", vera e propria bambola gonfiabile, c'è tutto il senso di questo meccanicismo inane ed onanistico rispetto al sesso, che Casanova vive in maniera finalmente "felice" (è visibilmente ressarenato ed appagato) perchè può confrontarsi con la sua impotenta psichica ed esistenziale, più che fisica, senza il trauma che gli deriva dal confronto con la donna reale. Chiara citazione, peraltro, della Bambola di carne un capolavoro di Lubitsch del 1919.

Appena qualche rigo su un argomento inesauribile, ma almeno si inizia a mettere il dito nella piaga, a scanso di noiosissime, superficiali, scontate e didascaliche analisi psico-socio-politichistiche che lasciano il tempo che trovano. A me interessano il mistero, le cose segrete, nascoste, dunque l'essenza di un'opera d'arte, di un film, non le cose ovvie che sono la superfice.

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 15-12-2005 alle 14:46 ]

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 15-12-2005 14:15  
Finalmente cominciamo a ragionare...
Quest'ultimo intervento mi sembra molto equilibrato...

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 15-12-2005 14:23  
quote:
In data 2005-12-15 14:15, Schizo scrive:
Finalmente cominciamo a ragionare...
Quest'ultimo intervento mi sembra molto equilibrato...





Guarda, mi sono impegnato al massimo... pur di far felice te. E poi mi avevi così spaventato...
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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parret

Reg.: 14 Set 2004
Messaggi: 446
Da: milano (MI)
Inviato: 15-12-2005 14:57  
quote:
In data 2005-12-15 14:01, AlZayd scrive:
Dove però la sessualità diventa atto mancato, in funzione di una "perversione" ancor prima mentale, di dongivannesca, casanovesca, per l'appunto, memoria... E' un attacco (bunueliano, seppur con modi e percorsi affatto diversi) alla borghesia incapace di compiere l'"atto", di trasformare in azione vera e gratificante l'"idea" perversa che si ha in mente. Mente vacillante della borghesia in perenne "crisi". Nella sequenza della "donna manichino", vera e propria bambola gonfiabile, c'è tutto il senso di questo meccanicismo inane ed onanistico rispetto al sesso, che Casanova vive in maniera finalmente "felice" (è visibilmente ressarenato ed appagato) perchè può confrontarsi con la sua impotenta psichica ed esistenziale, più che fisica, senza il trauma che gli deriva dal confronto con la donna reale.



E' questo atteggiamento critico e demistificatorio che sembra prevalere nei commenti al film che ho letto finora, dello stesso Fellini, di Schizo e di altri. Un po' forse il discorso si potrebbe correlare a quanto ho già scritto confrontandomi con Schizo sulla presa di distanza del personaggio nei confronti di quelle donne, immense, abissali, travolgenti e per ciò stesso pericolose, con cui il personaggio si ritroverà concretamente in contatto, riducendosi egli stesso semplicemente ad automa, a macchina da coito senz'anima e passione. Prescindendo però dal personaggio concreto l'atteggiamento dell'autore nell'esplorare l'universo femminile descritto mi sembra di segno tutto opposto, di viaggio, tuffo, abbandono passionale in questo oceano, mondo altro e calamitante di pulsioni, di carne, di autenticità, in cui magari perdersi ed autodistruggersi. In ogni caso, belle osservazioni le tue, le linko subito sul mio topic sul Casanova

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parret

Reg.: 14 Set 2004
Messaggi: 446
Da: milano (MI)
Inviato: 15-12-2005 19:45  
quote:
In data 2005-12-15 14:01, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-12-15 13:25, parret scrive:
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In data 2005-12-15 13:00, AlZayd scrive:
quote:
In data 2005-12-15 10:50, parret scrive:


Comunque sì la distinzione fa realtà-alterità ed interiorità mi sembra anche a me adesso molto schematica e superficiale. Penso comunque che siano presenti entrambe le componenti legate, interagendo proficuamente fra di loro e che non si dovrebbe sottovalutare l'una a scapito dell'altra. Ha poco senso considerare ad esempio la donna nel Casanova, in Amarcord come nei disegni come entità a se stante prescindendo dalla dialettica anche corporale che coinvolge il personaggio



"Dialettica anche corporale"... Da adito a maliziosi fraintendimenti.



Non vedo cosa ci sia da fraintendere. Mai ho vista rappresentata in maniera così viscerale e conturbante la pulsione erotica maschile nei confronti della donna. Mi riferisco anche ai disegni. Per fare un esempio Schizo e un mio amico considerano Casanova un film squisitamente cerebrale; io lo vedo come un viaggio nel sesso, un viaggio all'interno del corpo, fra tessuti, umori e micro-particelle organiche in perenne, sfiancante movimento; un viaggio nella donna, all'interno della donna la cui immagine così autenticamente intima, profonda e viscerale potrà anche repellere per l'estremità e la forza delle tinte. Perchè esludere la dimensione più direttamente sessuale dall'universo felliniano?



Non rifiuto questa dimensione che fa realmente ed innegabilmente parte della poetica felliniana...
[/quote]

E, aggiungo io a costo di cadere nel banale e nel già sentito, dimensione che ne costituisce il centro nevralgico simbolico o comunque la scintilla salutifera di catarsi: lo stupore, l'emozione, il desiderio viscerale e triviale di fusione e al contempo lo sguardo satirico e penetrante di fronte all'altro da sè, così imponente e significativo nella nostra esperienza individuale da rischiare anche di esserne travolti

[ Questo messaggio è stato modificato da: parret il 16-12-2005 alle 09:56 ]

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 16-12-2005 08:58  
Provo a riprendere le fila del discorso.
I film di Fellini sono un mezzo indiretto per conoscere la sua poetica.
Dal 1950 (Luci Del Varietà anche se in compartecipazione) al 1990 (La voce della Luna) passano ben 40 anni di storia d'italia.
Il dopoguerra, le grandi speranze, il boom economico, le rivolte di fine anni sessanta, il terrorismo, fino ad arrivare al berlusconismo (Fellini ne ha visto solo il rapido sorgere e il proliferare delle sue televisioni. Tutto il background storico si riflette inevitabilmente nell'opera di un artista.
Fellini è molto più vicino a Schopenhauer di quanto si possa pensare (ecco perchè il riferimento a Bunuel, altro autore "schopenhaueriano" mi ha fatto particolarmente piacere).
Fellini parte da una disperazione di fondo appena accennata nel suo primo vero film da regista (Lo Sceicco Bianco)e che poi esplode nel suo primo vero successo di critica e pubblico (I Vitelloni).
Nei Vitelloni la disperazione si autoalimenta in questo assurdo dibattersi dei protagonisti tra il tedio e il dolore, tra Volontà e Rappresentazione. Hanno storie d'amore palliative, hanno rapporti palliativi. La scena di loro davanti al mare d'inverno è un manifesto del pessimismo Schopenhaueriano. Ma il pessimismo non è totale: ci deve essere una via d'uscita
Apro una parentesi: il vero pessimismo è quello senza vie d'uscita, senza una porticina laterale da cui scappare (The Truman Show). Il vero pessimismo è quello di Ellis di American Psyco (no exit!!!)
Fellini cerca disperatamente questo raggio di luce e prova con la trilogia della salvezza (o della santità)
La Strada Il Bidone Le Notti di Cabiria
Purtroppo qualcun'altro dimostrerà lucidamente che la via della santità è una falsa strada (Viridiana di Bunuel)
Mi fermo e continuo dopo....
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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 16-12-2005 11:29  
Seconda Parte

Da “La Strada” fino alle “Notti di Cabiria” Fellini va pian piano sgretolando tutte le possibilità di salvezza, le porte si chiudono lentamente, ad una ad una.
Parte alla grande (great expectations) con il trittico (che alcuni critici hanno definito hegeliano tesi antitesi sintesi ma io non la vedo così) Zampanò , Il Matto, Gelsomina.
Gelsomina rappresenta l’ingenuità primordiale, una pura di cuore ma non ha capacità critiche.
E’ quindi facile per Zampanò schiavizzarla e soggiogarla psicologicamente con il solo uso della forza bruta.
Il vero personaggio chiave del film è il Matto (ma forse è davvero il più sano di mente del trio) che fa acquisire all’ingenua Gelsomina coscienza critica della sua condizione, gli fa alzare gli occhi verso l’alto, per ammirarlo in equilibrismi pericolosi, gli fa intravedere una possibilità di vita diversa, un punto di vista diametralmente opposto. Dal momento del sacrificio del Matto , ucciso da Zampanò, tutta la storia prende la direzione del racconto morale con la morte di Gelsomina e la catarsi finale di Zampanò sulla solita spiaggia felliniana, con un pianto liberatorio e colpevole.
Ma già nel Bidone la mistificazione della realtà da parte dei vitelloni-bidonisti acquista una particolare cattiveria che ben si materializza nelle truffe ai danni di poveri ingenui. La morte del protagonista non rivela lo stesso meccanismo catartico della morte di Zampanò nella strada.
Infine nelle “Notti di Cabiria”, la prostituta Cabiria (pura di cuore) viene ingannata a inizio film ma non perde fiducia nell’umanità, vine utilizzata da Amedeo Nazzari come valvola di sfogo sessuale e poi umiliata nel guardare il grande divo fare l’amore con una altra donna (un altro Sceicco Bianco che uccide i sogni?) e infine dopo la solita grande bufala della guarigione miracolosa e una seduta ipnotica che rivela a tutti i sogni della protagonista, l’ennesimo tradimento di un uomo che la colpisce nel suo punto debole (il sogno di avere una vita normale). Ma ci può essere una via d’uscita in questo mondo di lupi famelici, pronti a sfruttare ogni nostro cedimento, ogni nostra debolezza, ogni nostra illusione. Ancora La Strada, ancora gli artisti di strada, bambini, bambini che danzano attorno a una donna sfinita, piangente, distrutta moralmente. E ancora un raggio di luce, un abbozzo di sorriso…Il più bello dei mari è quello che non navigammo.

E adesso arriviamo alla Dolce Vita (emergono i mostro sommersi da tempo e Schopenhauer)
A tra poco

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 16-12-2005 12:57  
Il dolce nulla

1960 Esce La Dolce Vita, dura più di tre ore (fatto insolito per un film italiano dell’epoca) ed è gia annunciato come scandalo (il bagno nella fontana, l’orgia). Molto del successo della Dolce Vita (in Italia) è determinato dal tam tam di notizie sulle scene hard (sic, è tutto relativo).
Ma esistono subito le fronde bigotte e vetero testamentarie: sull’osservatore romano si grida “La sconcia vita” e “Vergogna” con editoriali al vetriolo a firma Oscar Luigi Scalfaro, il Cardinale Siri che aveva difeso Le Notti di Cabiria (e gli attacchi per la scena del benefattore laico) si ritira in buon ordine, alla prima al Cinema Splendor a Milano a Fellini presente, non volano solo fischi ma addirittura sputi. Fellini l’eretico, Fellini blasfemo, da scomunicare all’istante.
Certo un film in cui la prima scena è la statua di Cristo portata via in elicottero è emblematica, come la scena del falso miracolo. L’attacco ad una religione sensazionalistica e miracolistica è violento, una via d’uscita (quella religiosa) viene chiusa per sempre. Il tedio e il dolore invadono tutti i personaggi: Steiner, l’intellettuale è quello che meglio rappresenta il momento più alto della Volontà del genio, l’eliminazione di sé e dei figli (no future for you). Il produttore voleva convincere Fellini ad abolire il personaggio di Steiner ma si può ben comprendere come esso è il cardine della crisi di identità e di valori che assedia tutti i protagonisti. Molti hanno parlato di Goya…qualcun altro di Freud e del subconscio. Ma c’è proprio la sensazione che questi personaggi siano già morti ma non se ne accorgono. Vivono secondo Volontà ma non hanno il genio di elevarsi dal tedium vitae. Fanno festini, orge, inseguono col flash un ideale di bellezza per renderloeterno, carpiscono con l’inganno liti e stati di ebbrezza alcolica….ma sono terribilmente decadenti.
La vita come inesorabile veleggiare verso la morte. La morte come nulla in cui dolcemente adagiarsi (qualche critico ha prafrasato La Dolce Morte.
Guardate Marcellino ai bordi della Fontana di Trevi, prima timoroso, poi dopo le insistenze di Anitona, convinto (“ma sì…”). Guardatelo avvicinare la bocca a quella di Anita, ma non baciarla. Guardatelo allungare le mani verso il suo viso quasi per disegnarlo, ma non toccarlo.
E’ uno dei rari momenti in cui l’ater ego di Federico Fellini sembra arrivare a carpire l’oscuro oggetto del desiderio.
In Lynch, ma anche in parte in Bunuel questo momento di quasi verità corrisponde alla depersonalizzazione e alla perdita della identità.
In Fellini la crisi personale e di identità diventa 8 e mezzo….

To be continued

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Schizo

Reg.: 16 Ott 2001
Messaggi: 1264
Da: Aosta (AO)
Inviato: 16-12-2005 15:11  
8 e mezzo (a portrait of the artist as a young man)

Ci siamo lasciati sul viso angelico di Paolina che cerca di comunicare a gesti con Marcellino (vuoi ballare con me?). Quel saluto finale è un addio alla giovinezza, alla spensieratezza, alla purezza.
Definitivo direi. Si deve dolorosamente crescere. Abbiamo perduto i genitori, gli dei, i miti, gli amori. Siamo soli a continuare questo assurda traversata (stultifera navis). La confusione interiore è devastante. I produttori vogliono un altro capolavoro, il regista sa che è difficile ripetere un capolavoro, ancora di più confrontarsi con un capolavoro. Il regista prende tempo, rimanda, fa un filmetto (l’episodio di Boccaccio 70 dove ironizza sui falsi moralismi e sul bigottismo della repubblica delle banane) ma è in grande difficoltà. Un film di fantascienza? Boh! Un film sulla morte ? Mistero. Ma sembra davvero non esserci via d’uscita. Ma ecco una formuletta magica Ana Nisi Masa (cosa è l’anima?), forse la regressione infantile è una dolce scappatoia a questo presente di morte. E invece no perche coi ricordi d’infanzia riemergono antichi conflitti e sensi di colpa, la punizione bigotta per avere visto danzare il diavolo Saraghina. Guardate la rappresentazione della Saraghina: vi sembra una donna che ispiri dolcezza e gioia di vivere? A me sembra un misto di follia e diabolico riso. Nell’immaginario del piccolo Guido (Fellini bambino) la naturale attrazione fisica per una donna viene trasfigurata nella componente del rimorso che il solo pensiero reca in sé.
Punizioni corporali (in ginocchio sui ceci), minacce di perdizione eterna e il danno è fatto per sempre. Guido non riuscirà a fare coesistere pulsione sessuale e sentimento senza ricadere negli atavici sensi di colpa inculcati dalla Chiesa (in questo caso cattolica), tradirà ripetutamente la moglie ma non avrà il coraggio di lasciarla, si nutrirà di donne carnali (la Milo) e di donne eteree (la Cardinale) senza mai riuscirle veramente a possedere. Anzi proprio il suo angelo che prende le forme perfette di Claudia Cardinale gli suggerirà ironicamente, con uno dei più bei sorrisi nella storia del cinema, la terribile verità: NON SAI VOLERE BENE
Il suicidio sembra l’unica via di uscita e dal punto di vista filosofico non fa una grinza.
In effetti il primo finale sembra suggerirlo (la pistola gli viene passata sottobanco, dov’è la gioia, parrett, dov’è la gioia?) ma all’improvviso la folgorazione, il momento di lucidità: bisogna accettarsi ed accettare gli altri, conoscere i propri limiti, prendersi per mano in questa assurda sarabanda che è la vita ed andare avanti. La marcetta di Rota accompagna questo girotondo anestetizzante e consolatorio. Ma quanta malinconia in quel Fellini bambino che lascia per ultimo la scena seguito dall’occhio di bue. Poi l’oscurità….

Preparatevi alla discesa negli inferi
Giulietta degli Spiriti

To be continued

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penny68

Reg.: 14 Nov 2005
Messaggi: 3100
Da: palermo (PA)
Inviato: 16-12-2005 18:09  
quote:
In data 2005-12-16 15:11, Schizo scrive:
8 e mezzo (a portrait of the artist as a young man)

Ci siamo lasciati sul viso angelico di Paolina che cerca di comunicare a gesti con Marcellino (vuoi ballare con me?). Quel saluto finale è un addio alla giovinezza, alla spensieratezza, alla purezza.
Definitivo direi. Si deve dolorosamente crescere. Abbiamo perduto i genitori, gli dei, i miti, gli amori. Siamo soli a continuare questo assurda traversata (stultifera navis). La confusione interiore è devastante. I produttori vogliono un altro capolavoro, il regista sa che è difficile ripetere un capolavoro, ancora di più confrontarsi con un capolavoro. Il regista prende tempo, rimanda, fa un filmetto (l’episodio di Boccaccio 70 dove ironizza sui falsi moralismi e sul bigottismo della repubblica delle banane) ma è in grande difficoltà. Un film di fantascienza? Boh! Un film sulla morte ? Mistero. Ma sembra davvero non esserci via d’uscita. Ma ecco una formuletta magica Ana Nisi Masa (cosa è l’anima?), forse la regressione infantile è una dolce scappatoia a questo presente di morte. E invece no perche coi ricordi d’infanzia riemergono antichi conflitti e sensi di colpa, la punizione bigotta per avere visto danzare il diavolo Saraghina. Guardate la rappresentazione della Saraghina: vi sembra una donna che ispiri dolcezza e gioia di vivere? A me sembra un misto di follia e diabolico riso. Nell’immaginario del piccolo Guido (Fellini bambino) la naturale attrazione fisica per una donna viene trasfigurata nella componente del rimorso che il solo pensiero reca in sé.
Punizioni corporali (in ginocchio sui ceci), minacce di perdizione eterna e il danno è fatto per sempre. Guido non riuscirà a fare coesistere pulsione sessuale e sentimento senza ricadere negli atavici sensi di colpa inculcati dalla Chiesa (in questo caso cattolica), tradirà ripetutamente la moglie ma non avrà il coraggio di lasciarla, si nutrirà di donne carnali (la Milo) e di donne eteree (la Cardinale) senza mai riuscirle veramente a possedere. Anzi proprio il suo angelo che prende le forme perfette di Claudia Cardinale gli suggerirà ironicamente, con uno dei più bei sorrisi nella storia del cinema, la terribile verità: NON SAI VOLERE BENE
Il suicidio sembra l’unica via di uscita e dal punto di vista filosofico non fa una grinza.
In effetti il primo finale sembra suggerirlo (la pistola gli viene passata sottobanco, dov’è la gioia, parrett, dov’è la gioia?) ma all’improvviso la folgorazione, il momento di lucidità: bisogna accettarsi ed accettare gli altri, conoscere i propri limiti, prendersi per mano in questa assurda sarabanda che è la vita ed andare avanti. La marcetta di Rota accompagna questo girotondo anestetizzante e consolatorio. Ma quanta malinconia in quel Fellini bambino che lascia per ultimo la scena seguito dall’occhio di bue. Poi l’oscurità….

Preparatevi alla discesa negli inferi
Giulietta degli Spiriti

To be continued



Non mi fare attendere troppo...

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