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FilmUP Forum Index > Cinema > Attori, Attrici e Registi > Jean Vigo   
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Autore Jean Vigo
VViNks

Reg.: 22 Ago 2003
Messaggi: 2664
Da: milano (MI)
Inviato: 08-03-2005 07:57  
quote:
In data 2005-03-08 01:39, Poisonidea scrive: per quanto "provocatorio" l'intervento di marienbad, bastava non tenerlo in considerazone se la cosa dava fastidio no?

sì, è una buona osservazione.
altra buona osservazione: se sei un vecchio frequentatore del forum, la tua esperienza dovrebbe suggerirti di evitare di rincarare la dose, quando leggi certi ricorrenti battibecchi.


chiedo ad abyss e poisonidea, se è possibilie, di isolare i loro commenti su vigo, in modo che si possa procedere allo spostamento di tutto ciò che non c'entra in altro topic.
grazie.

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13Abyss

Reg.: 20 Lug 2003
Messaggi: 7565
Da: Magliano in T. (GR)
Inviato: 08-03-2005 12:27  
... giusto perchè oggi sono in buona.
è la festa di zorro, del resto.
_________________
Rubare in Sardegna è il Male.

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Alia1984

Reg.: 02 Mar 2005
Messaggi: 16
Da: perugia (PG)
Inviato: 08-03-2005 19:13  
vigo fece due corti e due lungometraggi: i corti sono "A propos De Nice", e "Taris e la Natation". I film invece "Zero de Conduite" e L'atalant.
Cmq lui odiava essere chiamato surrealista, non si sentva parte di nessuna avanguardia. Se la sentiva stretta, era convinto che fosse troppo radicata in quei canoni dalla quale nasceva. E che in pochi anni avesse già detto tutto ciò che aveva da dire.
_________________
La paura uccide la mente!

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Hellboy

Reg.: 22 Ago 2003
Messaggi: 4287
Da: Rio Bo (es)
Inviato: 08-03-2005 19:55  
quote:
In data 2005-03-07 22:00, ZoraGhost scrive:
Hellboy, ti scrivo qui perchè non mi funzionano i messaggi privati.
Ci sarebbe questo signore molto interessato a conoscerti





grazie.
ti voglio bene!!
mi è andata bene una cosa e puoi dirmi cio' che vuoi, anche Abyss, ovvio che interveniva pure lui.
ciao vecchio!


pero' gli uomini con giacca e cravatta non mi vanno...
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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 06-11-2006 16:44  
ZERO IN CONDOTTA di Jean Vigo (Stairway to Heaven)

1933, dopo lo splendido documentario A proposito di Nizza, Jean Vigo si immerge nel’autobiografia e rispolvera i suoi ricordi di collegio nei 42 minuti di Zero in Condotta.
Per quel tempo il film è una piccola bomba molotov nel cuore delle istituzioni francesi e in effetti come per l’Atalante, i tagli e le censure deturperanno l’opera e il morale del geniale regista francese, già minato nel fisico dalla tubercolosi che lo condurrà a morte da lì a breve.
La grandezza di questo film sta nello sguardo di Jean Vigo: un modo di rappresentare la memoria rivestendola di una pellicola di rimpianto e spogliandola da eccessivi trasporti empatici.
I migliori anni della nostra vita passati tra ordini assurdi e regole aterosclerotiche, l’infanzia e l’adolescenza buttati negli angusti stanzoni di dormitori inospitali, collezionando zero in condotta e divieti di uscire la domenica. Ma zero in condotta è in realtà il voto da assegnare alla maggior parte degli educatori del collegio, alle loro frasi castranti, al loro regime militare, alle loro carezze lascive, alle loro perversioni. E’ il pensiero malvagio degli adulti che stigmatizza una innocente amicizia tra allievi, è l’occhio malato e vojeuristico dei grandi che contamina l’innocenza dei fanciulli. All’ennesimo abuso morale e sessuale la risposta è solo una: merda! La rivolta coinvolge l’autocelebrazione del potere di una festa ipocrita e l’attacco avverrà dall’alto, colpendo con tutto quello che è sotto mano. Poi la fuga in fila indiana, verso il cielo. Abilissimo nel maneggiare il magma incandescente dei ricordi, Jean Vigo ci regala dei momenti di cinema puro, con simboli e metafore che si susseguono in un concerto armonico. Il triste ritorno in treno mentre la vita scorre fuori dal finestrino, con giochi e magie che esorcizzano il momento del rientro in collegio, ci si immagina già grandi tra palloncini gonfiati a mò di tette e sigari fumati di nascosto, ma l’ombra minacciosa del Signor Censore fa svanire ogni timido sorriso. La stessa ombra gigantesca che si intravede dietro una tenda, un mostro dilatato dalla falsa prospettiva dell’occhio infantile che guarda. Qualche bambino ritarda di un giorno l’ingresso in collegio, qualcun altro ha il mal di pancia, un altro ancora fa il sonnambulo (nella realtà è morto di Spagnola nel 1919). Un solo insegnante che fa il verso a Charlie Chaplin imitandone l’andatura, sembra prendere le parti dei ragazzi e disegna caricature animate degli altri insegnanti, smitizzandoli. Il magico tocco di Vigo si completa rappresentando il Rettore della scuola come un nano (il nano Delphin) che si guarda allo specchio e urla improperi ai poveri allievi mentre la mdp si sposta in fondo alla classe a inquadrare uno sconsolato dimenare il capo in senso di disapprovazione. C’è una scena che riassume tutta l’innocenza dell’infanzia ed è un ricordo struggente: un bambina si arrampica su un pianoforte per recuperare dei pesci in una palla di vetro mentre il compagno di giochi è bendato per non guardare le gambe e le mutandine della bambina mentre si piega a raccogliere il miniacquario. Occhi che invece non rimangono bendati sono quelli del signor censore che spia il sorvegliante Huguet mentre prova a fare vedere agli alunni le cose capovolte, in un punto di vista ribaltato. E’ il mondo sottosopra quello della lotta coi cuscini che ricorda tanto quella di Chaplin nella Febbre dell’Oro, in un delirio di piume svolazzanti in una giravolta al rallentatore che è un omaggio al potere illusorio (e illusionista) del cinema. “Noli me tangere” sembrano supplicare gli occhi dei bambini, e in fondo è una commovente esortazione di Vigo a lasciare intatti i voli dell’infanzia, a non bruciare troppo presto le speranze. Questi anni nessuno te li ridà più indietro, e Jean Vigo, mentre l’ombra lo segue da mane a sera, si volta un’ ultima volta a guardarli volare liberi nel cielo con la consapevolezza di averli perduti per sempre.


“Nel covo dei pirati
c’è poco da scherzare
chi non si arruola finisce
in fondo al mare

finanche i piu convinti
finanche i più decisi
a denti stretti
si sono tutti arresi

tu invece sei la sola
che va così sicura
sul trampolino di Capitan Uncino

ma dimmi come fai
a non avere paura
o sei incosciente
oppure sai che è un sogno
che non dura

lo sai il tempo corre
e non lo puoi fermare
diventi grande
e ti vogliono cambiare

e questo ti spaventa
i grandi sono strani
fanno paura
più dei pescecani…..”

Edoardo Bennato Nel Covo Dei Pirati

_________________
True love waits...

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 06-11-2006 17:31  
sì ma perché qui e non in tuttocinema?


vigo, vigo...
sì ok, L'Atalante, Zero in condotta...
eppure la vera anima di Vigo, lo spirito del suo "cinema sociale", sta già tutto meravigliosamente in A propos de Nice, in uei primi 25 minuti di un cineasta che, in meno di tre ore di produzione complessiva, ha attraversato, influenzato e determinato, dall'esterno e dall'interno, tutto il cinema.
In 165' di pellicola Jean Vigo ha fatto tutto quello che si può chiedere ad un cineasta per essere tra i più grandi di sempre.
che sia morto a 29 anni, poco importa.
tanto più che è morto nel cinema, per il cinema, per girare nei canali le scene de L'Atalante, nonostante la sua malattia.
Se Limelight è la morte di Molière, Jean Vigo (e l'Atalante) è l'immortalità del cinema.
_________________
Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 06-11-2006 17:43  
Si sono d'accordo con te.

A PROPOS DE NICE di Jean Vigo 1930 (l’esordio di un genio)

Invito tutti gli appassionati di cinema a recuperare questa piccola gemma di Jean Vigo che, trovandosi a Nizza per ragioni di salute (la tubercolosi richiedeva climi più temperati rispetto all’amata Parigi) decide di girare un documentario sulla città francese che diventa un piccolo manifesto sociale sulle differenze tra ricchi e poveri nella imperturbabilità di una natura angosciosamente uguale a sé stessa. Memore degli insegnamenti dell’”Uomo con la macchina da presa” Dziga Vertov (che ai tempi rivoluzionò il modo di riprendere la realtà, regalando una vita autonoma alla macchina da presa, tra inquadrature di sbieco e accelerazioni e decelerazioni improvvise) e aiutato dal fotografo Boris Kauffmann (fratello di Vertov), Jean Vigo monta le immagini in maniera ribelle in un ritmo serrato e appassionante. Vediamo alternarsi immagini di estrema ricchezza e di estrema povertà, immagini di gioia ma anche di profonda mestizia, di vitalità incosciente e di paciosa sonnolenza.
Ma anche nelle immagini che dovrebbero essere di pura felicità (il carnevale di Nizza, il gioco al Casinò, i balli dei ricchi e dei poveri), Jean Vigo inserisce una nota grottesca e sottilmente maligna, come se le immagini mostrate siano destinate a scomparire, a deteriorarsi, intaccate dalla malattia e dalla corruzione. L’occhio malato di Vigo scopre al di là delle nuvole e delle onde del mare, delle passeggiate invase dalle luce del sole e dei carri carnevaleschi, il lato oscuro della guerra, della distruzione, della deformazione corporea (il bambino con la faccia deturpata è una immagine che rimane impressa nella memoria, la vecchia consunta e quasi prosciugata), della rovina per debiti di gioco (i corpi ritirati dal tavolo verde come fiches), della morte (le immagini del cimitero che si alternano a quelle della parata militare).
E tra immagini di can can al rallentatore e dell’ Hotel Negresco inclinato dalla ripresa obliqua passa indifferente la bellezza delle statue, in una sorta di divina indifferenza dal nervoso e dispendioso brulicare di queste impazzite formiche umane.
Un modo diverso di rappresentare la realtà, una denuncia mascherata da poesia.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-11-2006 13:04  
quote:
In data 2006-11-06 17:43, Schizobis scrive:

.... L’occhio malato di Vigo...




Tutto bene, Schizo, hai scritto ottime cose, solo vorrei dire che al cinema è difficile incappare in un "occhio" che sia più sano...
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 07-11-2006 13:43  
Su Vigo ho speso le prime parole di cinema della mia vita. Era il lontano 1998!
_________________
"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 07-11-2006 15:02  
quote:
In data 2006-11-07 13:04, AlZayd scrive:
quote:
In data 2006-11-06 17:43, Schizobis scrive:

.... L’occhio malato di Vigo...




Tutto bene, Schizo, hai scritto ottime cose, solo vorrei dire che al cinema è difficile incappare in un "occhio" che sia più sano...




Si intendevo "malato" tra virgolette, nel senso della capacità di vedere oltre la segnatura delle cose e scoprire la corruzione (e oserei dire non a caso la consunzione) del tempo (riferendomi al documentario A proposito di Nizza).
Dal punto di vista registico, l'occhio di Vigo è sanissimo.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-11-2006 16:20  
quote:
In data 2006-11-07 15:02, Schizobis scrive:
quote:
In data 2006-11-07 13:04, AlZayd scrive:
quote:
In data 2006-11-06 17:43, Schizobis scrive:

.... L’occhio malato di Vigo...




Tutto bene, Schizo, hai scritto ottime cose, solo vorrei dire che al cinema è difficile incappare in un "occhio" che sia più sano...




Si intendevo "malato" tra virgolette, nel senso della capacità di vedere oltre la segnatura delle cose e scoprire la corruzione (e oserei dire non a caso la consunzione) del tempo (riferendomi al documentario A proposito di Nizza).
Dal punto di vista registico, l'occhio di Vigo è sanissimo.





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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 07-11-2006 16:38  
malato, sano... boh, quello che di certo caratterizza l'occhio (quello meccanico, manovrato nientepopodimenoche da Kaufman, fratello di Vertov, "celovek s kinoapparatom" di tutta la produzione di Vigo) vigoliano è una certa leggerezza, una spontaneità dello sguardo che in futuro si ritroverà solo, in modalità differenti e divergenti, in certo Rossellini.
Vigo ha applicato il kinoglaz rispettivamente al sociale (a propos de nice), ai ricordi (zero de conduite), infine (con l'atalante) alla materia stessa del cinema, rappresentato nella sua forma forse più classica, quella melodrammatica; ne L'Atalante il cinema è il dio demiurgo, solo il cinema come dio può guardare dall'alto i due protagonisti nel finale e continuare anche dopo che il film finirà, solo il cinema può permettere a Jean Dastè di trovare davvero il volto di Dita Parlo nell'acqua della Senna.
L'Atalante è la vittoria dell'occhio meccanico su tutti gli altri (che siano quello retorico del cinema "che impiega 3000 metri di pellicola perché due labbra si uniscano in un bacio", o quello degli estremi avanguardistici), e dell'amore sul cinema, o meglio, dell'amore nel cinema, e del cinema. L'amore esiste solo nel luogo prettamente cinematografico delle acque della Senna (luogo nato nel breve documentario sul campione di nuoto Taris); nel momento in cui il film finisce, l'occhio meccanico si distacca, condannando spietatamente quell'amore a finire.

_________________
Non vorrei mai appartenere ad un forum che accettasse tra i suoi moderatori uno come me.

[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 07-11-2006 alle 16:45 ]

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 07-11-2006 16:53  
Condivido pienamente questa interpretazione.

Il mio riferimento era al documentario A proposito di Nizza dove la successione delle immagini apparentemente di festa è quasi sempre controbilanciata da immagini di morte, consunzione, guerra dolore.
Come se la paura della morte ( e della sofferenza) gettasse un ombra di "malattia" in immagini altrimenti gioiose.
_________________
True love waits...

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 07-11-2006 16:56  
bien, siamo tutti d'accordo allora
ci voleva Vigo
_________________
Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-11-2006 18:05  
quote:
In data 2006-11-07 16:38, sandrix81 scrive:

L'Atalante è la vittoria dell'occhio meccanico su tutti gli altri ...




... occhi risparmiati dalla rasoiata bunuelina.

Si scheza... ma anche no. Vigo e Bunuel si stimavano/amavano a vicenZa... erano consimili, animati dello stesso fervore anarco-surrealista.


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