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FilmUP Forum Index > Zoom Out > Attualità > Dopo Georgia e Ucraina, il Kirghizistan: Rivoluzioni di cartapesta - atto III   
Autore Dopo Georgia e Ucraina, il Kirghizistan: Rivoluzioni di cartapesta - atto III
honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 24-03-2005 18:04  
KIRGHIZISTAN: MANIFESTANTI IN PALAZZO GOVERNO A BISHKEK

BISHKEK - I manifestanti dell'opposizione hanno fatto irruzione nel principale palazzo del governo a Bishkek, la capitale del Kirghizistan. Lo hanno detto testimoni. ''Ci sono migliaia di manifestanti che hanno fatto irruzione nel palazzo'', ha detto un giornalista dell'agenzia britannica Reuters, aggiungendo che le forze dell'ordine ''li stava respingendo''. L'irruzione dei manifestanti e' avvenuto dopo un teso confronto con le forze di sicurezza schierate a difesa della sede del governo, verso la quale avevano marciato stamattina circa 10.000 manifestanti, secondo alcuni testimoni. Secondo un resoconto dell'agenzia France Press, la folla ha premuto sul cordone di agenti davanti al palazzo, lanciando contro di loro pietre; la polizia ha allora caricato, costringendo i manifestanti a indietreggiare per alcune decine di metri. Ma dopo qualche minuto la folla e' tornata alla carica, tempestando gli agenti con una gragnola di sassi. Diversi poliziotti sono stati colpiti e sono caduti a terra mentre molti altri hanno cercato rifugio dietro le inferriate del palazzo.

Incidenti sono scoppiati durante la manifestazione e si sono sentiti alcuni colpi di arma da fuoco, sparati in aria. Lo hanno detto le agenzie russe Ria e Interfax. Non e' chiaro chi sia stato a sparare.

Circa un migliaio di oppositori si sono radunati stamattina a Bishkek, la capitale del Kirghizistan dove ieri una manifestazione ancora meno numerosa era stata dispersa con la forza. Il neo ministro dell'Interno ha invitato i manifestanti a mantenere la calma e ha assicurato che la polizia non interverra' contro manifestanti pacifici. Il ministro Kenechbek Duchebaev, un 'duro' nominato ieri al posto del destituito Bakirdin Subabenkov, parlando con i giornalisti ha anche detto di avere informazioni secondo le quali alcuni poliziotti si sarebbero schierati con l'opposizione ''o per convinzione o perche' costretti''. Duchebaev ha ribadito tuttavia quanto aveva detto ieri, subito dopo la nomina, e cioe' di essere pronto a usare la forza se gli abitanti di Bishkek o la sicurezza delle istituzioni fossero minacciate. Ieri le forze dell'ordine avevano disperso con la forza, ma senza spargimento di sangue, una piccola manifestazione dell'opposizione di circa 300 persone. Una trentina di manifestanti sono stati fermati. Se non riesce ad attecchire nella capitale, il movimento di opposizione continua a avere il controllo di diversi distretti nel sud e nell'ovest del Paese e in particolare delle due citta' di Osh e Jalal-Abad.



da ansa.it

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 24-03-2005 18:24  
Il Kirghizistan è un cuneo di terra fra Russia e Cina, perfetto per gli obiettivi strategici politici e militari occidentali in chiave anti cinese e anti russa.
Ufficialmente gli USA stanno fuori dai giochi anche se il movente e l'opportunità sono molto ghiotte.
Per ora abbiamo un manipolo di insorti (fra cui molti integralisti islamici, ex terroristi, nonchè delinquenti comuni - quanti sul libro paga o coltivati dalla CIA?) che "pacificamente" occupa città, televisione di stato e, pare, il palazzo del governo, il tutto motivato da presunti brogli alle ultime elezioni.
Il copione è sempre lo stesso: come in Ucraina dove il "non grato" Yanukovitch ha vinto la prima volta e non ha perso la seconda, come in Georgia dove aveva vinto il "non grato" Shevarnadze,laddove vincano candidati sgraditi a "lor signori" le elezioni non sono democratiche. E si inscenano dei beceri schiamazzi piazzaioli che vengono definiti manifestazioni popolari di protesta per rendere maggiormentte digeribile il golpe bianco di turno.

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greenday2

Reg.: 02 Lug 2004
Messaggi: 1074
Da: reggio emilia (RE)
Inviato: 24-03-2005 20:38  
Non mi sembra un'analisi molto obiettiva la tua.

QUali dati hai per provare le tue affermazioni?

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 25-03-2005 09:22  
quote:
In data 2005-03-24 18:24, honecker scrive:
Il Kirghizistan è un cuneo di terra fra Russia e Cina, perfetto per gli obiettivi strategici politici e militari occidentali in chiave anti cinese e anti russa.
Ufficialmente gli USA stanno fuori dai giochi anche se il movente e l'opportunità sono molto ghiotte.
Per ora abbiamo un manipolo di insorti (fra cui molti integralisti islamici, ex terroristi, nonchè delinquenti comuni - quanti sul libro paga o coltivati dalla CIA?)



guarda con la stessa sicumera che ostenti tu potrei rispondere
"Quanti a libro paga di agnoletto, casarini e campi anti-imperialisti??"
_________________
Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 25-03-2005 12:32  
quote:
In data 2005-03-25 09:22, ipergiorg scrive:
quote:
In data 2005-03-24 18:24, honecker scrive:
Il Kirghizistan è un cuneo di terra fra Russia e Cina, perfetto per gli obiettivi strategici politici e militari occidentali in chiave anti cinese e anti russa.
Ufficialmente gli USA stanno fuori dai giochi anche se il movente e l'opportunità sono molto ghiotte.
Per ora abbiamo un manipolo di insorti (fra cui molti integralisti islamici, ex terroristi, nonchè delinquenti comuni - quanti sul libro paga o coltivati dalla CIA?)



guarda con la stessa sicumera che ostenti tu potrei rispondere
"Quanti a libro paga di agnoletto, casarini e campi anti-imperialisti??"



1.non vedo come tutto ciò possa avere a che fare con la situazione i Kirghizistan?
Nomini due personaggi che, tra l'altro, dimostrano di avere in testa poche, pochissime idee buone e molte confuse: un mix di socialismo, idee libertarie, avventurismo"guevarista", mondialismo. In pratica un coacervo di tutto e del suo contrario: come dire in pratica nulla.
Sono a malapena in grado, disorganizzati come sono, di organizzare iniziative decenti, e le loro casse dubito siano anche solo lontanamente paragonabili a quelle del servizio segreto di una potenza militare e econoica come gli USA.

2. Niente sicumera. Solamente che queste "rivoluzioni colorate e floreali" così rapide, improvvise, e veloci come un golpe mi lasciano molto molto molto perplesso e dubbioso.

[ Questo messaggio è stato modificato da: honecker il 25-03-2005 alle 13:39 ]

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 14-05-2005 14:05  
I manifestanti sfidano il regime di Islam Karimov
I ribelli abbandonano il palazzo dell'amministrazione
Uzbekistan, la rivolta continua
E' strage, duecento i morti
Espulsi i giornalisti stranieri: "Andate via"


ANDIJAN - Non si ferma la rivolta in Uzbekistan. Dopo qualche ora di relativa pausa, i manifestanti sono tornati in piazza per sfidare il regime di Islam Karimov. Diverse migliaia di persone si sono di nuovo radunate spontaneamente nel cuore di Andijan, città a ridosso della frontiera con il Kirghizistan e il Tagikistan. E con la rivolta, cresce il numero delle vittime: almeno, forse di più. Mentre almeno 500, persone, molte ferite, hanno attraversato il confine e si sono rifugiate in Tagikistan. "La rivolta dipende da debolezza delle autorità, problemi sociali e influenza dei gruppi estremisti - dice il viceministro degli Esteri russo Valeri Loshinin. - La rivolta è stata accuratamente preparata". Mentre per il presidente uzbeko Islam Karimov dietro ai moti di questi giorni a Andijan c'è il gruppo islamico Hizb ut-Tahrir.

In città, intanto, la situazione resta gravissima. Secondo un giornalista locale, in pieno centro, sono rimasti abbandonati una trentina di cadaveri, tutti civili, morti negli scontri precedenti. Altri corpi, tra cui quelli di almeno due donne, sono stati visti trascinati da alcuni dimostranti fuori dall'edificio governativo, al cui interno erano asserragliati una parte dei ribelli armati che avevano innescato i tumulti.

E nel tentativo di impedire che il mondo esterno sappia che cosa sta esattamente succedendo, i giornalisti stranieri sono stati espulsi dalla città. Una volta isolata la zona, i militari hanno caricato su alcuni veicoli quanti più giornalisti potevano. Altri sono stati fermati ai posti di blocco, in qualche caso trattenuti per breve tempo e interrogati, infine è stato loro intimato di andarsene subito, ammonendoli del fatto che sono in serio pericolo. "Avete trenta minuti di tempo per la città"

Nel frattempo la Commissione europea esprime "preoccupazione" per lo scoppio delle violenze" e chiede che "la situazione attuale sia risolta attraverso il dialogo e la riconciliazione, non attraverso l'uso della forza".

(14 maggio 2005

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 14-05-2005 14:09  
Il presidente Karimov è il padre-padrone dell' Uzbekistan (lo chiamano il Saddam Hussein dell'Asia Centrale) ed è un buon alleato degli USA.
Dopo le "rivoluzioni" colorate e dollarodotate finalmente una sollevazione popolare contro un governo filoamericano e liberticida che ha affamato la popolazione uzbeka per più di dieci anni.

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 15-05-2005 20:38  
Governo filoamericano e per giunta filorusso. O per lo meno sostenuto da entrambi. Siamo dinanzi ad uno dei peggiori dittatori del mondo attuale; speriamo solo non passi tutto in secondo piano nel giro di 5 o 6 giorni.
_________________
E' ok per me!

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 15-05-2005 21:07  
Andijan, 15 maggio 2005
E' sempre critica la situazione in Uzbekistan. Nella città di Andjian è iniziata la sepoltuta dei morti nei conflitti fra insorti e forze gornative.

L'insurrezione violenta ha provocato decine di morti, ma ancora nessuno è in grado di stilare un bilancio preciso. Si va dai 30 morti annunciati in conferenza stampa dal presidente Isalam Karimov, ai 300 o addirittura 500 denunciati da organizzazioni dei diritti dell'uomo.

Diversi soldati uzbeki sono rimasti uccisi in scontri con insorti armati in un villaggio al confine con il Kirghizistan. Lo hanno riferito testimoni locali.

Gli scontri sarebbero avvenuti stamattina nel villaggio di frontiera di Tefektosh. Diversi soldati sarebbero stati uccisi da uomini armati fuggiti poi sul lato kirghiso. Non è possibile avere una conferma indipendente della notizia, ma vi sono tracce di sangue per le strade del villaggio, che si trova nella stessa regione di Andijan, dove venerdì una rivolta antigovernativa è stata soppressa nel sangue dalle truppe uzbeke.

Un campo profughi, dove si trovano già 900 rifugiati, è stato aperto nel sud del Kirghizistan. Lo ha detto all'Agenzia France Presse Samat Toimatov, funzionario del ministero della Sanità kirghiso.

Venerdì scorso una grande folla si era radunata sulla piazza principale della città per protestare contro il governo e un gruppo di insorti si era asserragliato nel Palazzo del governo regionale con una decina di militari in ostaggio. I soldati hanno sparato sulla folla e il maggior numero di vittime sembra ci sia stato durante l'assalto dato dalle truppe a questo edificio per sgomberarlo.

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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 26-05-2005 13:32  
Nel frattempo...

25 Maggio 2005 la stampa

Oggi Condoleezza Rice con i presidenti di Azerbaigian, Georgia e Kazakhstan
inaugura il mega-oleodotto che dal Caspio arriva in Europa saltando la Russia

Francesca Sforza

Che cosa ci può essere in comune tra il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, il premier turco Recep Erdogan, l'irrequieto leader georgiano Mikhail Saakashvili, il presidente azero Ilham Aliev e il regime autoritario del kazakho Nursultan Nazarbayev? Da questa mattina ci sarà un oleodotto, «l'oleodotto del secolo», 1.770 chilometri di tubi che dall'Azerbaigian attraverseranno la Georgia e la Turchia fino a Ceyhan, collegando il Caspio con il Mediterraneo. E che in futuro trasporteranno petrolio da Oriente a Occidente anche dal Kazakhstan grazie alla costruzione di una tratta sottomarina nel Caspio. Tutto questo, senza passare per la Russia.
Dopo undici anni di lavori e circa 3,6 miliardi di dollari, il Btc (Baku-Tbilisi-Ceyhan) è finalmente pronto per essere inaugurato. Al taglio del nastro, questa mattina a Baku, capitale dell'Azerbaigian, saranno presenti sia i rappresentanti politici che hanno finanziato e voluto l'operazione, sia gli uomini del consorzio internazionale che lo gestiranno in futuro: British Petroleum (presente con una partecipazione del 30 per cento), la società petrolifera azerbaigiana Socar (25%) e altri soci minori tra cui Eni (5%), ConocoPhilips, Staoil e Amerada Hess. «A Baku si siglerà non un contratto, ma un avvenimento storico - ha detto il presidente azero Aliev - Con questo oleodotto Oriente e Occidente sono più vicini».
Dietro il tragitto del corridoio petrolifero si intravede già la sagoma di un nuovo asse geopolitico, che collega gli Stati Uniti con la Turchia e le zone più inquiete dello spazio post sovietico. Come osservava ieri il quotidiano economico Kommersant: «Impossibile non leggervi un'esclusione della Russia», che teme non solo svantaggi di tipo economico - in particolare la riduzione della dipendenza delle esportazioni di petrolio azero e kazakho dagli oleodotti russi - ma anche pesanti ricadute di ordine militare e politico. La conferma è venuta da una visita lampo di Donald Rumsfeld a Baku nell'aprile scorso. In quell'occasione - secondo fonti del ministero degli Esteri russo - sono stati concordati i particolari della prossima dislocazione di basi americane in Azerbaigian. «Non si tratterà di basi di grande dimensioni - si legge nel rapporto del centro di analisi strategiche americano-israeliano "Stratfor" - ma di contingenti da dirottare in queste regioni a seconda delle esigenze militare statunitensi». In futuro - sempre secondo le analisi di "Stratfor" - i Paesi che partecipano a progetti energetici comuni come il Btc daranno vita a un'unità speciale detta «Guardia del Caspio», addetta al controllo delle risorse energetiche e a operazioni antiterroristiche. In Azerbaijan sono impegnati già da qualche mese decine di istruttori militari americani e informazioni filtrate dai media azeri parlano di manovre congiunte anche in Turchia. Ma alla domanda del giornalista russo che chiedeva dettagli sulla presenza militare americana in Azerbaijan, il presidente Aliev si è limitato a rispondere che «la questione non va messa in questi termini».
Il Cremlino non ha alcuno strumento per impedire che gli americani rafforzino la loro presenza in Asia Centrale: «Se con la Georgia e l'Ucraina può usare l'arma del ricatto minacciando di staccare gas e petrolio - osserva un analista della Carnegie Foundation - con Azerbaigian e Kazakhstan, che hanno un potenziale energetico enorme, questi ricatti non funzioneranno». La risposta di Mosca, in ogni caso, non si è fatta attendere. «Porteremo le nostre basi fuori dalla Georgia - ha detto ieri il capo dello Stato Maggiore Juri Baluievski intervenendo sul delicato contenzioso che avvelena da anni i rapporti tra Mosca e Tbilisi - e le trasferiremo in Armenia». Un vero affronto per l'Azerbaigian, che ha con l'Armenia talmente tante questioni in sospeso da far dire al presidente Aliev che «L'unica minaccia al buon funzionamento del Btc sono i terremoti e gli armeni». In una nota all'ambasciata russa di Baku, il ministro degli Esteri azero ha espresso «grande preoccupazione» per la decisione del Cremlino e ha invitato la Russia a tornare sui suoi passi «nell'interesse della stabilità e della sicurezza dell'intera regione».
Con il pieno funzionamento dell'oleodotto Btc - 1 milione di barili al giorno - la Comunità di Stati Indipendenti che avrebbe dovuto perpetuare l'unità dell'impero sovietico si conferma un'entità priva di contenuti politici, in cui ci si combatte a colpi di petrolio, basi militari e reciproci ricatti. Di questo passo sarà difficile persino arrivare a quella forma di «divorzio consensuale» di cui parlava Vladimir Putin durante l'ultimo incontro con le ex repubbliche. Gli americani sono i primi ad averlo capito, e non perdono occasione per diventare ago della bilancia di vecchi conflitti e nuovi equilibri.


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
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Da: Pankow (es)
Inviato: 11-07-2005 12:11  
Come se ci fossero dei dubbi:

KIRGHIZISTAN: PRESIDENZIALI, STRAVINCONO I 'TULIPANI' CON BAKIEV
MOSCA - Un vero e proprio plebiscito le elezioni di ieri in Kirghizistan per la scelta del nuovo capo dello Stato, quattro mesi dopo la "rivoluzione dei tulipani": Kurmanbek Bakiev, il presidente ad interim, ha ottenuto l'88,63% dei suffragi. Lo ha annunciato stamattina a Bishkek, la capitale di quella impoverita repubblica ex-sovietica d'Asia centrale, la commissione elettorale centrale quando era stato scrutinato il 98,49% delle schede.

Il candidato più votato dopo Bakiev - leader dell'insurrezione che a marzo ha portato al crollo dell'opaco e paternalistico regime capeggiato da Askar Akaiev - è stato Tyrsunbai Bakir, che ha ottenuto appena il 3,88% dei voti. Si temeva che le elezioni - cruciali per garantire un po' di stabilità a quel paese di cinque milioni di abitanti ai confini con la Cina indipendente dal 1991 - fossero annullate a causa di un'affluenza inferiore al 50%, ma la commissione elettorale centrale ha annunciato che ieri è andato alle urne il 74,6% degli aventi diritto. Spetterà adesso ad Akaiev, insieme con l'amico-nemico e 'premier in pectore' Felix Kulov, allontanare una volta per tutte lo spettro della guerra civile tentando di rilanciare l'economia e costruire un sistema politico più democratico. "Queste elezioni rappresentano un'occasione unica - ha detto Bakiev ieri all'uscita dal seggio dove aveva votato - perché per la prima volta dopo l'indipendenza offrono una scelta reale". A suo giudizio "il voto si è svolto in modo onesto e trasparente, nel pieno rispetto degli standard fissati dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse)". Un migliaio di osservatori stranieri ha sorvegliato il buon andamento della consultazione.


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 08-09-2005 12:14  
Ucraina, blitz di Yushchenko
Licenziato il governo

KIEV - Il presidente ucraino Viktor Yushenko, alle prese con un dirompente scandalo di corruzione nel suo entourage, ha licenziato oggi il governo capeggiato dalla 'pasionaria della rivoluzione arancione' Iulia Tymoshenko e ha dato a Yuri Yekhanurov, uno dei leader del partito 'Nostra Ucraina', l'incarico di formarne uno nuovo. Yushenko ha accettato le dimissione di Petro Poroshenko dalla carica di segretario del Consiglio Nazionale della Sicurezza e Difesa. Il presidente ha sospeso dal suo incarico per tutta la durata dell'inchiesta sulla corruzione il suo consigliere numero uno, Aleksandr Tetriakov.


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 08-09-2005 12:30  
UCRAINA: IL PRESIDENTE YUSHENKO SCIOGLIE IL GOVERNO

MOSCA - Il presidente ucraino Viktor Yushenko ha sciolto oggi il governo presieduto dalla premier Iulia Timoshenko.

E' nella bufera in seguito a pesanti accuse di corruzione il gruppo dirigente che è andato al potere in Ucraina a gennaio grazie alla "rivoluzione arancione" promettendo più democrazia e trasparenza: Petro Poroshenko - uno dei capofila di quella rivoluzione e braccio destro del presidente Viktor Yushenko - si è dimesso oggi dalla carica di segretario del Consiglio nazionale di Sicurezza e Difesa.

Anche Nikolai Tomenko, vicepremier con delega per le questioni umanitarie, ha gettato la spugna: non desidera - ha spiegato - "condividere nessuna responsabilità con quelli che hanno creato un sistema di corruzione". "Io - ha puntualizzato - non ho rubato e non voglio essere implicato nella corruzione in cui sono impelagati i più stretti consiglieri del presidente".

La dirompente crisi politica è scoppiata sabato quando Oleksandr Zincenko ha lasciato la poltrona di capo di gabinetto di Yushenko e ha accusato di corruzione l'intero entourage del presidente sostenendo che la leadership della "rivoluzione arancione" sta manovrando per rivedere a favore suo e dei suoi amici le controverse privatizzazione del precedente regime.

Zincenko, ex businessman e anche lui tra i principali luogotenenti di Yushenko, ha chiamato personalmente in causa Poroshenko, un magnate televisivo che è uno degli uomini più ricchi dell'Ucraina.

Il bubbone è esploso sulla scia di una sorda lotta intestina tra Yushenko e la "pasionaria della rivoluzione arancione", Iulia Timoshenko, premiata con la poltrona di premier. Lunedì sia Yushenko che la Timoshenko hanno rinviato una serie di viaggi all'estero per fronteggiare la tempesta scatenata da Zincenko.

Annunciando oggi le dimissioni, Poroshenko ha spiegato che non ha mai fatto pressioni per bloccare un'inchiesta sulla corruzione al vertice del nuovo governo e si fa da parte proprio per non essere visto come una "fonte di potenziale pressione" sulle indagini.
"Per me - ha sottolineato - l'onore e la dignità sono più importanti del mio posto".


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honecker

Reg.: 31 Gen 2005
Messaggi: 626
Da: Pankow (es)
Inviato: 27-03-2006 11:38  
Rivoluzione arancione già finita?

Primo partito sarebbe l'oppositore del presidente in carica Iushenko
che avrebbe preso il 13,5%. La Thimoshenko al 27 per cento
Ucraina, secondo gli Exit poll
Janukovic ha vinto le elezioni


Un seggio in Ucraina
KIEV - Torna alla ribalta a Kiev la vecchia guardia sconfitta nel 2004 dalla rivoluzione arancione: il Partito delle regioni di Viktor Ianukovic, l'ex delfino di Leonid Kuchma considerato in Ucraina l' "uomo di Mosca", ha ottenuto la maggioranza relativa nelle elezioni legislative di oggi, stando agli exit poll ufficiali.

Ianukovic, secondo un sondaggio del dopo-voto condotto su un campione di 20.000 rispondenti dal 'Progetto nazionale exit poll' (un team formato dal fondo 'Iniziativa democratica, dal centro 'Razumkov' e dall'Istituto internazionale di sociologia di Kiev) , ha ottenuto il 33,28% delle preferenze, contro il 22,72 del Blocco Julia Timoshenko, piazzatosi a sorpresa secondo, e il 13,53% del presidente Viktor Iushenko, grande sconfitto della tornata elettorale.

Sempre secondo i dati diffusi stasera dai media ucraini, hanno poi superato la soglia del 3% necessaria per entrare alla Rada ( il parlamento ucraino) il Partito socialista di Aleksander Moroz, con il 5,37%, il Partito comunista di Piotor Simonenko, con il 3,46%, il Partito socialista-progressista della vetero-sovietica Natalia Vitrenko, con il 3,35%. Resta un margine di speranza per il Blocco popolare dell'attuale presidente della Rada, Vladimir Litvin, che ha il 2,66%. L'affluenza è stata del 58,81% , secondo i dati della Commissione elettorale.

Si apre ora per Kiev, e in particolare per Iushenko, umiliato anche dalla sua ex alleata e neo-rivale, un periodo di grande incertezza: se i dati dell'exit poll saranno confermati, alla coalizione arancione, spaccata in due dalle liti e dalle reciproche accuse di corruzione, non basterà negoziare un faticoso riavvicinamento, nè cercare alleanze fra gli altri partiti che hanno superato lo sbarramento, e che comunque sono in maggioranza lontani dalle posizioni filo-occidentali e riformiste degli arancioni. Oltretutto, il presidente dovrebbe trattare con la sua ex protetta da una posizione di grande debolezza.

Timoshenko finora ha escluso qualunque alleanza con Janukovic, mentre Iushenko, che prudentemente si era lasciato aperta anche quella porta, dovrebbe cooptare anche un altro partito, probabilmente quello di Moroz. Ma lo scarno risultato delle urne almeno per come appare al momento lo metterebbe in posizione di inferiorità rispetto agli alleati.

In attesa di vedere quali saranno le scelte di campo, il presidente mantiene una corda al suo arco: la costituzione gli dà il potere di sciogliere la Rada se entro 60 giorni dalla proclamazione dei risultati ufficiali non verrà raggiunto un accordo per la formazione di un nuovo governo, la cui composizione è competenza della nuova camera. Resta da vedere se la bella Julia, premiata oltre le aspettative dai suoi elettori europeisti, avrà il coraggio di tradire le loro aspettative e cercare un compromesso con l'odiato Janukovic.

Potrebbe sempre citare il suo ex mentore Iushenko, che nel discorso alla nazione prima del voto aveva affermato di voler "mettere da parte gli egoismi personali in nome dell'interesse del paese". Sia come sia, il tramonto degli arancioni è innegabile, sempre che i dati vengano confermati dallo spoglio: ed è frutto non solo delle divisioni interne, ma anche di una politica economica che ha ripiombato il paese indietro sul versante della crescita industriale e non ha prodotto in campo sociale i benefici sperati.

L'inflazione supera il 13% a fronte di salari medi attorno ai 150 dollari mensili, l'indebitamento è cresciuto, gli investimenti esteri hanno continuato a latitare per mancanza di stabilità politica e giuridica. Al quadro già fosco si è aggiunta la 'guerra del gas' con Mosca, che ha messo in serio dubbio le aspirazioni di Kiev a un distacco dall'orbita del potente vicino.

Se sul versante economico gli arancioni hanno fallito, la consultazione odierna prova però il successo della politica di democratizzazione del paese: le elezioni legislative ucraine sono di gran lunga le più corrette mai avvenute in una repubblica dell'ex Urss, Baltici esclusi. Urne trasparenti, una forte presenza di osservatori interni e stranieri nei seggi e una campagna elettorale forse drogata da un incredibile afflusso di finanziamenti si calcolano in circa 10 miliardi di dollari le spese complessive ma che ha dato visibilità a tutti i 45 partiti in lizza.

Non che siano mancati i colpi bassi: dall'uso spregiudicato di strumenti ai limiti della legalità (come pubblicità subliminali e sondaggi virtuali) alla sistematica criminalizzazione dell'avversario. E a proposito di criminali, non ne sono mancati nelle liste: secondo Viktor Nebozhenko del centro indipendente 'Barometro ucraino', "un posto in lizza poteva venire acquistato a partire da 400.000 dollari per arrivare a 12 milioni di dollari" nei partiti più quotati e nelle posizioni più alte. Qualcuno ha tentato di approfittarne per cercare di comprarsi l'immunità parlamentare. Fra le tante novità di queste elezioni, c'è stata anche l'introduzione del sistema proporzionale: un'arma studiata per abbattere i vecchi feudi del maggioritario, ma che si è rivelata a doppio taglio.

(26 marzo 2006)
_________________
Popolo, Patria, Socialismo

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