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![](/forum/images/star_06a.gif) Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 25-01-2005 13:31 |
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Spiace ma è molto lungo. Ma è più o meno il pensiero del presidente della Commissione
Signori, qui non si tratta di andare in sollucchero per Berlusconi e per la sua maggioranza, visto che in questa maggioranza ci stanno tanti amici del giaguaro, che della commissione Mitrokhin se ne impippano e, anzi, vorrebbero brindare al più presto al suo trasloco in soffitta, come sta accadendo per la consorella Telecom Serbia, resa subito zoppa dalla volontà di non disturbare convitati più o meno di pietra. Se fossimo in grado di estrarre dalla fondina nomi e cognomi dei fedifraghi acquattati nell'ombra, non esiteremmo a farlo, piccoli come siamo, ma questo è un Paese dov'è facile confiscare la verità, per ragioni storiche facilmente intuibili, combinate con motivazioni di opportunismo spicciolo e con qualche paura di troppo, retaggio della prudenza più stagnante di schietta marca democristiana (o vaticana?). Paolo Guzzanti ha un'origine di sinistra, socialista, ed è un uomo che ha conosciuto personaggi che hanno costruito la storia di questo Paese, talora rottamando verità poco elastiche per incentivare ideologie rivelatesi poi inutilizzabili ai fini di un'identità compiuta del medesimo.
E' stato financo un cantore di Mani Pulite, per sua stessa ammissione, ma chi, fra tanti garantisti dell'undicesima ora, non lo è stato almeno per un attimo, neppure tanto fuggente? Forse è proprio tale peccato di maturità che consente oggi a Rosso Malpelo di parlare con cognizione di causa del cancro rappresentato dalla corporazione delle toghe, e non certo per difendere chi si sa difendere egregiamente da solo dall'attacco dei procuratori d'assalto, figli non tanto di un Sessantotto lungo da dimenticare, quanto di un clima da guerra civile abortita, a sua volta estrema propaggine di uno tsunami occulto partito da certe stanze frequentate un tempo dal piccolo archivista che ancor oggi si tenta di negligere. Insomma, la promessa di un Watergate italico è ancora valida, a sentire il cantastorie Guzzanti, che in tale veste si sta presentando in ogni contrada dove ci siano uomini e donne (e sono tanti) con la voglia di ascoltarlo.
Questo è il contributo del Senatore alla campagna elettorale della Casa delle Libertà, e il suo impegno non è certo dei più agevoli, considerato che, prima del venerdì torinese cui abbiamo avuto la ventura di assistere, in quarantott'ore ha ripetuto le stesse sconvolgenti vicende a tre platee diverse. Il leit-motiv di Rosso Malpelo è che quanto sappiamo del dossier Mitrokhin è soltanto la punta di un iceberg; che l'Italia è stata defraudata di troppe verità e che, al posto delle stesse, ha ricevuto solo protesi posticce, con cui ancora adesso si sta cercando di farla camminare, ingannando financo la meglio gioventù di questo tempo, al punto che dobbiamo purtroppo disperare che la medesima sia ancora recuperabile, sotto le kefiah con cui è abituata a paludarsi.
Tuttavia, il Guzz è malato di un ottimismo pervicace, persuaso com'è che la pentola finirà per scoperchiarsi, e, da quel grande affabulatore che è, riesce a contagiare il proprio pubblico, facendolo innamorare del piccolo grande uomo Vassili Mitrokhin, una specie di monssù Travet del Keghebé, dove entrò da comunista convinto e donde uscì da anticomunista e antisovietico irriducibile. Ebbene, la premessa di Guzzanti nel raccontarne la storia, è stata che, non appena il frutto della sua erculea fatica approdò sui nostri lidi per i buoni uffici del controspionaggio britannico, i nostri simpatici governanti di centrosinistra si incaricarono di non lasciare che ci affaticassimo sulle davvero sudate carte del buon Vassili (che per anni aveva ricopiato i documenti comprovanti le porcherie sovietiche su sottilissimi fogli di cartavelina, che poi appallottolava nei calzini per sottrarli alle perquisizioni all'uscita dalla Lubjanka), quasi ci considerassero alla stregua dei contadini soggetti al feudatario del 'Mistero buffo' di Fo, ai quali le mogli venivano assegnate dal signorotto stesso già incinte, per evitare appunto che si affaticassero e non rendessero sul lavoro. Come, d'altro canto, era già successo per tanti altri cosiddetti misteri italiani, con le loro brave verità preconfezionate o con il regalo di qualche bella commissione parlamentare 'ad usum delphini', tipo la famigerata commissione Stragi, che costava un miliardino di lire all'anno e che non ha mai partorito nemmanco un topolino.
Il Guzz è stato categorico su questo punto: la lettura del dossier Mitrokhin o, meglio, del rapporto Impedian dei servizi inglesi, è una gigantesca scatola contenente tutte le 'affaires' più o meno torbide di cui è costellata la storia italiana, dal caso Moro in giù, fatta eccezione forse per la sola Ustica, sulla quale ha inteso soffermarsi per ribadire la propria convinzione, maturata dopo essersene occupato a lungo e averci anche scritto un libro, che l'ipotesi missilistica sbandierata dalla sinistra non regge di fronte a quella di una bomba di matrice probabilmente araba. Le morti terribili e spettacolari di Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, che la vulgata corrente ha ormai cristallizzato all'interno della leggenda nera della lotta portata dalla mafia al cuore stesso dello stato, non sarebbero estranee alla feroce determinazione di non fare aprire il capitolo inquietante sui servizi resi a una potenza straniera nemica dell'Occidente da un manipolo di traditori, molto prima che le rivelazioni di Mitrokhin arrivassero sulle scrivanie dei generaloni del SISDI e del SISME.
Guzzanti, in particolare, ha ricordato come Falcone non si occupasse più di mafia all'epoca dell'attentato di Capaci, bensì stesse lavorando a sbrogliare la matassa sulla richiesta russa di restituzione dei rublodollari elargiti dall'ormai defunta Unione Sovietica al PCI (per inciso, tali denari erano stati sempre depositati dai 'senzadio' di Botteghe Oscure nelle casse dello IOR, che praticamente aveva svolto un'azione di riciclaggio con la benedizione delle autorità italiane), aggiungendo che il magistrato sarebbe potuto cadere facilmente mille volte in un'imboscata romana prima del suo tragico viaggio a Palermo, ma che un'azione 'cinematografica' in Sicilia avrebbe facilmente diretto le indagini sui mandanti 'naturali' (è ovvio che ciò non contrasta con l'individuazione di una manovalanza di 'picciotti').
Quanto a Borsellino, erano noti i legami di amicizia con Falcone, donde la necessità di colpire un altro galantuomo, la cui morte fosse 'comodamente' ascrivibile alla malavita organizzata dell'isola. A sua volta, Dalla Chiesa era collegato alla scomparsa di una fetta considerevole dei verbali delle BR sul sequestro di Aldo Moro, ritrovati nel covo di Via Monte Nevoso e portati al generale in tutta fretta da quel tale Bonaventura, agente dei servizi segreti, trovato poi morto stecchito nella propria abitazione alla vigilia dell'audizione davanti alla Mitrokhin.
Ora, riguardo al caso Moro, apertosi con un'operazione militare delle Brigate Rosse degna di uno stratega (Guzz, con la malizia dell'uomo di spettacolo, non ha lesinato il proprio giudizio 'ammirato' sulla tecnica adottata in Via Fani, sottintendendo chiaramente come il blitz non potesse non nascere da elementi esterni alla direzione strategica dei terroristi), Rosso Malpelo, senza tante circonlocuzioni, ha puntato il dito contro l''uomo del piattino', vale a dire sull'organizzatore amatoriale di sedute spiritiche Romano Prodi, il quale ebbe il 'toupé' di proferire il nome 'Gradoli' a proposito del luogo di prigionia del politico rapito, sostenendo davanti ai giudici che lo stesso gli sarebbe stato comunicato dal movimento del classico piattino usato durante le evocazioni degli spiriti. Una storia che il volpino Violante avrebbe bevuto senza dire né ah né bah. La manfrina prodiana fu un messaggio in codice per lo spostamento del prigioniero, attivato da quel tale Conforto, spia sovietica in attività fin dall'epoca fascista dopo avere lavorato per il regime mussoliniano? Non era costui il padre della tizia nella cui abitazione vennero catturati la Faranda e Morucci, vale a dire l'ala trattativista delle BR, e rinvenute armi in quantità, fra cui la mitraglietta Skorpion che aveva concluso la vicenda terrena di Moro? E, dalle schede di Mitrokhin, non risulterebbe che il Conforto stesso aveva il controllo invece dell'ala oltranzista, che meglio serviva la causa dell'Unione Sovietica, donde il sospetto che il babbo avesse fatto le scarpe alla sua prole, che peraltro non stette un sol giorno in bujosa? Collegare Prodi a Conforto, visto che costui frequentava intellettuali e boiardi, è forse delitto di lesa maestà?
Detto fra noi, che l'affermazione del piattino continui a perseguitare il probabile candidato ulivista al posto di premier alle prossime elezioni, ci sembra appena appena giusto, giacché in un paese meno pulcinellesco una simile 'boutade' avrebbe sepolto da un pezzo le ambizioni politiche di chicchessia. Prodi, fra l'altro, la vocazione dell'uomo di Mosca, l'avrebbe mostrata anche in occasione dell'auto-golpe gorbacioviano del 1991 (Guzz ha smontato anche l'aureola di quello che molti ingenuotti continuano a considerare un 'comunista buono', a un cui studio del 1967 viene fatta risalire la nascita dell'ambientalismo come cavallo di Troia dell'egemonia neomarxista), allorquando, in un'incauta intervista da presidente dell'IRI, si lasciò sfuggire di essere in contatto con l'allora capo del KGB, ossia con uno dei maggiori protagonisti di quel disperato colpo di coda del regime sovietico, e di rimanere in fiduciosa attesa delle decisioni in materia economica di coloro che sarebbero poi stati travolti dalla furia di Corvo Bianco Eltsin. In attesa, come un qualsiasi lacché. E pensare che l'Unione Sovietica aveva i mesi contati, dopo essere sprofondata nel baratro finanziario a causa dell'avventurismo del decennio precedente, quando si era illusa di potere soffocare l'Europa in poche ore con la propria flotta e con i missili che avevano suscitato la reazione degli Europei liberi, fra i quali il nostro Craxi era stato in prima fila, affinché gli USA potessero dotare le loro basi delle opportune difese (chi si ricorda della cagnara su Comiso?).
Dopo, soltanto dopo, c'erano stati la defezione polacca dal piano del Patto di Varsavia per aggredire il Vecchio Continente (in questo senso, l'elezione di Wojtyla aveva avuto un peso rilevantissimo, liberando in patria le energie di Solidarnosc, la cui minaccia aveva costretto Jaruzelski a giocare d'anticipo nei confronti del Grande Fratello minacciante l'invasione del satellite riottoso, con il risultato che il golpe del generale con gli occhiali affumicati aveva, sì, rallentato il principio di democratizzazione, ma anche tolto a Mosca il terreno adatto per scatenare i carri armati addosso alla Germania), e il meraviglioso 'bluff' reaganiano sullo scudo spaziale. Ma, dal 1975 al 1984, i Sovietici davvero avevano pensato che lo scontro capitalismo-comunismo fosse prossimo a un 'redde rationem' di tipo militare e, volendo evitare l'alea di un conflitto nucleare, avevano sguinzagliato i loro agenti per tutta l'Europa, con il compito di reclutare il maggior numero di 'utili idioti' pronti a favorire la palingenesi marxista. Giusto per arrivare in condizioni di vantaggio allo scontro definitivo, che avrebbe costretto l'America a ritirarsi vieppiù nel proprio isolazionismo (e meno male che l'inetto Carter fu battuto dal 'cow-boy' Reagan...).
Fu in questo clima che il piccolo Mitrokhin si convinse a prendere nota delle malefatte del proprio datore di lavoro. Fu, d'altro canto, la dispendiosità del progetto sovietico a innescare il processo di autodistruzione. E fu la caduta dell'Impero a consentire a Vassili di riparare sotto le ali degli Inglesi, in una sorta di nemesi (per l'URSS) o di riparazione (per Sua Maestà britannica) per il ruolo nefasto avuto dai Cavalieri dell'Apocalisse oxfordiani, transfughi per amore dell'ideologia nel campo avverso all'Occidente. E fu un caso che un funzionario di terz'ordine dell'ambasciata statunitense a Riga scacciasse in malo modo il dimesso archivista venuto a offrire i propri servigi alla potenza a stelle e strisce, costringendolo a rivolgersi agli uomini di Londra. Costoro fiutarono immediatamente la portata delle rivelazioni di Mitrokhin e non persero tempo a raccogliere il prezioso malloppo che recava in dote. La mole di dattiloscritti dell'archivista si trasformò così in quel rapporto Impedian, che sarebbe poi stato trasmesso in parte ai singoli paesi interessati, fra cui anche l'Italia, affinché avviassero le opportune indagini. E qui cominciano le dolenti note per i generaloni romani e per i loro referenti politici. Il governo Dini, sostenuto dall'uomo dell''io non ci sto' a proposito dei cento milioni al mese per mano del SISDE, non è forse il più adatto a recepire l'evento e, in ogni caso, il Rospo deve tenersi buona quella fazione che, più d'ogni altra (attenzione, perché il marcio si annida un po' dovunque), avrebbe a scapitare dalla massa di notizie sui 'venduti' a Mosca. Ormai il vero scandalo non è nell'esistenza di costoro. bensì nella volontà di occultare il carico esplosivo.
E qui si arriva a vertici di umorismo involontario, rappresentati dallo sforzo del generale Siracusa, militare non proprio tutto d'un pezzo, che avrebbe cercato di far firmare al successore di Dini, l'ineffabile prof. Prodi (sempre lui!), la ricevuta dell'avvenuta consegna del plico bollente (già ampiamente sfoltito) alla presidenza del Consiglio dei Ministri, come legge impone. Ebbene, sembra che nell'occasione Prodi abbia sfoderato doti anguillesche insospettabili in un mortadellone della sua stazza, negandosi da lontano con la manina all'affranto capo degli 007. Il quale, visti vani i propri tentativi di farsi ricevere, avrebbe chiosato più tardi la vicenda con una frase alquanto comica: "Mica potevo sdraiarmi per terra davanti alla porta di Prodi in attesa che pigliasse il dossier!". Tale dichiarazione sarebbe stata resa al Co.Pa.Co., organo parlamentare di controllo presieduto dal ballerino del ventre Enzo Bianco, che, generando l'impressione che sto Co.Pa.Co. non valga un copeco, si è poi prodotto nel numero di far giungere alla commissione Mitrokhin, e a un giustamente incazzatissimo Guzz, il verbale relativo all'interrogatorio del suddetto Siracusa massacrato dagli 'omissis' (il verbale, non Siracusa).
Quanto a D'Alema, succeduto a Prodi, è pur vero che, per liberarsi dalle pressioni di Cossiga, il quale gli aveva permesso, con i suoi 'straccioni di Valmy', di conquistare la poltrona di primo ministro, aveva in un primo tempo lanciato la proposta di costituire una commissione d'inchiesta su Impedian-Mitrokhin, salvo far cadere tutto nel dimenticatoio e, per sovrammercato, denunziare Forattini per la famosa vignetta del bianchetto. E intanto, nella brughiera inglese, il povero Mitrokhin veniva dimenticato a bella posta dai nostri governo e parlamento, che per ben tre volte rifiutavano di ascoltarne le dichiarazioni, disgustandolo a tal punto che, ormai prossimo a morire, opponeva un flebile 'niet' a una tardiva richiesta di audizione.
La ricostruzione guzzantiana non ha trascurato nessun particolare di quanto narrato, mostrando impietosamente la coda di paglia della sinistra. A differenza del Guzz, noi non siamo così ottimisti sull'esito finale della storia, eppure riteniamo di dovere all'amico Paolo quel ringraziamento che finora gli è mancato dallo stesso partito di Forza Italia, e promettiamo di continuare ad essere in prima fila per sostenerne lo sforzo. Non perché animati da spirito di vendetta verso chicchessia, ma perché siamo stufi delle verità taroccate e strumentali fin qui ammanniteci.
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
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