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il "tesoretto" |
Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 02-04-2007 18:28 |
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quote: In data 2007-04-02 16:43, quentin84 scrive:
quote: In data 2007-04-02 16:37, Futurist scrive:
quote: In data 2007-04-02 16:28, quentin84 scrive:
A sentire Futurist sembra che le esigenze e i diritti di lavoratori,consumatori e aziende coincidano sempre e comunque.
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Per forza. Sono la stessa cosa. Non è immaginabile un'azienda senza lavoratori o lavoratori che non consumano... quindi sono la stessa cosa.
| Sei sicuro che datori di lavoro e dipendenti cioè le due controparti che fanno un'azienda, non entrino mai in conflitto? O il conflitto sociale è stato creato ad arte dai soliti sindacalisti marxisti e perfidi?
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Entrano in affari e quindi anche in conflitto. Come in un matrimonio. Ma entrambi hanno lo stesso interesse perchè sono sulla stessa barca. O almeno dovrebbe essere così. Purtroppo l'ignoranza e la stupidità hanno creato visioni limitate e di parte. Quindi sembra che lavoratori e imprenditori debbano tentare di fregarsi a vicenda quando farebbero meglio ad aiutarsi a vicenda.
Comunque il conflitto sociale nasce anch'esso dalla logica del profitto, con i lavoratori che vogliono più profitto per se stessi. Bisogna anche qui trovare il giusto punto di equità.
_________________
"Verso l'infinito e oltre, per arrivare là dove nessu uomo è mai giunto prima"
[ Questo messaggio è stato modificato da: Futurist il 02-04-2007 alle 18:30 ] |
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Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 02-04-2007 19:07 |
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quote: In data 2007-04-02 17:05, Quilty scrive:
quote: In data 2007-04-02 16:17, Futurist scrive:
Lo stato non deve forzare il mercato, non deve metterci bocca, ma deve togliere tutti i fronzoli e le limitazioni che ostacolano il pieno esercizio dei diritti dei consumatori, dei lavoratori, delle aziende, etc.;
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...
quote: si potrebbero abbattere i costi di trasporto costruendo bellissime autostrade e bellissimi ponti sugli stretti
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Niente male come metodo per abbattere le limitazioni quello di spendere soldi pubblici per diminuire i costi del lavoro (delle imprese private ovviamente).
E' un concetto interessante, non immaginavo che la spesa pubblica fosse parte integrante di un progetto di eliminazione di vincoli.
Niente male, hai vinto il premio dell'ipocrisia.
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NON E' POSSIBILE. MI SEMBRA DI PARLARE CON LA PARODIA DELLA PARODIA DEL DR. HOUSE.
MA LO CAPISCI L'ITALIANO?
HO GIA' RISPOSTO N VOLTE, QUANDO LO CAPIRAI?
Lo ripeto.
IPOTESI 1): In Italia non esiste un vero libero mercato delle infrastrutture.
IPOTESI 2): Il consumatore italiano richiede più infrastrutture, più efficienza nei servizi di trasporto, per poter svolgere le proprie attività (MI PARE OVVIO CHE IL CONSUMATORE NON PUO' ESSERE DISCRIMINATO PER MOTIVI DI RAZZA, RELIGIONE, ESTRAZIONE SOCIALE O SCOPO DI ESISTENZA. QUINDI UN'AZIENDA PIENA DI PADRONI STRONZI IL CUI UNICO SCOPO E' SFRUTTARE L'OPERAIO NON FA ECCEZIONE).
TEORIA ATTUALE (che io detesto, ma rappresenta la realtà): diretta conseguenza dell'ipotesi 1 è che in Italia non ci si può aspettare che i privati possano interagire liberamente nel mercato delle infrastrutture senza coinvolgere il potere politico. Quindi il consumatore non può rivolgersi unicamente al privato ma anche alla politica se cerca risposta alle proprie aspettative.
Quindi io, come consumatore inserito nel sistema reale, non posso fare altro che sottomettermi e sperare che la politica interceda in mio favore. Non posso fare altro che affermare "la politica dovrebbe fare quello e quell'altro", perchè non ho altra scelta.
TEORIA MIA (CHE NON ESISTE IN ITALIA PER LE INFRASTRUTTURE):
L'ipotesi 1 decade, il mercato viene finalmente liberato. A questo punto il consumatore non si rivolge ad altri se non al privato per chiedere servizi. I privati notano i soldi nella tasca del consumatore e decidono di entrare in competizione per accontentarlo pur di averli. Il consumatore si ritrova così con il servizio migliore su piazza.
A questo punto mi sembra ovvio qual'è la mia idea.
_________________ "Verso l'infinito e oltre, per arrivare là dove nessu uomo è mai giunto prima"
"trascendere le limitazioni umane e padroneggiare l'universo" (medaglia Fields) |
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Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 02-04-2007 19:33 |
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quote: In data 2007-04-02 18:17, quentin84 scrive:
Sono d'accordo con Quilty quando afferma che "libero mercato" è solo un dogma senza contatto con la realtà perchè in realtà il mercato NON è libero visto che i prodotti dei Paesi in via di sviluppo non hanno libero accesso nei nostri mercati pieni di barriere protezionistiche
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Qui siamo veramente all'apoteosi del sofismo.
Il tuo ragionamento non è diverso da questo: un "cavallo bianco" non è reale perchè quel cavallo NON è bianco visto che è nero.
Quindi i cavalli bianchi sono un dogma.
Non ha senso. Il mio spirito logico mi tortura leggendo queste cose.
Peraltro continuo a non capire perchè il libero mercato dovrebbe essere qualcosa che esiste o è già esistito. In realtà è solo un principio economico, che può essere attuato con una serie di aggiustamenti e sfumature.
Difatto un libero mercato "puro" non può esistere.
Ma soprattutto si continua a non capire che ci sono posti ed epoche in cui il libero mercato è stato più attuato che in altri, ma che nonostante ciò sono rimasti sempre residui o storpiature che con il libero mercato non hanno nulla a che fare.
E non ha veramente senso prendere questi residui e dire "ecco il libero mercato" arrivando all'apoteosi sofistica di prima.
_________________ "Verso l'infinito e oltre, per arrivare là dove nessu uomo è mai giunto prima"
"trascendere le limitazioni umane e padroneggiare l'universo" (medaglia Fields) |
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dan880
 Reg.: 02 Ott 2006 Messaggi: 2948 Da: napoli (NA)
| Inviato: 02-04-2007 20:01 |
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l'ideale migliore, lo ripeto, sarebbe un sistema economico perfettamente diviso tra statalismo e imprese private.
allo Stato tutto ciò che non è soggetto a criteri di produttività, al privato tutto ciò che porta profitto e progresso economico-industriale.
l'imprenditore per eccellenza, specialmente in Italia, non sa attuare una vera cultura capitalista: vuole giocare solo relativamente sul rischio e sulla competitività non monopolistica e pretende un forte assistenzialismo statale, come qualcuno ha sottolineato.
soprattutto vuole mantenere privilegi intatti a scapito dei consumatori e farla franca sull'evasione fiscale.
per questo il libero mercato rimane solo una teoria.
in Italia il "capitalismo" equivale a profitto unilaterale senza garanzie sociali, per lavoratori e consumatori. |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 02-04-2007 20:08 |
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Smettila di torturarti, Futurist: facevo solo notare l'ipocrisia (non tua) di chi si riempie la bocca con parole come libero mercato,libera concorrenza e poi non le applica.
Il protezionismo dei nostri mercati, le barriere contro le merci dei Paesi poveri non sono "residui" o "storpiature", sono la regola.
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 02-04-2007 alle 20:08 ] |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 02-04-2007 20:10 |
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quote: In data 2007-04-02 20:01, dan880 scrive:
l'ideale migliore, lo ripeto, sarebbe un sistema economico perfettamente diviso tra statalismo e imprese private.
allo Stato tutto ciò che non è soggetto a criteri di produttività, al privato tutto ciò che porta profitto e progresso economico-industriale.
l'imprenditore per eccellenza, specialmente in Italia, non sa attuare una vera cultura capitalista: vuole giocare solo relativamente sul rischio e sulla competitività non monopolistica e pretende un forte assistenzialismo statale, come qualcuno ha sottolineato.
soprattutto vuole mantenere privilegi intatti a scapito dei consumatori e farla franca sull'evasione fiscale.
per questo il libero mercato rimane solo una teoria.
in Italia il "capitalismo" equivale a profitto unilaterale senza garanzie sociali, per lavoratori e consumatori.
| Sottoscrivo |
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Quilty
 Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 02-04-2007 21:00 |
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Il libero mercato non solo non è mai esistito, ma non potrà mai esistere per il semplice motivo che è una prospettiva orrorifica agli occhi della grande impresa privata, che per sopravvivere in un regime concorrenziale ha assoluta necessità di essere protetta dalle dure asprezze del mercato.
Ed è per questo che la questione principale per questi signori è il costo del lavoro, il costo del lavoro, il costo del lavoro.
Basta leggersi quotidianamente le pagine economiche di Repubblica o Corriere e non si parla altro che di costo del lavoro.
Una merce allo stadio finito ha un suo costo di lavorazione e manodopera e può essere competitiva solo se il suo prezzo (in rapporto alla sua qualità) è inferiore rispetto alla concorrenza.
Come poter fare allora per abbassare il costo del lavoro, il costo del lavoro,rispetto a paesi come la Cina che con il loro capitalismo di Stato a base di sfruttamento riescono a ottenere prodotti a costi bassi e molto competitivi?
Le imprese europee sono in difficoltà con le loro quote di mercato.
Ci pensa lo Stato.
Sgravi fiscali governativi (taglio del cuneo)sulle tasse alle imprese private,tesoretti, sussidi, incentivi su rottamazioni, leggi Biagi che abbassano il costo del lavoro (un precario costa meno di uno fisso), dazi doganali europei su tessile e calzature. Direttive Bolkenstein europee.
Delocalizzazione industriale verso paesi dove il costo del lavoro, il costo del lavoro è più basso perchè un operaio viene pagato meno, ha meno diritti in Vietnam che in Italia.
In ambito Usa tutta l'industria privata high tech gode dei sussidi governativi tramite i finanziamenti statali al Pentagono (il sistema di difesa che investe nella ricerca tecnologica e passa i risultati di sussidi pubblici ai privati).
Il settore tecnologico Giapponese vanta una politica di pianificazione statale invidiabile che rende le imprese private di tale paese altamente competitive sui mercati.
Prodi va in Cina a convegno con i più grandi industriali italiani. Che cazzo fa lo Stato in Cina coi privati? Stringe accordi economici, alleanze e contratti tra grandi imprese per le quote di mercato.
Lo stesso fa Bush, lo stesso fanno tutti.
Il mondo è questo, cronaca quotidiana.
Nessun imprenditore privato si sognerebbe mai di rinunciare a queste agevolazioni statali (e parassitarie) perchè la concorrenza lo spazzerebbe via in pochi istanti.
Non solo , ma una politica economica in contrasto con questo ASSISTENZIALISMO sarebbe un perfetto suicidio per l'economia del paese , poichè crollando le imprese cresce la disoccupazione e la povertà di tutti.
Questo in un sistema liberista e feudale quale il nostro.Ed il motivo per cui è feudale è perchè solamente un'élite di privilegiati cittadini privati si vede socializzare i costi della sua impresa privatizzando i profitti.
Ecco allora che le minchiate di Futurist hanno fine.
Ciononostante la favolina del "libero mercato" concorrenziale è un termine usato, abusato su tutti i giornali quando il suo significato è puramente ideologico.
_________________
E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 02-04-2007 alle 21:11 ] |
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Quilty
 Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 02-04-2007 22:57 |
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quote: In data 2007-04-02 20:01, dan880 scrive:
l'ideale migliore, lo ripeto, sarebbe un sistema economico perfettamente diviso tra statalismo e imprese private.
allo Stato tutto ciò che non è soggetto a criteri di produttività, al privato tutto ciò che porta profitto e progresso economico-industriale.
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Questo per l'appunto in un mondo ideale.
In ogni caso qualsiasi cosa può essere riconvertita a criterio di produttività, persino il sistema sanitario (che non a caso da USL è diventato ASL - da unità ad azienda sanitaria). Ma immagino che volessi intendere i servizi di base che dovrebbero essere garantiti al comune cittadino.
Rapportiamo quindi questi criteri ad una situazione reale. Il motivo per cui un tempo la sanità era completamente gratuita e si poteva andare in pensione anticipatamente (per un insegnante bastavano 18 anni lavorativi) e ora non è più possibile (giusto per citare due esempi)anzi la prossima riforma prevede l'innalzamento dell'età pensionabile ,è che il sistema economico è in crisi e necessita di essere sostenuto.
Una politica statale che concentri le sue risorse su pensioni e sanità risulta al momento dispendiosa per tutta una serie di motivi e per il fatto che non ci sono soldi a sufficienza per praticare questa via.
Non solo , ma il tesoretto che lo Stato dispone deve essere rivolto in primo luogo all'assistenzialismo di tutte le imprese private , per sostenerne lo sviluppo e la competitività sui mercati internazionali , per fronteggiare l'agguerrita concorrenza asiatica nonchè quella statunitense eccetera.
Non è realistico, in un sistema liberista come il nostro, dire alle aziende private: arrangiatevi. La conseguenza sarebbe il crollo economico che trascinerebbe il paese nella miseria.
Pertanto tutti gli sforzi devono avere l'obiettivo comune di privilegiare l'élite dei privati. Questo comporta tutta una serie di ingiustizie palesi con una categoria di cittadini privati che spalmano i costi della loro attività privata sulla società mentre privatizzano gli introiti.
Tutti in una società di questo genere devono lavorare per tutta la vita affinchè il ricco imprenditore continui a essere ricco. Tutti, dal libero professionista all'operaio di fabbrica.
Il problema è anche a monte, nel senso che non c'è alcun motivo per cui il contributo comune della nazione deve passare attraverso la proprietà privata dei mezzi di produzione,una gestione scevra da responsabilità nei confronti di chi partecipa, libera di agire senza il consenso del determinante contributo di ciascuno.
Chi accetta più di essere governato da un regime dispotico senza mandato e chi può veramente accettare che le decisioni importanti sul controllo industriale possano essere prese senza il consenso di chi vi partecipa e contribuisce?
La questione alla fine si riduce ad un elementare principio di democrazia economica che si contrappone a vecchi regimi feudali,parassitari e clientelari.
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 02-04-2007 alle 23:00 ] |
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Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 02-04-2007 23:15 |
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quote: In data 2007-04-02 20:01, dan880 scrive:
l'ideale migliore, lo ripeto, sarebbe un sistema economico perfettamente diviso tra statalismo e imprese private.
allo Stato tutto ciò che non è soggetto a criteri di produttività, al privato tutto ciò che porta profitto e progresso economico-industriale.
l'imprenditore per eccellenza, specialmente in Italia, non sa attuare una vera cultura capitalista: vuole giocare solo relativamente sul rischio e sulla competitività non monopolistica e pretende un forte assistenzialismo statale, come qualcuno ha sottolineato.
soprattutto vuole mantenere privilegi intatti a scapito dei consumatori e farla franca sull'evasione fiscale.
per questo il libero mercato rimane solo una teoria.
in Italia il "capitalismo" equivale a profitto unilaterale senza garanzie sociali, per lavoratori e consumatori.
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Com'è che ti sei rinsanito di colpo?
Finalmente qualcosa di sensato.
_________________ "Verso l'infinito e oltre, per arrivare là dove nessu uomo è mai giunto prima"
"trascendere le limitazioni umane e padroneggiare l'universo" (medaglia Fields) |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 02-04-2007 23:17 |
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Mi viene in mente che in Argentina, dopo la crisi economica del 2001, molti operai hanno autogestito le loro fabbriche (la vicenda è stata raccontata da Naomi Klein e Avi Lewis nel documentario The Take): il caso più famoso (anche perchè ha ottenuto i risultati migliori) è quello della fabbrica di ceramiche Zanon.
Se volete saperne di più vi linko questo:
http://italy.indymedia.org/news/2006/11/1176547.php
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 02-04-2007 alle 23:19 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: quentin84 il 02-04-2007 alle 23:22 ] |
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dan880
 Reg.: 02 Ott 2006 Messaggi: 2948 Da: napoli (NA)
| Inviato: 02-04-2007 23:32 |
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quote: In data 2007-04-02 22:57, Quilty scrive:
qualsiasi cosa può essere riconvertita a criterio di produttività, persino il sistema sanitario (che non a caso da USL è diventato ASL - da unità ad azienda sanitaria
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no, affatto: il sistema sanitario non è una fabbrica che produce macchine o attrezzature agricole.
quindi non capisco come lo si deve considerare aziendalisticamente produttivo.
tra l'altro affidare al privato un servizio pubblico come quello sanitario-ospedaliero significa trasformare le attività di questi enti in servizi abbastanza costosi, che non possono dunque essere finanziariamente alla portata di tutti.
non è vero che il sistema statalista è fallimentare:
il problema non è se lo Stato e gli enti pubblici hanno funzionato o no.
il problema è di chi per tanti anni li ha amministrati con la copertuna di partiti che garantivano solo gestioni truffaldine. almeno per il caso dell'Italia.
di contro tutti i finanziamenti che potevano essere utilizzati per migliorare negli anni '80 il settore pubblico venivano regalati occultamente dai partiti della prima repubblica a settori economico-imprenditoriali che gestivano operazioni e manovravano interessi illeciti.
tutto quello che è venuto fuori con tangentopoli. |
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Quilty
 Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 02-04-2007 23:36 |
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quote: In data 2007-04-02 23:32, dan880 scrive:
no, affatto: il sistema sanitario non è una fabbrica che produce macchine o attrezzature agricole.
quindi non capisco come lo si deve considerare aziendalisticamente produttivo.
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Negli Stati Uniti come tutti sanno il sistema sanitario è estremamente produttivo e privato e si basa su uno stretto legame con le asscurazioni.Il giro d'affari è altamente redditizio e proficuo.
Non sto difendendo l'indifendibile sistema americano ovviamente, è solo un esempio per dire che qualsiasi cosa in un sistema liberista può essere ricondotta al profitto.
_________________ E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani. |
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Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 03-04-2007 00:19 |
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quote: In data 2007-04-02 21:00, Quilty scrive:
Il libero mercato non solo non è mai esistito, ma non potrà mai esistere per il semplice motivo che è una prospettiva orrorifica agli occhi della grande impresa privata, che per sopravvivere in un regime concorrenziale ha assoluta necessità di essere protetta dalle dure asprezze del mercato.
Ed è per questo che la questione principale per questi signori è il costo del lavoro, il costo del lavoro, il costo del lavoro.
Basta leggersi quotidianamente le pagine economiche di Repubblica o Corriere e non si parla altro che di costo del lavoro.
Una merce allo stadio finito ha un suo costo di lavorazione e manodopera e può essere competitiva solo se il suo prezzo (in rapporto alla sua qualità) è inferiore rispetto alla concorrenza.
Come poter fare allora per abbassare il costo del lavoro, il costo del lavoro,rispetto a paesi come la Cina che con il loro capitalismo di Stato a base di sfruttamento riescono a ottenere prodotti a costi bassi e molto competitivi?
Le imprese europee sono in difficoltà con le loro quote di mercato.
Ci pensa lo Stato.
Sgravi fiscali governativi (taglio del cuneo)sulle tasse alle imprese private,tesoretti, sussidi, incentivi su rottamazioni, leggi Biagi che abbassano il costo del lavoro (un precario costa meno di uno fisso), dazi doganali europei su tessile e calzature. Direttive Bolkenstein europee.
Delocalizzazione industriale verso paesi dove il costo del lavoro, il costo del lavoro è più basso perchè un operaio viene pagato meno, ha meno diritti in Vietnam che in Italia.
In ambito Usa tutta l'industria privata high tech gode dei sussidi governativi tramite i finanziamenti statali al Pentagono (il sistema di difesa che investe nella ricerca tecnologica e passa i risultati di sussidi pubblici ai privati).
Il settore tecnologico Giapponese vanta una politica di pianificazione statale invidiabile che rende le imprese private di tale paese altamente competitive sui mercati.
Prodi va in Cina a convegno con i più grandi industriali italiani. Che cazzo fa lo Stato in Cina coi privati? Stringe accordi economici, alleanze e contratti tra grandi imprese per le quote di mercato.
Lo stesso fa Bush, lo stesso fanno tutti.
Il mondo è questo, cronaca quotidiana.
Nessun imprenditore privato si sognerebbe mai di rinunciare a queste agevolazioni statali (e parassitarie) perchè la concorrenza lo spazzerebbe via in pochi istanti.
Non solo , ma una politica economica in contrasto con questo ASSISTENZIALISMO sarebbe un perfetto suicidio per l'economia del paese , poichè crollando le imprese cresce la disoccupazione e la povertà di tutti.
Questo in un sistema liberista e feudale quale il nostro.Ed il motivo per cui è feudale è perchè solamente un'élite di privilegiati cittadini privati si vede socializzare i costi della sua impresa privatizzando i profitti.
Ecco allora che le minchiate di Futurist hanno fine.
Ciononostante la favolina del "libero mercato" concorrenziale è un termine usato, abusato su tutti i giornali quando il suo significato è puramente ideologico.
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Ma che banalità. Ovvio che l'idea di libero mercato spaventa chi ha uno status quo che lo privilegia, proprio per questo è una bella idea.
La questione del costo del lavoro poi è altrettanto semplice. L'Italia non risulta poco competitiva solo con la Cina o con il terzo mondo ma anche con gli altri paesi UE e perfino con se stessa.
I prezzi dei prodotti e dei servizi italiani sono spesso alti, oltre che altrettanto spesso di qualità inferiore.
Il consumatore italiano quindi non ha nessun motivo per comprare italiano. Di conseguenza il lavoratore italiano non vende e non guadagna. Si innesca così un circolo vizioso (dato che tutti sono lavoratori e tutti sono consumatori) per il quale il cittadino si ritrova senza lavoro o con uno stipendio di merda ma con un mucchio di prodotti cinesi per la casa. Esattamente ciò che accade sempre più in Italia anche grazie alla logica dello stpendio alto fuori mercato.
Se invece il costo del lavoro viene ridotto a tal punto da rendere i prodotti competitivi il consumatore italiano sarà incoraggiato a comprare italiano. Il lavoratore italiano quindi vende e guadagna. Quindi si innesca un circolo virtuoso per il quale il cittadino ha un lavoro, produce e compra alimentando il sistema. Ciò che avvenne in Italia negli anni '50-'60.
Il mercato poi è globale, lo sanno anche i sassi. Se Prodi va in Cina è per accordarsi che rimanga tale, non vuoi mai che i cinesi si richiudano a guscio inserendo ulteriori fronzoli e distorture nel mercato. Anche perchè in Cina la politica dei salari bassi ha funzionato benissimo, il paese è in rapida crescita, la ricchezza in mano al consumatore cinese aumenta sempre più, c'è pure il rischio che compri qualche FIAT.
_________________ "Verso l'infinito e oltre, per arrivare là dove nessu uomo è mai giunto prima"
"trascendere le limitazioni umane e padroneggiare l'universo" (medaglia Fields) |
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dan880
 Reg.: 02 Ott 2006 Messaggi: 2948 Da: napoli (NA)
| Inviato: 03-04-2007 08:58 |
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quote: In data 2007-04-02 23:36, Quilty scrive:
Negli Stati Uniti come tutti sanno il sistema sanitario è estremamente produttivo e privato e si basa su uno stretto legame con le asscurazioni.Il giro d'affari è altamente redditizio e proficuo.
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non ne dubito perchè l'Italia si vuole sempre più avvicinare proprio a questi modelli, e sappiamo che gli Usa sono la patria del massimo capitalismo.
ma tradurre un ente di un servizio pubblico in un'attività di profitto imprenditoriale è una forzatura che si scontra con ciò che realmente deve offrire alla collettività un servizio importante come quello sanitario.
anche perchè i vantaggi di queste privatizzazioni sono sempre unilaterali. |
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ipergiorg
 Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 03-04-2007 11:09 |
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fine del tesoretto?
Istat: nel 4° trimestre deficit/pil al 5,9%
(Teleborsa) - Roma, 3 apr - Il deficit pubblico italiano nel primo trimestre del 2006 si è attestato al 5,89 del Pil contro il rapporto deficit/Pil pari al 3,9% relativo allo stesso trimestre del 2005. Lo comunica l'Istat che ha pubblicato oggi il dato relativi ai conti trimestrali delle Amministrazioni Pubbliche. Complessivamente, l'indebitamento netto nell'anno 20063 è pari al 4,5% rispetto al Pil, contro il 4,4% del 2005.
Inoltre, nel primo trimestre 2006 le entrate totali sono aumentate in termini tendenziali del 5,5% con un'incidenza sul Pil del 52,3% (51,5% nel corrispondente trimestre del 2005). Le entrate correnti registrano una crescita del 5,6%. Le entrate in conto capitale fanno registrare in termini tendenziali una crescita dell'8,7%. Le uscite totali aumentano in termini tendenziali del 9%. Il loro valore in rapporto al Pil è pari al 58,2% (55,4% nel corrispondente trimestre del 2005). Le uscite correnti nel primo trimestre 2006 registrano un aumento del 1,3%. Le uscite in conto capitale sono aumentate dell'89,1%.
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
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