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I due giornalisti francesi... |
Quilty
Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 07-09-2004 16:12 |
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Temo che tu non abbia idea di cosa sia l'impeachment,e per favore non citiamo i democratici. I democratici non hanno fatto nulla nemmeno quando un senatore avrebbe potuto impugnare le richieste di chi pretendeva una commissione di verifica sui risultati elettorali del 2000. I rapporti tra le due famiglie sono ben descritti,sempre per chi ha voglia di informarsi non faziosamente. La famiglia Bin Laden è costituita anche da gente per bene,è bravissima gente,come ci riferisce Bandar Bush,ovvero l'ambasciatore saudita in Usa. E' solo che ci sono tanti finanziamenti di questa famiglia ai Bush (documentato),tanti soldi in comune in società di armamenti(documentato),che sicuramente avranno giovato alle tasche di entrambe le parti. |
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Tenenbaum
Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 07-09-2004 20:24 |
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quote: In data 2004-09-07 16:12, Quilty scrive:
Temo che tu non abbia idea di cosa sia l'impeachment,e per favore non citiamo i democratici. I democratici non hanno fatto nulla nemmeno quando un senatore avrebbe potuto impugnare le richieste di chi pretendeva una commissione di verifica sui risultati elettorali del 2000. I rapporti tra le due famiglie sono ben descritti,sempre per chi ha voglia di informarsi non faziosamente. La famiglia Bin Laden è costituita anche da gente per bene,è bravissima gente,come ci riferisce Bandar Bush,ovvero l'ambasciatore saudita in Usa. E' solo che ci sono tanti finanziamenti di questa famiglia ai Bush (documentato),tanti soldi in comune in società di armamenti(documentato),che sicuramente avranno giovato alle tasche di entrambe le parti.
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sono soci in affari
e quindi ?
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Quilty
Reg.: 10 Ott 2001 Messaggi: 7637 Da: milano (MI)
| Inviato: 08-09-2004 11:20 |
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Quindi?
Niente,tutto a posto. |
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 08-09-2004 12:24 |
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Tenenbaum
Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 08-09-2004 22:44 |
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di solito nei paesi civili è vietato fare affari con i sauditi
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 10-09-2004 13:35 |
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Non sapevo dove metterlo. Visto che la discussione qui è un po' feram e che aprire un altro topic mi sembra eccessivo lo piazzo qui
Se la guerra in Iraq diventa "di sinistra"(analisidifesa)
Mandato da antonio Venerdì, 10 Settembre 2004, 10:45.
di Gianandrea Gaiani
Contrordine compagni!Le manovre per trasformare le operazioni in Iraq da un’infamia imperialista in una guerra politicamente corretta e “di sinistra” avevano avuto un’anteprima fin dal dibattito sulla richiesta di una risoluzione dell’ONU che togliesse agli statunitensi il comando militare a Baghdad ma hanno preso ufficialmente il via con la convention del Partito Democratico di Boston.Fassino e Rutelli, entusiasmati da John F. Kerry, avevano affermato che senza Bush si poteva e si doveva restare in Iraq. Eh già perché Kerry ha detto che con lui l’America rinsalderà le alleanze con l’Europa, anzi, ha detto che parte dei militari americani in Iraq saranno rimpiazzati da truppe alleate….però ha detto anche che invierà più soldati a Baghdad…..anzi no, ne ritirerebbe una gran parte entro sei mesi….. Insomma, sull’Iraq Kerry è parso in stato confusionale e comunque privo di una strategia. Forse è per questo che ha raccolto la simpatia della sinistra italiana che ha sorvolato sulle affermazioni da “falco” del candidato democratico presentatosi al suo pubblico con il saluto militare vantando un curriculum da eroe smontato pezzo per pezzo dai veri veterani che non gli perdonano le accuse di crimini di guerra rivolte ai suoi commilitoni, formulate sotto giuramento e poi ritrattate.
Fassino e Rutelli hanno aperto a Boston una strada che negli ultimi giorni è stata percorsa da molti esponenti politici e intellettuali della sinistra anche sull’onda della recrudescenza delle azioni terroristiche islamiche in Russia e in Iraq. Accesi dibattiti si sono aperti su tutti i principali giornali di quell’area e persino un ex direttore del Manifesto, Riccardo Barenghi, ha fatto sapere che se deve scegliere se stare con chi taglia teste o gli americani sceglie questi ultimi. Con stupore, i pacifisti a senso unico hanno scoperto che i tagliatori di teste rapiscono e uccidono anche bambini, simil giornalisti a caccia di avventure (che si dichiarano pacifisti ma si fanno fotografare con kalashnikov in pugno insieme ai partigiani della “resistenza” irachena) e giovani italiane appartenenti a organizzazioni politico-solidaristiche che pur se impegnate in attività umanitarie non hanno mai perso un’occasione per condannare pubblicamente attraverso i media Berlusconi, Bush, l’imperialismo yankee e la guerra a Saddam Hussein !
Posizioni sottolineate anche in molti appelli rivolti dagli stessi politici e intellettuali ai rapitori, quasi che sequestri e barbare esecuzioni fossero tollerabili se le vittime avessero opinioni diverse.
Sul sito di “Un ponte per…” si afferma senza pudore che Enzo Baldoni è stato ucciso “non dal terrorismo ma da una guerra che non voleva” !
A questo festival delle buffonate, abbinato purtroppo ad eventi tragici, non poteva certo sottrarsi quel grande circo che è l’Unione Europea.
Utilizzando i suoi migliori nani, pagliacci e acrobati ciclisti, Bruxelles si è affannata ancora una volta a tirare la volata al terrorismo islamico attaccando Putin per la strage di Beslan e chiedendo la demolizione del muro che Israele sta costruendo per proteggersi dai kamikaze. Non paga di aver finanziato in questi anni con milioni di euro Hamas e le Brigate Al Aqsa (attraverso i fondi donati a quel galantuomo di Arafat), Bruxelles non si è accorta che l’ultima strage compiuta in Israele è stata eseguita da kamikaze infiltratisi da un’area dove il muro non è ancora stato eretto!
Il muro quindi funziona, forse proprio per questo la UE vuole vederlo abbattuto…..
Anche Putin, che non a caso sta stringendo stretti rapporti con Israele nel campo dell’antiterrorismo, ci ha mandato al diavolo e dopo l’appello della UE a dialogare con i terroristi ceceni ha proposto agli europei di “invitare bin Laden alla NATO per dialogare”.
Un invito ovviamente ironico ma che sembra essere stato preso alla lettera da Parigi che nel tentativo di far liberare due giornalisti francesi sequestrati in Iraq ha chiesto e ottenuto la mediazione di Hamas, Hezbollah ed altri gruppi “benemeriti” che, pur se a malincuore, anche l’Unione Europea ha dovuto definire “terroristi”.
Anche Oltralpe non sono ovviamente mancati stupore e sconforto nel constatare che le posizioni anti-USA, anti guerra e filo-Saddam di Parigi non rendono immuni i cittadini francesi dall’ira dei gruppi legati ad Al Qaeda e alla “resistenza” irachena. A ridicolizzare ulteriormente Chirac e i suoi ha pensato l’intervento dell’intelligence statunitense che ha fatto presente ai colleghi francesi a Baghdad che pagare cinque milioni di dollari di riscatto ai rapitori significa finanziare Al Qaeda. Benché contraria alla guerra in Iraq, la Francia fa ancora parte della coalizione antiterrorismo, per questo ha attualmente il comando dell’ISAF in Afghanistan, e calare le braghe aprendo il borsellino davanti ai jihadisti non è proprio un gesto che si addice a un paese che tiene alla sua “grandeur”. D’altra parte il problema morale della giustificazione, o peggio del supporto, fornito ai gruppi terroristici comincia a porselo anche la società islamica dove qualcuno invita a riflettere sulla considerazione che “non tutti gli islamici sono terroristi ma è pur vero che il terrorismo è praticato oggi su vasta scala solo dagli islamici”.
In Italia, nonostante lo stato confusionale, la sinistra si sta muovendo verso un approccio più aperto alla crisi irachena e il motivo di questa inversione di tendenza, che non a caso nasce nei maggiori think tank progressisti, è la consapevolezza del successo anglo-americano. Pur se tra molte difficoltà l’Iraq ha oggi un suo governo, l’economia sta riprendendo vigore e a gennaio si terranno libere elezioni. Dopo la sconfitta di Moqtada al Sadr a Najaf si prefigura un accordo con l’Iran per fermare un’insurrezione sciita che è fallita anche perché non ha mai raccolto consensi tra popolo e forze politiche e sociali, così come l’accordo tra Iraq e Siria sta spegnendo la rivolta dei baathisti. In ogni caso il nuovo corso è irreversibile e resta ormai solo il terrorismo a combatterlo.
Un terrorismo sempre più barbaro e crudele, legato ad Al Qaeda ma che, soprattutto a sinistra, dovrebbero ricordare che viene finanziato anche da quei “dieci euro per la Resistenza irachena” raccolti in Italia dalla campagna organizzata dal Campo Antimperialista.
Amici e mecenati di chi ammazza gli italiani.
da www.analisidifesa.it
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 07-10-2004 13:31 |
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Un articolo inquietante sugli artefici degli ultimi tentativi di liberazione e mediazione dei due ostaggi. Chi sono i mediatori "non ufficiali?"
di Massimo Introvigne- “Pinguini della Repubblica”. Così, secondo Libération di lunedì, Jacques Chirac avrebbe definito in privato i “mediatori” francesi che, guidati dal deputato settantenne Didier Julia e dal suo amico Philippe Brett, hanno tentato una via privata alla liberazione degli ostaggi. I “pinguini” sono tuttavia più di una curiosità. Dietro la loro iniziativa emerge un certo mondo francese (ma con addentellati in Italia), che dopo avere per anni collaborato con il regime di Saddam (soprattutto attraverso contatti con il numero due del regime, Tariq Aziz) da mesi sostiene la sedicente “resistenza” irakena. Si dirà che non è una novità: sappiamo tutti che gli anti-imperialisti e i no global mescolano volentieri le bandiere di Saddam Hussein con quelle arcobaleno della pace. Ma Brett non è un girotondino o un no global. È un estremista di destra, accusato di simpatie per il nazional-socialismo e con un passato di consigliere per la sicurezza del Fronte Nazionale di Le Pen.
Julia è un parlamentare della destra chirachiana che si è più volte messo nei pasticci per i suoi contatti con l'estrema destra di Le Pen, nonostante i quali peraltro non solo non è mai stato escluso dal suo partito, ma è diventato il parlamentare di più lungo corso della vita politica francese, con il record di rielezioni.
Dietro Julia e Brett si intravede l'ombra dell'Associazione Francia-Irak, una delle più belle creazioni del réseau internazionale messo in piedi da Tariq Aziz e un covo notorio di estremisti di destra, alcuni esplicitamente nazisti. L'antisemitismo (di cui il regime di Saddam era un diffusore instancabile) e l'anti-americanismo spiegano i contatti fra la più estrema destra francese e la dittatura irakena. Legami, peraltro, più profondi e antichi: il nazionalismo laico irakeno cui si ispira Saddam riconosce come capostipite Rashid Gailani, primo ministro anti-britannico dell'Irak negli anni 1940-1941, amico e ammiratore di Adolf Hitler. Nel partito Ba'ath - sia nella versione irakena, sia in quella siriana della famiglia Assad - c'è sempre stata una corrente che non ha nascosto la sua ammirazione per il nazismo e ha presentato il baathismo come la versione araba dei fascismi europei. Una parte della destra estrema europea ha a lungo preso sul serio (anche in Italia) queste rivendicazioni ed è andata a ingrossare le fila delle associazioni di amicizia con l'Irak e la Siria, da cui ha ricevuto pure qualche finanziamento.
Come sempre, è stato l'antisemitismo a fare da collante. Mustafa Tlass, ministro della difesa siriano per trent'anni, fino al maggio 2004, è stato ed è ancora oggi il più infaticabile propagandista dell'antica “calunnia del sangue”, secondo cui gli ebrei mescolano sangue di cristiani uccisi alle azzime di Pasqua. I suoi libri sono venduti discretamente a Parigi in ambienti dove Philippe Brett non è sconosciuto, e che oggi inneggiano alla “resistenza” irakena. In breve, c'è tutto un demi-monde in bilico fra ultra-comunismo e nazional-socialismo dove l'antisemitismo circola come la birra a Monaco nel 1933. È una “pista nera” che il governo di Parigi ufficialmente non vuole neppure sfiorare, ma di cui i suoi servizi si servono da anni perché i suoi contatti con la Siria e con i “saddamiti” irakeni sono reali. La missione di Julia e Brett la ha fatta venire allo scoperto. Esiste anche in Italia. E chissà che l'episodio non offra occasione ai sostenitori italiani della “resistenza” irakena per riflettere sulla bella compagnia con cui sono costretti a viaggiare.
(il Giornale, 4 ottobre 2004)
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 26-10-2004 15:59 |
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Padre Benjamin, lei ha contatti diretti con i rapitori dei reporter francesi?
"Si, ho contatti diretti con un emissario del gruppo che ospita attualmente i reporter francesi…"
Che “ospita”…?
"Certo, George Malbrunot e Christian Chesnot non possono essere considerati “rapiti” ma, appunto, ospiti di uno dei maggiori gruppi della resistenza irachena. Hanno deciso di comune accordo di rimanere in Iraq per documentare le azioni della resistenza, lavorando fra mille difficoltà. Le posso dire di più, i rappresentanti della resistenza hanno dato ai due reporter molto materiale audio-video che documenta quello che davvero accade a Falluja, tempestata dai bombardamenti americani, nonché l’impegno delle forze della resistenza per aiutare la popolazione. Sono video e foto che non piaceranno a Washington. Posso anticiparle che tra pochi giorni i due reporter saranno accompagnati ad una frontiera e saranno lasciati liberi di rientrare a Parigi con tutta la documentazione raccolta".
Lei ha avuto contatti diretti con i giornalisti "ospiti"?
"No. Le mie sono informazioni di prima mano, ma non ho avuto contatti diretti con i due reporter, sarebbe molto pericoloso per loro, potrebbero essere localizzati con grande facilità. Le ripeto che ho avuto ripetuti contatti con emissari del gruppo della resistenza che li ospita".
Di quale organizzazione si tratta?
"A questa domanda, può capirlo, non posso rispondere…"
Lei è stato recentemente in Siria, è da lì che ha potuto mettersi in contatto con il gruppo della resistenza irachena che ospita Malbrunot e Chesnot?
"Non solo da Damasco, anche dal Libano ho avuto i miei contatti".
(Abbiamo raggiunto ieri Padre Jean Marie Benjamin, autorevole studioso e conoscitore del mondo musulmano, nella sua casa di Assisi. Molte le cose delle quali padre Benjamin parla in esclusiva con Reporter Associati, e tutte di grandissimo interesse e attualità: il rapimento delle “2 Simone”, la fine di Enzo Baldoni. E ancora le prossime elezioni presidenziali Usa, il processo istruito dagli americani contro Saddam Hussein e Tareq Aziz. Senza dimenticare la resistenza irachena, più viva che mai. rdn)
Padre Benjamin, lei è tornato da pochi giorni da un giro in alcuni paesi del Medio oriente, mi ha colpito una sua affermazione” in Iraq è meglio che non vi entri più…”, perchè?
"Ormai in Iraq non si può entrare senza rischiare la propria vita, e per me andare per rimanere chiuso in un convento non serve a nulla, la popolazione ha bisogno ora più che mai di aiuto, non funziona nulla, manca tutto".
Come definirebbe la situazione attuale in Iraq?
"Ci sarebbero tante definizioni che si potrebbero usare. In sintesi diciamo che in Iraq attualmente regna un grande disordine unito ad una grandissima mistificazione della realtà portata avanti dagli americani e dai loro alleati".
Si può parlare di libere elezioni in un paese occupato?
"In Iraq ormai tutto è fuori dalle leggi internazionali, la guerra è stata illegale, l'occupazione è illegale, non c'è un Parlamento, il governo è un fantoccio messo lì dalle forze di occupazione. Il primo ministro Allawi è un personaggio che ha vissuto oltre 20 anni tra Londra e gli Stati Uniti pagato dalla CIA (e dai contribuenti americani). In Iraq attualmente vige la legge tutta americana del più forte: "Chi si oppone a noi è fuori legge". Chi si oppone viene arrestato, torturato e come rappresaglia per le azioni della resistenza gli americani bombardano Falluja portando dolore, morte e distruzione tra la popolazione".
Come descrivere la diversità delle azioni della resistenza dai sequestri, le decapitazioni...
"Ecco, questo è il cuore del problema. In Iraq sono entrate da paesi vicini (e, non solo vicini…) delle formazioni legate al fondamentalismo islamico che mai prima della guerra si erano manifestate sotto il regime di Saddam Hussein. Questo uno degli effetti più devastanti che ha portato la guerra e l’attuale occupazione militare".
"Ricordiamoci che Saddam Hussein, del quale non ho alcuna nostalgia per come gestiva il suo potere, era ed è un laico e in Iraq si viveva un clima di coabitazione fra musulmani e cristiani davvero unico in tutto il mondo arabo. Tanto che Bin Laden, più di una volta, parlando dell'Iraq la descriveva come "una repubblica infedele e miscredente".
"Ricordo che incontrai l’ex ministro degli eseteri Tareq Aziz nel 2001 al quale chiesi come poteva un ministro cristiano convivere con un governo musulmano. Mi rispose che c'era una straordinaria vicinanza e cooperazione. A ricordare oggi, a distanza di soli due anni, questa dichiarazione sembra davvero incredibile".
"Al-Zarquawi, che è giordano e non iracheno, è a capo di molte di queste formazioni islamiche che sono entrate in Iraq, ed egli è certamente il più potente tra i grupi fondamentalisti, ma non bisogna dimenticare che vi sono altri gruppi estremisti che prendono ordini direttamente dall'Arabia Saudita. Al-Zarquawi ha un gruppo molto ben strutturato e ben organizzato in 62 sotto-gruppi e ogni gruppo gestisce e controlla una porzione di territorio iracheno ben definito, come una scacchiera".
"Personalmente non credo neppure che Al-Zarquawi si trovi a Falluja, come sostiene la propaganda Usa. Mi sa tanto di un pretesto per continuare ad assediare la città per cercare di piegare le forze della resistenza che lì si concentreranno in gran numero. Il comando americano non sa come annientare la resistenza e devono per forza trovare un motivo per uccidere innocenti e bombardare Falluja".
Sequestri e decapitazioni, quindi, farebbero il gioco agli americani?
"Assolutamente sì, anche se la diffusione di queste terribili e inaccettabili pratiche terroristiche sono diventate un fenomeno mediatico tutto italiano. I reportage dall'Iraq delle tv francesi, della Bbc e di moltre altre tv europee sono più precisi e attenti e dividono con molta attenzione tra azioni terroristiche e azioni della resistenza".
"Mentre in italia tutto viene mediaticamente classificato come “terrorismo”. Questo per giustficare davanti all’opinione pubblica interna la presenza delle truppe italiane tra le forze di occupazione".
"In Iraq si muore tutti i giorni sotto le bombe americane e i primi a morire sono gli uomini, le donne e i bambini iracheni. Ma di questo nessuno parla, soprattutto in Italia".
"Alcuni giorni fa, ricorderà, c’è stata una violenta esplosione nei pressi della cosiddetta green-zone di Baghdad. Subito dopo mi ha chiamato un ragazzo che è stato più volte ospite da noi ad Assisi, era terrorizzato, insieme al padre e al fratello possedeva un piccolo negozio proprio lì dove è avvenuta l’esplosione".
"Subito dopo, accendendo la mia tv satellitare ho ascoltato dalle news francesi e inglesi che vi erano stati almeno 20 morti tra i soldati americani oltre 70 i feriti. Contemporaneamente la tv italiana parlava di 3 americani uccisi.Questo episodio mi ha fatto riflettere: se su una notizia del genere viene raccontata ai telespettatori italiani nella misura del 10% della verità, allora mi chiedo, in un anno di guerra e di occupazione quante bugie avranno mai raccontato?".
Padre Benjamin, è in possesso di notizie sui rapimenti dei cittadini italiani?
"Sul rapimento dell’architetto italo-iracheno Ajad Anwer Wali no. Su Simona Torretta e Simona Pari si, ma non voglio fare nomi né posso riferire circostanze delle quali sono a conoscenza. Posso solo dire che è una fortuna che le due ragazze siano ormai libere e a casa".
Posso chiederle se è a conoscenza del pagamento di un riscatto per la liberazione delle “2 Simone”?
"Sicuramente per le due ragazze di “Un Ponte per… è stato pagato un compenso più che un riscatto".
Cosa intende per “compenso”? Un “compenso” per cosa?
"(Padre Benjamin ride..ndr) Mi spiace, non posso dirle di più. Fermiamoci qui con questa risposta... Possiamo dire che è stato un rapimento molto mediatico. Per la prima volta hanno rapito due donne e la loro liberazione è avvenuta sotto l’occhio di una telecamera…Un giudizo lo possono trarre tutti".
Può parlarci, se ne è a conoscenza, della presenza di un mediatore che avrebbe favorito i contatti con i rapitori e poi la loro liberazione?
"Un mediatore? Si cero che c’era un mediatore..."
Italiano?
"No, non era italiano. Ma le ho detto che su questa vicenda io mi fermo qui".
E con Enzo Baldoni cosa è accaduto?
"Durante le primissime fasi del rapimento di Enzo Baldoni è intercorso un fatto nuovo che nulla aveva a che vedere con i suoi sequestratori".
Può spiegarsi meglio?
"Diciamo che la responsabiltà della sua morte non è attribuibile solo ai suoi rapitori…sono intevenuti personaggi vicini all’intelligence.
Intelligence italiana?
"Intelligence..."
Quindi?
"Deve sapere che questo del rapimento di Enzo Baldoni è stato un capitolo molto misterioso dove troppi hanno giocato un ruolo sporco. Enzo Baldoni conosceva molto bene cosa era la resistenza irachena e da chi era formata. Sapeva qualcosa di troppo e questo “troppo” decisamente non è piaciuto a qualcuno".
"Ripeto, la responsabiltà della morte di Baldoni deve essere almeno condivisa tra coloro che lo hanno sequestrato e qualcun altro…diciamo così".
Le ripeto, per favore, può spiegarsi meglio?
"No. Non posso, capirà…"
Va bene. Cambiamo discorso, allora. Il giorno delle elezioni americane si avvicina: qualora venisse eletto John Kerry, sarebbe in grado di cambiare effettivamente le cose in Iraq?
"Le rispondo con una battuta: gli americani hanno rotto l’uovo e ora non sanno più come cucinarlo, cambiare il cuoco può non essere sufficiente, dovranno cambiare anche il menù… Finchè ci sarà anche un solo americano in Iraq sarà viva la resistenza. Troppe cose l’amministarzione Usa dovrà cambiare per poter uscire in qualche modo dall’Iraq".
Crede che la Lega Araba e la Ue dovrebbero dimostrare un maggiore impegno sulla questione?
"L’impegno della Lega Araba è fondamentale, ma la Lega non farà una sola mossa finchè vi sarà l’occupazione".
Saddam Hussein e Tareq Aziz, sono ormai prigionieri degli americani. Ci sarà mai un processo?
"Saddam e Aziz sono due figure completamente diverse, Aziz è un diplomatico apprezzato, di Saddam Hussein sinceramente non me ne sono mai occupato. Non l’ho mai incontrato e mai ho fatto niente per accattivarmi la sua simpatia".
"Con Tareq Aziz era molto diverso, ci conoscevamo e tra noi si era instaurata una forma di grande rispetto e sincera e disinteressata amicizia. Ho incontrato recentemente la famiglia di Tareq Aziz,che non nasconde tutta la preoccupazione per la sorte del loro congiunto. Aziz non ha mai preso decisioni determinanti per il regime di Saddam. Il suo era un ruolo di squisitamente diplomatico".
"Anzi nel 1991 sconsigliò a Saddam Hussein di entrare con la forza in Kuwait ma non venne ascoltato. Saddam venne influenzato in modo determinante dal figlio Udai. E sappiamo cosa è successo".
Cosa mi può dire dell’annuncio della morte di Tareq Aziz battuto da tutte le agenzie stampa la scorsa settimana?
"Ogni notizia riguardante la sorte e la posizione processuale di Saddam Hussein e Tareq Aziz prima di essere trasmessa nei circuiti internazionali deve ottenere l’ok del comando Usa. Quindi cosa è accaduto non so, ma capisco che si potrebbe trattare di una guerra mediatica dai contorni oscuri".
"Il processo a Saddam e Aziz (ricordiamo che Aziz è difeso dal’avvocato italiano Marco Bezicheri, che è a l’unico poter parlare dei fatti processuali con cognizione di causa) è iniziato in modo molto difficile per le autorità Usa. Sarà inevitabile che usciranno i documenti del 1979 che metteranno in grande imbarazzo gli Stati Uniti. Non credo che l’amministrazione Bush o, chissà, forse la futura amministrazione Kerry, sia particolarmente entusiasta nel veder diffusi dossier che provano come gli Usa appoggiavano,armavano e finanziavano la dittatura di Saddam".
"Sono convinto che questo processo alla lunga potrà rivelarsi un boomerang per il governo americano".
Gran parte dell’opinione pubblica ormai si dichiara contro questa guerra e contro l’occupazione dell’Iraq...
"...Meno male, considero questo una speranza per l’umanità".
Riuscirà la forza e il pensiero dell’opinione pubblica a prevalere sulla logica della guerra?
"Speriamo di sì. Altrimenti il mondo rischierebbe di andare alla deriva, sarebbe un vero disastro"
Che giudizio ha della posizione del governo italiano circa la crisi irachena?
"Non vorrei entrare in faccende italiane interne anche se ho la netta impressione che l’Italia, ricopra più che altro il ruolo di pappagallo degli Usa. Palazzo Chigi appare ormai più come un dipartimento del governo americano, piuttosto che il governo di uno stato indipendente".
"Sono in Italia da 31 anni e quest’Italia non la riconosco più. Da quando c’è questo governo trovo che l’attuale classe dirigente sia composta da uomini arroganti, impreparati. Privi di un atteggiamento prudente e politico. Ora si trovano, in Iraq, in una situazione ingestibile e non possono ammettere l’errore di aver appoggiato acriticamente gli anglo-americani in questa guerra della quale non si intravede ancora la più piccola via d’uscita".
"Credo che l’Italia dovrebbe avere una politica più indipendente e parallela dagli Stati Uniti. Essere alleati non significa necessariamente allineati, soprattutto quando si vìolano sistematicamente tutti i diritti internazionali buttandosi a testa bassa in una guerra e in un’occupazione del tutto illegale".
Roberto di Nunzio
r.dinunzio@reporterassociati.org
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 14-11-2004 12:58 |
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Liberato l'autista dei due reporter francesi
Restano due grandi ritratti appesi alla facciata dell'Hotel de Ville di Parigi: sono quelli dei due giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot. Fino a ieri ce n'era un terzo, quello di Mohammed al Joundi, il loro autista siriano, che è stato ritrovato sano e salvo a Falluja dai soldati americani, entrati nella città. Tutti e tre erano stati rapiti in Iraq il 20 agosto scorso. Il ritratto del siriano è stato staccato «con immensa felicità» dall'associazione di difesa della stampa Reporters sans frontieres, che aveva promosso l'iniziativa e una raccolta di firme per chiamare alla solidarietà i parigini nei confronti dei tre ostaggi. Mohammed al Joundi è stato ritrovato dagli americani a Falluja ammanettato. Si è fatto riconoscere ed ha subito detto che era stato separato dai due giornalisti francesi un mese fa. La casa era probabilmente una di quelle usate dai ribelli per tenere gli ostaggi. Al Joundi ha riferito ai militari di averne visti parecchi, di diverse nazionalità.
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 14-11-2004 12:58 |
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Nelle mani dei familiari
video dei giornalisti francesi
Parigi, 12 novembre 2004 - I familiari di Christian Chesnot e Georges Malbrunot sono in possesso di un nuovo video dei due giornalisti francesi, rapiti in Iraq lo scorso 20 agosto. Lo ha annunciato in serata l'emittente televisiva France 2, citando la famiglia di Malbrunot.
La televisione non ha trasmesso nessun'immagine né sonoro del nastro. "Questa sera, la famiglia di George Malbrunot ci ha rivelato di essere in possesso da un paio di settimane di una nuova cassetta" ha precisato France 2.
Si tratta di una registrazione "datata 3 ottobre, in cui i due giornalisti appaiono dimagriti", i due uomini "si esprimono in inglese e arabo, e rassicurano i loro familiari" ha aggiunto l'emittente d'Oltralpe.
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