Autore |
Notizie dal fronte |
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 29-06-2005 10:48 |
|
Guai a parlare dell'Irak oggi!
Meglio pensare a sessant'anni fa, altri tempi, bei tempi... |
|
Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 29-06-2005 14:29 |
|
quote: In data 2005-06-25 16:07, Ipsedixit scrive:
Secondo me stavano meglio sotto Saddam Hussein che sotto la bandiera a stelle e strisce...
| dipende da dove stavano ....
_________________ For relaxing times make it Suntory time |
|
Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 29-06-2005 14:30 |
|
quote: In data 2005-06-29 10:48, honecker scrive:
Guai a parlare dell'Irak oggi!
Meglio pensare a sessant'anni fa, altri tempi, bei tempi...
|
beh
parliamo allora di quello del 1990
o troppo lontano ?
_________________ For relaxing times make it Suntory time |
|
Alessandro
 Reg.: 12 Nov 2002 Messaggi: 1274 Da: Milano (MI)
| Inviato: 30-06-2005 00:28 |
|
quote: In data 2005-06-29 10:48, honecker scrive:
Guai a parlare dell'Irak oggi!
Meglio pensare a sessant'anni fa, altri tempi, bei tempi...
|
Veramente il mio non era un tentativo di oscurare l'Iraq oggi. Lungi da me. Non mi pare davvero il caso di farlo.
Stavo rispondendo a quella frase del cavolo, che era generica ( e genericamente poco intelligente) e a cui ho risposto genericamente che trattavasi di un'idiozia.
L'Iraq non c'entrava, per questo non l'ho preso in considerazione.
_________________ Io sono tutti. |
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 30-06-2005 11:55 |
|
La frase incriminata, per quanto generica e generalizzante, non mi pare, alla luce di quello che sta accadendo, del tutto scontata.
Occorrerebbe interrogarsi invece. |
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 07-07-2005 11:50 |
|
Abu Yusef [1] si qualifica come rappresentante della “[...] corrente patriottica delle disciolte Forze Armate Irachene integrate nella resistenza”. Abu Yusef, tranquillo nel parlare e discreto nella gestualità, capelli e baffi appena brizzolati, d’età non superiore ai 55 anni, è un ex generale. “Parte delle azioni della resistenza irachena contro gli occupanti sono dirette da membri dell'ex-esercito iracheno”, disciolto nell'estate del 2003, insieme al Partito Baath, da Paul Bremer, amministratore civile dell'Autorità Provvisoria della Coalizione.
La formazione politica corrispondente, che comprende membri nazionalisti del disciolto esercito iracheno, si denomina Movimento Ufficiali Liberi (MOL), il cui nome recupera quello di una formazione clandestina di comandi militari, nella tappa monarchica precedente la rivoluzione repubblicana del 1958. Insieme al Partito Baath, all'Alleanza Patriottica Irachena ed all'Unione del Popolo (organizzazione formata da dirigenti e militanti comunisti dissidenti dalla linea collaborazionista del Partito Comunista Iracheno), il MOL sta partecipando al dibattito per la formazione di un denominato Fronte di Liberazione Nazionale [2] che dovrà presentarsi come il braccio politico della resistenza militare all'occupazione.
Contro l’egemonismo ed il settarismo
L'incontro con la delegazione della CEOSI avviene in una casa di Baghdad, senza particolari misure di sicurezza. Senza che sia necessario stabilirlo, rinunciamo a registrare la conversazione, fotografare o filmare. Abu Yusef anticipa, all'inizio del suo intervento, una chiara definizione della resistenza irachena:
“La resistenza irachena respinge il terrorismo, il sequestro, l'estorsione, l'assalto alle abitazioni e gli attacchi contro i templi; protegge le istituzioni accademiche e pubbliche, perché sono patrimonio collettivo del popolo iracheno. La resistenza irachena ha come obiettivo espellere gli occupanti e preservare l'unità del territorio e del popolo iracheno”.
Abu Yusef non identifica la resistenza con una determinata corrente ideologica nazionalista o islamista, né esprime che una o l'altra sia maggioritaria tra i combattenti: “Le diverse componenti della resistenza condividono l'obiettivo comune di espellere gli occupanti e respingono l'egemonia ideologica di una corrente rispetto alle altre”. Abu Yusef è categorico circa il fatto che il movimento degli insorti “[...] difenderà il principio di cittadinanza e rispetterà la volontà popolare” una volta realizzata la liberazione del paese dagli occupanti. Aggiunge che è necessario mantenere la resistenza armata “[...] lontana dal fanatismo religioso o da qualunque identificazione etnica o confessionale”.
Abu Yusef si unisce alla reiterata considerazione di tutti i nostri interlocutori durante il nostro soggiorno in Iraq, del tentativo statunitense e delle forze collaborazioniste irachene di fomentare artificialmente un conflitto civile in Iraq [3]. È in quel momento della riunione che ci viene mostrata, al riguardo, una lista che include un migliaio di nomi e dati di persone presumibilmente contrarie all'occupazione e che dovranno essere assassinate. La lista - passata alla resistenza da funzionari del Ministero degli Interni Iracheno - è stata elaborata congiuntamente dalle milizie del Congresso Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq (CSRII), l'organizzazione Badr, e le milizie di Ahmad Chalabi, e confermerebbe l'avvio dell’attività degli squadroni della morte in Iraq.
Allo stesso modo Abu Yusef criticò la fatua (editto islamico) dell'ayatollá Al-Sistani, dello scorso 22 marzo, nella quale si sanziona la fornitura d’informazioni ai servizi segreti e di sicurezza iracheni sulla resistenza e l'opposizione, un editto “[…] che non solo non condanna l'occupazione, bensì l'appoggia e la favorisce nel momento in cui si fonda sul progetto di scontro interno iracheno”, indica il nostro interlocutore.
Obiettivi legittimi
Interrogato sul livello di unificazione raggiunto tra i distinti gruppi armati, Abu Yusef segnala che “[…] la resistenza è in una fase di miglioramento della sua coordinazione, mentre prosegue il processo di creazione di comandi unificati” territoriali. Abu Yusef evita di rispondere circa il numero di effettivi della resistenza segnalando che “l’importante non è tanto il numero di combattenti, quanto il numero di civili che l'appoggiano”.
La resistenza irachena, aggiunge Abu Yusef, “[...] sta sviluppando un'esperienza diversa da quella dei movimenti guerriglieri del periodo tra la seconda Guerra Mondiale e la decade degli anni ‘70”, tenendo conto, inoltre, che non dispone di basi sicure come fu il caso, ad esempio, del Vietnam. In questo senso Abu Yusef si dimostra molto critico e pone in evidenza il fatto che nessun paese arabo limitrofo all'Iraq presta alcun tipo di appoggio alla resistenza e che, al contrario, questi collaborano con gli occupanti. La resistenza irachena, aggiunge Abu Yusef, si finanzia esclusivamente con apporti interni iracheni.
Abu Yusef differenzia quelli che definisce “obiettivi legittimi” dell'attività armata, da quelli che non lo sono:
“Gli occupanti, i traditori ed i collaborazionisti [sono obiettivi legittimi dell'attività armata]. Sono obiettivi della resistenza allo stesso modo la polizia irachena e la Guardia Nazionale, milizie create dagli occupanti per proteggersi dalla resistenza e che vengono attualmente utilizzate come avanguardie delle forze d’occupazione [nelle operazioni di controinsurrezione]”.
Tuttavia Abu Yusef è categorico nel segnalare che la resistenza non ricorre mai ad auto-bomba, né perpetra attacchi indiscriminati che costino la vita a civili iracheni. Aggiunge: “La resistenza ricorre ad attacchi con bombe ai bordi delle strade [contro convogli delle forze d’occupazione], bombardamenti con missili e proiettili di mortaio, lanciagranate ed armamento leggero”.
Abu Yusef ricorre all'espressione “carte mischiate” per descrivere la confusione e manipolazione delle rivendicazioni via internet di azioni legittime della resistenza come attentati terroristici da parte di gruppi associati alla rete Al-Qaeda o Al-Zarqawi.. Abu Yusef segnala tuttavia che, in certi casi, alcune delle azioni indiscriminate attribuite a queste trame sono “opera [...] di correnti religiose di giovani arabi stranieri non associati ad Al Qaeda” e svincolati della resistenza interna.
Sono ugualmente obiettivi legittimi l'infrastruttura petrolifera fintanto che le imprese statali irachene forniranno di petrolio le imprese statunitensi del consorzio Halliburton, così come i convogli dei camion cisterna che approvvigionano di carburante le forze d’occupazione, e che abitualmente si vedono nella rete di autostrade della periferia della capitale, scortati da veicoli blindati statunitensi.
Tuttavia, Abu Yusef indica che non tutti i sabotaggi di oleodotti sono opera della resistenza, un dato che ribadiranno altri interlocutori della delegazione della CEOSI durante il nostro soggiorno in Iraq: in certe occasioni, particolarmente al sud, ma anche nella rete Kirkuk-Ceyhan del nord, funzionari iracheni associati a mafie stivano clandestinamente il petrolio versato o incrementano la cifra della quantità di greggio bruciata in un attacco per poi venderlo di contrabbando.
Ritirarsi dall'Iraq
“Siamo sicuri che gli USA se ne andranno dall'Iraq, che stanno cercando il modo di uscirne. Per questo stanno stabilendo e proteggendo entità e forze [di sicurezza] interne che rappresentano la continuità delle milizie dei partiti venuti con gli occupanti: la loro lealtà è al denaro, non al paese”, segnala Abu Yusef. Dopo aver citato Winston Churchill (“Gli statunitensi si sbagliano una volta, tornano a sbagliarsi una seconda volta, ma alla terza indovinano”.), Abu Yusef afferma di non avere dubbi sul fatto che quanto prima gli occupanti dovranno aprire un negoziato diretto con la resistenza militare, tentativi di negoziazione che, come altri interlocutori della delegazione indicheranno, già si starebbero producendo da almeno otto mesi.
Note:
1. Abu Yusef non è necessariamente uno pseudonimo. E’ uso popolare, nei paesi arabi, che gli uomini cambino il loro nome originale con quello del loro primo figlio o figlia preceduto da “padre di”.
2. La delegazione della CEOSI ha avuto accesso a due bozze di questo documento, elaborato da diverse organizzazioni promotrici del Fronte. In uno di essi si aggiunge alla denominazione di Nazionale anche quella di Islamico: Fronte di Liberazione Nazionale ed Islamico. Vedere in IraqSolidaridad, in un prossimo aggiornamento, la cronaca della riunione della delegazione con le quattro organizzazioni menzionate promotrici del Fronte.
3. Abu Yusef enfatizza la tolleranza che ha caratterizzato tradizionalmente l'Iraq con un esempio personale di curioso sincretismo religioso: sua madre, musulmana, di fronte al ritardo nel restare incinta, ricorse ad un'immagine della Vergine dei cristiani iracheni per riuscirvi, alla quale accendeva candele in una certa chiesa.
Tradotto da Adelina Bottero e Luciano Salza
|
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 29-07-2005 13:39 |
|
Da Iraqi Body Count e Oxford research group:
delle 24865 vittime civili:
37% uccisi dalle forze della coalizione
36% uccisi dalla criminalità post invasione
11% obiettivi non militari (tipo attacchi alle moschee)
9% uccisi dai ribelli e dalle forze anti occupazione
4,3% uccisi dai kamikaze
dei 42500 feriti il 41% è dovuto ai bombardamenti americani, a cui sono da addebitarsi anche le percentuali più alte di ferite mortali.
Più della metà delle morti civili (53%) è dovuto a ordigni esplosivi (bombe), il 64% di queste morti dipende dagli attacchi aerei. |
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 29-08-2005 14:01 |
|
28/08/2005
Tre giorni fa sulla strada aeroporto-Baghdad, nessun ferito
(ANSA)-ROMA, 28 AGO - Un colpo di arma da fuoco e' stato sparato, a Baghdad, da un militare Usa contro una vettura con carabinieri a bordo. Non ci sono stati feriti. L'incidente e' di giovedi' ma si e'saputo oggi: riserbo sulla dinamica. A quanto si e'appreso i CC erano andati in aeroporto e al rientro si sono trovati dietro a un convoglio Usa. Secondo alcuni, i CC, convinti di essere stati riconosciuti, avrebbero tentato il sorpasso. Ma un soldato ha sparato, colpendo il parabrezza. Poi ci sarebbe stato un chiarimento.
|
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 29-08-2005 14:03 |
|
BIN LADEN FA AFFARI RICOSTRUENDO L'IRAQ
Una banca che aveva sede a Campione d’Italia.
Trasferimenti di miliardi di dollari fra l’Arabia Saudita, la Svizzera, il Texas e i presunti “suicidi” dell’11 settembre.
Un intreccio di ditte in società fra due grandi famiglie, una americana e una saudita, in affari nella “ricostruzione” dell’Iraq: mettendo insieme questi elementi, l’amico Wayne Madsen (ex agente del NSA) sta raccogliendo le prove che la collaborazione fra i Bush e i bin Laden continua ancor oggi, ben dopo l’11 settembre.
Il quadro è complicato.
Forse troppo per un lettore non specialista.
Ma è utile per capire dove e su quali tracce stanno frugando, per risalire ad Osama, i servizi segreti occidentali: almeno quelli che non fanno semplicemente finta di ricercarlo.
La Banca che aveva sede a Campione (enclave italiana in territorio svizzero, con i benefici del porto franco) si chiama, o si chiamava, Al Takwa (“Timor di Dio”) e aveva una filiale alle Bahamas.
Ma ha cessato l’attività sotto questo nome da quando, dopo l’11 settembre, su richiesta del Dipartimento del Tesoro USA, i suoi attivi sono stati bloccati in Svizzera, e la sua licenza bancaria è stata revocata alle Bahamas.
Da allora, Al Takwa si è ribattezzata Nada Management Organization ed ha proliferato una rete straordinariamente complicata di affiliate.
Secondo un diagramma della Europol, ottenuto da Madsen, riconducono alla ex Takwa ditte come la Iksir Holding e la Iksir Ltd. (Italia), la Asat Trust e la Nasreddin International Group (Liechtenstein), la Akida Bank (Bahamas), la MIGA (Svizzera), la NASCO (Turchia), ed altri facciate o caselle postali in vari paradisi fiscali.
La rete Al Takwa (che ha investitori sauditi e del Kuwait) s’interseca in vari punti con un’altra rete, che si fa risalire a George H.W. Bush (il padre) e alla Enron: la Topaz Liberty, la Bluelake World, e la Potomac Capital.
Questa ultima, una compagnia di facciata creata da Bush padre nel 1976, quando era direttore della CIA, è collegata al faccendiere iraniano (amico di Michael Ledeen, e usato da Bush padre ai tempi dello scambio Iran Contra) Manucher Ghorbanifar, al miliardario saudita Adnan Kashoggi e a membri della famiglia bin Laden.
Perché Al Takwa è importante?
Perché vi appare come azionista Ahmed Alghamdi: uno dei due “terroristi suicidi” (con il fratello Hamza Alghamdi) che secondo la versione ufficiale – pilotò il volo United 175 contro la Torre Sud del World Trade Center.
Un altro Alghamdi, Said, sarebbe stato sull’United 93, l’aereo che cadde in campagna nella Pennsylvania.
Il 31 luglio 1995 avvenne un notevole trasferimento di fondi (10 milioni di dollari in Buoni del Tesoro USA: denaro saudita) dalla Banca Svizzera Italiana di Zurigo, tramite Swiss Bank Corp. di New York, a una Nations Bank del Texas.
Il 28 settembre seguente un assegno da 50 mila dollari prelevato da questo fondo fu incassato da Fayaz Ahmed, un altro dei “terroristi suicidi” che, sei anni dopo, si sarebbero gettati pilotando l’United 175 sulle Twin Towers.
Il punto è che il trasferimento avvenne con un sistema bancario internazionale chiamato SWIFT: e i documenti SWIFT di questo passaggio di denaro citano come garanti due ditte, la Topaz Liberty (Zurigo) e la Andromeda International Ltd. di Edmonton (Alberta, Canada); come beneficiaria dei 10 milioni appare la Bluelake World, Svizzera.
Si tratta, nonostante le sparse sedi, di ditte americane, ritenute facciate della CIA (o almeno della CIA di Bush padre).
La Topaz è servita durante le vecchie operazioni segrete condotte in America Latina (anni ‘80) da John Negroponte, oggi direttore della National Intelligence.
La Potomac Capital, a loro collegata, finanziò una linea aerea chiamata Ultrair che, acquistati due vecchi Boeing 727, li usò per trasportare armi ai mujaheddin antisovietici in Afghanistan: insomma una versione rinnovata della Air America, la compagnia “privata” (CIA) che portava i “consiglieri” americani su e giù per il Vietnam.
Ma nel 1995, quando avvenivano questi pagamenti, i terroristi non erano ancora cattivi: erano mujaheddin, e la CIA li aiutava contro i russi.
Anche Osama era buono, e finanziava la guerriglia afghana anche con la droga, ricavando profitti che questo reticolo di società aiutava poi a riciclare.
Il mullah Omar era buono, buonissimo: anche se forniva gli spalloni della droga afghana di lettere di presentazione, quasi un mandato ufficiale.
Si noti che le stesse lettere (era una sorta di modulo fisso) furono date ai delegati talebani che, allora, andavano spesso in Texas per accodarsi con la UNOCAL sul famoso oleodotto da costruire in Afghanistan.
La Al Shamal Islamic Bank del Sudan, che nel ‘96 il Dipartimento di Stato denuncerà come legata ad Al Qaeda, era “amica” degli americani nel 1993: quando Osama bin Laden (che nella banca sudanese aveva investito 50 milioni di dollari) la usò per trasferire – con un trasferimento di 210 mila dollari a una banca di Tucson, Arizona – dei missili Stinger portati dal Pakistan al Sudan.
Secondo i servizi francesi, dice Madsen, a quell’epoca Osama era “interamente sotto il controllo dei servizi americani e britannici”, benchè “Al Qaeda” fosse già accusata del primo attentato alle Twin Towers del 1993.
Madsen pubblica nel suo sito una foto della banca sudanese: data per chiusa dagli americani, essa è aperta e affollata.
Nel solito business: droga, riciclaggio, trasferimento di fondi a terroristi ora divenuti “cattivi”.
Perché un documento dei servizi francesi, che Madsen ha postato sul suo sito – con tanto di frontespizio che dice: “Confidentiel Dèfense, Usage strictement national” – rivela che altri proficui affari sono in corso.
Bin Laden e famiglia partecipano alla ricostruzione dell’Iraq.
Attraverso una multinazionale americana di costruzioni, la Fluor Corp., che è tra i privilegiati chiamati (senza concorso pubblico) a spartirsi la torta irachena.
Il vicepresidente della Fluor, Kenneth Oscar, è stato vice-segretario dell’esercito americano per il “procurement” (le spese: un budget di 60 miliardi di dollari); uno dei membri del consiglio d’amministrazione è Bobby Ray Inman, ammiraglio a riposo, già vicedirettore della CIA e della National Security Agency.
La Fluor ha inoltre finanziato con mezzo milione di dollari vari candidati repubblicani.
La Fluor collabora da tempo in zone calde (come lo Yemen) con la Saudi Investment Company Organization (SICO), una finanziaria che ha sede a Ginevra e facciate in vari paradisi fiscali, come al solito.
Dal 1985, la SICO ha sede al domicilio di Yaslem bin Laden, al numero 2 di rue François Lefort, Ginevra.
Presidente il suddetto bin Laden, e consiglieri tale Beatrice Dufour, Bauduin Dunand, Frank Warren, Bruno Wiss, Kjell Carlsson.
La filiale della SICO di Curacao (Antille Olandesi), ha tra i soci la Dufour, Yaslem e Saleh bin Laden, e vari americani.
Questa SICO di Curaçao è dedita a investimenti immobiliari in partnership con la Daniel Realty Corp., che è parte dell’impero della Fluor.
Il tutto dentro un intreccio di ditte, filiali e caselle postali, sparse fra Londra e le Cayman, Virginia e Svizzera, da perderci la testa.
di Maurizio Blondet
|
|
ipergiorg
 Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 30-08-2005 09:32 |
|
quote: In data 2005-08-29 14:01, honecker scrive:
28/08/2005
Tre giorni fa sulla strada aeroporto-Baghdad, nessun ferito
(ANSA)-ROMA, 28 AGO - Un colpo di arma da fuoco e' stato sparato, a Baghdad, da un militare Usa contro una vettura con carabinieri a bordo. Non ci sono stati feriti. L'incidente e' di giovedi' ma si e'saputo oggi: riserbo sulla dinamica. A quanto si e'appreso i CC erano andati in aeroporto e al rientro si sono trovati dietro a un convoglio Usa. Secondo alcuni, i CC, convinti di essere stati riconosciuti, avrebbero tentato il sorpasso. Ma un soldato ha sparato, colpendo il parabrezza. Poi ci sarebbe stato un chiarimento.
|
boh che io sappia i convogli militari non andrebbero interrotti (e quando si sorpassa è facilissimo interromperli) nemmeno sulle statali italiane..
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
|
Kitano1982
 Reg.: 07 Mag 2005 Messaggi: 383 Da: Parma (PR)
| Inviato: 30-08-2005 17:42 |
|
SCUSATE SE MI INTROMETTO, non è mia abitudine in questa mia (per ora) breve permanenza in questo forum, venire a postare su argomenti di politica, ma....
qual'è lo scopo di tutti questi topic come questo in cui ognuno si scanna con ogni altro riportando l'una e l'altra parte articoli di questo e di quel giornale...e ognuno preseguendo assiduamente la sua personale convinzione?
Davvero non capisco...lo scopo è fare informazione?
O aprire un dibattito per scannarsi?
o altro....?
_________________ "Sono un pessimo attore, ma come regista penso di essere un genio." - Takeshi Kitano - |
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 08-11-2005 21:41 |
|
La strage nascosta
di Sigfrido Ranucci
"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah . Nel gergo militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie".
È questa la tremenda testimonianza di Jeff Englehart, veterano della guerra in Iraq. "Ho visto i corpi bruciati di donne e bambini- ha aggiunto l'ex militare statunitense-il fosforo esplode e forma una nuvola, chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato".
Testimoni hanno visto "una pioggia di sostanze incendiarie di vario colore che, quando colpivano, bruciavano le persone e anche quelli che non erano colpiti avevano difficoltà a respirare", racconta Mohamad Tareq al-Deraji, direttore del centro studi per i diritti umani di Fallujah.
il video sull'inchiesta si può vedere
qui
_________________
Comunità, Nazione, Socialismo
[ Questo messaggio è stato modificato da: honecker il 08-11-2005 alle 21:43 ] |
|
Hamish
 Reg.: 21 Mag 2004 Messaggi: 8354 Da: Marigliano (NA)
| Inviato: 09-11-2005 11:57 |
|
L'ho scaricato e l'ho visto..Che dire?Credo che non ci siano parole per descrivere quello che è successo...O meglio una sì:ABOMINEVOLE!
_________________ IO DIFENDO LA COSTITUZIONE. FIRMATE. |
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 28-11-2005 12:11 |
|
L'ex premier iracheno Ayad Allawi, ha accusato il governo di Ibrahim al-Jaafari di violare i diritti umani. "La gente sta facendo le stesse cose che si facevano sotto Saddam, se non peggio", ha dichiarato Allawi al settimanale britannico The Observer. "Denuncio l'esistenza di una polizia segreta" ha detto Allawi, "e di bunker in cui i sospettati vengono interrogati, torturati e uccisi, cosi' come l'esistenza di tribunali della Sharia - la legge islamica - che condannano a morte la gente".
www.corriere.it
_________________ Popolo, Patria, Socialismo |
|
honecker
 Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 05-12-2005 13:21 |
|
Servizio speciale realizzato per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri
IRAQ: STUDIO, GUERRIGLIA SI RAFFORZA, DECISIVI PROSSIMI 6-9 MESI
(AGI/AFP) - Washington, 2 dic. - La guerriglia in Iraq è più forte che mai e potrebbe rafforzarsi ancora molto: è l'avvertimento contenuto in uno studio del Washington Institute for Near East Policy secondo il quale da qui ai prossimi sei-nove mesi la sfida alla presenza militare americana toccherà il suo apice. "Ritengo che l'esito di questo periodo di apice determinerà il successo o l'insuccesso dell'impegno americano", ha affermato Jeffrey White, curatore dello studio insieme a Michael Eisenstadt.
Nel rapporto redatto dai due ex analisti del Pentagono si afferma che "malgrado siano stati uccisi migliaia di guerriglieri e arrestati decine di migliaia di iracheni, i dati a disposizione mostrano che la guerriglia è più robusta e letale che mai". E potrebbe diventarlo ancora di piu': gli analisti rilevano infatti che finora la guerriglia è riuscita ad arruolare solo una minima parte degli elementi della minoranza sunnita con un minimo di addestramento militare.
"Dovesse riuscire a sfruttare tutto il potenziale di malcontento - ha aggiunto - potrebbe accrescere in grande misura le sue capacità militari".
Il pessimismo di questo studio, che parla di una lotta "prolungata e costosa destinata a essere costellata di altri rovesci", stride con l'asserzione contenuta nella strategia nazionale per la vittoria in Iraq appena annunciata dal presidente George W. Bush, secondo cui le forze Usa avrebbero ottenuto "progressi significativi" nel contenimento della guerriglia.
(AGI) Sar 021714 DIC 05 -
_________________ Popolo, Patria, Socialismo |
|
|