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Il titolo di lI Manifesto....la sinistra italiana e Kerry. |
ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 08-11-2004 14:00 |
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 08-11-2004 17:16 |
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Ritornando al topic
ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
«Ma che razza di Paese è questo che preferisce un presidente così, dopo quattro anni così?» si è chiesto sbigottito un collaboratore del Manifesto , Sandro Portelli, dopo la vittoria di Bush. Ma se qualcuno s’interroga perplesso sul perché di questa vittoria, Rossana Rossanda è pronta, sullo stesso giornale, a fornire la spiegazione del caso. È semplice: «Hanno vinto l’insicurezza e l’arroganza», Kerry è stato travolto da «un’ondata di fondo conservatrice, egoista, nazionalista, bigotta». E poi, naturalmente, dalla «paura». Non c’è stato osservatore accreditato, infatti, che in queste ore non sia ricorso alla spiegazione della paura, quasi con l’aria di dire: che volete farci, gli americani, si sa, di natura sono molto paurosi.
Non voglio dire che sono stati questi gli unici argomenti adoperati a sinistra per farsi una ragione di quanto accaduto martedì negli Usa, ma certo concetti di questo tipo sono risuonati parecchio sui giornali, nelle conversazioni radiofoniche, nei mille incontri quotidiani degli ultimi giorni, specialmente in quella parte del popolo di sinistra di buoni studi e di buone letture, convinta che il presidente americano sia stato eletto in sostanza da un popolo di bruti accecati dal fanatismo. Per fortuna la sinistra è anche altro: è per esempio anche Francesco Rutelli e Massimo D’Alema, i quali, di fronte alla vittoria della destra Usa, hanno invitato la propria parte a capirne le ragioni, a non demonizzarle e a trarne le conseguenze per l’Italia prestando la dovuta attenzione all’elettorato moderato (con il particolare non indifferente che però Rutelli queste cose le va dicendo da tempo, ben prima del 2 novembre). Sta di fatto comunque che a sinistra, e specie tra i non politici, la reazione che potremmo definire di chiusura sembra raccogliere indubbiamente consensi più vasti e più immediati, più sentiti. Non concedere nulla all’avversario e considerare tutte le buone ragioni solo ed esclusivamente dalla propria parte è di gran lunga la reazione prevalente.
Ciò non accade per caso ma per un motivo profondo, e cioè per il forte intreccio tra politica e morale che in genere esiste in chi si schiera a sinistra.
Gli elettori di destra pensano di rado di essere eticamente migliori dei loro avversari (al massimo si credono più realisti e dunque più attrezzati a vedere le cose per quello che sono), mentre per coloro il cui cuore batte a sinistra questa sembra essere la regola. Chi si colloca a sinistra sembra avere un bisogno fortissimo di sentirsi più altruista, più onesto, più colto, più sollecito del bene di tutti di quanto egli reputi che siano i suoi oppositori di destra. Come si capisce, da qui a considerare questi ultimi come intrinsecamente seguaci del male, portatori per antonomasia di idee sbagliate, mossi da fanatismi o interessi abbietti, il passo è breve. Con l’inevitabile conseguenza però che quando capita che proprio con una tale genia si perde il confronto elettorale, allora la sconfitta diventa inspiegabile e l’unica cosa è rifugiarsi in una tautologia autoassolutoria che pressappoco suona così: «Certo che i nostri avversari hanno vinto: erano così stupidi e farabutti!».
Non mi soffermo sulle conseguenze negative che da un simile modo di ragionare dovrebbero trarsi nei riguardi del suffragio universale.
Qui voglio solo sottolineare come questa fortissima tendenza emotiva del popolo di sinistra a dare la colpa delle proprie sconfitte alla malvagità della controparte e alla cinica astuzia dei suoi capi (il caso America di Bush è da manuale), rende poi difficilissimo a quella sinistra politica che invece cerca di tenere la testa a posto e di ragionare, trovare il modo di far luce sui veri problemi di fondo. Problemi che l'inizio del Ventunesimo secolo sta accumulando sulla sua strada in misura impressionante e che proprio la sconfitta di Kerry sottolinea come meglio non si potrebbe. Per dirne solo qualcuno: perché, ad esempio, i temi economici non mobilitano più come una volta il voto di sinistra? Non sarà che la sinistra dà in questo campo un'immagine di sé troppo simile a quella della destra, non riuscendo a indicare una sua diversità, ragionevole ma significativa, rispetto alla prospettiva dominante a trec entosessanta gradi della globalizzazione liberista e del multilateralismo internazionalistico?
Ancora: come mai sui temi non economici, sulle cosiddette «moral issues» si nota da qualche anno una capacità di approfondimento culturale, di porre domande, di agitare le coscienze e di spostare le opinioni, da parte di chi non si riconosce nella sinistra che questa riesce a stento a fronteggiare? Perché da tempo nel campo delle idee la sinistra non sembra più capace di fare altro che di giocare in difesa?
E infine: perché in moltissime situazioni, tra cui principalissime quelle elettorali, il ceto politico di sinistra, la sua antropologia, il suo abbigliamento, i suoi gesti e i suoi discorsi, la sua cultura, oggi mostrano regolarmente un segno elitario, radical-chic, perfino vagamente snob, comunque abissalmente lontani da quell'elettorato popolare che pure dovrebbe essere vocazionalmente il suo? Ecco delle questioni vere sulle quali discutere: altro che «l'insicurezza e l'arroganza» della perfida America di Bush.
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
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ipergiorg
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 10143 Da: CARBONERA (TV)
| Inviato: 08-11-2004 17:21 |
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Il Manifesto ha preso una cantonata epica. ma Pecoraro Scanio esagera proprio!!
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Ed ora chi glielo dice?
Due giornali italiani hanno giocato d'azzardo: Il Foglio di Giuliano Ferrara e Il Manifesto sono usciti con il nome del vincitore. Ovviamente diverso, ed ovviamente ha avuto ragione Ferrara. Quello di Ferrara è stato un vero azzardo, nel senso che il giornale era pronto già alle 20 e puntava su una analisi che prescindeva dai primi risultati elettorali. Invece Il Manifesto, pur apprezzandone il coraggio, ha pensato bene di dare credito alla propria linea pubblicando i risultati dei primi exit-poll, che in un confronto così serrato non valgono praticamente nulla. E la portata dei dati pubblicati espongono il Manifesto ad una figuraccia epica! Ma a piangere è tutta la stampa di sinistra, con L'Unità che strenuamente cercava di negare l'evidenza (e nel frattempo se la prendeva con il governo italiano, unico a loro dire, a gioire a livello planetario per una conferma del presidente americano), Liberazione che se la prende col sistema elettorale. Insomma, un vero trionfo!
Prima pagina del Manifesto: "Con una valanga di voti gli americani cacciano Bush dalla Casa bianca. Venti milioni di elettori in più rispetto al 2000 portano Kerry alla presidenza. Nella notte gli exit poll decretano la sconfitta dell'uomo della guerra preventiva: 311 voti elettorali a Kerry, solo 213 a Bush"
Per Furio Colombo, sul sito dell'Unità, la sconfitta di Kerry è da addebitare tutta al Partito Democratico, perché "non c’è dubbio che Kerry ha compiuto una campagna, con tutti i difetti che può avere e che adesso si trovano perché ha perduto, ha condotto una campagna migliore, più ricca, più carica di argomenti di quella di George Bush che è stata una ripetizione di spot, una continua ripetizione di argomenti per tutto il tempo".
Eppure ai più Kerry è sembrato incapace di presentare un proprio programma, chiaro e completo, limitandosi a dichiarare di poter fare meglio le cose fatte da Bush.
Liberazione, dando voce al segretario di Rifondazione Comunista Bertinotti, se la prende col sistema elettorale. Il paradosso è che proprio per il complesso e contorto sistema elettorale americano, Bush non ha avuto la certezza di essere il Presidente rieletto a fronte di un dato popolare che non ammette repliche: 3 milioni e mezzo di voti in più dell'avversario democratico. Cosa che lo stesso Bertinotti, ad onor del vero, ha riconosciuto quest'oggi.
Chi invece ha negato l'evidenza è stato Alfonso Pecoraro Scanio che è stato capace di notare che «il replay del 2000 è comunque un fallimento per il presidente in carica che ha giocato sul terrore e sulla guerra, invocando l'unità nazionale e ritrovandosi invece un paese ancora più spaccato di prima. Un risultato deludente, una sconfessione pesantissima». Forse qualcuno dovrebbe informare il leader dei Verdi sulla reale portata del risultato elettorale conseguito da Bush e dai Repubblicani: primi come numero di voti conseguiti, vittoria nelle elezioni del Congresso e del Senato. Ma Pecoraro Scanio ha visto una sconfessione pesantissima! Impagabili.
_________________ Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis. |
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mariano
Reg.: 01 Nov 2003 Messaggi: 2283 Da: san remo (IM)
| Inviato: 08-11-2004 19:49 |
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quote: In data 2004-11-07 23:39, gatsby scrive:
bah, l'articolo è tratto dal Corsera, che è senza dubbio il meno fazioso tra i giornali importanti italiani.
POi chi ha detto di adorare l'articolo?
è solo uno spunto, si può paralare o del caso in se(l'errore del manifesto) o delle sue interpretazioni.Che si possono condividere o meno, non c'è dubbio, ma che liquidare con tanti aggettivi carini, senza dar sostanza, non può certo risultare interessante per un dibattito.
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l'ho detto.
se l'attacco mortale al maniesto è una cretinata già di x se lo svolgimento del temino elementare del stella va ancora peggio.
un pastiche di pregiudizi,filosofemi e ingnoranze varie millantate timidamente.
l'amerika è diversa ma l'amerika, specie oggi, è anche 2 amerike.
chiaramente nella tornata elettorale si è carpito un paese spaccato inesorabilmente in 2 nn solo nella scelta del presidente uscente e rientrante ma anche e soprattutto nei valori etici-morali oggi tristemente religiosi (pretestuosamente tali); e forse nn è un azzardo affermare che bush ha vinto proprio grazie a questi (come chiamarli?) "ordini morali".
già, xchè insieme a bush hanno vinto anche i referendum del no al matrimonio gay, no alla leggitimazione dell'aborto, nn al trattamento delle cellule staminali; e accanto a tutti questi no (con)vivono anche i milioni e milioni di cowboy che hanno detto si:l'altra amerika, quella che io preferisco ma nn elevo, che scruto speranzoso ma nn idolatro affatto ma soprattutto che ammiro e ringrazio nn meno dell'altra + scomoda da accettare.
ora qualunque corriere può darmi del vecchio(?), del comunistaccio o addirittura del razzista a me nn me ne "batu au belin".
ciao.
[ Questo messaggio è stato modificato da: mariano il 08-11-2004 alle 19:52 ] |
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gatsby
Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 08-11-2004 23:10 |
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Bonjo3
Reg.: 13 Ott 2004 Messaggi: 404 Da: Lucca (LU)
| Inviato: 09-11-2004 11:17 |
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Direi che (purtroppo) galli della loggia scrive delle cose inteligenti e puntuali (non è sempre così) con le quali concordo anche se so ceh coloro che di sisnistra si dichiarano non accetteranno mai il sentirsi accusare di autoreferenzialità.
Con ulteriore rammarico mi rendo conto che l'unico all'interno dellla sinistra ad aver colto il senso della sconfitta di kerry sia D'Alema e forse Rutelli.
Non è difficile capire che la gente vota chi li dice cosa ha intenzione di fare e non chi è solo ed esclusivamente "CONTRO", sennò ci iscriviamo a rifondazione che non fa mai una proposta che non sappia in partenza essere irrealizzabile.
D'altra parte dopo averci pensato un po'mi viene da fare i complimenti ad un Bush che nonostante abbia fatto un bel po' di casini, abbia mentito palesemente è riuscitoa farsi rieleggere facendo leva su dei valori e su degli argomenti e non solo come si dic ein italia sulla paura.
Non facciamone una tragedia perchè non sarebbe cambiato poi tanto, Kerry non è quel che bertinotti ci vuole far credere ma un democratico americano, quindi un esponente del partito che con Clinton hja dato l'accelerazione più forte a quella globalizzazione dei mercati e loro liberalizzzazione che certa sinistra tanto aborra e rifiuta...
Un ultima cosa: Secondo me questi discorsi andranno bene anche tra un paio d'anni ma ad essere riconfermato sarà qualcun'altro...
_________________ Va un casino quest'anno! |
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gatsby
Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 09-11-2004 11:47 |
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mariano
Reg.: 01 Nov 2003 Messaggi: 2283 Da: san remo (IM)
| Inviato: 10-11-2004 19:41 |
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quote: In data 2004-11-08 23:10, gatsby scrive:
si ma l'articolo io l'ho trovato più centrato sulle reazioni italiane della sinistra e sul come avrebbero percepito la vittoria di Kerry. Quindi, di conseguenza, come invece hanno fatto malvolentieri buon viso a Bush. Non è un caso che adesso si ritorni a parlare di conquistare il centro moderato...
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è proprio quello l'aspetto che più mi fa incazzare!!
la sinistra italiana, la sinistra unigenita del Pci, nn è solo bertinotti e cossutta, c'è anche una parte, la sostanziale, che nn è condotta mano a mano da irosi capi fazione.
e la cosiddetta "corsa al centro" è una cosa bellissima (caustico)tutta da seconda repubblica.
_________________ Io accetto il caos, non so se il caos accetta me. |
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mariano
Reg.: 01 Nov 2003 Messaggi: 2283 Da: san remo (IM)
| Inviato: 10-11-2004 19:50 |
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quote: In data 2004-11-09 11:47, gatsby scrive:
tranne le guerre in Iraq e Afghanistan, qundo gli USA hanno intrapreso conflitti all'estero c'eranno semrep Preidentei democratici al governo...
Non si tifava per Kerry per ciò che era, ma solo per chè rappresentava la sconfitta di Bush e della sua immagine. DA ciò le parole di Stella che mi sembrano abbastanza condivisibili su quest'aspetto.
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e nn credo proprio caro gatsby!
nn si può parlare di vittoria dei valori conservatori americani e poi continuare a dire che kerry rappresntava solo una mera nemesi a bush!
ecco, se le diferenze erano così abnormi come la legalizzazione dell'aborto, il matrimonio gay o la stessa guerra in irak il mondo ideologizzatto è allora sconvolto da una voragine incolmabile.
_________________ Io accetto il caos, non so se il caos accetta me. |
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