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Autore I'm "Singin' in the Rain", just singin' in the rain...
Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:32  
“Cantando sotto la pioggia”, forse il musical più conosciuto e amato, è un esempio di come la gioia del ritmo e della scansione del tempo per immagini sia una delle caratteristiche nascoste del cinema. Il musical e la musica. Il cinema, il visibile, e il ritmo. Ritmo assoluto che trova e che ha sempre trovato nella storia dell'espressione umana un posto di particolare importanza, il costante avvicinamento ad un pattern riconoscibile dall'occhio, come dall'orecchio, è spesso facilmente identificabile come uno sforzo o solo un'intenzione dell'uomo di dominare una materia in movimento, un flusso in costante sviluppo. L'isolamento di determinati punti, delle costanti, che cerchino in qualche modo di domare o anche costruire mediante una ripetizione. E quale esempio cinematografico migliore di un musical che unisce musica e immagine?E seppure possa sembrare forzato questo discorso, come se si trattasse di un pensiero costruito appositamente per sottolineare un’evidenza inequivocabile, non bisogna dimenticare che seppure facilmente riscontrabile nel genere del musical il ritmo e una precisa scansione del tempo costruiscono spesso, in teoria e poi in pratica, una certa base del cinema.
Il ritmo quindi ha sempre fatto parte di una certa tendenza dell'uomo, che attraverso il dominio della costruzione razionale e pensata, lasciata quindi poco al caso, per avvicinarsi alla definizione di un’idea o soltanto di un prodotto esperibile. Tralasciando quindi la questione gnoseologica e quella ontologica preferirei piuttosto affrontare la discussione sul piano ‘secondario’ della fenomenologia. Poiché il cinema è una questione di occhio che vede e di occhio mentale che pensa è interessante molto di più dedicarsi alle questioni 'frontali' ed 'opache', a ciò sostanzialmente che si vede. Quindi il film stesso “Cantando sotto la pioggia”.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:33  
E' sempre difficile giudicare un film quando questo film fa parte di un genere così fortemente caratterizzato e soprattutto quando questo film è un film ricco di vitalità che tocca e inventa certe peculiarità della vita dell’uomo: il ballo, il movimento nettamente connotato se non traslato nella gioia, nella pura libertà del corpo in azione. Il musical, come il comico ad esempio, nasce e si sviluppa su più registri. Siamo sempre dentro la disciplina del cinema, ma questa oltre a costruire e presentare uno spazio deve per forza fare qualcos'altro. E questo qualcos'altro fa parte di tutte quelle acquisizioni che il cinema nella sua personale storia ha inventato. Questi due generi segnano e evidenziano come il Cinema nella sua storia sia stato capace di ritagliarsi per se stesso e su se stesso una sua particolare autonomia di espressione Il musical fa quindi parte del cinema, quando ovviamente questo è costruito per inquadrature e pensato per avere oltre ad un ritmo interno (la recitazione e la coreografia) anche un ritmo esterno (la regia). E qui allora nasce la differenza dal teatro. I diversi punti di angolazioni, i punti di vista, la vicinanza da soggetto, la diversa costruzione del fuori campo e così via.
“Cantando sotto la pioggia” è quindi uno di quei film che mettono in evidenza alcune delle principali strutture nascoste del cinema. E questo soprattutto grazie alle coreografie e alla musica. Ma come detto poco sopra i film di genere fanno parte di quel cinema che oltre ad utilizzare la messa in scena delega alla dimensione tematica della narrazione uno degli aspetti più fondamentali. E lo fa in maniera molto più evidente se consideriamo che il musical ha la capacità di sospendere in alcuni momenti la realtà attraverso la rappresentazione di un mondo narrativo etereo, doppio, reale e pretestuoso. Nessun altro genere si può permettere, con così stupefacente semplicità, le improvvise e continue fughe dalla rappresentazione naturalista pur restando sempre all’interno di una coerenza accettabile e passivamente accettata. Seppure questo silenzioso patto stipulato tra fruitore e spettacolo cinematografico sia una costante di questo genere si deve allo stesso tempo ammettere che “Cantando sotto la pioggia” riesce, anche meglio di altri musical, ad integrare con efficacia i diversi aspetti di una realtà e della sua alterazione. La narrazione interna dei musical e in particolare di questo musical è l’elemento di principale importanza per potere iniziare un’analisi costruttiva.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:33  
Il film, ogni film commerciale, racconta una storia. Da questa storia parte. La storia sta quindi alla base del processo elaborativo della costruzione e invenzione delle immagini di un film, delle sue inquadrature e delle sue sequenze. La scelta di posizionare la storia nel 1927 quindi, per un musical, appare essere una scelta decisamente particolare. Il ‘27 è stato infatti l’anno cruciale del cambiamento della storia del cinema e del suo sistema naturalistico di rappresentazione. “Cantando sotto la pioggia”, posizionando la propria storia secondaria negli eventi storici intercorsi in quest’anno, sottolinea attraverso la musica l’accelerazione della sonorità ai “danni” del cinema muto. La capacità della sceneggiatura di confondere lo spettatore è impressionante: l’ambientazione, il divismo, la visione dei film dell’epoca, i filmati dimostrativi sul potere della parola, la disputa tra teatro e cinema, gli Studios e il vaudeville concorrono a costruire un doppio registro di realismo. Il passaggio storico è così bene caratterizzato da confondere temporalmente lo spettatore. Quasi che si stesse assistendo in prima persona, o attraverso un ‘documentario’ a quel preciso momento storico. Questo succede per motivazioni, scelte visive e narrative precise, e per altri accorgimenti estremamente sotterranei. Innanzi tutto, come accennato, la riflessione, il ripiegarsi della trama sul mondo della pratica cinematografica, del suo fare e del suo costruirsi. In seconda istanza i continui passaggi lenti e avvolgenti tra i diversi piani di narrazione e quindi le diverse “realtà” del film. Se quindi esistono certamente precisi indizi sul metamondo che “Cantando sotto la pioggia” visualizza è evidente che questi aspetti fisici vengono attraversati e collegati attraverso la regia e l’utilizzo della narrazione. Esistono infatti continue unioni e attraversamenti di questi diversi spazi.

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:34  
Per semplificare sarebbe corretto quindi fare un veloce elenco di questi luoghi che si sviluppano come tante scatole cinesi uno dentro l’altro. Limitando il campo di indagine e tralasciando quindi l’azione dello mettere in scena di Gene Kelly e Stanley Donen, si potrebbe iniziare a definire che “l’insieme potenza” (ovvero l’insieme più grande che è la somma di tutti i sottoinsieme più se stesso incluso, come aiuta il linguaggio della matematica) è costituito dagli eventi che narrano la storia nel suo generale: ovvero un breve passo della vita di Dan Lockwood, tra il suo essere attore, il suo amore per Kathy Seldon e la sua amicizia con Cosmo, il tutto all’interno dello Star System americano e l’America di fine anni venti. Per questa definizione l’elemento discriminante è quindi il realismo che permette di restituire gli aspetti più simili alla realtà e quindi, in altre parole, la vera e pura rappresentazione cinematografica di eventi il più vicino possibile ad una concretizzazione di un reale realista attraverso la schematizzazione più consona del raccontare per immagini.
All’interno di questo sistema si presenta subito il sottosistema narrativo della realizzazione dei film all’interno di “Cantando sotto la pioggia”. Questo aspetto metanarrativo è bene che sia evidenziato immediatamente perché ha rilevanza nelle considerazioni di ordine cinematografico e perché si compone di due parti. La prima parte è, come già detto, quella che presenta il mondo del cinema nella sua prassi dietro le quinte. Gli Studios, le scenografie, i registi al lavoro, gli attori. Esistono molti momenti del film dove questi aspetti vengono mostrati come luogo di Environment. Fanno parte dello sfondo di alcuni parti del sistema narrativo più grande. È sostanzialmente il luogo dove vivono e agiscono i personaggi del film, un’inevitabile messa a nudo di un mondo vissuto da chi sta davanti e dietro alla cinepresa.

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:34  
Il secondo aspetto, quello più importante, riguarda appunto la realizzazione dei film messi in scena dentro a “Cantando sotto la pioggia”. Il principale tra questi, principale perché ha uno spazio maggiore nella durata del film e perché intorno alla realizzazione e produzione di questo metafilm gira buona parte del film, è “Il Cavaliere della Danza”, il cui protagonista è proprio Dan Lockwood.
La presenza massiccia di questo metafilm porta con se alcune riflessioni di carattere critico rilevanti. Innanzi tutto, per questa sua natura riflessiva, “Cantando sotto la pioggia” diventa spesso “Il Cavaliere della Danza” acquisendo quindi in questo senso una doppia e alternata valenza. Se da una aspetto prettamente narrativo il campo della trama si raccoglie intorno agli eventi del metafilm, la costruzione registica esprime tutto il suo valore in questa coincidenza. Succede infatti che, proprio come accade per la trama, ci si trovi in alcuni momenti ad assistere all’unione registica dei due film. “Cantando sotto la pioggia” diventa quindi “Il Cavaliere della Danza”. La macchina da presa di Donen e Kelly si avvicina a tal punto ai soggetti da escludere dal campo il regista della finzione che in quel momento sta dirigendo Dan Lockwood. Donen e Kelly mostrano quindi inizialmente un Totale il cui primo piano è spesso occupato dalla troupe, la fase successiva è uno stacco o un avvicinamento di macchina e quindi una focalizzazione dei metattori. La troupe e il personaggio del regista intervengono nel film visivamente, ma vengono relegati nel controcampo e nella breve durata temporale. La tipologia di regia di Donen e Kelly per queste scene è il piano sequenza. Lunghe inquadrature senza stacchi. Le stesse inquadrature che poi faranno parte del film finito e mostrato, in bianco nero, nelle sale cinematografiche e al pubblico verso la fine di “Cantando sotto la pioggia”. Il fatto che ci vengano presentate queste stesse inquadrature (seppure virate in bianco e nero) supporta pienamente il concetto rilevato sulla coincidenza narrativa e registica di due differenti film.

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:35  
Questa concetto di identificazione ricorda molto da vicino un altro capolavoro del cinema, “Sherlock Junior” di Buster Keaton. I sistemi narrativi potrebbero essere tra di loro molto simili seppure in “Cantando sotto la pioggia” non esista una distinzione così netta delle realtà come in Keaton. In “Sherlock Junior” sono due i complessi sistemi narrativi. Questi invece di coincidere e di unificarsi, se non nella durata generale del film stesso, si interescano e si toccano precisamente nel momento in cui Buster fisicamente lascia il reale d’azione per un reale di finzione entrando dentro lo schermo, dopo avere attraversato tutta la sala cinematografica dove il film viene proiettato. Ed è in sostanza l’opposto di quello che succede in “Cantando sotto la pioggia” perché se in Buster Keaton il “movimento” è dall’esterno verso l’interno, quindi verso un’identificazione assoluta con il mondo della narrazione del film dentro il film, in “Cantando sotto la pioggia”, seppure avvengano costanti unificazioni, esiste una trama indipendente, quella dell’insieme potenza che riporta costantemente verso l’esterno l’azione del film. Sostanzialmente la tendenza è quella dell’allargamento verso il “contenitore” più grande. L’esempio più chiaro è visibile verso un’ora e dieci minuti del film quando attraverso un movimento di macchina all’indietro vengono collegati il doppiaggio e la realizzazione de “Il Cavaliere della danza”, “Il Cavaliere della danza” ovvero il film dentro il film, e poi la ‘realtà’, ossia il luogo dove i personaggi di “Cantando sotto la pioggia” interagiscono e ‘vivono’. Stupendo esempio di come la tecnica e la scelta registica abbiano una rilevanza nella definizione teorica, e soprattutto pratica, delle distinzione, e quindi delle compenetrazione, dei diversi livelli narrativi

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:35  
Ma “Cantando sotto la pioggia” non è solamente un gioco di mondi narrativi compenetrati perché esistono, invero, diverse realtà che si sviluppano, si su diversi piani, ma a livelli egualmente importanti. Poiché come introdotto all’inizio il film è un film che si costruisce sul ritmo e sulla musica esistono parti precise dedicate a questi momenti. Anche in questo caso le motivazioni delle scelte sono costruite attraverso abili pretesti narrativi e precise scelte registiche che sono poi sostanzialmente le due principali componenti del cinema classico americano.
Per questo motivo visionando cronologicamente il film ci imbattiamo immediatamente nell’unico flashback del film dove Dan Lockwood racconta la sua vita artistica in un excursus temporale, che a partire dalla sua infanzia, ritorna al presente del suo racconto. Questo flashback permette immediatamente di offrire ai due registi la possibilità di presentare le abilità artistiche dei due protagonisti maschili, Gene Kelly e Donald O’Connor anche se, attraverso l’uso del flashback, la dimensione narrativa del film non viene particolarmente alterata perché ciò che viene rappresentato, o meglio ricordato, sono avvenimenti realmente accaduti. Non ci troviamo quindi di fronte alla caratteristica intrinseca del musical vero e proprio che sarebbe quella della sospensione di un realismo per rappresentare sentimenti o solo spiegazioni logiche di una sceneggiatura attraverso le parti cantate ma semplicemente di fronti a momenti che si appoggiano al genere e alle sue caratteristiche. Siamo comunque sempre dentro al campo dell’azione del musical e dei suoi stilemi di rappresentazione seppure le scelte e le integrazioni con il sistema narrativo dell’insieme potenza abbiano una maggiore prevalenza. È infatti difficile, se non in due momenti precisi del film, assistere ad una sceneggiatura o a dialoghi che siano musicati e cantati. In questo “Cantando sotto la pioggia” tenta di rinnovare l’ormai declinato genere del musical attraverso l’articolato e complesso modello di una sceneggiatura raccontata e visualizzata con elaborazione e con continuo movimento e non semplici canzoni sostituite a dialoghi.

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:35  
Tutto il film, comunque, si alternerà attraverso due diverse principali modalità di rappresentazione. Da una parte quindi le scelte più realisticamente probabili per accompagnare racconti e rappresentazioni dei film vengono caratterizzati attraverso la danza e la canzone, dall’altra invece l’utilizzo vero e proprio del musical e del suo sistema estraniante per sottolineare determinati avvenimenti dove la realtà naturalista viene sospesa a favore di una fuga dal reale.
Le parti spiccatamente dedicate alla danza e all’intermezzo cantato hanno quindi una componente registica di tutt’altro tenore rispetto alle prime perché rivelano la loro natura costruita e sospesa e di conseguenza una differente impostazione stilistica. La macchina da presa invisibile e segreta, capace di costruire e cogliere, in una narrazione spersonalizzata lo sviluppo della trama e dei dialoghi si trasforma improvvisamente in un punto di convergenza per gli attori. Come le costruzioni di Interni in Buster Keaton, dove i Totali si presentavano come la riproduzione di una scatola scenica in cui la macchina da presa rappresentava la quarta parete invisibile, anche in “Cantando sotto la pioggia” la macchina da presa occupa idealmente quello spazio, che potrebbe anche essere identificato con l’occhio dello spettatore della platea, seppure, in maniera quindi opposta al cinema classico, si ritrovi direttamente coinvolta all’interno della narrazione filmica. Questo succede inizialmente perché la regia subisce un repentino cambiamento di forma: da una costruzione per campi e controcampi, in cui viene utilizzato un montaggio invisibile e silenzioso e dove gli attori vengono coinvolti coralmente all’interno del flusso narrativo di una trama si passa, quasi improvvisamente, ad un allontanamento parziale del punto di vista dal soggetto per potere lasciare libero spazio all’espressione del corpo. Scelta importante questa, quanto naturale, che sottolinea quindi quanto importante sia la relazione che deve intercorrere tra azione del corpo e piena restituzione dell’efficacia ritmica di una regia che deve, si essere costruita e ‘cinematografica’, ma che deve anche muoversi e costruirsi con l’attore e intorno ad esso.

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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 16-02-2003 02:36  
In questo senso il musical e il comico si assomigliano molto. La mobilità degli attori all’interno del campo, la necessità di piani sequenza di una certa durata che allontanino il senso della falsificazione dell’azione, l’accelerazione della regia in sincronismo con gli eventi da narrare e quindi i gesti dell’attore, portano i due generi ad utilizzare gli stessi sistemi di rappresentazione. La teatralità, che in molte altre pellicole diventa elemento negativo e deprecabile del film, in “Cantando sotto la pioggia”, come era già per Keaton, si ritrova ad essere innanzi tutto giustificata, ma soprattutto inglobata all’interno della costruzione ritmica della regia cinematografica. Sfuggendo, quindi, la mera rappresentazione in totale di un’azione, Kelly e Donen, mantenendo sempre una certa distanza dagli attori, costruiscono e alternano le sequenze di ballo attraverso il linguaggio proprio del cinema. È quindi importantissimo l’utilizzo che viene fatto del fuori campo, del movimento di macchina e degli stacchi delle inquadrature per allargare e inventare costantemente nuove possibilità di sviluppo. Uno spazio visivo costantemente creato paradossalmente e circolarmente da un attore che si muove e da una regia che impone un movimento. Come per il cinema comico anche certi tipi di musical legano indissolubilmente all’interno dei loro film l’azione fisica di attore e regia senza però mai permettere ad uno o all’altra di diventare elemento determinante. Una sintesi perfetta e inscindibile. Esempi fondamentali sono il famosissimo pezzo di “Singin’ in the rain” dove Gene Kelly balla e canta sotto la pioggia e “Make ‘em Laugh” dove O’Connor si esibisce nel momento più acrobatico e fisico di tutto il film per dimostrare che la risata è ciò che trascina il pubblico (e sembra avere anche ragione, per me il pezzo migliore del film). Attraverso questo stile prettamente legato alla restituzioni delle azioni, giocato sulla regia, intervengono quindi anche scelte visive dedicate interamente alla mimica facciale dell’attore, perché anche il viso può essere un campo di azione decisamente importante. Lo rivela il fatto che in questi intermezzi musicati e danzati l’attore invece di rivolgersi alla sua realtà, ‘sfonda’ lo schermo annullando quindi l’artificio della narrazione impersonale guardando direttamente in macchina e rivolgendosi allo spettatore come a sottolineare ulteriormente, assieme alla regia, i momenti più extra diegeticamente caratterizzati di tutto il film. Anche se in verità, proprio per la sua natura multipla e accettata ogni scelta di “Cantando sotto la pioggia” risulta plausibile e soprattutto perfettamente organizzata.
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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 17-02-2003 02:59  
Mi sembra davvero di essere Gene Kelly...
posso anche io come lui cantare: "I'm just singin' and dancin' in the rain" e aggiungere di mio "ALONE.."

Forza ragazzi...Il film è uno dei film più conosciuti del mondo! qualcuno lo avrà pure visto no?

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Daniel


Reg.: 14 Feb 2003
Messaggi: 4301
Da: Nuoro (NU)
Inviato: 17-02-2003 03:04  
Good Morning Goood Mooorning ... Si bello bello ... NB --> a me i musical fanno cagare ... Ma Cantando sotto la pioggia mi ha sorpreso è bellissimo trascinante ... colonna sonora da urlo e Jean Hagen l'attrice con la voce da gallina è esilarante ... il pretesto (il passaggio dal muto al sonoro tanto detestato dalle star del muto nel 26) è trattato in maniera geniale ...
CAPOLAVORO ASSOLUTO ...

ah un' ultima cosa alla buon'anima di Kelly <<grazie per essere vissuto >> by Pablito

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...E' mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane ... [F.De Andrè]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Daniel il 17-02-2003 alle 03:05 ]

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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 17-02-2003 14:20  
è uno dei 5 film che amo di più
_________________
eh?

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Margot

Reg.: 06 Set 2002
Messaggi: 533
Da: Milano (MI)
Inviato: 17-02-2003 15:22  
Scusa mattia,ma dopo un po' non ce l'ho più fatta a leggere tutti i tuoi post...
Comunque tutto quello che c'era da dire l'hai scritto tu...e probabilmente anche di più,visto che non ho finito di leggere...

_________________
Jules,se regali 1500 dollari a quel coglione,io gli sparo x principio!(Pulp Fiction)

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 17-02-2003 22:30  
ce ne sarebbe invece da dire... se io avessi detto tutto sul film allora sarebbe davvero grave...
ora parto. tornerò sabato o non so quando...
spero che ci sia la possibilità, al mio ritorno, di leggere tante considerazioni sul film...
un saluto a tutti.
a presto...
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Paranoid


Reg.: 04 Gen 2003
Messaggi: 80
Da: Fatti miei (BA)
Inviato: 17-02-2003 22:43  


Sono rimasto impressionnato dalla quantità di post dedicati da mattia a questo film...deve esserci molto affezionato a quanto pare

Cmq quando ho letto il titolo del topic ho pensato subito ad Arancia Meccanica, un Film per cui un forum unico non basterebbe
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My Dvd Collection

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