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Autore La vicenda di Pomigliano d'Arco.
Hamish

Reg.: 21 Mag 2004
Messaggi: 8354
Da: Marigliano (NA)
Inviato: 14-06-2010 17:17  
Sui siti dei giornali nazionali non si trova granché, o meglio è difficile trovare qualcosa che scenda nel dettaglio (tranne mi pare un approfondimento su Repubblica). In sintesi si legge che la Fiat propone un piano di rilancio dello stabilimento e condiziona l'avvio di questo piano all'accondiscendenza dei sindacati.

Chiaro che io segua più da vicino la vicenda rispetto a tanti altri abitando a 7, 8 chilometri dallo stabilimento e conoscendo tantissima gente che direttamente o indirettamente vi lavora, però questa vicenda dovrebbe avere portata nazionale perché, se si chiudesse come vuole la Fiat, segnerebbe la fine del contratto di lavoro come l'abbiamo conosciuto e la fine di tantissimi diritti acquisiti in anni di lotte.

Non a caso anche Tremonti e la Marcegaglia sono intervenuti nella vicenda, indicando che in futuro si andrà sempre più in direzione del "modello Pomigliano".

Come dicevo, si legge di questa "offerta" e di questo "accordo" firmato da quasi tutti i sindacati tranne la Fiom-Cgil. Piccolo particolare che omettono, da sola la Fiom-Cigl rappresenta il 40% degli operai della fabbrica. Tralasciando questo, ho letto un pò in giro i termini dell'accordo e sono una qualche cosa di aberrante. Ci sono cose tecniche relative a turni etc. che da solo non sono in grado di capire non essendo nell'ambiente, ma altre cose saltano all'occhio in maniera evidente.

Sintetizzo i vari punti che ho letto e che mi sembrano più preoccupanti (preso da Il Manifesto):

- Sabati lavorativi obbligatori, 18 turni settimanali, la settimana lavorativa inizierà alle 6 del lunedi’ e terminerà alle 6 della domenica

- il riposo sarà infrasettimanale a scorrimento in base alle turnazioni

- le attività legate alla manutenzione degli impianti avranno 21 turni settimanali coprendo le 24 ore giornaliere per sette giorni la settimana, domenica inclusa.

* Gli addetti al turno centrale, impiegati o operai , opereranno dalle 800 alle 17 con un’ora di pausa NON retribuita
* Il riposo domenicale avverrà dalle 22 del Sabato alle 22 della domenica
* 120 ore procapite di straordinario annuo obbligatorio a discrezione della azienda che potrà deciderne le modalità di svolgimento
* si sposta la pausa mensa a fine turno che, a totale discrezione dell’azienda, può essere abolita e trasformata in lavoro straordinario obbligatorio qualora le esigenze di produzione lo impongano. Con ciò l’azienda deroga di fatto alla legge (D. Leg. 66, 8 aprile 2003) che prevede che fra un turno e l’altro debbano passare 11 ore, e innalza le ore di straordinario decise unilateralmente senza contrattazione con le RSU. Inoltre aumentano i ritmi di lavoro e non si pagano i giorni di malattia relativi a “forme anomale di assenteismo”.
* Flessibilità oraria e di reparto dei singoli lavoratori
* Rubano perfino sulle pause: 10 minuti in meno di pausa giornaliera, 3 pause da dieci minuti ciascuna invece di due da 20 minuti. Ma i padroni hanno in serbo per noi un regalo: i Dieci minuti saranno pagati come “indennità di prestazione collegata alla presenza”
* Obbligatori i corsi di formazione anche fuori dall’orario di servizio
* Obbligo per i lavoratori di recuperare i cali produttivi con il 18 turno o rinunciando al risposo settimanale
* DUE anni di cassa integrazione gudagni straordinaria per ristrutturare gli impianti
* Abolite alcune importanti voci contributive come indennità di disagio in linea, premio mansione e premi speciali, paghe di posto. Saranno accorpate sotto la voce superminimo ma siamo certi che ci perderemo soldi
* mobilità da Pomigliano d’Arco a Nola per “esigenze produttive”

La Fiat stabilisce poi una clausola di responsabilità che prevede in caso di azioni e comportamenti non in linea con il patto la soppressione di tutti i diritti\permessi sindacali. Una clausola costruita apposta per cancellare a Pomigliano ogni voce di dissenso e di opposizione al Piano Marchionne, alla intensificazione dello sfruttamento.







Il volantino della Fiom: http://www.fiom.cgil.it/auto/fiat/pomigliano/10_06_14-PuntoFiom.pdf


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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 16-06-2010 18:06  
la cosa scandalosa non è tanto che Cisl e Uil si dichiarino sindacati, quanto che abbiano ancora iscritti.

noi italiani siamo così rincoglioniti che non sappiamo più neanche quali sono i nostri interessi.
_________________
...You could be the next.

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 16-06-2010 20:08  
Un pezzo di Stefano Feltri che ho trovato ieri in rete.



Suona strano a chi ha tra i 24 e i 30 anni sentire i metalmeccanici della Fiom dire: "Se passa l'accordo succede il finimondo". Ecco, si sbagliano: per una generazione di giovani il finimondo è già successo

I giornalisti non dovrebbero mai scrivere in prima persona. Questa volta faccio un'eccezione, perché vorrei condividere con voi lettori un mio disagio nel raccontare la vicenda di Pomigliano e dell'ultimatum che la Fiat ha dato ai sindacati: o accettate condizioni di lavoro (molto) più dure oppure, invece di investire 700 milioni, chiudiamo la fabbrica. Il disagio è questo: quando raccontiamo gli operai di Pomigliano, raccontiamo la storia degli ultimi, dei Cipputi disegnati da Altan, dei più deboli, oppure la strenua difesa di un gruppo che, suo malgrado, non rappresenta più il mondo del lavoro di oggi?

Premessa: io ho 25 anni, ho la fortuna di avere un lavoro un po' meno precario di altri, di aver potuto studiare economia all'università grazie ai sacrifici dei miei genitori. Quando parlo con persone che hanno la mia età, e in questi giorni capita, di quello che succede a Pomigliano, una reazione diffusa è: “Ma cosa vogliono questi? Non si rendono conto che, anche adeguandosi alle richieste della Fiat, saranno comunque molto più fortunati di quanti stanno loro intorno?” E' vero: viene messo in discussione il diritto a scioperare (contro l'accordo), si riducono le pause, i ritmi di lavoro aumentano, il pranzo è previsto solo alla fine del turno di otto ore ecc. Si dice: lo statuto dei lavoratori è sotto attacco, questo è solo l'inizio, se si cede su Pomigliano poi non ci sarà più freno, la Confindustria e il governo vogliono rimettere in discussione le tutele e i diritti conquistati faticosamente durante il Novecento dal movimento sindacale e dai partiti della sinistra.

Però non posso ignorare un dato: tra i miei amici, miei coetanei o di qualche anno più grandi, nessuno è protetto dall'articolo 18, nessuno ha il diritto di sciopero perché sono precari o fanno lavori in cui non puoi scioperare contro nessuno, molti lavorano gratis, tantissimi anche il sabato e la domenica, senza orari. E quasi tutti, me incluso, nonostante lauree e master, guadagnano meno degli operai napoletani. E' chiaro che in queste condizioni risulta difficile provare empatia per gli operai di Pomigliano.

Ma stare in fabbrica è un lavoro usurante, dicono quelli che escono dai cancelli dello stabilimento napoletano. Senza dubbio, lo posso solo immaginare, non avendolo mai provato. Ma è usurante anche stare fino a 35 o 40 anni appesi a contratti precari, senza la malattia, le ferie, i permessi, i congedi, la maternità, i distacchi sindacali la cassa integrazione e lo stipendio superiore ai mille euro, che per gli operai di Pomigliano non sono in discussione mentre per una generazione intera rappresentano, nel migliore dei casi, un miraggio. Gli operai di Pomigliano possono progettare, tra mille difficoltà, una famiglia. Un avvocato con una finta partita Iva che lavora in uno studio di Milano o Roma per 700 euro al mese non può farlo. E anche questo è usurante o, almeno, parecchio frustrante.

Per metà dei lavoratori italiani l'articolo 18 non esiste perché lavorano in imprese sotto i 15 dipendenti, per un'altra fetta rilevante non vale comunque, perché stanno in aziende precarie, e se si chiude tutti a casa. Centinaia di migliaia di lavoratori non possono scioperare, altri che potrebbero non lo fanno perché altrimenti addio rinnovo del contratto, se restano senza lavoro non hanno la cassa integrazione, non avranno mai la pensione perché saltando da un lavoro all'altro non accumulano contribuiti. Per questo, a chi oggi ha tra i 24 e i 30 anni, suona strano (e un po' irritante) sentire i metalmeccanici della Fiom o i dirigenti della sinistra che dicono: “Se passa l'accordo succede il finimondo”. Ecco, si sbagliano: il finimondo è già successo, mentre loro si opponevano all'innalzamento dell'età pensionabile, mentre scaricavano i costi dell'evoluzione del sistema produttivo sui nuovi entranti nel mercato del lavoro, mentre ricordavano con nostalgia le lotte di fabbrica di un tempo lontano invece che preoccuparsi delle università, mentre scendevano in piazza a milioni per difendere l'articolo 18 (sacrosanto) osservando senza protestare le aziende riempirsi di stagisti che lavorano gratis. Che però non protestano, non si sentono, non sono organizzati e non sono rappresentati da sindacati pieni di pensionati o lavoratori a fine carriera.

Davvero il futuro del mercato del lavoro e dei diritti dei lavoratori è appeso all'accordo di Pomigliano? O le peggiori paure che circolano in questi giorni si sono già realizzate? Pure, qui, nella nostra redazione si è aperto un notevole dibattito (anche generazionale). Vorrei capire cosa ne pensate voi lettori.
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E' ok per me!

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Hamish

Reg.: 21 Mag 2004
Messaggi: 8354
Da: Marigliano (NA)
Inviato: 16-06-2010 23:02  
Il punto di vista è sbagliato. Rientro nella categoria di quelli che dice Feltri che nonostante lauree etc un posto di lavoro non ce l'hanno, figuriamoci uno fisso... Sono più fortunato di tanti altri però perchè ho una famiglia che mi può mantenere, ma in ogni caso non ci sto a farmi trascinare in questo giochetto.

Ci hanno ridotti alla fame, per cui l'operaio guarda con invidia il dipendente statale che guadagna 1200 euro al mese, il precario guarda con invidia l'operaio che bene o male ha più garanzie, i disoccupati guardano con invidia tutti e si traduce in un tutti contro tutti, in una guerra tra poveri che è esattamente quello che vogliono.

Il discorso di Feltri lo fecero esatto, uguale e preciso quando entrò in vigore la legge Biagi: meglio essere precari ma bene o male avere un lavoro, o starsene a casa e non guadagnare niente? E guardate ora dove siamo... Il punto è, dove vogliamo arrivare? Quando si potrà dire basta a tutto questo?

Legare in qualche modo i salari alla produttività è giusto ed è chiaro che in tempo di vacche magre e senza sussidi statali per le aziende non si possano avere chissà quali pretese, però a tutto deve esserci un limite e mi pare che l'aut aut della Fiat (parlano di accordo, ma di fatto è stata una imposizione non trattabile da parte dell'azienda) l'abbia superato.

Il discorso ovviamente è più ampio e riguarda tutta l'Europa, il mercato unico e l'allargamento insensato ad est. In realtà è un discorso che non si può affrontare perchè l'obiettivo di tutto questo era esattamente arrivare al punto dove siamo ora, ossia non quello di occidentalizzare i paesi ex comunisti che ora fanno parte dell'Ue ma avvicinare noi a loro, facendoci perdere in un sol colpo decenni di progresso e lotte.
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IO DIFENDO LA COSTITUZIONE. FIRMATE.

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