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Autore Le avventure galanti del giovane Moliere
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 04-04-2007 21:59  
Le avventure galanti del giovane Molière è un titolo che evoca istinti pruriginosi, curiosità maligne e morbosette.
Nulla di tutto ciò nella pellicola di Laurent Tirard. Il film è una fresca ma mai volgare commedia, che si prende molto sul serio, mettendo al centro della sua narrazione la gioventù di Molière, non ancora famoso e alle prese con debiti e aspirazioni di fama.
Tirard, con l'aiuto di un cast eccellente, costruisce dunque una classica commedia degli equivoci, incorniciandola in scenografie maestose e costumi d'epoca, e mescolando le tematiche imperanti nella Francia assolutista con quelle la cui urgenza è esclusivamente dell'oggi.
E così il giovane Molière, al quale presta il volto Romain Duris, astro nascente del cinema transalpino, riscattato dalla prigione dal 'borghese gentiluomo' Jourdain, uno splendido Fabrice Luchini, deve, in cambio della libertà, insegnargli a recitare, cosicché egli possa far colpo sulla bella contessa Celimene (Ludivine Sagnier). A complicare (sentimentalmente) la faccenda di per sé già non semplice, ci pensa la moglie di Jourdain, Elmire, interpretata da una Laura Morante che, fuori dalla terra natia, riesce a scrollarsi di dosso la parte della donna di mezza età nevrotica ed in crisi, per dare corpo a una elegante e maestosa padrona di casa, vero dominus di tutte le vicende del film.
Tirard mostra genio e creatività nel mescolare sapientemente in un unico canovaccio narrativo tutti (o quasi) i personaggi e le situazioni comiche che il commediografo francese ha creato nella sua lunga e prolifica carriera. Scelta, questa, che denota un attaccamento molto particolare alla storia e alla tematica.
Tirard tratta bene i suoi personaggi, mettendone a nudo tutte le debolezze ma sottolineandone, nel bene e nel male, la profonda umanità che li caratterizza.
Si può individuare una certa coincidenza tra le passioni e le aspettative del Molière del film, e quelle del film stesso, e del regista che lo scrive e lo dirige, dominati entrambi dall'urgenza del comunicare e dall'impossibilità e l'incapacità di farlo attraverso un registro nobile, elevato, costringendosi dunque a ricorrere alla commedia farsesca, alla risata, per denudare amaramente le pecche della società.
Da questa pulsione viene fuori uno dei più grandi commediografi di tutti i tempi, mentre, con tutto il rispetto, altrettanto non si può dire per il regista.
Tirard, al suo terzo lungometraggio, ha composto la sua opera migliore con la penna. Pubblicata in Italia da Holden con il titolo L'occhio del regista, è infatti una solida e gustosa carrellata di interviste mai prone con alcuni dei cineasti contemporanei di maggior spessore, da Scorsese a Godard. Dietro la macchina da presa, invece, Tirard si fa prendere la mano dalla passionalità con cui mette in scena e descrive, e diluisce troppo i propri momenti narrativi, facendo perdere anche il senso più profondo del suo far commedia.
Ha il pregio, d'altra parte, di dare vita ad un film pacato e solido, che, pur sfiorando il sottile confine più volte, non annoia mai, non offrendo però in alcun momento uno spunto, un rilancio davvero all'altezza.
Ne esce fuori un bel film in costume, e una discreta commedia che, avendo le altre ami un po' spuntate, fa leva principalmente (se non esclusivamente) su un grande cast per mantenere desta l'attenzione.


già pubblicata qui
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 05-04-2007 08:56  
sostanzialmente son d'accordo con te, anche se sarei più indulgente con Tirard.

Per filmup, ho scritto questo:

Tutte le biografie di Molière parlano di una sua assenza lunga e misteriosa cominciata all'età di 22 anni (1644). E' da questa premessa che parte la storia narrata da "Le avventure galanti del giovane Molière" terzo film del regista francese Laurent Tirard qui anche sceneggiatore assieme a Grégoire Vigneron. L'ipotesi è quella che la cauzione per uscire dal carcere, a causa dei troppi debiti accumulati dalla propria compagnia teatrale (fatto vero), sia stata pagata da Monsieur Jourdain, un facoltoso commerciante desideroso di imparare l'arte di recitare e entrare nelle grazie di una giovane nobile. Una volta giunto nella casa dell'uomo, Molière per non destare i sospetti della signora Jourdain (Laura Morante), si fingerà prete. Almeno finché non si sentirà attratto dalla donna, e sarà costretto a gettare la maschera...

Tirard e Vigneron costruiscono l'avventura di Molière come se fosse una sua stessa opera. Ecco quindi un tono a metà tra farsa e dramma, personaggi che fingono continuamente se non improvvisarsi attori (Monsieur Jourdain davanti alla giovane aristocratica vestito da donna, Laura Morante che finge il rapimento della figlia, lo stesso Molière che fa il prete) e un'unità di spazio (la residenza dei due coniugi) rispettata, ma non troppo. Una sovrastruttura non pesante, ma che aggiunge ancor più spessore ad un film di per sé divertente e interessante, che può essere apprezzato anche senza tutti questi ragionamenti sopra. Può darsi che la coda sentimentale non fosse necessaria (l'addio alla casa era già un bel finale), ma si sarà voluto cercare di dare più spessore a un Molière forse apparso prima troppo farfallone. Azzeccato anche il cast con un Romain Duris (L'appartamento spagnolo, Tutti i battiti del mio cuore) davvero eccellente. Un film sentito e adatto a tutti.

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 10-04-2007 23:53  
Innanzitutto il titolo italiano, che come al solito storpia signifcati e intenti nel tentativo di far sembrare il film qualcosa che non è. Con un titolo simile si potrebbe pensare a una sequela di corteggiamenti senza fine per ripetere una sorta di Casanova style con tutte le donne che cadono ai suoi piedi, quando invece in tutto il film il vero amore è solo uno. E oltretutto il fine e gli intenti di Laurent Tirand non sono quelli di raccontare una storia in costume in cui si susseguono fughe per l'arrivo dei mariti e flirt boccacceschi, ma di riuscire a tracciare un percorso narrativo in cui il grande commediografo si trova a dover scegliere tra onore e sentimento, tra arte e convenienza, frenando la sua voglia di tragedia per rimanere a fare commedie. Durante il film il lunghissimo flash back ci dimostra come il giovane Moliere apprenda dall'avventura presso il fastoso castello la futilità dell'etichetta e di alcuni comportamenti, e dell'importanza di rallegrare umili contadini lungo il paese piuttosto che annoiati ricconi, della forza di alcune donne contrapposte ad altre che, anche se trascurate, riescono ad avere una coscienza personale che gli permette di poter avere avventure molto più pregne delle futili conoscenze di palazzo.
le due figure femminili che predominano nel film, cioè Elmire Jourdain ( interpretata in maniera splendida da una Laura Morante solare e decisa ) e Célimène ( Ludivine Sagnier, rossa dalla bellezza catturante ), sono contrapposte in un gioco di valori ben preciso : la moglie dell'ingenuo Jourdain ( un Fabrice Luchini stralunato e farfallone ) costruisce nella assoluta trascuratezza da parte degli altri e del marito fondamenta convinte di come va gestita la famiglia anteponendo le proprie gioie a quelle della figlia, assorbendo e catalizzando gli stimoli del mondo esterno, rinunciando a ciò che tiene di più per un plusvalore meno stimolante ma più nobile, cosa che invece non fa la egocentrica vedova che raduna folle di cortigiani solo per glorificare se stessa e il proprio sogno di centralità, considerando i regali unico pregio nella corte che riceve da un uomo, incurante dei sentimenti che questo ha per lei.
Tutto il film è una colorata ricerca in costume di una verità del come e perchè fingere, del non essere se stessi per nascondersi oppure per prevalere, quando invece in fondo i nobili reali sentimenti di Moliere sarebbero adeguati e paganti anche all'interno della grande commedia della vita, come dimostra la rappresentazione nel finale . Non a caso viene infatti ripresa l'intera vicenda, l'unica cosa che può fare grande una commedia che sa far anche piangere: le storie autentiche della vita. Lo step che permette a un grande spettacolo di uscire dai versi per entrare nei cuori parla di noi stessi, che sembriamo tanto banali eppure così profondi nelle nostre diuturne quotidiane monotonie.
In questo senso il film è grande, ma non è solo venato di filosofia, in quanto i costumi sono stupendi, le locations strepitose, la recitazione davvero convincente con la Morante e Romain Duris in cattedra, e si sorride spesso anche se qualche volta amaro, come si conviene nelel intenzioni dell'autore, visto il terribile senso di spreco sia artistico ( i maestri costretti a fare anticamera ) che monetario che governa i luoghi dove un grande autore si rifugia per colpa del mancante vil denaro.
Una menzione particolare oltre che alla Morante va a Duris ( che ricorderete per "L'appartamento spagnolo" ), un autentico gigione con dei numeri artistici non da poco, che folleggia geniale lungo il film, senza mai fermarsi dal parlare o recitare per la troppa tempesta emozionale, verso l'arte e verso la nobildonna, che lo pervade. Mossette, imitazioni ed espressioni sono da gran mattatore.
Un gran bel film in definitiva, leggero da interpretare per la sua perfetta codificabilità ed espletamento dei concetti, che non si accontenta di divertirci con il colore sfavillante ma vuole anche mostrarci che nella vita esiste un grigio imperdibile completante, generato paradossalmente insieme alla gioia della risata per riflettere con il dovuto ottimismo sulle difficoltà, costruendo un trampolino per superarle. Imparata la lezione, possiamo andare sicuri per il mondo come Moliere a parlare di noi, sicuri di non essere mai banali anche parlando di cose semplici nella tragica commedia della vita.
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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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