Citizen
Reg.: 12 Ago 2004 Messaggi: 210 Da: Prato (PO)
| Inviato: 27-07-2006 02:15 |
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Si potrebbe capire la personalità poliedrica, impegnata, barocca, sfavillante, incontenibile del genio di Orson Welles a partire dall'analisi dei suoi film incompiuti o mai distribuiti(e sono tanti, per non parlare di quelli rimaneggiati, smontati e rimontati, tagliati, alterati, distrutti - praticamente tutti eccetto Citizen Kane) e tracciare così le linee guida della sua cinematografia.
C'è un film in particolare, "The other side of the wind" del 1972, che occupa un posto diverso nella carriera sfolgorante di Welles: già scritto, girato, montato per 50 minuti, annovera la presenza nel cast di registi del calibro di Peter Bogdanovich e soprattutto il leggendario John Huston.
I problemi che ne impediscono la definitiva realizzazione riguardano due fattori: da una parte l'immane responsabilità di concludere nel montaggio e nella post-produzione quello che si preannuncia come l'ultimo lavoro di Welles (qualcosa di simile ad Eyes Wide Shut nel 1999 dopo la morte del maestro Kubrick) e dall'altra brutte questioni di diritti e finanziamenti.
Ho avuto la fortuna di vedere due scene del film, scaricando una cerimonia dell'AFI alla presenza di Orson Welles stesso, che presentò queste due sequenze ad un pubblico stregato dalle sue parole... Mi ha colpito soprattutto la seconda, nella quale un montaggio a dir poco strepitoso (e stranamente allucinato per Orson Welles) focalizza l'attenzione, coadiuvato da continui giochi di illuminazione, sul volto di una ragazza durante un amplesso sul sedile posteriore di un auto che sfreccia lungo una strada: sono rimasto basito, è così lontano dal Welles che ho dentro agli occhi! Ma è tutto così folgorante, immediato, enigmatico...
Cosa ne pensate?
Avete avuto l'occasione di reperire queste due scene?
Credete che uscirà mai veramente nelle sale (pare ci stia lavorando lo stesso Bogdanovoch insieme alla Showtime)?
Quanto è importante il non-finito wellesiano per il cinema?
_________________ Me, I don't talk much... I just cut the hair. |
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