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Autore DRIVER
ronier9

Reg.: 22 Lug 2002
Messaggi: 1228
Da: Rho (MI)
Inviato: 03-09-2002 13:58  
A me piace un sacco questo videogame...poi col volante....è unico!!
a voi piace?
_________________

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IIIIIIIIII

Reg.: 05 Set 2002
Messaggi: 6
Da: H0H (es)
Inviato: 05-09-2002 13:01  
L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.

L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.

L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.

L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.

L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.

L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.

L’Africa è deserto, foresta, mare, savana, montagne. L’Africa è rinoceronti, elefanti, leopardi, ippopotami, lemuri, leoni e gorilla. L’Africa è la pervinca rosea che cura un tipo di leucemia dei bambini, è la palma del viaggiatore… l’Africa è tanti popoli con tradizioni antiche, alla ricerca di una nuova armonia con la natura… e mille altre cose che non conosciamo ancora. Ma l’Africa è anche fame, povertà, deforestazione, erosione, siccità, bracconaggio.

Ecco perché il WWF è presente in Africa con il più grande programma di conservazione a livello mondiale: oltre 60 miliardi di lire all’anno per realizzare progetti concreti in 120 paesi africani. Del resto il WWF è nato, trent’anni fa, per curare le ferite del pianeta, e molte di quelle ferite, forse le più profonde e dolorose, si trovano proprio in Africa.

Tre mostri da sconfiggere
In questi anni abbiamo fatto tanto, ma c’è ancora molto, troppo da fare: così, nel 2000, l’impegno del WWF per l’Africa continua e, laddove possibile, si intensifica. Combatteremo contro tre mostri: la deforestazione, il bracconaggio, la desertificazione. Non finiremo mai di prenderci cura di questa terra così ferocemente tormentata dal resto del mondo, e proprio per questo chiediamo aiuto a tutti voi Soci, certi che risponderete con entusiasmo al nostro appello.

Insieme per le foreste dell’Africa

Ogni anno in Africa circa 4 milioni di foreste vengono bruciate o distrutte, per alimentare il mercato del legname e per poter far posto a coltivazioni di riso e mais. I contadini non sanno che il terreno della foresta non è adatto alle coltivazioni, e dopo poco tempo diventa arido e improduttivo. Allora sono costretti a bruciare altre porzioni di foresta, che a loro volta si impoveriscono e diventano deserto: e si continua così, in una spirale di morte che sembra non aver fine. Finché al posto degli alberi resta solo una terra desolata, che non dà fiori né frutti. Il WWF è impegnato per bloccare la distruzione delle foreste e lo sfruttamento eccessivo del legname. E’ quest’ultima attività quella che forse oggi costituisce la minaccia più grande per le foreste: alcuni paesi hanno già sperperato il loro patrimonio forestale per esportare il legname, altri lo faranno tra breve se non adotteranno sistemi di gestione sostenibili. Anche per questo, il WWF realizza campagne di informazione presso le popolazioni locali e per promuovere l’uso di legname “a certificazione verde” (FSC).

Salviamo il rinoceronte, e non solo
Il bracconaggio in Africa è un problema ancora oggi gravissimo, una piaga che penetra anche all’interno delle aree protette, dove la sorveglianza sembra non essere mai sufficiente. Rinoceronti, elefanti, scimmie. Sono molte le specie animali africane che restano vittime dei bracconieri: le loro ossa, la pelle, e altre parti del loro corpo vengono trattate e poi vendute a peso d’oro nei mercati locali (oppure esportate) come cibo, come prodotti medicinali o come souvenirs. Il WWF è impegnato in prima linea anche per liberare l’Africa dalla piaga del bracconaggio e del commercio illegale di specie protette, che nel nome del denaro torturano e uccidono specie animali rare e preziose.

Emergenza acqua
La desertificazione è uno spettro che avanza minaccioso nel futuro dell’Africa. Centinaia di specie vegetali e animali rischiano di morire a causa della siccità, che mette in ginocchio anche intere popolazioni africane, già fin troppo povere. E’ una catena: se non piove i raccolti sono decimati, e le malattie dilagano con grande facilità. 18 milioni di persone in 10 paesi africani lottano per sopravvivere, in un ambiente ormai ostile. La situazione è particolarmente grave nello Zimbabwe e nello Zambia, dove mancano i rifornimenti d’acqua e i già magri raccolti sono stati più che dimezzati. Nello Zambia, la siccità ha portato addirittura al prosciugamento totale delle paludi: così, vicino al fiume Zambesi, centinaia di ippopotami sono morti, intrappolati nella fanghiglia ormai secca. Il WWF sta realizzando una campagna internazionale sui rischi dell’effetto serra; è impegnato per tutelare gli ecosistemi di acqua dolce, per dare aiuto alle popolazioni africane più colpite dalla siccità, e sempre grande è il lavoro per tentare di arginare i danni arrecati dalla siccità a singole specie animali e vegetali.

Box Un futuro al gorilla di montagna

“Non sono stati il destino o lo spirito d’avventura a portarmi in Africa. Desideravo intensamente vedere gli animali selvaggi e vivere con loro in un mondo non ancora interamente cambiato dall’uomo”.

Era il 1966: Dian Fossey, a 33 anni, abbandonò tutto, la sua casa, la famiglia, il suo lavoro, per andare a vivere in Africa, al confine tra Ruanda e Zaire. Nel cuore del continente nero, nelle fredde foreste equatoriali avvolte dalla nebbia sui monti Virunga, Dian cominciò la sua lunga avventura per conoscere, studiare e proteggere i giganteschi gorilla di montagna.

Per vent’anni, da quel primo giorno in Africa, Dian ha dedicato la sua vita a capire gli animali forse più simili all’uomo: si è avvicinata ai gorilla di montagna, vincendo la loro paura con il rispetto e la pazienza. Ha raccolto dati preziosi sulle loro abitudini, dando un contributo inestimabile alla conoscenza di questa specie. Ma non solo: al fianco dei gorilla ha lottato con coraggio e determinazione contro le malattie, contro l’avidità dei bracconieri, contro l’invadenza dei turisti. Si è fatta molti nemici, soprattutto tra coloro che con i gorilla di montagna facevano affari d’oro.

Dian Fossey è morta il 28 dicembre 1985, assassinata.

Diceva: “L’uomo che uccide un animale oggi è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturba”. Dian Fossey aveva un sogno: salvare i gorilla di montagna, una delle specie più rare della Terra. Ma questo suo sogno “disturbava” gli interessi di molti bracconieri.

Per questo, oggi, il gorilla di montagna, è il simbolo della Campagna Africa 2000 del WWF Italia. Se riusciremo a proteggere le foreste dove vive, daremo anche un futuro al “gorilla nella nebbia”, e il lavoro di Dian Fossey non sarà stato vano.


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Grabbi
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Inviato: 08-09-2002 18:14  
questo ragazzo ha qualche problema, senza offesa.
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"Mi disse urlando che solo io potevo salvare la terra. Cososcevo bene lo sguardo di un uomo disperato.
A casa ho uno specchio."

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