honecker
Reg.: 31 Gen 2005 Messaggi: 626 Da: Pankow (es)
| Inviato: 28-06-2005 19:49 |
|
Lo scippo delle liquidazioni
Il ministro Maroni ha affermato che il decollo delle nuove regole sull'uso del Tfr, con il metodo truffaldino e vessatorio del "silenzio-assenso", slitta al 1° gennaio 2006. Ma il testo del decreto attuativo "sarà definito nei dettagli nei prossimi giorni", comunque entro giugno, per essere sottoposto al primo via libera del Consiglio dei ministri. Dopodiché, il provvedimento sarà inviato alle Camere per ottenerne l'assenso e, bontà sua, riprenderà il negoziato con le "parti sociali", cioè sindacati e associazioni padronali, da svolgersi tra luglio e settembre, sulla proposta di articolato da approvarsi definitivamente. "Seguiremo la stessa procedura della legge Biagi - dice Maroni, non si capisce se per rassicurare o per minacciare - visto che la delega è stata attribuita al governo e non al Welfare".
Cosicché, i vertici sindacali confederali anch'essi favorevoli al passaggio delle liquidazioni nei fondi pensioni privati, nel suddetto incontro non hanno ottenuto nulla, se non l'accantonamento (temporaneo?), della bozza di decreto messa a punto dal sottosegretario, Alberto Brambilla. Bozza contenente norme ingannevoli e penalizzanti per i lavoratori tesa a favorire in modo sfacciato le polizze individuali, invece che quelle collettive e contrattuali.
Tre le questioni messe in evidenza e criticate dai sindacati: la prima riguarda la difficoltà per il lavoratore che in un primo tempo aveva aderito a un fondo aperto e firmato per una polizza individuale, di passare a un fondo chiuso, di tipo contrattuale. La seconda, riguarda la mancanza di chiarezza circa i titolari legittimati a realizzare accordi aziendali per decidere la destinazione del Tfr, una volta superati i sei mesi del "silenzio-assenso", senza che i lavoratori interessati si siano espressi in merito; c'è il sospetto che il padrone faccia direttamente delle pressioni su di essi per orientare la scelta del fondo in cui versare la liquidazione. La terza, concerne una tassazione di favore, fissata sul 15%, sulle pensioni complementari, rispetto all'imposizione in vigore sulle pensioni pubbliche; che sarebbe un incentivo ulteriore alla privatizzazione strisciante della previdenza sociale.
La partita sul tavolo è molto grossa e le questioni in ballo hanno ampio rilievo. Sono 12 milioni i lavoratori dipendenti titolari del Tfr. Diversamente da altri paesi europei, per non dire degli Usa, in Italia le pensioni integrative dopo anni e anni che se ne parla non hanno attecchito in modo consistente. Ancora oggi le adesioni sono poche e persino in calo, vedi le iscrizioni a Cometa tra i metalmeccanici. E ciò mette ancora più in rilievo l'ingiustizia partorita dalle varie controriforme pensionistiche, anche quelle varate dal "centro-sinistra", che hanno portato a tagli del 30-40 per cento delle spettanze a fine rapporto lavoro, specie per le nuove generazioni.
Da qui derivano i vari tentativi di convincere-costringere le lavoratrici e i lavoratori a versare le loro liquidazioni sui fondi pensioni integrativi: c'è chi in passato ha proposto questo passaggio in modo obbligatorio per legge; ma essendo ciò incostituzionale hanno infine ripiegato sul "silenzio-assenso".
Si tratta di una massa di denaro enorme, tra i 10 ai 12 miliardi di euro che maturano ogni anno, che fanno tanta gola alle società assicurative e finanziarie. Tra le quali opera, ricordiamolo, anche Mediolanum di proprietà di Berlusconi che così aumenterà il suo già corposo "conflitto d'interessi". Da mobilitare, secondo il governo, a costo zero per le imprese, attraverso facilitazioni e compensazioni fiscali da far pagare, inevitabilmente alla collettività. Ma la gestione di questo allettante business piace tanto anche ai sindacalisti di regime che volentieri si candidano a manager, a imprenditori dei fondi pensioni chiusi, facendo credere che loro faranno meglio dei banchieri di professione. è abbastanza curioso trovare alla presidenza della Assofondipensione Alberto Boassei che è anche vice presidente della Confindustria e alla vicepresidenza Morena Piccinini, della segreteria nazionale della Cgil.
Noi non siamo mai stati d'accordo sull'istituzione delle pensioni integrative perché comportava e ha comportato la demolizione delle pensioni pubbliche. Di conseguenza non siamo mai stati d'accordo con il versamento del Tfr nei fondi pensione privati; che poi corrisponde a quanto pensano la maggioranza dei lavoratori. Anche perché, come è accaduto in passato e accadrà in futuro questi fondi possono fare speculazioni finanziarie sbagliate e fallire. Bruciando in un solo attimo tutti i risparmi pensionistici depositati, senza alcuna possibilità di rimborso. Gli esempi recenti avvenuti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna di grandi fondi pensioni in apparenza a prova di bomba, e poi franati sotto il peso dei debiti, sono illuminanti in questo senso.
Di conseguenza avversiamo il meccanismo truffaldino e antidemocratico del "silenzio-assenso" che consideriamo un vero e proprio scippo delle liquidazioni. Inoltre invitiamo gli operai, i lavoratori e le Rsu a mobilitarsi fin da subito contro lo scippo delle liquidazioni, dato che sui vertici sindacali non è possibile contare. Occorre lavorare sodo e in maniera capillare, continuata e attuando iniziative concrete in ogni luogo di lavoro e nei sindacati affinché entro la fine dell'anno i vertici sindacali siano messi con le spalle al muro da una valanga di NO alla perdita delle liquidazioni.
L'opposizione allo scippo delle liquidazioni e l'avversione allo sviluppo dei fondi pensione integrativi privati comportano, allo stesso tempo, la necessità di rilanciare una grande battaglia contro le "riforme" pensionistiche di stampo privatistico, da quella Amato e Dini fino a quella di Berlusconi, per conquistare un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, fondato sulla contribuzione obbligatoria e con una tassa sui profitti capitalistici. In modo da garantire pensioni adeguate a tutti.
|
|