Autore |
"TOKYO FIST" di Shinya Tsukamoto |
Cronenberg
Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 21-09-2004 19:08 |
|
Tsuda è un agente assicurativo che passa le sue giornate in ufficio e in casa davanti alla televisione accanto alla sua fidanzata, Hizguru è la fidanzata di Tsuda che passa le sue giornate a far lavori in casa, Kojima è un boxeur professionista che passa le sue giornate in palestra ad allenarsi e in una modesta casa di periferia. Tutti e tre vivono in una grigia e asettica Tokyo, tutti e tre combattono l’uno contro l’altro, infatti Kojima non esita un secondo a impadronirsi di Hizguru, la porta a casa sua, dove quasi per reazione comunque complice, Hizguru comincia a infliggersi ferite alla carne, a infilarsi piercing su tutto il corpo, e a farsi fare tatuaggi sulle braccia. Tsuda, ex compagno di liceo di Kojima si vuole vendicare di tutti i torti subiti fin dall’infanzia, e inizia così a dare di boxe per affrontare poi sul ring Kojima, e per riavere la sua donna.
Tsukamoto, dopo alcuni entusiasmanti esperimenti cinematografici (Tetsuo, Hiruko, Tetsuo II: Body Hammer), trasporta la sua prorompente genialità da un cinema appunto sperimentale ad uno molto più conscio sia di scelte stilistiche che di scelte argomentative. E il caso di “Tokyo Fist”, considerato da molti il suo miglior lavoro, è il primo del quarantaquattrenne regista giapponese, che crea così una grandiosa fusione congenita, tra cinema, vita, violenza e sessualità. Proprio i protagonisti, dalle loro evidenti diversità, sprigionano caratteri esistenziali dell’uomo tecnologico, turbe mentali, quotidianità corrotte e quant’altro, per riuscire ad identificare in una maniera pura, le malattie dell’uomo subordinato alla metropoli, l’uomo incollato al grigiore dell’esistere giornalmente, l’uomo sprigionante violenza per il cambiamento della routine. Non esiste né amore né odio a Tokyo, esiste indifferenza, violentissima indifferenza, sembra volerci comunicare l’ormai affermato Shinya Tsukamoto, e lo fa in una maniera del tutto personale, con continui movimenti di macchina, inframmezzati da surreali immagini, significati di violenza. La storia, seppur esile, regge grazie all’analisi cancerogena della boxe, del pugno, del sangue, della carne, all’osservazione graffiante di un archetipo visivo, dal quale il regista Quentin Tarantino attingerà spesso, che rende tutto più originale, innovativo, grande. È inconfutabile la maestria di un regista che ha iniziato a fare cinema a soli quattordici anni, un cineasta della carne debitore certamente ai grandi psichiatri cinematografici, quali Cronenberg, Kubrick, Lynch, ma iniziatore soprattutto di un arte avanguardista, nonsense e attitudinale, di nicchia ma ancestrale. Tsukamoto ha fatto di meglio in quanto a originalità, ma “Tokyo Fist” segna la fine, di un epoca, quella della normalità dell’uomo in ambito asetticamente metropolitano, e segna l’inizio di un nuovo modellamento degli attori, un evoluzione primordiale, verso l’auto repressione, verso la costretta manifestazione di una sessualità nascosta, verso l’apologia dei vinti, non più dei vincitori.
Recentemente ha presentato il suo ultimo film "Vital" al 61° Festival di Venezia. Cosa ne pensate di questo grandissimo regista? E "Tokyo Fist" è o non è il suo miglior lavoro?
_________________
Del resto, che cos’è la nostra realtà se non la percezione della realtà?
Brian O’Blivion in Videodrome
[ Questo messaggio è stato modificato da: Cronenberg il 21-09-2004 alle 19:09 ] |
|
Hawke84
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 5586 Da: Cavarzere (VE)
| Inviato: 21-09-2004 20:21 |
|
Ho avuto la fortuna di vederlo, Vital , e l'ho trovato un film estremamente toccante.
Un film fatto di forti contrasti, a partire dalla stupenda fotografia (ora fredda, vuota..ora vivace, solare) magistalmnte diretto da un Tsukamoto che, da buon equilibrista, passeggia, con la sua m.d.p, su quel celebre filo che divide la vita dalla morte..la sofferenza del ricordo e il sollievo del non ricordo
ora sembra sbandare e cadere da una parte
ora dall'altra
sempre con una sensibilità disarmante!
Mi prometto di vedere quello che tu definisci il suo miglior film...
__________
Siamo tutti case vuote e aspettiamo che qualcuno apra la porta e ci liberi.[...]
Qualcuno arriva sempre per la persona che aspetta...arriva di sicuro...dalla persona che aspetta.
Kim Ki-duk in una casa vuota
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hawke84 il 21-09-2004 alle 20:26 ] |
|
Hellboy
Reg.: 22 Ago 2003 Messaggi: 4287 Da: Rio Bo (es)
| Inviato: 21-09-2004 20:31 |
|
unico.
ho visto Tetsuo e mi ha veramente meravigliato per la sua forza espressiva e fuori da ogni regola.
ora ho prenotato il cofanetto dvd di prossima uscita e potro' vedere anche il seguito.
_________________
|
|
Cronenberg
Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 21-09-2004 20:37 |
|
quote: In data 2004-09-21 20:21, Hawke84 scrive:
Ho avuto la fortuna di vederlo, Vital , e l'ho trovato un film estremamente toccante.
Un film fatto di forti contrasti, a partire dalla stupenda fotografia (ora fredda, vuota..ora vivace, solare) magistalmnte diretto da un Tsukamoto che, da buon equilibrista, passeggia, con la sua m.d.p, su quel celebre filo che divide la vita dalla morte..la sofferenza del ricordo e il sollievo del non ricordo
ora sembra sbandare e cadere da una parte
ora dall'altra
sempre con una sensibilità disarmante!
Mi prometto di vedere quello che tu definisci il suo miglior film...
__________
Siamo tutti case vuote e aspettiamo che qualcuno apra la porta e ci liberi.[...]
Qualcuno arriva sempre per la persona che aspetta...arriva di sicuro...dalla persona che aspetta.
Kim Ki-duk in una casa vuota
[ Questo messaggio è stato modificato da: Hawke84 il 21-09-2004 alle 20:26 ]
| Beh, non lo perderò per nessuna ragione al mondo! Ho letto anche che è soprattutto una mutazione davvero drastica per il cinema Tsukamotiano che oltre a sensiblizzarsi, si normalizza, si realizza in tutta l'anormalità della normalità.
Per il cofanetto citato da Hellboy, lo terrò presente
"Tokyo fist" penso davvero che tecnicamente rimanga la miglior opera di Tsukamoto, anche se emozionalmente non ha raggiunto gli apici di "A Snake of June" a mio avviso...
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
|
Hawke84
Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 5586 Da: Cavarzere (VE)
| Inviato: 21-09-2004 21:01 |
|
quote: In data 2004-09-21 20:37, Cronenberg scrive:
Ho letto anche che è soprattutto una mutazione davvero drastica per il cinema Tsukamotiano che oltre a sensiblizzarsi, si normalizza, si realizza in tutta l'anormalità della normalità.
|
Beh..diciamo che, un po' come ha fatto Kim KI-duk, ha saputo percorrere strade diverse..talvolta opposte
ma sempre con il medesimo successo!
_________________ perchè l'italiano è sempre quello che va piano quando vede la macchina della polizia e appena passata corre oltre il limite.
[anthares] |
|
|