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Autore 11 film sull' 11 settembre (e intervista a Sean Penn)
Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 31-05-2002 18:17  
CANNES - Undici registi di 11 paesi diversi realizzano un film composto da 11 cortometraggi, che durano 11 minuti ciascuno. O meglio 11 minuti, 9 secondi e un'inquadratura: un modo per citare in sequenza gli stessi numeri che compongono l'11/9/01, la data in cui l'America e il mondo intero hanno subìto una ferita insanabile. Il prodotto finale è un'opera che assembla il lavoro di tanti autori celebri, e che uscirà in tutto il mondo nel primo anniversario degli attentati.

Ma, in attesa di vedere sullo schermo questo 11'09''01, oggi a Cannes alcuni dei cineasti coinvolti ne hanno illustrato lo "spirito": l'americano Sean Penn, amatissimo sulla Croisette, l'inglese Ken Loach (domani in concorso c'è il suo film Sweet sixteen), il francese Claude Lelouch, l'israeliano Amos Gitai, il bosniaco Danis Tanovic (Oscar 2002 per No man's land), l'iraniana Samira Makhmalbaf, Idrissa Ouedraogo del Burkina Fas. Assenti invece gli altri partecipanti al progetto: il messicano Alajandro Inarritu, l'indiana Mira Nair (Leone d'oro all'ultima Mostra di Venezia con Monsoon wedding), l'egiziano Youssef Chanine, il giapponese Shohei Imamura.

Prodotto dalle società Studio Canal e Wild Bunch, il film non ha un vero e proprio filo conduttore. A ciascun artista, infatti, è stata concessa la massima libertà creativa ed espressiva, all'interno del tema "l'11 settembre e le sue conseguenze". L'unica regola drastica riguarda la durata di ogni cortometraggio, gli 11 minuti, 9 secondi e un'inquadratura.

E dunque, da artisti così diversi nello stile ed esponenti di culture tra loro lontane, è lecito attendersi opere completamente differenti. Ken Loach, come sempre, conferma la sua vena militante: "Quegli attentati", racconta, "hanno un significato che varia in base alla gente che li guarda. Così io ho tentato di far emergere anche le 'altre' voci: la politica è un affare troppo importante per essere lasciato ai politici". Posizione abbastanza vicina a quella di Tanovic, che guerra civile e terrore diffuso li ha sperimentati con la tragedia del suo Paese: "Oggi il mondo non ha il tempo di fermarsi a riflettere su ciò che accade. Ma io credo che chi ha provato personalmente esperienze del genere sa quanto questo è necessario".

Bocche cucite, invece, sui contenuti concreti di ciascun cortometraggio. L'unica cosa che tutti i presenti confermano è che si tratterà di "un messaggio di pace e di tolleranza tra i popoli". "Ma sarà anche un momento di democrazia nel cinema", tiene a sottolineare la giovane regista iraniana Samira Makhmalbaf. Quanto a Sean Penn, il più ricercato da fotografi e reporter, spiega: "L'unico mio intento è stato quello di rendere servizio al meraviglioso spirito di questa iniziativa" (il cui ricavato andrà in beneficenza alle organizzazioni umanitarie). Ma forse la frase più bella è quella di un autore molto poco "politico", Claude Lelouch: "Solo i sogni possono scacciare gli incubi. E questo è stato il mio intento nel partecipare al film".

(20 maggio 2002)



Intervista(tratta dal Venerdì di Repubblica n°741)a Sean Penn:

Penn,ma che cosa s'è messo in testa:sfidare Hollywood proprio sul tema dell'11 settembre? E con un gruppo di registi lontanissimi dalla mentalità americana...

"E' straordinario poter lavorare fianco a fianco con colleghi che appartengono a culture diverse dalla mia e con cui non vedo l'ora di confrontarmi. Per fare questo film avremo anche le stesse chances a disposizione sia in termini di tempo,undici minuti nove secondi e un'immagine,appunto,ma anche per quanto riguarda il budget. Cosa che ha reso particolarmente felice il mio amico africano Idrissa...E poi mi rassicura l'idea di avere alle spalle una produzione che ci garantisce la totale libertà ,in cui c'è un regista come Jaques Pierrin."

Perchè ha deciso di affrontare con un film un tema tanto delicato?

"Prima dell'11 settembre stavo preparandomi a fare un film. Ma dopo quel che è accaduto ho sospeso tutto e rivalutato il senso delle cose,di quello che faccio,di quello che è importante per me. Volevo capire e rispondere alle domande che mi sono posto in quei giorni. Questo film è un'opportunità per avvicinarsi alla verità e mostrare al pubblico una versione diversa dei fatti rispetto all'informazione preconfezionata che ci hanno offerto i media. A volte il cinema può essere anche una buona medicina:capire la verità di quel momento può aiutarci ad andare avanti"

Un anno dopo la tragedia,dunque,una controinchiesta d'autore.

"In un certo senso. Come regista americano sento di dovermi assumere la responsabilità di considerare una nuova versione di quel che è successo prima e dopo l'11 settembre. E soprattutto di prendere atto di quel che accade in tante parti del mondo,ormai da troppi anni. Si tratta di entrare in un territorio vergine. Almeno per noi americani che solo adesso diventiamo davvero consapevoli del ruolo del nostro paese nel mondo."

Sembra la tesi di molti americani contro,il linguista Noam Chomsky in testa:la colpa dell'attacco ,alla fine ,è nella politica estera "egoista" seguita fin qui dagli Usa. Insomma,si annuncia un film controcorrente.

"Non lo so. In questo momento sto cercando il soggetto giusto. Più che dare risposte penso che il mio compito sia fare domande. E magari trovare un po' di poesia,anche in un avvenimento tanto drammatico."

Da americano,come ha vissuto il suo personalissimo 11 settembre?"

Ero a Los Angeles . Avevo passato tutta la notte a bere e parlare con degli amici in una stanza d'albergo. E, stranamente,parlavamo proprio di terrorismo. Ho dormito fino a tardi e non mi sono subito reso conto di quel che era successo. Poi mi sono incollato al televisore,come tutti,in America."

I giornalisti statunitensi sono molto preoccupati che 11'09''01 si trasformi in un prodotto contro l'America finanziato con soldi francesi. C'è davvero questo pericolo?

"Mi sembra un falso problema. Penso che ,in questo momento,una delle funzioni più importanti del cinema sia quella di esercitare una funzione critica. Spero che questo film apra una finestra su un nuovo modo di pensare. E' chiaro che sarà diverso da quelli che il pubblico americano è abituato a vedere. Ed è chiaro che ci sarà un aspetto politico da affrontare:il nostro paese ha parlato troppo di vendetta,noi abbiamo un presidente come George Bush che indulge in termini come Dio e il Diavolo. E veniamo da una tradizione di film hollywoodiani fatti di botti,retorica e violenza,cha io,adesso,non mi sento più in grado di appoggiare."

Dice che dopo l'11 settembre anche Hollywood deve fare autocroitica?

"Si. Ormai è arrivato il tempo di dire chiaro e tondo che razza di cinema è certo cinema di Hollywood. Ma soprattutto è tempo di rimpiazzarli con dei prodotti che ci inducano a riflettere. Proviamoci,almeno."

31 maggio 2002


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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 31-05-2002 18:19  




http://www.disinformazione.it/11settembre2001.htm

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 06-09-2002 11:38  
Recensione del film (da Repubblica):


*********


Commozione alla Mostra per "11'09"01" sull'attacco alle Twin Towers
La pellicola è composta da undici episodi della stessa durata
Da Ken Loach ad Amos Gitai
per non dimenticare l'11 settembre

dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE

VENEZIA - Il dolore di un superstite del regime cileno, che scrive ai parenti delle vittime delle Torri. Lo stupore dei bambini afgani, che non sanno nemmeno cos'è un grattacielo. L'ingenuità di alcuni ragazzini africani, che sperano di incassare la taglia su Osama Bin Laden. Il calvario di una famiglia musulmana newyorchese, col figlio considerato terrorista e invece eroe. E ancora immagini choc, come quelle della gente che si butta dalle Twin Towers; i continui parallelismi con la crisi mediorientale; la condanna della guerra (e della guerra santa in particolare) ovunque avvenga, da Srebrenica a Hiroshima.

C'è tutto questo, nel vero film evento della Mostra: si chiama 11'09''01 ed è diviso in undici diversi episodi, girati da undici registi di altrettanti paesi. Ciascun cortometraggio si compone, a sua volta, di 11 minuti, 9 secondi e un inquadratura: un modo di ricostruire la data degli attentati al World Trade Center, che il film (nei cinema dal giorno del primo anniversario) vuole ricordare.

Proiettata oggi fuori concorso, la pellicola ha convinto e a tratti emozionato la platea. Il più apprezzato è stato Ken Loach, visto che l'episodio del più militante tra i registi britannici viene applaudito per oltre due minuti: un'eternità, perfino in un Festival. Al centro della storia, la lettera che un cileno di mezza età scrive, da Londra, a parenti e amici delle vittime del World Trade Center: attraverso la voce narrante, e una serie di immagini d'epoca, l'uomo rievoca un altro 11 settembre, quello del 1973, in cui ci fu il colpo di Stato nel suo Paese.

Da qui le torture, le esecuzioni sommarie, le 30 mila vittime del regime di Pinochet. Con l'appoggio degli Stati Uniti. La lettera si conclude più o meno così: l'11 settembre 2002 noi ricorderemo i vostri morti, ma voi, per favore, ricordate anche i nostri. Una chiave simile a quella adottata, con toni più dolenti e meno polemici, dal bosniaco Danis Tanovic (Oscar per No man's land), che mostra una manifestazione delle donne reduci dal massacro di Srebrenica proprio nel giorno degli attentati a New York.

Un approccio che ha fatto centro presso gli spettatori. Meno apprezzato, invece, un altro episodio dichiaratamente militante, diretto dall'egiziano Youssef Chaine, basato su un dialogo immaginario del regista con due ragazzi: un soldato americano morto in un'autobomba il Libano, nel 1983, e un kamikaze autore dell'attentato. Ognuno dei due sostiene le proprie ragioni: alla fine, la responsabilità di tutto viene addebitata a Israele e Usa. Un punto di vista che ha alimentato le polemiche della vigilia, col Foglio di Giuliano Ferrara pronto a scagliarsi contro il presunto antiamericanismo della pellicola.

Certo, in tutta onestà va detto che il film, nel suo complesso, non è tenero con gli Stati Uniti. Soprattutto con la loro politica estera, giudicata aggressiva e imperialista. Come emerge, anche se in modo più sottile, anche dall'episodio dell'indiana Mira Nair (Leone d'oro 2001 con Monsoon wedding): ispirato a una storia vera, parla di un ragazzo pakistano, cittadino di New York, scomparso da casa il giorno degli attentati. Considerato per diverso tempo un terrorista, nel pieno dell'ondata antimusulmana, viene riabilitato quando si scopre che era morto eroicamente, per soccorrere i feriti al Wtc.

Sempre politica, anche se di segno diverso, negli undici minuti dell'israeliano Amos Gitai: al centro della storia un attentato kamikaze a Tel Aviv, dalle conseguenze non gravissime, compiuto proprio l'11 settembre. Con la giornalista tv presente sul posto insieme alla troupe a cui negano la diretta, a causa dell'inferno scoppiato a New York. Inferno mostrato con stile visivamente forte dal messicano Alejandro Gonzalez Inarritu, con le immagini della gente che si lascia cadere dai due grattacieli.

Atmosfere completamente diverse, invece, nei due episodi che hanno per protagonisti dei bambini. In quello dell'iraniana Samira Makhmalbaf, degli scolari afgani profughi in Iran non riescono a comprendere ciò che è successo a New York. In quello di Idrissa Ouedraogo, applauditissimo, alcuni ragazzini poveri del Burkina Faso credono di riconoscere in un uomo con la barba Osama Bin Laden, e cercano di catturarlo per incassare la taglia.

Ancora, interpretazioni intimiste nei prodotti di Sean Penn, unico americano coinvolto nel progetto, e del francese Claude Lelouch: entrambi contrappongono tragedia collettiva e dolore individuale. Nel primo caso, quello di un anziano che rimpiange la moglie morta; nel secondo, quello di una sordomuta che vive a un passo dalle Torri.

Unico nel suo genere, infine, il cortometraggio che conclude il film, girato da Shohei Imamura: ambientato durante la seconda guerra mondiale, in un Giappone appena ferito dalla bomba di Hiroshima, parla di un uomo che torna dal fronte trasformato, a causa dei traumi subìti, in una specie di serpente umano. Che striscia a terra, morde la gente, mangia i topi vivi. La conclusione dell'episodio è la chiusa perfetta dell'intera pellicola: "Le guerre sante non esistono".

(5 settembre 2002)
_________________
E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 06-09-2002 11:49  
quote:
In data 2002-09-06 11:38, Quilty scrive:
Recensione del film (da Repubblica):


*********


Commozione alla Mostra per "11'09"01" sull'attacco alle Twin Towers
La pellicola è composta da undici episodi della stessa durata
Da Ken Loach ad Amos Gitai
per non dimenticare l'11 settembre

dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE

VENEZIA - Il dolore di un superstite del regime cileno, che scrive ai parenti delle vittime delle Torri. Lo stupore dei bambini afgani, che non sanno nemmeno cos'è un grattacielo. L'ingenuità di alcuni ragazzini africani, che sperano di incassare la taglia su Osama Bin Laden. Il calvario di una famiglia musulmana newyorchese, col figlio considerato terrorista e invece eroe. E ancora immagini choc, come quelle della gente che si butta dalle Twin Towers; i continui parallelismi con la crisi mediorientale; la condanna della guerra (e della guerra santa in particolare) ovunque avvenga, da Srebrenica a Hiroshima.

C'è tutto questo, nel vero film evento della Mostra: si chiama 11'09''01 ed è diviso in undici diversi episodi, girati da undici registi di altrettanti paesi. Ciascun cortometraggio si compone, a sua volta, di 11 minuti, 9 secondi e un inquadratura: un modo di ricostruire la data degli attentati al World Trade Center, che il film (nei cinema dal giorno del primo anniversario) vuole ricordare.

Proiettata oggi fuori concorso, la pellicola ha convinto e a tratti emozionato la platea. Il più apprezzato è stato Ken Loach, visto che l'episodio del più militante tra i registi britannici viene applaudito per oltre due minuti: un'eternità, perfino in un Festival. Al centro della storia, la lettera che un cileno di mezza età scrive, da Londra, a parenti e amici delle vittime del World Trade Center: attraverso la voce narrante, e una serie di immagini d'epoca, l'uomo rievoca un altro 11 settembre, quello del 1973, in cui ci fu il colpo di Stato nel suo Paese.

Da qui le torture, le esecuzioni sommarie, le 30 mila vittime del regime di Pinochet. Con l'appoggio degli Stati Uniti. La lettera si conclude più o meno così: l'11 settembre 2002 noi ricorderemo i vostri morti, ma voi, per favore, ricordate anche i nostri. Una chiave simile a quella adottata, con toni più dolenti e meno polemici, dal bosniaco Danis Tanovic (Oscar per No man's land), che mostra una manifestazione delle donne reduci dal massacro di Srebrenica proprio nel giorno degli attentati a New York.

Un approccio che ha fatto centro presso gli spettatori. Meno apprezzato, invece, un altro episodio dichiaratamente militante, diretto dall'egiziano Youssef Chaine, basato su un dialogo immaginario del regista con due ragazzi: un soldato americano morto in un'autobomba il Libano, nel 1983, e un kamikaze autore dell'attentato. Ognuno dei due sostiene le proprie ragioni: alla fine, la responsabilità di tutto viene addebitata a Israele e Usa. Un punto di vista che ha alimentato le polemiche della vigilia, col Foglio di Giuliano Ferrara pronto a scagliarsi contro il presunto antiamericanismo della pellicola.

Certo, in tutta onestà va detto che il film, nel suo complesso, non è tenero con gli Stati Uniti. Soprattutto con la loro politica estera, giudicata aggressiva e imperialista. Come emerge, anche se in modo più sottile, anche dall'episodio dell'indiana Mira Nair (Leone d'oro 2001 con Monsoon wedding): ispirato a una storia vera, parla di un ragazzo pakistano, cittadino di New York, scomparso da casa il giorno degli attentati. Considerato per diverso tempo un terrorista, nel pieno dell'ondata antimusulmana, viene riabilitato quando si scopre che era morto eroicamente, per soccorrere i feriti al Wtc.

Sempre politica, anche se di segno diverso, negli undici minuti dell'israeliano Amos Gitai: al centro della storia un attentato kamikaze a Tel Aviv, dalle conseguenze non gravissime, compiuto proprio l'11 settembre. Con la giornalista tv presente sul posto insieme alla troupe a cui negano la diretta, a causa dell'inferno scoppiato a New York. Inferno mostrato con stile visivamente forte dal messicano Alejandro Gonzalez Inarritu, con le immagini della gente che si lascia cadere dai due grattacieli.

Atmosfere completamente diverse, invece, nei due episodi che hanno per protagonisti dei bambini. In quello dell'iraniana Samira Makhmalbaf, degli scolari afgani profughi in Iran non riescono a comprendere ciò che è successo a New York. In quello di Idrissa Ouedraogo, applauditissimo, alcuni ragazzini poveri del Burkina Faso credono di riconoscere in un uomo con la barba Osama Bin Laden, e cercano di catturarlo per incassare la taglia.

Ancora, interpretazioni intimiste nei prodotti di Sean Penn, unico americano coinvolto nel progetto, e del francese Claude Lelouch: entrambi contrappongono tragedia collettiva e dolore individuale. Nel primo caso, quello di un anziano che rimpiange la moglie morta; nel secondo, quello di una sordomuta che vive a un passo dalle Torri.

Unico nel suo genere, infine, il cortometraggio che conclude il film, girato da Shohei Imamura: ambientato durante la seconda guerra mondiale, in un Giappone appena ferito dalla bomba di Hiroshima, parla di un uomo che torna dal fronte trasformato, a causa dei traumi subìti, in una specie di serpente umano. Che striscia a terra, morde la gente, mangia i topi vivi. La conclusione dell'episodio è la chiusa perfetta dell'intera pellicola: "Le guerre sante non esistono".

(5 settembre 2002)


grazie x averlo postato.interessantissimo.Uscirà al cine?

PS:che vergogna che nn ci sia l'Italia!
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sono un bugiardo e un ipocrita

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 06-09-2002 11:49  
Certo che esce al cinema, è stato presentato a Venezia.

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DrCalamaro

Reg.: 14 Giu 2002
Messaggi: 2077
Da: ge (GE)
Inviato: 06-09-2002 12:36  
Bene , grazie Quilty .
Piano piano , con contraddizioni , sta strisciando a macchia d'olio una certa consapevolezza . Lo andrò a vedere .
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La carne è grassa, lo spirito è lieto.

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lemona

Reg.: 07 Gen 2002
Messaggi: 819
Da: ferrara (FE)
Inviato: 06-09-2002 13:13  
quote:
In data 2002-09-06 11:49, Quilty scrive:
Certo che esce al cinema, ?stato presentato a Venezia.

non e' detto che un film preserntato a venezia esca

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lemona

Reg.: 07 Gen 2002
Messaggi: 819
Da: ferrara (FE)
Inviato: 06-09-2002 13:17  
non pensavo che venisse riuscito questo film anche perche mettere undici lavori di registi diversi non e' facile. il migliore quello che ha ricevuto piu applausi loach, innovativ quello del regista di amoeres perros, e sean peann, gitai troppo televisi merita di essere visto e a colte ci vuole qualcunoche dica che gli usa non sono solo i buoni e non come dice queel'idiota di ferrara che si vergogna che abbiano portato un film alla mostra senza neppure vederlo. se gli arerei si fossero schiantati contro sua moglie avrebbeero reso un bene all'italia

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missGordon

Reg.: 03 Gen 2002
Messaggi: 2327
Da: Roma (RM)
Inviato: 06-09-2002 15:18  
a quello che so io dovrebbe uscire in contemporanea l'11 settembre in tutto il mondo

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lupin3rd

Reg.: 06 Apr 2001
Messaggi: 1110
Da: Roma (RM)
Inviato: 06-09-2002 16:00  
Vi levo ogni dubbio: ESCE!
Un gran film che dovrebbe far riflettere. Non aspettatevi tytti gli episodi allo stesso livello, anzi.
Comnque ci sono 3 gioielli: Loach, Penn e Lelouch
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Lupin
(L'uomo che ha lasciato Filmup)
www.filmfilm.it

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
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Da: milano (MI)
Inviato: 07-09-2002 13:20  
Esatto esce proprio l' 11 settembre.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 10-09-2002 13:35  
In contemporanea mondiale.
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E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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lemona

Reg.: 07 Gen 2002
Messaggi: 819
Da: ferrara (FE)
Inviato: 10-09-2002 13:40  
per me meglio quello del regista di amores perros piuttosto il sdolcinato lelouch, almeno qualcosa di nuovo

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 12-09-2002 11:57  
Finalmente l'ho visto.
Mi è piaciuto molto, direi che dovrebbe essere l'esempio di come si può fare un film su un evento così tragico senza cadere nella retorica, nel patriottismo e in tutte quelle menate pompate all' inverosimile che non c'entrano nulla con il dolore,la riflessione sugli eventi accaduti, ecc.

Mi è piaciuto molto quello di Lelouch, molto intenso...bello e cinico anche quello di Sean Penn...straordinario quello di Ken Loach,un piccolo capolavoro. Il ricordo di un altro 11 settembre, quello del golpe in Chile, appoggiato dal governo degli Usa, in una lettera ai familiari delle vittime delle due torri.
Gli altri sono un gradino sotto, però sono molto intensi , alcuni spiritosi.
Veramente un bel film. Molto consigliato.



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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 13-09-2002 11:52  
Chi ha visto la puntata di Porta a Porta dell'altro ieri, quando hanno accusato questo film di essere anti-americano?
Ma secondo voi sta in piedi una cosa del genere?

Soprattutto si sono scagliati contro il corto di Loach-guarda caso quello più riuscito di tutti.

Come è possibile avere la faccia tosta di criticare quel capolavoro?

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