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Autore Vajont
Bubbachuck

Reg.: 02 Ott 2001
Messaggi: 2172
Da: Philadelphia (es)
Inviato: 21-04-2002 02:35  
Qualcuno di voi ha visto questo film? Ne avevo sentito parlare molto bene, ma personalmente non mi ha entusiasmato.
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"Se non credi in te stesso, chi ti crederà"? (KB8).

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 21-04-2002 05:18  

Personalmente ho travato il film inutile. Ci aveva già pensato Marco Paolini con il suo spettacolo teatrale/televisivo ad informarci e a commuoverci.... Il film non aggiunge nulla a ciò che già sapevamo. E dico questo solo perché sono convinto che siano queste le intenzioni del film: informare, denunciare, ricordare (anche se neanche in questo ha avuto fortuna)
Consiglio a tutti di risparmiarsi dall’andarlo a vedere… Piuttosto consiglierei il VHS di M. Paolini... che è un prodotto decisamente superiore....

I film, che dovrebbero fare parte della disciplina del cinema, --- oltre all'emozione per la platea, i soldi che riuscirà o non riuscirà a guadagnarsi al botteghino---, dovrebbero anche essere rappresentativi di un linguaggio, di una metodologia compositiva, rispettare o non rispettare alcune “regole” e avere anche una loro Forma. (…insomma, ne ho già parlato in altra sede). Siamo tutti convinti del fatto che dietro al Vajont ci siano delle verità, dei protagonisti che non sono ancora svelati. Delle colpe che sono rimaste vacanti, e verità che non si conosceranno mai a fondo... Ma questo non è cinema. Si tratta di cronaca, di vita, di tragedia. E quando un film vuole rappresentare queste tre o cose, o una sola di queste, deve anche farlo in una maniera appropriata...(anche se è impossibile, forse, definire il termine di appropriatezza). Il film nasce da una volontà di denuncia nei confronti di un avvenimento scandaloso che a suo tempo è stato violentemente insabbiato per coprire i colpevoli di una strage. Credo che questa sia stato il motivo primo che ha spinto queste persone a realizzare il film. Nella visione ho lasciato da parte i sentimenti di tristezza e di indignazione, di impotenza suggeriti da Paolini e ho cercato di vedere un film. Quindi la strutturazione narrativa resa cinematograficamente, l’articolazione in sequenze, in avvenimenti, in inquadrature ecc. ecc. Purtroppo la componente narrativa ha preso subito il sopravvento sia nei confronti del Cinema sia della verità stessa. Personalmente tengo molto che un film, quando questo si basa su avvenimenti realmente accaduti (almeno per un rispetto nei confronti non solo di una Realtà, ma anche dello spettatore informato), rispetti un realismo delle situazioni. Non esiste logicamente una scelta di soggetto migliore rispetto a tutte quelle possibili (e quindi ben venga un film sul Vajont), ma caricare la trama di componenti eccessive, come la storia di amore, che vengono poi sviluppate con patetica preponderanza per “riempire” le due ore mi lascia molto dubbioso e anche abbastanza irritato. Film del genere mi fanno infuriare. Un altro esempio è “la Tregua” di Rosi tratto (meglio dire, lontanamente inspirato al libro omonimo di Primo Levi). In questi tipi di film non capisco quale sia il bisogno di stravolgere un dato reale per poter rendere più accettabile e coinvolgente la storia… questo mi fa pensare che il cinema di ora (in particolare quello italiano) debba sempre appoggiarsi ad una narrazione stereotipata per salvarsi il culo. Da cosa poi non lo ho ancora capito. Comunque lasciamo perdere “la tregua” che resta sicuramente più scandaloso del Vajont…questo almeno costruisce una storia di fiction sullo sfondo di un avvenimento reale. Resta il problema di integrazione narrativa e la consapevolezza di stare assistendo ad un pretesto posticcio per riuscire a salvare il salvabile. La colpa comunque non è solo della sceneggiatura e di chi ha creduto nella realizzazione di questo film quanto anche dello stesso regista che sinceramente si mette dietro ad una macchina da presa con manie di grandezza tipiche da regista americano di Hollywood.
Nel momento che viene scelto un soggetto il regista dovrebbe essere anche conscio dell’approccio necessario che serve per rappresentarlo, non tanto nello stile quando nella stessa pratica del girare, nella scelta delle inquadrature dei movimenti di macchina. Mantenere quindi un proprio controllo sulla narrazione, imbrigliarla e utilizzarla per fare cinema (e non il contrario! Perché quello è un compito degli ‘esecutori’) è una cosa che non dovrebbe essere dimenticata. E invece. Insomma,[ adesso ho anche sonno (sono le 5)] per me un fallimento e una delusione su tutti i livelli.

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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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