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Autore Il riparatore
Aykroyd85

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 1529
Da: United States of America (es)
Inviato: 21-02-2004 12:39  
1985

La sveglia non suonò. Sembrava morta. Anzi, sembrava sorridesse dal comodino, sembrava sfottermi.
Avrei fatto tardi a scuola, ma poco importava. Non avevo alcun motivo per andarci, se escludiamo Sarah, la biondina del terzo banco. E poi c’era Mark, quel fottuto anglosassone che ci prova con tutte. Avrei quasi voglia di...distolsi lo sguardo dal poster de "La zona morta", e mi alzai dal letto.
Sorrisi.
Come la sveglia.
Diedi la “triste” notizia e mostrai il “defunto” ai miei vecchi. Decisi così di portare il “cadavere” dal ferramenta dietro l’angolo, aperto da secoli ma da cui non ero mai andato.

“RIPARATORE – Tutto a 10 cent – Non si accettano Assegni”, recitava l’insegna multicolore. Molto pacchiano, pensai. E ridicolo, per i prezzi.
Entrai e mi ritrovai di fronte un simpatico vecchietto dall’aria vispa e allegra. Portava indosso un simpatico gilet grigio e un orologio da passeggio d’oro. Mi accolse con un invitante “Serve qualcosa, figliolo?”.
“Salve” risposi. “Sarebbe così gentile da riparare questa sveglia? Sa, funzionava fino a ieri, ma oggi…”
“Ha tirato le cuoia” m’interruppe il vecchietto. Sì, pensai, era proprio così. “Non si preoccupi, figliolo. La poggi qua.” E detto questo indicò il bancone di vetro. Sotto, una catasta di orologi d’epoca. La gioia di un fanatico, ponderai. Sorrisi lietamente. Osservai che più mi trattenevo in quel posto, più mi sentivo…
“Allegro” m’interruppe il vecchietto. Questa volta lo squadrai incuriosito e dubbioso. “Allegro, gliela renderò questa sera stessa!”.
“Davvero?” chiesi insospettito.
“Certo” rispose il riparatore “Sarà un gioco da ragazzi.”
Mi strinse la mano e mi chiese il cognome, o perlomeno un nominativo di riconoscimento. Quando mi consegnò il foglietto della fattura sorrisi a disagio. Me ne andai di corsa.

Quel pomeriggio ripensai al fatto accaduto di mattina. I dischi di Stevie Wonder restarono nell’ammasso di L.P., stranamente. Sarebbe stato bello ascoltare “Send One Your Love”, ma purtroppo non ne avevo voglia. Una parte di me non ne aveva voglia…

La sera andai dal riparatore, e questa volta con una singolare punta di orrore e inquietudine.
Non c’era il “simpatico” vecchietto, ma una graziosa fanciulla dai lunghi capelli biondo castano, con indosso una tuta da lavoro verde acqua.
“Ecco a lei” mi disse “E spero possa avere un buon risveglio, domani mattina”. Scoppiò in una fragorosa risata che mi atterrì più qualunque altra cosa. E poi la guardai negli occhi.
E vidi quel viola. Quel viola in cui potevo buttarmi da un momento all’altro, e che mi agghiacciò a tal punto da scappare da quel posto maledetto.
Tornai a casa, senza dire niente a nessuno. Sei i miei vecchi volevano sapere, avrebbero dovuto chiedere.
Scrissi anche un racconto, quella sera. Banale a dir la verità. E dormii.

Mi svegliai in un caldo giorno di Aprile.
Rabbrividii.
Ero in un bagno di sudore, e il letto era completamente disfatto.
La sveglia. La sveglia non aveva suonato, quella mattina. E poi quel sogno. Sognai di squartare vivo un compagno di classe. Anzi, di assistere al suo omicidio.
Testimone oculare. Niente di più banale.
Con la testa trafitta da un pulsare assordante, mi diressi verso la cucina, da cui proveniva un lieve aroma di…di…caffè! Ecco cos’era! Sembrerò un po’ fissato, ma…
Una visione spaventosa mi trattenne per qualche istante sulla porta. Era lui. Lui, ed era scuoiato proprio al centro del petto. Come nel sogno. E poi i suoi occhi erano viola…VIOLA…
Il mal di testa si fece più martellante, e dovetti arretrare. Urtai il letto, stramazzandoci sopra come un sacco di merda. Cacciai un urlo, credo che andò così. E mi risvegliai…

Mi svegliai in un caldo giorno di Aprile.
Rabbrividii.
Ero in un bagno di sudore, e il letto era [EHI, MA QUESTO L’HO GIA’ VIST…] completamente disfatto.
La sveglia. La sveglia non aveva suonato, quella mattina. [RAGAZZI, NON RIESCO A FERMARMI…] E poi quel sogno. Sognai di squartare vivo un compagno di classe. Anzi, di assistere al suo omicidio.
Testimone oculare. Niente di più banale [MA CHE CAZZ…].
Con la testa trafitta da un pulsare assordante, mi diressi verso la cucina, da cui proveniva un lieve aroma [STO RIPETENDO TUTTO, PER DIO?] di…di…caffè! Ecco cos’era! Sembrerò un po’ fissato, ma…
Una visione spaventosa mi trattenne per qualche istante [NO, ANCORA LUI NO…!!!] sulla porta. Era lui. Lui, ed era scuoiato proprio al centro del petto. Come nel sogno. E poi i suoi occhi erano viola…VIOLA… [BASTA!!!]
Il mal di testa si fece più martellante, e dovetti arretrare. Urtai il letto, stramazzandoci sopra come un sacco di merda. Cacciai un urlo, credo che andò così. E mi risvegliai…

Mi svegliai in un caldo giorno di Aprile. [OH, NO!]
Rabbrividii.
[NON ANCORA…!] Ero in un bagno di sudore, e il letto era [EHI, MA QUESTO L’HO GIA’ VIST…] completamente disfatto.
La sveglia. La sveglia [VI PREGO…] non aveva suonato, quella mattina. [RAGAZZI, NON [[SMETTETELA!!!]] RIESCO A FERMARMI…] E poi quel sogno. Sognai di squartare vivo un compagno di classe. Anzi, di assistere al suo omicidio. [BASTA!!!]
Testimone oculare. Niente di più banale [MA CHE CAZZ…].
Con la testa trafitta da [STO MORENDO…] un pulsare assordante, mi diressi verso la cucina, da cui proveniva un lieve aroma [STO RIPETENDO TUTTO, PER DIO?] di…di…caffè! Ecco cos’era! Sembrerò un po’ [STO MORENDO, NON E’ VERO…?] fissato, ma…
Una visione spaventosa mi trattenne per qualche istante [NO, ANCORA LUI NO…!!!] sulla porta. Era lui. Lui, ed era [DIO, TI PREGO…] scuoiato proprio al centro del petto. Come nel sogno. E poi i suoi occhi erano viola…VIOLA… [BASTA!!!]
Il mal di testa si fece più [AAARGH!!!] martellante, e dovetti arretrare. Urtai il letto, stramazzandoci sopra come un sacco di merda. [SMETTETELA..] Cacciai un urlo, credo che andò così. E mi risvegliai…

Continuò così per secoli, immagino. Eco su eco, pagai qualcosa che afferrai più avanti.

Quando il tutto smise, aprii gli occhi. Finalmente.
Vidi uno spazio infinito. Il buio più totale, pensai. E attorno a me si riformò il negozio del riparatore.
Mi guardai attorno con fare timoroso, e notai che indossavo una tuta verde acqua. Le immagini erano rallentate, con una strana gradazione di colore tendente al viola...lo sguardo di un licantropo, pensai. Fu allora che guardai le mani. Le mie mani. Erano raggrinzite, piene di vene protuberanti all’inverosimile. Una voce mi bloccò di colpo.
“Benvenuto tra noi, figliolo. Dove il tempo diventa una convenzione e l’immortalità qualcosa di corporeo”. Era la voce di un ragazzo. Mi girai, e notai con orrore che si trattava del riparatore. Da giovane, considerai. Accanto a lui, una vecchia dai capelli biondo castano. Quest’ultima tossì inaspettatamente, vomitando il fumo aspirato dalla sua Marlboro. Indietreggiai, convinto scioccamente che potesse imprigionarmi. A quel punto entro un cliente. Con se portava una sveglia.
“Salve” disse “Questa cretina ha smesso di funzionare. Potete riaggiustarla?”.
Il riparatore mi lanciò un’occhiata incoraggiante. Allora capii.
“Ma certo” risposi. “Sarà un gioco da ragazzi”.

Eh, sì. Capii perfettamente. Sarà un gioco da ragazzi, con questo fottuto mondo.
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