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Autore Universo in blues & in jazz
AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 21-08-2008 16:02  
quote:
In data 2008-08-13 20:10, eltonjohn scrive:
Sono daccordo con Quentin, se c'è una cosa che non deve risentire di barriere razziali quella è l'arte e la musica in modo particolare.



Mi ero quasi dimenticato di questa discussione, per ora mi limito a contrappuntare te, poi magari me ne esco con un discorso più allargato anche per rispondere alle osservazioni di Quentin

Vallo a dire ai bianchi, signori-padroni dello "spettacolo", delle barriere razziali.., che seppero ben spremere la "gallina dalle uova d'oro", come riferisce giustamente Mingus, scippando ai neri la loro musica, innalzando contro di loro muri razzisti di contenimento, isolando chi aveva regalato all'america quella che si rivelerà la sua risorsa culturale ed umanistica, ed anche e soprattutto economica, in cuor loro, più ricca, poetica ed universale, "asse sirituale" di una nazione barbara, violenta, arrogante, di frontiera, che ha fondato la sua presunta civiltà sul genocidio indiscriminato degli "indigeni" e sullo sfruttamento della forza lavoro degli schiavi. Parlo del blues (di ciò che esiste prima del blues ne abbiamo già parlato in questo topic), del jazz e, di conseguenza, di tutti i loro derivati.


quote:
[i]Le parole di Mingus sono dettate da sacrosanto risentimento (anche Muddy Waters disse che i Rollingstones avevano fatto in pochi anni più soldi di quanti lui ne avesse mai visti in vita sua suonando la stessa roba) ma non le condivido.
Un bianco se ha "i blues" li deve tirare fuori esattamente come lo farebbe un nero, se ad un nero piace suonare le fughe di Bach con l'organo a canne, liberissimo di farlo se ne è all'altezza.



Mingus aveva mille ragioni di risentirsi, ed io lo condivido in pieno, senza riserve, così come condivido le parole, specchio di una realtà assolutamente vera, di M. Waters. C'è forse dell'esagerazione nelle sue esternazioni, ma, aldilà del punto di principio la cui verità non può essere negata perchè è storia (e cronaca), vita vissuta dei musicisti afroamericani, è comunque evidente che Mingus se la prendeva con i discografici, gli impresari bianchi che lo sfruttavavano e lo affamano, letteralmente, subendo umiliazioni di ogni genere - e non sono Mingus -, lui che fu un genio assoluto della musica, di tutta la musica del '900, senza distinzioni di ambiti, scuole, stili, generi e continenti. Mingus ce l'aveva con quelli che gestivano il potere, e con l'establishment culturale bianco, razzista, che nel manovrare la musica nera cercava di edulcorarne, quindi fiaccarne, per motivi politici, ed economici, le componeti rivoluzionarie ed eversive, destabilizzanti. Quando prima, dette "istituzioni" della morale di 'sto par di palle, non avevano addirittura cercato di censurare, ostacolare, reprimere la diffusione di quella musica spirituale, poichè ritenuta animalesca, selvaggia. Impresa impossibile... e allora vediamo un po' come trarne profitto ed insieme ammaestrarla.

Forse non ti rendi esattamente conto di quale fu la statura artistica di Mingus (che era anche un grande uomo), nè del grandissimo contributo dato nell'ambito della musica contemporanea. E ribadisco contemporanea, anche se sono passati trent'anni circa dalla sua morte, perchè la musica di oggi al confronto sembra tornata alla preistoria... Mingus era un meraviglioso strumentista, un compositore immenso, un grande e lungimirante leader dei vari gruppi che capitanò, tra i più importanti della storia del jazz.
Mingus non ce l'aveva con i musicisti bianchi dotati di feeling... Prova ne sia che molti musicisti bianchi di grandissimo valore trovarono un posto d'onore nelle sue splendide formazioni (evito di fare nomi, se ne contano parecchi); Mingus si avvicinò alla filosofia musicale di Lenny Tristano, il grande pianista bianco; studiò i compositori della musica contemporanea "classica"; lo ascoltai dal vivo nei suoi ultimi concerti, prima di morire povero in canna, con un trombettista bianco, un certo Jack Walrath, dotato di un ottimo labbro e di un buon groove; la sua ultima collaborazione fu con la bianchissima Joni Mitchell, per l'album Mingus, del 1979, quando ormai, irrimediabilmente malato, era finito su una sedia a rotelle. E si che Mingus lo sapeva riconoscere il talento dei bianchi.., e lo apprezzava, ed era amico dei bianchi di "buona volontà", senza barriere e limiti. Non era amico dei razzisti e dei mercenari della musica. Mingus, con la sua musica, principalmente, e con le sue parole, le sue battaglie sorde, contribuì enormemente alla causa del razzismo. Ad ogni buon conto, il blues che può avere un bianco te lo scordi che possa essere paragonato al blues di chi il blues ce l'ha nei cromosomi, nel sangue, sulla pelle, anche ne cazzo o nella fica. A ciascuno il suo "mestiere", il suo talento.., come giustamente reclamava Mingus, non credi? Tanto più che le "scuole" di punta, quelle che fecero il grande jazz, la great black music (mi piacciono questi slogan oramai desueti, così come detesto i proclami a la mode...), erano nella stragrande maggoranza dei casi nere! I bianchi di "buona volontà" tra i neri sono sempre stati i benvenuti.

quote:
[i]Quella poi era una generazione di musicisti nata e cresciuta in pieno regime segregazionista, figli di braccianti e nipoti di schiavi, la rabbia e il rancore erano forti e non potevano sopportare che i bianchi "rapinassero" la loro cultura, oggi le cose sono ben diverse, le star nere dell'Hipop (tanto per fare un esempio) guadagnano dollari a palate esattamente come tanti musicisti bianchi di successo


Ma guarda che non è cambiato nulla rispetto a prima; i jazzman (anche i bianchi) diciamo puri, seguitano a fare praticamente la fame, a doversi magari impiegare come garagisti o tassisti pur di sipravvivere, mentre i "rapinatori" e/o manipolatori del jazz prosperano. Chiaro che gli hipoppisti (e d'intorni) neri affermati fanno un sacco di soldi, oggi; ma anche negli anni '50 e '60, e anche subito prima e dopo, i musicisti neri che suonavano il R. & B., e d'intorni.., guadagnavano bene, molto di più di un Mingus o di un Clifford Brown messi insieme. La musica più è commerciale e più premia economicamente, oggi come ieri. Non è cambiato assolutamente nulla, se non nelle apparenze. La discriminazione e il razzismo, il ladrocinio seguita oggi come prima.., con forme meno appariscenti ma tant'è. Anche grazie alle lotte e al prezzo del sangue versato dai neri per l'emancipazione.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 21-08-2008 16:12  
Per non rpetermi, estrapolo questo breve scritto (poi per ora ho finito...), da un pezzo che scrissi tempo fa. Mi sembra possa andare come risposta alle vostre garbate osservazioni.

Brevemente: il dixieland era la musica dei bianchi, derivata dalla musica nera e dalla musica popolare bianca. Nei primi anni del 900, gli stati razzisti del sud degli USA erano un cruogiolo di razze e culture diverse, e da quella commistione nacquero il jazz nero e il dixieland bianco; quest'ultimo principalmente come forma d'intrattenimento dei bianchi, come musica da ballo. Anche il jazz nero agli inizi era musica popolare con scopi "ricreativi", suonato nei "peggiori" locali di Chicago, New Orleans, Kansas City, N.Y.., senza perdere tuttavia le sue più autentiche connotazioni spirituali (che connotavano anche quegli ambiti della perdizione...), il suo essere musica d'arte destinata ad una straordinaria evoluzione, come un grande fiume in piena nel quale confluirono tutta una serie di più o meni piccoli o grandi rigagnoli... Lo stile New Orleans era pertanto caratterizzato sia dal più "morbido" linguaggio del dixie, sia dalla iconoclastia musicale, "selvaggia" e sanguina del jazz nero, che pendeva corpo ed anima nella tromba di Louis Armstrong, per citarne uno.., un titano del jazz, senza il quale Miles Davis, ma anche Jimy Hendrix non sarebbero mai esistiti. Anche il dixie ebbe i suoi grandi musicisti e la sua ottima musica (le sfide in B. & W. si sprecavavano.., ed erano cruentissime, ma leali) nelle sue espressioni migliori, principalmente con i bianchi Bix Beiderbecke e Nick la Rocca.
Quest'ultimo, a capo della Original Dixieland Jazz Band, ebbe (però) l'onore di incidere il primo disco (78 giri) della storia del jazz... Fama e soldi dunque! Grande paradosso! C'era davvero di che incazzarsi! I veri "re" del jazz erano loro.., non Armstrong, non D. Ellington, non C. Basie, non F. Handerson, ecc, ecc, i quali, ciò nonostante, tutt'altro che arresi, pacificamente, privati di quel diritto naturale, dopo aver sbranato con un sol boccone lo stile dixlieand che oramai non aveva più nulla da dire, con i pochissimi mezzi a loro disposizione e tutti gli ostacoli disseminati sulle loro strade, fecero ugualmente la grande musica del novecento! Anche oggi il re del jazz non è Sonny Rollins, ma Pat Methney.., l'erede ideale del dixieland... La storia si ripete, e come se si ripete!



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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 21-08-2008 alle 16:18 ]

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 24-08-2008 19:36  
quote:
In data 2008-08-21 16:02, AlZayd scrive:
quote:
In data 2008-08-13 20:10, eltonjohn scrive:
Sono daccordo con Quentin, se c'è una cosa che non deve risentire di barriere razziali quella è l'arte e la musica in modo particolare.



Mi ero quasi dimenticato di questa discussione, per ora mi limito a contrappuntare te, poi magari me ne esco con un discorso più allargato anche per rispondere alle osservazioni di Quentin

Vallo a dire ai bianchi, signori-padroni dello "spettacolo", delle barriere razziali.., che seppero ben spremere la "gallina dalle uova d'oro", come riferisce giustamente Mingus, scippando ai neri la loro musica, innalzando contro di loro muri razzisti di contenimento, isolando chi aveva regalato all'america quella che si rivelerà la sua risorsa culturale ed umanistica, ed anche e soprattutto economica, in cuor loro, più ricca, poetica ed universale, "asse sirituale" di una nazione barbara, violenta, arrogante, di frontiera, che ha fondato la sua presunta civiltà sul genocidio indiscriminato degli "indigeni" e sullo sfruttamento della forza lavoro degli schiavi. Parlo del blues (di ciò che esiste prima del blues ne abbiamo già parlato in questo topic), del jazz e, di conseguenza, di tutti i loro derivati.


quote:
[i]Le parole di Mingus sono dettate da sacrosanto risentimento (anche Muddy Waters disse che i Rollingstones avevano fatto in pochi anni più soldi di quanti lui ne avesse mai visti in vita sua suonando la stessa roba) ma non le condivido.
Un bianco se ha "i blues" li deve tirare fuori esattamente come lo farebbe un nero, se ad un nero piace suonare le fughe di Bach con l'organo a canne, liberissimo di farlo se ne è all'altezza.



Mingus aveva mille ragioni di risentirsi, ed io lo condivido in pieno, senza riserve, così come condivido le parole, specchio di una realtà assolutamente vera, di M. Waters. C'è forse dell'esagerazione nelle sue esternazioni, ma, aldilà del punto di principio la cui verità non può essere negata perchè è storia (e cronaca), vita vissuta dei musicisti afroamericani, è comunque evidente che Mingus se la prendeva con i discografici, gli impresari bianchi che lo sfruttavavano e lo affamano, letteralmente, subendo umiliazioni di ogni genere - e non sono Mingus -, lui che fu un genio assoluto della musica, di tutta la musica del '900, senza distinzioni di ambiti, scuole, stili, generi e continenti. Mingus ce l'aveva con quelli che gestivano il potere, e con l'establishment culturale bianco, razzista, che nel manovrare la musica nera cercava di edulcorarne, quindi fiaccarne, per motivi politici, ed economici, le componeti rivoluzionarie ed eversive, destabilizzanti. Quando prima, dette "istituzioni" della morale di 'sto par di palle, non avevano addirittura cercato di censurare, ostacolare, reprimere la diffusione di quella musica spirituale, poichè ritenuta animalesca, selvaggia. Impresa impossibile... e allora vediamo un po' come trarne profitto ed insieme ammaestrarla.

Forse non ti rendi esattamente conto di quale fu la statura artistica di Mingus (che era anche un grande uomo), nè del grandissimo contributo dato nell'ambito della musica contemporanea. E ribadisco contemporanea, anche se sono passati trent'anni circa dalla sua morte, perchè la musica di oggi al confronto sembra tornata alla preistoria... Mingus era un meraviglioso strumentista, un compositore immenso, un grande e lungimirante leader dei vari gruppi che capitanò, tra i più importanti della storia del jazz.
Mingus non ce l'aveva con i musicisti bianchi dotati di feeling... Prova ne sia che molti musicisti bianchi di grandissimo valore trovarono un posto d'onore nelle sue splendide formazioni (evito di fare nomi, se ne contano parecchi); Mingus si avvicinò alla filosofia musicale di Lenny Tristano, il grande pianista bianco; studiò i compositori della musica contemporanea "classica"; lo ascoltai dal vivo nei suoi ultimi concerti, prima di morire povero in canna, con un trombettista bianco, un certo Jack Walrath, dotato di un ottimo labbro e di un buon groove; la sua ultima collaborazione fu con la bianchissima Joni Mitchell, per l'album Mingus, del 1979, quando ormai, irrimediabilmente malato, era finito su una sedia a rotelle. E si che Mingus lo sapeva riconoscere il talento dei bianchi.., e lo apprezzava, ed era amico dei bianchi di "buona volontà", senza barriere e limiti. Non era amico dei razzisti e dei mercenari della musica. Mingus, con la sua musica, principalmente, e con le sue parole, le sue battaglie sorde, contribuì enormemente alla causa del razzismo. Ad ogni buon conto, il blues che può avere un bianco te lo scordi che possa essere paragonato al blues di chi il blues ce l'ha nei cromosomi, nel sangue, sulla pelle, anche ne cazzo o nella fica. A ciascuno il suo "mestiere", il suo talento.., come giustamente reclamava Mingus, non credi? Tanto più che le "scuole" di punta, quelle che fecero il grande jazz, la great black music (mi piacciono questi slogan oramai desueti, così come detesto i proclami a la mode...), erano nella stragrande maggoranza dei casi nere! I bianchi di "buona volontà" tra i neri sono sempre stati i benvenuti.

quote:
[i]Quella poi era una generazione di musicisti nata e cresciuta in pieno regime segregazionista, figli di braccianti e nipoti di schiavi, la rabbia e il rancore erano forti e non potevano sopportare che i bianchi "rapinassero" la loro cultura, oggi le cose sono ben diverse, le star nere dell'Hipop (tanto per fare un esempio) guadagnano dollari a palate esattamente come tanti musicisti bianchi di successo


Ma guarda che non è cambiato nulla rispetto a prima; i jazzman (anche i bianchi) diciamo puri, seguitano a fare praticamente la fame, a doversi magari impiegare come garagisti o tassisti pur di sipravvivere, mentre i "rapinatori" e/o manipolatori del jazz prosperano. Chiaro che gli hipoppisti (e d'intorni) neri affermati fanno un sacco di soldi, oggi; ma anche negli anni '50 e '60, e anche subito prima e dopo, i musicisti neri che suonavano il R. & B., e d'intorni.., guadagnavano bene, molto di più di un Mingus o di un Clifford Brown messi insieme. La musica più è commerciale e più premia economicamente, oggi come ieri. Non è cambiato assolutamente nulla, se non nelle apparenze. La discriminazione e il razzismo, il ladrocinio seguita oggi come prima.., con forme meno appariscenti ma tant'è. Anche grazie alle lotte e al prezzo del sangue versato dai neri per l'emancipazione.



Si ma la discussione era nata sul ruolo degli inglesi in questo presunto ladrocinio di musica afroamericana.
Qui tu sposti, e non a torto, il discorso sulla prepotenza esercitata dai bianchi americani nello stesso senso, gli odiosissimi, spocchiosissimi ed infarcitissimi di teorie eugenetiche e stronzate bibliche che sono i cosidetti WASP, i bianchi NORDICI (non anglosassoni) protestanti americani, i padroni incontrastati ed indiscussi dell'America fin dai dempi di Thomas Jefferson.
Questi non sono gli inglesi, sarebbe un errore madornale fare confusione nonostante una vaga parentela etnica e la comunanza della lingua, questi sono gli "ariani" d'America le cui radici sono più facili da ritrovarsi in Germania,Olanda e Scandinavia, popoli con tradizioni xenofobe ed istinti di genocidio storicamente ben noti (pensa ai cavalieri teutonici ed alla Lega Anseatica) anche in altre parti del mondo.
Questa gente è capace di tutto, impadronirsi delle altre culture (come quella afroamericana , ebraica o ispanica) a fini commerciali è il loro delitto minore.
Gli inglesi percepivano la musica nera non come "un affare" ma come una vibrazione positiva, una musica capace di risvegliarti dal torpore e rindondante di anima e ribellione (Ciò che molti giovani britannici,perlopiù provvenienti dai quartieri popolari esigevano,senza alcun fine di lucro , se ciò è successo in seguito è stato un incidente di percorso certamente stimolato dalle majors discografiche made in USA che si rendevano conto che quella musica nera cantata da giovanotti dalla pelle chiara era più facile da smerciare).
Prenditela con L'America Alza, ma per carità, lascia stare la Britannia

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 25-08-2008 12:51  
Ma dai Elton, Mingus parla di inglesi a domanda specifica dell'intervistatore, ed è evidente che si riferiva a tutto il jazz bianco, e alla musica "pop" che trae origine dal blues e dal jazz. Infatti a un certo punto dice testualmente: "I bianchi non hanno diritto di suonarla, è musica popolare nera."

Ho già detto che quello di Mingus è un giustissimo sfogo che contiene delle più che giustificabili esagerazoni, e come, nei fatti, nei comportamenti, egli non fosse affatto razzista verso i bianchi dotati di "buone vibrazioni positive", ecc, come da tue esatte definizioni, e che però non vale solo per gli inglesi, ma anche per gli americani e per tutti i popoli della terra che approcciarono ed approcciano il jazz, ed il "pop" derivato dalla black music, in modo creativo e sentito.
Però, per ricapitolare, un conto è accostarsi alla musica nera con quell'umiltà che avevano i musicisti che frequentandola seppero anche "evoluzonarla", secondo una sensibilità e uno spirito tutto "bianco" (che non poteva in ogni caso toccare le stesse profondità del dolore e dell'estasi dei neri che di blues e di jazz vivevano e morivano, e mai dimenticare che quella musica proveniva dall'Africa, che con i culi bianchi americani ed europei ci azzeccava poco...), un conto è strapparla letteralmente di mano ai legittimi "inventori", per edulcorarla, banalizzarla, farne spesso vile marketta, facendo si che, grazie al loro strapotere socio-economico-politico, e alle leggi razziali e segregazioniste vigenti, che lasciavano ai neri solo il diritto di protesta (spesso anche quello represso nel sangue!), meriti, goria, fama e denaro fossero tutti, o quasi, per loro!
Mingus ce l'aveva in realtà con l'industria.., con quell'industria che ha cavalcato strumentalmente e mercantilmente anche il disinteresse, la buona volontà, la passione dei giovani bianchi che scoprivano la musica nera e ne restavano colpiti, riconoscendo in quella frammenti musicali delle loro stesse tradizioni musicali...
Va anche detto che molti di questi, una volta annusato l'odore dei soldi, si lasciarono volentieri strumentalizzare. Ma questo vale e valse anche per il Jazz, in misura assai inferiore, per la classica, per tutte le musiche del mondo.

Infine, tu dici:

"percorso certamente stimolato dalle majors discografiche made in USA che si rendevano conto che quella musica nera cantata da giovanotti dalla pelle chiara era più facile da smerciare".

Giusto, ma, per tornare a quanto avevo già ventilato nell'altro topic, l'intenzione delle majors discografiche, che erano un grosso pezzo di potere, inteso in senso lato, non era solo commerciale, ma anche, più o meno dichiaratamente, politica.
Poi.., siccome il jazz e la musica nera (allora punto cardine e potente della giovanissima ed ancora "povera" cultura afroamericana, spogliata di tutto in schiavitù e nell'affrancamento, meno dei loro BLUES come condizione principalmente spirituale), nonostante i furti subiti, tutte le forme di ostracismo patite, le censure, prima i linciaggi, il sangue e destini alla Bessie Smith.., è riuscito a sopravvivere prepotentemente a tutto questo, l'industria e l'establishment si sono dovuti arrendere col tempo e aprire porte d'oro al jazz per farci pure, dal momento che.., i soldi. Sempre però ridistribuendo iniquamente ai creatori del jazz gli introiti...
Cazzo se Mingus ci aveva ragione! La sua è una risposta anche politica a una situazione politica ben precisa.
Però gli americani non di buona volontà dovranno sempre vergognarsi.., ed ammettere che una cultura barbara e selvaggia è riuscita a rivoluzionare dall'interno il suo incivilissimo ordinamento, quello si incivilissimo.
Quando si crede fortemente nelle utopie, alla fine queste si avverano.

Mai potrei avercela con i britannici che hanno inventato i Beatles e i Rolling Stones.., e che vanta una cazzutissima tradizione jazzistica bianca.

Omaggio a Mingus


Freedom

Fables of Fabus

Perugia - C'ero anch'io



[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 25-08-2008 alle 12:55 ]

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eltonjohn

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Da: novafeltria (PS)
Inviato: 26-08-2008 19:10  
Beh, io non conosco bene Charlie Mingus, interessante quel brano "Freedom" dove si sentono quei cori monotoni e quel battere lento e sincopato che tanto ricorda il martellare sulle pietre dei forzati neri nelle prigioni della Louisiana o del Mississippi. Assomiglia ad un brano della colonna sonora di Fratello dove sei, è così "southern" e primitivo come lo erano i primi canti degli schiavi africani, i primal screams (i primi vagiti) di tutta la musica nera
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 05-09-2008 00:27  
Tutto vero Elton. Quei cori "monotoni", quel battere ... sincopato, lo ritroviamo nel rock, ovviamente riadattato ma l'origine è quella della schiavitù. Figo.., ce ne hanno fatti su di soldi, i bianchi...

Mingus... è immenso, il suo contrabasso non era un semplice strumento, ma un appendice del suo corpo, il suo spirito cornucopia, il quinto arto, il secondo cazzo. So, spero.., che avrebbe approvato questa battutaccia; durante il suo viaggio a Tijuana - una cosa mitica, i primi "maledettismi" nelle puritane contrade americane, la trasgressione, lo scandalo folle, la prima "robba", i primi atteggiamenti e modi di porsi fuori schema, outsider.., che furono ripresi e imitati dagli hipsters bianchi "on the road"... (cazzo, davvero, 'sti visi pallidi se non avessero avuto i neri in casa sarebbero rimasti dei vaccari a cantare e suonare nelle aie polverose vecchie ballate anglo-franco-belga-irlandesi, ecc.., idem gli inglesi a mungere le pingue vacche indiane.., e invece quelli andarono lì ad imparare a suonare il sitar.., sai a chi mi riferisco) - con il fedele batterista Dannie Richmond[o], scriverà nella sua autobiografia "Beneath the Underdog" che in una sola notte arrivò a possedere una ventina di donne (più o meno.., dovrei consultare il testo per la precisione, ma siamo lì).

Una volta gli scivolò lo strumento di mano. Cerca di arrivare almeno al 50esimo secondo ... è molto divertente. Se poi avrai pazienza più in la arriva il grande genio di Eric Dolphy. Memorabile turnèe europea del 1964, qui sono in Norvegia, un concerto memorabile quasi quanto quello di Parigi, stesso aprile 1964, presente nel tubo suddivisa in più parti.


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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 05-09-2008 00:31  
quote:
In data 2008-09-05 00:27, AlZayd scrive:
Se poi avrai pazienza più in la arriva il grande genio di Eric Dolphy.



http://it.youtube.com/watch?v=j4jLxntAMnM&feature=related
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AlZayd

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Da: roma (RM)
Inviato: 05-09-2008 00:40  
quote:
In data 2008-09-05 00:27, AlZayd scrive:
durante il suo viaggio a Tijuana ... con il fedele amico batterista Dannie Richmond ....


Alè!
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 05-09-2008 00:54  
In questo brano c'è invece tutto il gospel, lo spiritual, il blues, i canti da chiesa che mascherano l'origine tribale orgiastica africana, dove voci, grida, e strumenti, battiti di mano, si fondono in un rilancio continuo, nei rempentini e continui cambiamenti di tempo (caratteristica della musica di Mingus, sempre in avanti), momenti di feeling assoluto, di graffiante poesia e negritudine!

Wednesday Night Prayer Meeting
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