Schizobis
Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 16-08-2006 11:45 |
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THE EYE di Oxide e Danny Pang 2002 (the disperation of the “second sight” ovvero la maledizione di Cassandra ovvero l’impossibilità dello sguardo nel cinema postmoderno)
“Voglio essere una persona normale—Mu”
L’idea di base è portentosa (ma non originale, basti pensare a “A prima vista” e “Occhi nelle Tenebre”): alla giovane Mu, cieca dall’età di due anni, vengono trapiantate le cornee di una ragazza tailandese nota per le sue doti di chiaroveggenza (naturalmente inascoltate).
Da quel momento la povera Mu farà i conti con una second sight che si rivela più una maledizione che un dono.
L’errore di base è scambiare questo film per un horror puro, quando invece le contaminazioni filosofiche e artistiche sono molteplici. I fratelli Pang sono bravissimi nel contenere il racconto nella prima parte, creando degli impressionanti momenti di suspence con la sola sfocatura delle immagini e poi sono altrettanto maturi nel non farsi prendere la mano nella seconda parte cercando la macelleria o gli effettacci da baraccone (non è mostrata nemmeno una goccia di sangue).
Se nel Sesto Senso le doti di preveggenza del bambino protagonista portavano alla soluzione (a sorpresa) dell’enigma, nel film dei fratelli Pang viene posta in risalto la dissociazione mentale e la depersonalizzazione della protagonista, che arriverà a rifiutare la propria nuova immagine (rottura dello specchio) e si isolerà nel proprio oscuro mondo del passato, chiudendo dolcemente gli occhi e suonando il violino (meglio la realtà uditiva di quella visiva!). A che serve essere una persona speciale se il resto dell’umanità ti emargina proprio per la tua particolarità? “Voglio essere una persona normale” dice Mu al suo psicoanalista, rendendosi conto che vedere i morti o sentire i fantasmi della morte non può servire a sconfiggerla. C’è un bellissimo libro di Gianni Canova dal titolo L’Alieno e il Pipistrello che tratta proprio della crisi della forma e della impossibilità dello sguardo nel cinema contemporaneo, ve lo consiglio per approfondimento; The Eye a mio parere può essere inserito proprio in questa tematica di impossibilità dell’occhio cinematografico a riprodurre una immagine fedele della realtà. Almeno due scene da antologia: quella nell’ascensore con un carrello laterale da infarto del miocardio e il finale infernale che fa un bel falò di tutti i buoni propositi e speranze su una umanità che di morte non vuole proprio sentire parlare.
Sottofinale malinconico ma ineluttabile (nella sua normalità).
Molto buono, spaventa con classe. |
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