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Autore DAVID LYNCH - STRADE PERDUTE....
RipleyGame

Reg.: 16 Giu 2006
Messaggi: 116
Da: Messina (ME)
Inviato: 14-08-2006 01:44  
Nessuno lo interpreta diversamente?

PS:ho cancellato il mio topic "Ho perduto la strada" così non si crea casino!

[ Questo messaggio è stato modificato da: RipleyGame il 14-08-2006 alle 01:53 ]

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 15-08-2006 09:51  
Questo è un mio parere sul film, scritto tanto tempo fa.


LOST HIGHWAY di David Lynch (la strada perduta di una seconda possibilità)

“Forse volevi parlarmi, volevi chiedermi perché?”

Nel 1997, dopo quattro anni dal precedente film Fuoco cammina con me! accolto a pernacchie a Cannes, Lynch sfida sé stesso e l’estabilishment cinematografico, riversando angosce e fughe psicogene in Lost Highway. Il film è a mio avviso una delle più alte vette artistiche raggiunte da David Lynch nel corso della sua carriera e rappresenta uno splendido preludio all’altro incubo psicogeno che è Mulholland Drive (2001).
Giudicato dai più astruso, incomprensibile e manieristico il film invece è denso di tranelli e porte d’uscita, rimandi diabolici e colpi di genio, richiami finissimi e visioni folli e deformate come in un quadro di Francis Bacon.
La trama potrebbe essere in realtà riassunta molto semplicemente: un uomo Fred Madison (un Bill Pullman assolutamente compreso nel ruolo) sax tenore nel club Luna Lounge (e quando suona sembra davvero fare l’amore con lo strumento musicale) comincia a sospettare di tradimento la inquietissima quanto trascurata mogliettina bruna Renee (Patricia Arquette sensuale e torbida) e sconvolto dalla gelosia (I’m deranged canta David Bowie nei titoli di testa) uccide l’amante della moglie (Big) Dick Laurent prelevandolo dal Lost highway Hotel (luogo dei congressi carnali della fedigrafa Arquette) e massacra la moglie a casa. Beccato dalla polizia dopo un lungo inseguimento notturno nel deserto, rinchiuso nel braccio della morte si inventa, per fuggire alla scarica elettrica, una seconda possibilità, una seconda possibile vita (fuga psicogena secondo i trattati di psichiatria) nel quale ridiventa un giovanissimo meccanico Pete Dayton (ex ladro d’auto) con fidanzata ossessiva Sheila e genitori apprensivi molto “americani”. Ma anche questa seconda vita gli viene incasinata dalla pupattola bionda Alice (ancora una maialona Arquette stavolta platinata), moglie del boss EdDIE Laurent, coinvolta in un perverso gioco di orge e snuff movie insieme all’amico Andy (pure suo amante) e al boss Eddie che prova per lei una attrazione malata. Non è difficile intravedere il sottile gioco di David Lynch nell’imbastire questa seconda vita secondo i desideri repressi di Fred Madison. In effetti (come accadrà ancora più ferocemente in Mulholland Drive) tutte le situazioni vengono rovesciate: nella trasformazione in Pete, Fred riesce a soddisfare finalmente il suo ego sessuale, scopando contemporaneamente Sheila e Alice (mentre nella vita reale aveva una clamorosa defaiance con la conturbante Reneè), essendo lui l’amante della bionda di Laurant e non Laurant l’amante di sua moglie, odiando vistosamente il suono vetusto del saxofone (notate come l’anziano meccanico nell’officina gli faccia notare come a lui quella musica piace), e,traviato dal gioco perverso di Alice, punendo Andy (Andy, l’unico che sembra salvarsi dalla carneficina nella vita reale ma che è comunque guardato con sospetto da Fred alla festa, per l’eccessiva familiarità e confidenza con la moglie Reneè) e cercando finalmente di possedere la vera essenza di questo fantomatico animale donna che gli sfugge. E ancora l’uomo misterioso Robert Blake figura maligna e mostro sub cosciente che emerge col sonno della ragione (e con l’oscurità) mentre nella vita di Pete appare a fianco del malvagio boss EdDIE Laurant (in una telefonata a tre memorabile e angosciante, che fa riemergere il rimosso in Pete-Fred), nella vita reale di Fred si materializza nel momento in cui la crisi d’identità di Fred diventa delirio psicotico e conseguentemente omicidio e uxoricidio in stato di trance maniacale. Robert Blake dice una frase chiave rivolgendosi al nostro Fred: “Sei tu che mi hai invitato” e non dobbiamo sorprenderci se Fred tende a sostituire gli accadimenti reali con i prodotti della sua memoria perché, come ammette lui stesso “il modo in cui io ricordo le cose non è necessariamente coincidente al modo in cui sono realmente accadute”. Inoltre il primo videotape anonimo che gli viene recapitato sui gradini di casa (ma potrebbe essere anche una cassetta smarrita da un agente immobiliare) genera nella mente malata di Fred altre due cassette anonime frutto della sua immaginazione che rappresentano il tramutarsi di una minaccia outside (l’essere spiati da qualcuno da fuori, il latrato incessante di un cane) in una minaccia inside, dentro questo inferno rappresentato dalle rosse e nere pareti di casa Madison, con il retrobottega di una camera dell’inconscio naturalmente insonorizzata, vera sacca primordiale, rifugio amniotico.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 15-08-2006 09:51  
Nella prima parte il film pur lento, tiene desta l’ attenzione dello spettatore con la decontestualizzazione di certe situazioni apparentemente normali. Il lento deterioramento del rapporto tra marito e moglie trova maggiore (in )espressione nei silenzi tra i due e nelle mezze frasi che sembrano epitaffi tombali di un matrimonio ormai vaporizzato. “Mi piace ridere” dice Reneè ma gli occhi di Fred che la seguono nei suoi ammiccamenti con Andy si fermano alla scritta “exit”, come fosse già pronto per il grande trip dentro la sua mente, che cancella il reale e disegna il ricordo “a modo suo” senza più pacche umilianti sulle spalle dopo l’ennesimo flop a letto. Reneè è ormai un ricordo sdoppiato, lontana fisicamente e spiritualmente, e Fred non c’è più (“Fred dove sei?”) perché al suo posto è emersa l’immagine dell’inconscio, come in un sogno del quale non riusciamo più a distinguere il vero dal falso, il biondo dal bruno, il male dal bene (“Eri tu, ma non eri tu…”).
Il mostro uccide e poi cancella dalla mente l’evento (e la prigione, e la sedia elettrica) e si inventa una rinascita, finalmente giovane, bello, che guarda il mondo da una staccionata con gli occhi di un neonato, che riposa in uno scenario da Blue Velvet con immancabile staccionata bianco brillante e verde prato, che si occupa delle macchine riuscendo a fare diagnosi dalle anomalie dei rumori di un motore. Ma per quanto cerchiamo di rimuovere il senso di colpa, esso ci fa ricadere nell’errore.
EdDIE, il boss mafioso, in una delle scene più tarantiniane del film insegna a un malcapitato automobilista cosa significhi mantenere la distanza di sicurezza sulla strada. Ma il giovane meccanico Pete Dayton non mantiene la dovuta distanza dalla donna fatale Alice-Reneè il cui alone diabolico è evidenziato da un sottofondo rock inquietante (Marylin Mason, Smashing Pumpkins).
Quando Pete entra nella casa di Andy il sottofondo musicale (agghiacciante) e il colore blu dominante trasformano l’atmosfera in una specie di crocevia dell’inferno e il filmino porno proiettato all’infinito (con la Arquette posseduta more ferarum) fa da controcampo alla bella Alice che chinata cerca soldi e oggetti preziosi sul cadavere di Andy. Questo nodo del film risulta fondamentale perché osservando la fotografia con Andy Eddie-Dick Reneè e Alice Pete ha il cosiddetto momento di lucidità e rivive per un momento al piano di sopra l’incubo del tradimento scoperto dietro la porta di una stanza del Lost Highway Hotel (“forse volevi parlarmi, volevi chiedermi perché?”). La fuga nel deserto dei due con tanto di congresso carnale alla Zabriskie Point (sotto il fascio di luce dei fari della macchina) è l’ultimo atto. Anche sotto le schizofreniche spoglie di Pete, Andy si sente dire da Alice-Reneè:”Non mi avrai mai….”. Fred ritorna Fred (“Dov’eri Fred?) e rivive il momento della scoperta dell’adulterio e l’assassinio di Dick. Tutto viene avvolto dalle fiamme della perdizione e registrato nella telecamera portatile del nostro inconscio, lì dove giace il senso reale degli avvenimenti e tutti i desideri frustrati.
Resta lo sbigottimento di un uomo in caduta libera verso la strada perduta della sua sanità mentale, che osserva il senso stravolto delle cose e l’incapacità a spiegare gran parte degli errori e delle cadute degli esseri umani. Inutile capire, Fred. Oltre il danno, la atroce beffa tutta racchiusa nella frase manifesto:“Forse volevi parlarmi, volevi chiedermi perché?”.
Il cerchio si chiude con Fred che parla a sé stesso al citofono (la vendetta è compiuta) e con la musica di David Bowie che scorre sulla linea gialla di una strada senza più vie di fuga, senza ritorno. Fred Madison è morto (come Dick Laurant) deformato come in un quadro di Bacon, folgorato dalle scosse della sedia elettrica.
NO EXIT .
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True love waits...

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dario82

Reg.: 03 Giu 2006
Messaggi: 87
Da: san vito dei normanni (BR)
Inviato: 16-08-2006 01:33  
Schizobis, rinnovo la mia stima! Grazie al tuo intervento, Lost Highway mi piance un pò di più.

Ho notato che l'immagine dei fari che illuminano la linea tratteggiata della strada (presente anche in Velluto Blu),Lynch l'ha presa da un film che ho visto di recente ma che in questo istante non mi sovviene. Qualcuno può aiutarmi? Mi ricordo solo che è un film di un grande autore.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 16-08-2006 10:43  
Nell'episodio Toby Dammit di Tre Passi nel Delirio di Federico Fellini la folle e delirante corsa in macchina di Terence Stamp è molto simile a quella di Bill pullman all'inizio e alla fine di Lost Highway
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dario82

Reg.: 03 Giu 2006
Messaggi: 87
Da: san vito dei normanni (BR)
Inviato: 16-08-2006 13:55  
esatto! intendevo quello. Ora ricordo... ho visto il doc su Fellini "Sono un gran bugiardo" e ho visto l'immagine proprio lì.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-03-2007 16:55  
Fred ha il sospetto che la moglie lo tradisca. Una sera,mentre suona in un locale,telefona a casa ma nessuno risponde,nonostante la moglie Renee gli avesse assicurato che non sarebbe uscita. Fred torna a casa,la coppia cerca di fare l’amore ma egli non riesce perchè ha il tormento. Poi racconta un sogno dove la moglie “sembravi tu ma non eri tu” (anticipo dell’alter ego Alice).

I giorni seguenti Renee trova sulla soglia di casa delle videocassette ,la prima con la veduta esterna del loro palazzo,la seconda in cui vengono ripresi lui e la moglie a letto. Fred va a una festa. Trova un uomo misterioso con il volto completamente bianco che gli dice di essere stato lui a registrare quei video con il permesso di Fred stesso (questo uomo che il protagonista incontra al party di Andy è chiaramente una sua proiezione interiore. Al suo incontro infatti i rumori dell'ambiente circostante svaniscono all'improvviso lasciando il dialogo in un totale isolamento dal contesto in cui si svolge l'azione. Già a partire da qui la scena assume una dimensione tutt'altro che realistica. L'uomo misterioso gli passa il cellulare mostrandogli che è nel frattempo sia davanti ai suoi occhi che a casa sua. "Qual'è il trucco?" chiede il protagonista. Non c'è alcun trucco evidentemente se non un richiamo narrativo /visivo sul fatto che, non potendo possedere il dono dell'ubiquità, la scena è solo una rielaborazione mentale di Fred che proietta le sue colpe – i suoi delitti - su qualcun altro.).

La terza videocassetta Fred la guarda da solo,la moglie è scomparsa. La cassetta riprende il suo omicidio. E’ bene soffermarsi su questo punto del film : durante questa visione - quella in cui si vede lui di fianco al corpo squartato della moglie - l'immagine disturbata e in bianco e nero viene alternata a stacchi a colori ,sempre della stessa scena a cui il protagonista sta assistendo. A tutto questo inoltre si aggiungono alcuni controcampi sul volto di Fred stesso. E' evidente che Fred sta rivivendo quindi nella sua mente l'evento accaduto man mano che lo guarda in video, poichè la regia passa,nella descrizione di questo filmino, da una visione oggettiva (l'immagine del video in B/N) a una soggettiva(a colori), senza soluzione di continuità nel riprodurre l’evento. Fred quindi è colui che è ripreso ma anche colui che riprende (mentalmente) questa scena - lo sguardo infatti è sempre quello della videocamera amatoriale. Si può quindi ben capire che Strade Perdute è un film decisamente in soggettiva, dove il protagonista ricorda gli avvenimenti così come gli fa più comodo ( in realtà è lui l’artefice - siamo sempre in un livello di ricostruzione mentale - dei video), per potersi evidentemente discolpare e rifugiarsi in una realtà della sua mente a lui più accettabile.

Così la strada percorsa dal protagonista nella notte, illuminata dai soli fari della sua vettura e spezzettata da una segnaletica tratteggiata è l'immagine ricorrente di una brillante metafora della sua stessa fuga psicogena frammentaria e della sua stessa ricostruzione mnestica dell'intera vicenda.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-03-2007 16:57  
Fred viene incarcerato per uxoricidio ma non ricorda di aver ucciso la moglie (ecco quindi la rimozione dell’evento traumatico).

Quando Fred si trova nella sua cella di detenzione e sta male, c'è un primo piano del suo volto sofferente, un'inquadratura a seguire della porta della sua cella con l'immagine che si apre a tendina e va a sostituirsi con quella di una baracca in mezzo al deserto. E' fin troppo evidente che da questo momento parte un’ulteriore visione alternativa della sua storia, suggerita da una sapiente costruzione visiva (l'immagine ritorna sul primo piano di Fred, ancora sulla baracca- esce l'uomo misterioso - ancora su Fred che osserva e ancora sull'uomo che rientra nel suo rifugio). E ancora Fred alza gli occhi e l'inquadratura va al soffitto e gli appare la strada sulla quale sta fuggendo, il suo incontro con un ragazzo (la fidanzata che urla : “Pete, non andareeeee ! “ )ancora frammenti della visione del suo omicidio e l'immagine che si fionda dentro a un organo umano squartato (così sembra almeno) , e da qui parte la storia di Pete (che altro non è che un’altra possibilità di Fred di riscattare la sua vita e di riappropriarsi del suo destino e di scoprire il passato della moglie (“mi volevi parlare, volevi sapere PERCHE’?”) .

La struttura è molto simile a quella di Mulholland Drive quando Rita(la mora) apre il cubo blu e l'immagine si catapulta dentro alla scatola e dal sogno di passa alla realtà.
Pete non è altro che una tabula rasa sulla quale Fred può scrivere la sua storia alternativa e cercare non solo di riconquistare sua moglie ma anche andare a vedere i suoi tradimenti. Pete non ricorda infatti assolutamente nulla di quello che gli è accaduto quella notte in cui venne trovato in carcere al posto di Fred; Pete non è nulla se non il desiderio di Fred di possedere una donna che non avrà mai. "Non mi avrai mai" infatti è la stessa frase che Alice (la donna bionda) sussurra a Pete mentre fanno l'amore per l'ultima volta nel deserto. Chi si rialzerà da terra però, inquadrato di spalle non sarà più Pete ma nuovamente Fred che ritorna a indossare i suoi panni.

La famiglia di Pete chiede spiegazioni su cosa successe quella notte quando fu trovato in carcere al posto di Fred, e l'unico ricordo che questo personaggio ha del suo passato è uno stacco su una sua soggettiva (visione di Pete) che è guardacaso la stessa di Fred (l'inquadratura in soggettiva del cadavere fatto a pezzi della moglie di Fred e la mdp che si fionda dentro a un organo umano squartato).

Così Pete è nella mente di Fred e viceversa.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-03-2007 16:58  
Pete (Balthazar Getty) esce dal carcere e quindi incontra una bionda che è l’alter ego della moglie di Fred(infatti i ruoli sono entrambi della Arquette). Pete riesce (al contrario di Fred) ad avere rapporti focosi con Alice,la quale è la pupa del boss Laurent ( che nella vita vera come vedremo è l’amante di Renee ,moglie di Fred.)
Quindi abbiamo una situazione capovolta dove vi è un appagamento di un desiderio,ciò che Fred nella vita vera vorrebbe(sottrarre lui la moglie al boss) e non ha. Il boss mafioso ben presto scopre la relazione tra questi due personaggi, che decidono di penetrare nella casa dell’amico Andy (quello della prima parte) per rapinarlo – involontariamente Pete lo ucciderà ,dopo aver assistito alla proiezione di un video porno con protagonista la stessa Alice , la quale gli aveva confessato infatti il suo passato, la sua iniziazione come attrice di film porno presso Eddy Laurent.

Durante il racconto di quest’ultimo episodio c’è da notare come dai campi e controcampi sui volti dei due attori la regia passi a descrivere visivamente l'esperienza della protagonista femminile,il suo spogliarello davanti al boss mafioso , la pistola puntata alla tempia,il suo progressivo avvicinarsi a Laurent e il gesto della sua mano in tensione per accarezzarlo. A questo punto l'immagine passa quindi ad un veloce raccordo: la mano di Alice , nel successivo controcampo, andrà a posarsi invece sul volto di Pete, che nel frattempo stava ascoltando il racconto della vicenda. La soluzione visiva qui usata da Lynch (come tutte le altre descritte in precedenza) si carica di una sua pregnante semantica sottolineando che Pete (quindi Fred) è solamente uno dei tanti uomini di Alice (quindi di Renee), la quale meccanicamente ripete lo stesso gesto per questi due personaggi agli antipodi e in conflitto , curandosi di cambiare solamente il colore del suo smalto (da rosso a nero).

La coppia fugge nel deserto , fanno l’amore per l’ultima volta (l’ineluttabilità del destino di Fred di non poter riavere la propria moglie )e in un breve raccordo visivo il corpo del protagonista riprende la sua vera identità. Fred entra nel rifugio dell’uomo misterioso che gli era apparso in carcere - la baracca nel deserto che si riavvolge temporalmente su se stessa tornando integra dal suo stato disintegrato è quindi l'incipit figurativo della ricostruzione del possibile passato della moglie del protagonista, ormai morta e resuscitata come simulacro.

L’uomo misterioso impugna una videocamera ma Fred non desidera affatto essere ripreso e fuggirà quando egli lo insegue, proprio perchè la videocamera implica un'oggettivazione degli eventi al contrario della mente di Fred a cui piace ricordare le cose non necessariamente come sono avvenute.


[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 28-03-2007 alle 10:25 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 27-03-2007 17:00  
Fred giunge in un motel che da il titolo al film,Lost Highway. Lì vede Renee compiere il suo tradimento con Laurent.

E’ interessante notare che il corridoio del motel ha le stesse sembianze di quello che Pete percorreva a casa di Andy cercando un bagno, il suo naso sanguinante. La stanza che Pete apriva era la numero 26 (esattamente quella dove Renee e Laurent fanno ora l’amore) e in cui vedeva Alice mentre veniva penetrata da dietro da un uomo (“mi volevi parlare, volevi chiedermi PERCHE’?”)
Viene rimarcato ulteriormente il parallelismo tra la vita di Fred e la sua alternativa Pete.

Quando Renee esce dalla camera del motel quindi, Fred entra e colpisce Laurent , lo piazza nel baule della sua macchina e lo porta nel deserto. Segue una rissa fra i due, Fred allunga una mano e magicamente l’uomo misterioso appare e gli offre un coltello con cui il protagonista taglierà la gola al suo avversario.

Prima di uccidere Dick Laurent nel deserto, l'uomo misterioso gli fa vedere alcune immagini : si tratta di Laurent che si bacia con Renee mentre guardano un porno violento e ancora una volta ,nella visione di chi osserva, al filmino (oggettivo) si sostituisce il ricordo di Laurent di questo evento poichè le immagini tornano a colori (ricordo soggettivo). L'uomo misterioso si riprende la videocamera e poi gli spara. L'immagine successiva è quella in cui bisbiglia qualcosa nell'orecchio di Fred: la macchina da presa stringe su quest'ultimo e quando si allontana nuovamente l'uomo misterioso non c'è più , rimane solo Fred con la pistola impugnata.

La mini sequenza suggerisce quindi uno sdoppiamento di personalità in cui c'è una parte dell' Io di Fred che , attraverso tutti questi filmini, riesuma i ricordi del suo passato, togliendolo allo stesso tempo dalla responsabilità dei suoi omicidi ("sei tu che mi hai chiamato", dirà l'uomo del mistero alla festa di Andy) poiché nella sua ricostruzione mnestica l’assassino risulta l’uomo misterioso.

La fase finale del film vede quindi la fuga (psicogena) del protagonista , braccato dalla polizia che lo aveva visto recarsi a casa sua e citofonare a se stesso (“Dick Laurent è morto”). E’ ovviamente un’autocomunicazione che sancisce il carattere mnestico dell’intera vicenda, ricostruita nella mente disturbata di un protagonista che cerca di rimuovere il suo dramma e di fuggire dalla sua stessa fallimentare vita immaginandosene una migliore, un’ ultima via di fuga mentre il suo destino lo rincorre impietoso : le volanti della polizia sono alle calcagna e il suo cervello sta già cominciando a schizzare, forse a causa degli effetti della sedia elettrica o di una pallottola che lo ha raggiunto alla nuca, così come gli era stato predetto in un’oscura telefonata dalla voce dell’uomo misterioso.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 29-03-2007 13:59  
Qui siamo completamente d'accordo.
Lo abbiamo interpretato complessivamente alla stessa maniera.
Ma tengo comunque a sottolinare il forte impatto visivo ed emotivo del film, il grande pregio di rovistare nella palta dell'inconscio, indipendentemente dalla logica narrativa.

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santaclaoz

Reg.: 19 Feb 2010
Messaggi: 1
Da: Oristano (OR)
Inviato: 22-02-2010 13:35  
Ogni interpretazione è soggettiva. D'altronde lo stesso Lynch
afferma che "la bellezza di un film astratto è il suo essere aperto a più interpretazioni". A mio parere la razionalizzazione di questo film
non può essere che distinguere ciò che è razionale da ciò che non lo è.

La mia opinione è che questo film sia diviso in due parti, una reale, ed una immaginaria. La prima (breve), che cerca di descrivere la vita quotidiana e la situazione sentmentale di Fred
e Renee, e la seconda, che penso sia una mix tra elocubrazioni mentali e viaggi onirici del multi-Fred. A tal proposito, Lynch stesso
lo definisce uomo-pensante. Cito il regista:"La storia del film dipinge un avvenimento sfortunato e da l'idea di un uomo nei guai. Un'uomo
pensante, nei guai... Si può dire che gran parte della storia sia interiore. E'la storia di Fred. Non è un sogno. E' realistica, e nonostante
tutto segue la logica di Fred."
Io penso che lo spartiacque del film sia proprio la frase: "Preferisco ricordare le cose come le ricordo io, non necessariamente come sono
avvenute realmente". Tutto inizia con un sogno. Da quel punto in poi si perde la linearità della trama. Non ci è permesso più di
distinguere ciò che è realmente accaduto, da ciò che ricorda Fred a "modo suo", e ancora, da ciò che la mente di Fred
immagina per lui (o che il suo alter-ego vive al suo posto nella sua mente). Ogni possibile interpretazione è comunque macchiata da
un particolare contradditorio.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 10-03-2010 18:00  
Qualcuno ha perso la scarpetta...
_________________
E' una storia che è successa ieri, ma io so che è domani.

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