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Come la conobbi |
mario54
 Reg.: 20 Mar 2002 Messaggi: 8838 Da: nichelino (TO)
| Inviato: 18-07-2003 11:23 |
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Di sovente, già da qualche tempo mi compare di proposito alla mente (lei). Si è proprio lei, Blanche Dubois.Per chi non sapesse chi lei sia è il personaggio interpretato da Vivien Leigh nel film: "Un tram che si chiama desiderio" del 1951 prodotto da tennessee williams.
Tutto ciò era capitato per la prima volta durante una notte d’estate del 21 Agosto 1998.
Al tempo soggiornavo in un piccolo ridosso collinare come custode in una Villa torinese di Cavoretto, e i miei padroni di casa erano andati a godersi le ferie al mare. Da quella sera possedevo una Villa a disposizione tutta per me. Come auto gratificazione quindi m’incamminai a testa alta nel cortile come un giovane nobile aristocratico, ed andai al letto prestissimo. Al mattino seguente cosciente dei miei nobili doveri aristocratici diedi da magiare alle oche e galline, compreso quello stronzo di pappagallo che urlava nel cortile tutto il Santo giorno. Forse dovevo anche alle sue strazianti grida handicappate il fatto che non giunsero mai ladri in casa.
Da poco tempo avevo comprato un bel video registratore a tre testine e pensai durante quella stessa serata di registrare un avvincente film televisivo. Guardai quindi i programmi sul televideo e notai un film con il titolo alquanto insolito, ossia:
“Un tram che si chiama desiderio”. Lo trasmettevano a notte inoltrata, e io non sapevo proprio nulla a riguardo, e né tanto meno di cinema. Pensai che si trattasse di un vecchio film a sfondo sentimentale. Pochi attimi dopo mi addormentai con il monitor spento, ma ad un tratto durante la notte percepii un’insolita ebbrezza ventosa lungo le braccia. In quel momento l’afa era opprimente. La finestra della mia stanza da letto che dava sul giardino era totalmente spalancata. In quell’istante nel mio dormiveglia qualcosa attorno a me cominciava lentamente a mutare, e di nuovo nel buio io percepii un altro sbalzo termico più forte di quello precedente. Tergiversava al momento attorno a me un’atmosfera misteriosa, intensa e poetica. Intanto le ombre opache del fogliame inerenti al giardino, si proiettavano lungo le pareti buie della mia stanza. Le stesse verdeggianti erano radiate lateralmente dalla luna bassa sull’orizzonte. Voltai in quel momento la testa verso l’astro luminoso e mi appare la sagoma scura di lui visto in penombra. - Sì era proprio lui, l’aristocratico Barone. Il belligerante pappagallo domestico dei miei padroni di casa, i quali me lo diedero in custodia prima di andare in ferie. Ora quel fottutissimo pappagallo domestico, stava lì davanti a me come uno stronzo con gli occhi fissi spalancati nel nulla. Poi all’improvviso si mise a sbattere velocemente le ali come un grosso ventilatore. E questo era il suo terzo dannatissimo sbalzo termico. Dall’espressione del suo sguardo belligerante si percepivano chiaramente sensazioni minacciose, mentre col suo becco ricurvo tagliente mordeva la gabbia. Purtroppo, la sua monotona ossessione aggressiva territoriale non mi dava più modo di riprendere sonno.
Nel frattempo io accesi il televisore e appare il volto di giovane donna sconosciuta. Lo scenario cinematografico televisivo in bianco e nero, si apre all’interno di una stazione ferroviaria di New Orleans, quasi al finire degli anni quaranta. Attraverso il tenue fumo biancastro di un vecchio locomotore sostante lungo il binario lei, (Blanche Dubois) affiorò lentamente tra la folla.
In quella torbida serata di fine Agosto, lei portava un modesto vestito azzurro semi trasparente e una piccola valigia in mano. In quel momento era stremata per la fatica del suo lungo viaggio, e si sentiva chiaramente disorientata. - Ma in realtà chi era questa giovane donna marcatamente stralunata che io rimasi colpito? … Al momento soltanto un’attrice molto attraente che interpretava il ruolo di Blanche Dubois.
Non sapevo neanche che si chiamasse Vivien Leigh. Alcuni mesi dopo seppi per caso che nel 1939 la stessa interpretò il personaggio di Rossella di: “Via col vento”.
Da quella notte in poi sono ora mai passati quasi cinque anni, e Blanche Dubois esistenzialmente e ancora aggrappata con forza ai miei pensieri. - Nei momenti di profonda solitudine, la medesima mi chiede di rimembrarla alla mia mente conducendomi, in un’epoca lontana.
Lei (in bianco e nero), si consolida materialmente sullo schermo del mio televisivo in retrospettiva fino al 1947. – Mediante quest’esposizione cinematografica tratta dal romanzo di Tennessee William, poetici frammenti di vita quotidiana di quell’epoca, affiora tuttora alla mia mente, che vaga serena con lo Spirito intramontabile di Blanche Dubois nelle strade di quei vecchi incantevoli luoghi di New Orleans.
Aprendo una dovuta parentesi, lei si propose a me in una forma affettiva piuttosto endemica, e non mi rendiconto ancora adesso perché: alcuni uomini all’epoca la disprezzavano!
Gli stessi, trasportati all’epoca attuale, forse si manifesterebbero più che altro come generici pro cacciatori d’emozioni, ossia: mediocri trombatori demenziali destinati esclusivamente alla ricerca di sesso superficiale privo di sentimento; se poi gli stessi portano, di fatto, in queste poche occasionali circostanze anche una consistente, voluminosa, carta di credito
<< possibilmente carica>>!… ancora meglio!
Infondo, per alcune donne, tale modello d’uomo rappresenta un traguardo di vita ordinaria piuttosto ambita, ma e solo un effimero benessere al quanto transitorio, che non può di certo appagare giustamente una donna anche dal lato affettivo.
Un matrimonio o una convivenza che sia, basato esclusivamente solo su tale compromesso materiale è come una soffocante prigione di cristallo maledetta nel tempo. Sicuramente questa trappola sentimentale è destinata ad andare presto in frantumi, lasciando spesso solchi indelebili nell’anima.
Questa sorta di proprio monologo letterario porta altresì a dedurre oltre al mio fottutissimo conto bancario in rosso che: in questa società, spesso d’apparenti super uomini, se non riesci a conquistarti in qualche modo fama e prestigio, anche se a volte tu adempi in qual cosa di molto straordinario per lo più passi in osservato.
Nel mondo professionale ti valutano o ti condannano, in conformità a pregiudizi apparenti, e non giustamente per quello che fai d’utile o di dannoso per gli altri.
Ci sono alcuni colleghi di lavoro che minimizzano l’operato altrui, soprattutto nel caso in cui da questo, non ne trae esclusivamente proprio vantaggio personale.
Questi calimeri umani, forse, troppo intellettualoidi, … idealisti, … sognatori, … magari (pure) di sinistra; o anche semplicemente stronzi! … Gli stessi, durante la loro vita, vengono tra l’altro classificati come: poeti o artisti incompresi, che vivono “sofferentemene” un’esistenza carica di problematiche affettive ed economiche, come chiunque altro a lui simile.
Oggi l’uomo come in natura, ha purtroppo riprodotto su vasta scala una sua giungla moderna d’asfalto. Tale modello di civiltà odierna di sovente mostra una razionalità legislativa soltanto apparente sul concetto d’uguaglianza sociale. Oggi abbiamo purtroppo anche perso il vero senso della vita primordiale; ossia: ciò che ci legava un tempo negli affetti alla vera fratellanza umana. La fede religiosa e di certo una scelta atta nel ritrovare il contatto spirituale con Dio. <<E questo è un bene>>! … ma le varie istituzioni di Culto che se n’occupano, sono spesso anch’esse serpeggiate del male. Qui occorre una consistente forza interiore per attuare al meglio i propri propositi, senza essere travolti da passioni insane ed ostili. Il difetto principale d’alcuni calimeri moderni è quello che loro cercano spesso, un motivo o un pretesto blando, … per non reagire alle proprie avversità del destino in maniera concreta!
Adesso dopo di questa mia lunga riflessiva, rivolgo nuovamente uno sguardo nei confronti di Vivien Leigh. Questa giovane donna non era di certo all’epoca una tipica bellezza mozzafiato da copertina, da mandare in delirio gli uomini. Oltre a tutto, economicamente lei rifiutava di netto, la cruda materialistica (realtà), e la manipolava spesso, al fine di creare una sorta di <<magia illusionistica>>, atta a addolcire le proprie pene esistenziali. Di certo corrente sua veduta di pensiero è proprio il filo conduttore che la congiunge in parte a me. Inoltre, nell’attinente film ad ella dedicato < Un tram che si chiama desiderio >, non si vedono in primo piano solo eroi, ben sì anche vittime disperate, che cercano di sopravvivere ai propri fallimenti esistenziali. Queste persone non sanno proprio manipolare il danaro come traguardo di potere; anzi, istintivamente, sono refrattari a regimi di stampo capitalistico.
Ora tutto quello che stranamente rimane nascosto in questa fragile figura umana, a volte inquieta, emerge dirompente attraverso la propria volontà scenica teatrale e cinematografica, che porta (anche) il fascino misterioso dello Spirito “intramontabile” di Cleopatra.
Nel 1945 ambito cinematografico, Vivien Leigh né diede un chiaro esempio, recitandone lo storico personaggio di Williams Shakespeare.
_________________
Non voglio realismo, voglio magia!
[ Questo messaggio è stato modificato da: mario54 il 18-07-2003 alle 11:33 ] |
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MikesAngel ex "MissRigth"
 Reg.: 09 Gen 2002 Messaggi: 7725 Da: Firenze (FI)
| Inviato: 18-07-2003 11:41 |
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Grazie Mario
_________________ "... ' fanculo a quelli che credono di capire un film, quando invece si fermano solo ad alcuni aspetti tecnici, credendo di essere dei grandi cineasti..." |
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mario54
 Reg.: 20 Mar 2002 Messaggi: 8838 Da: nichelino (TO)
| Inviato: 18-07-2003 11:51 |
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Non c'è di che Mikeangel
_________________ Vivien Leigh - Non voglio realismo, voglio magia! |
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madymask
 Reg.: 16 Lug 2002 Messaggi: 3798 Da: napoli (NA)
| Inviato: 18-07-2003 21:08 |
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quote: In data 2003-07-18 11:23, mario54 scrive:
Di sovente, già da qualche tempo mi compare di proposito alla mente (lei). Si è proprio lei, Blanche Dubois.Per chi non sapesse chi lei sia è il personaggio interpretato da Vivien Leigh nel film: "Un tram che si chiama desiderio" del 1951 prodotto da tennessee williams.
Tutto ciò era capitato per la prima volta durante una notte d’estate del 21 Agosto 1998.
Al tempo soggiornavo in un piccolo ridosso collinare come custode in una Villa torinese di Cavoretto, e i miei padroni di casa erano andati a godersi le ferie al mare. Da quella sera possedevo una Villa a disposizione tutta per me. Come auto gratificazione quindi m’incamminai a testa alta nel cortile come un giovane nobile aristocratico, ed andai al letto prestissimo. Al mattino seguente cosciente dei miei nobili doveri aristocratici diedi da magiare alle oche e galline, compreso quello stronzo di pappagallo che urlava nel cortile tutto il Santo giorno. Forse dovevo anche alle sue strazianti grida handicappate il fatto che non giunsero mai ladri in casa.
Da poco tempo avevo comprato un bel video registratore a tre testine e pensai durante quella stessa serata di registrare un avvincente film televisivo. Guardai quindi i programmi sul televideo e notai un film con il titolo alquanto insolito, ossia:
“Un tram che si chiama desiderio”. Lo trasmettevano a notte inoltrata, e io non sapevo proprio nulla a riguardo, e né tanto meno di cinema. Pensai che si trattasse di un vecchio film a sfondo sentimentale. Pochi attimi dopo mi addormentai con il monitor spento, ma ad un tratto durante la notte percepii un’insolita ebbrezza ventosa lungo le braccia. In quel momento l’afa era opprimente. La finestra della mia stanza da letto che dava sul giardino era totalmente spalancata. In quell’istante nel mio dormiveglia qualcosa attorno a me cominciava lentamente a mutare, e di nuovo nel buio io percepii un altro sbalzo termico più forte di quello precedente. Tergiversava al momento attorno a me un’atmosfera misteriosa, intensa e poetica. Intanto le ombre opache del fogliame inerenti al giardino, si proiettavano lungo le pareti buie della mia stanza. Le stesse verdeggianti erano radiate lateralmente dalla luna bassa sull’orizzonte. Voltai in quel momento la testa verso l’astro luminoso e mi appare la sagoma scura di lui visto in penombra. - Sì era proprio lui, l’aristocratico Barone. Il belligerante pappagallo domestico dei miei padroni di casa, i quali me lo diedero in custodia prima di andare in ferie. Ora quel fottutissimo pappagallo domestico, stava lì davanti a me come uno stronzo con gli occhi fissi spalancati nel nulla. Poi all’improvviso si mise a sbattere velocemente le ali come un grosso ventilatore. E questo era il suo terzo dannatissimo sbalzo termico. Dall’espressione del suo sguardo belligerante si percepivano chiaramente sensazioni minacciose, mentre col suo becco ricurvo tagliente mordeva la gabbia. Purtroppo, la sua monotona ossessione aggressiva territoriale non mi dava più modo di riprendere sonno.
Nel frattempo io accesi il televisore e appare il volto di giovane donna sconosciuta. Lo scenario cinematografico televisivo in bianco e nero, si apre all’interno di una stazione ferroviaria di New Orleans, quasi al finire degli anni quaranta. Attraverso il tenue fumo biancastro di un vecchio locomotore sostante lungo il binario lei, (Blanche Dubois) affiorò lentamente tra la folla.
In quella torbida serata di fine Agosto, lei portava un modesto vestito azzurro semi trasparente e una piccola valigia in mano. In quel momento era stremata per la fatica del suo lungo viaggio, e si sentiva chiaramente disorientata. - Ma in realtà chi era questa giovane donna marcatamente stralunata che io rimasi colpito? … Al momento soltanto un’attrice molto attraente che interpretava il ruolo di Blanche Dubois.
Non sapevo neanche che si chiamasse Vivien Leigh. Alcuni mesi dopo seppi per caso che nel 1939 la stessa interpretò il personaggio di Rossella di: “Via col vento”.
Da quella notte in poi sono ora mai passati quasi cinque anni, e Blanche Dubois esistenzialmente e ancora aggrappata con forza ai miei pensieri. - Nei momenti di profonda solitudine, la medesima mi chiede di rimembrarla alla mia mente conducendomi, in un’epoca lontana.
Lei (in bianco e nero), si consolida materialmente sullo schermo del mio televisivo in retrospettiva fino al 1947. – Mediante quest’esposizione cinematografica tratta dal romanzo di Tennessee William, poetici frammenti di vita quotidiana di quell’epoca, affiora tuttora alla mia mente, che vaga serena con lo Spirito intramontabile di Blanche Dubois nelle strade di quei vecchi incantevoli luoghi di New Orleans.
Aprendo una dovuta parentesi, lei si propose a me in una forma affettiva piuttosto endemica, e non mi rendiconto ancora adesso perché: alcuni uomini all’epoca la disprezzavano!
Gli stessi, trasportati all’epoca attuale, forse si manifesterebbero più che altro come generici pro cacciatori d’emozioni, ossia: mediocri trombatori demenziali destinati esclusivamente alla ricerca di sesso superficiale privo di sentimento; se poi gli stessi portano, di fatto, in queste poche occasionali circostanze anche una consistente, voluminosa, carta di credito
<< possibilmente carica>>!… ancora meglio!
Infondo, per alcune donne, tale modello d’uomo rappresenta un traguardo di vita ordinaria piuttosto ambita, ma e solo un effimero benessere al quanto transitorio, che non può di certo appagare giustamente una donna anche dal lato affettivo.
Un matrimonio o una convivenza che sia, basato esclusivamente solo su tale compromesso materiale è come una soffocante prigione di cristallo maledetta nel tempo. Sicuramente questa trappola sentimentale è destinata ad andare presto in frantumi, lasciando spesso solchi indelebili nell’anima.
Questa sorta di proprio monologo letterario porta altresì a dedurre oltre al mio fottutissimo conto bancario in rosso che: in questa società, spesso d’apparenti super uomini, se non riesci a conquistarti in qualche modo fama e prestigio, anche se a volte tu adempi in qual cosa di molto straordinario per lo più passi in osservato.
Nel mondo professionale ti valutano o ti condannano, in conformità a pregiudizi apparenti, e non giustamente per quello che fai d’utile o di dannoso per gli altri.
Ci sono alcuni colleghi di lavoro che minimizzano l’operato altrui, soprattutto nel caso in cui da questo, non ne trae esclusivamente proprio vantaggio personale.
Questi calimeri umani, forse, troppo intellettualoidi, … idealisti, … sognatori, … magari (pure) di sinistra; o anche semplicemente stronzi! … Gli stessi, durante la loro vita, vengono tra l’altro classificati come: poeti o artisti incompresi, che vivono “sofferentemene” un’esistenza carica di problematiche affettive ed economiche, come chiunque altro a lui simile.
Oggi l’uomo come in natura, ha purtroppo riprodotto su vasta scala una sua giungla moderna d’asfalto. Tale modello di civiltà odierna di sovente mostra una razionalità legislativa soltanto apparente sul concetto d’uguaglianza sociale. Oggi abbiamo purtroppo anche perso il vero senso della vita primordiale; ossia: ciò che ci legava un tempo negli affetti alla vera fratellanza umana. La fede religiosa e di certo una scelta atta nel ritrovare il contatto spirituale con Dio. <<E questo è un bene>>! … ma le varie istituzioni di Culto che se n’occupano, sono spesso anch’esse serpeggiate del male. Qui occorre una consistente forza interiore per attuare al meglio i propri propositi, senza essere travolti da passioni insane ed ostili. Il difetto principale d’alcuni calimeri moderni è quello che loro cercano spesso, un motivo o un pretesto blando, … per non reagire alle proprie avversità del destino in maniera concreta!
Adesso dopo di questa mia lunga riflessiva, rivolgo nuovamente uno sguardo nei confronti di Vivien Leigh. Questa giovane donna non era di certo all’epoca una tipica bellezza mozzafiato da copertina, da mandare in delirio gli uomini. Oltre a tutto, economicamente lei rifiutava di netto, la cruda materialistica (realtà), e la manipolava spesso, al fine di creare una sorta di <<magia illusionistica>>, atta a addolcire le proprie pene esistenziali. Di certo corrente sua veduta di pensiero è proprio il filo conduttore che la congiunge in parte a me. Inoltre, nell’attinente film ad ella dedicato < Un tram che si chiama desiderio >, non si vedono in primo piano solo eroi, ben sì anche vittime disperate, che cercano di sopravvivere ai propri fallimenti esistenziali. Queste persone non sanno proprio manipolare il danaro come traguardo di potere; anzi, istintivamente, sono refrattari a regimi di stampo capitalistico.
Ora tutto quello che stranamente rimane nascosto in questa fragile figura umana, a volte inquieta, emerge dirompente attraverso la propria volontà scenica teatrale e cinematografica, che porta (anche) il fascino misterioso dello Spirito “intramontabile” di Cleopatra.
Nel 1945 ambito cinematografico, Vivien Leigh né diede un chiaro esempio, recitandone lo storico personaggio di Williams Shakespeare.
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Non voglio realismo, voglio magia!
[ Questo messaggio è stato modificato da: mario54 il 18-07-2003 alle 11:33 ]
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possibile un piccolo riassuntino?
_________________ "Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perche' loro sono com'ero io quando vivevo a Buenos Aires."
(Diego Armando Maradona)
FORZA DIEGO!! |
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