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Autore IL RACCONTO DI FILMUP (10/07/2005)
Deeproad

Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 06-07-2005 05:49  
Non riusciva a trovare risposte alle sue domande. Per un attimo smise di pensarvi e arrivarono i sensi di colpa. Non avrebbe dovuto lasciare Brian li', da solo. Lo sapeva che era indifeso, troppo ingenuo. Si sara' fatto mettere in trappola come un fesso. L'unica persona alla quale si sentiva profondamente legata se ne era andata via. Ora era davvero sola. Con ancora la paura addosso e gli schizzi di sangue davanti agli occhi, mise nella borsetta chiavi e soldi avvolti in un fazzoletto, dato che del portafogli non vi era alcuna traccia, e scese di nuovo. Stavolta era diretta alla tavola calda a due isolati dal suo bilocale. Doveva pur lavorare per mangiare, e poi poteva mangiucchiare tutto cio' che voleva indisturbata. Eppure fare la cameriera non le piaceva nemmeno un po'. Povera, piccola Jole: tutta sola la' fuori, ed un losco individuo che da ogni vicolo buio la fissava, la ammirava, la desiderava. Ma lei non poteva saperlo.

Scritto da utopia, il 05-07-2005
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Deeproad

Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 06-07-2005 05:49  
Mentre si dirigeva nel suo bilocale preferito, una piccola voce risuonava nella sua mente e le diceva "Jole, stai attenta, non fidarti delle persone".
Lei non si era mai fidata di nessuno, solo una volta, e le era costato molto caro.
Arrivò nel locale, si mise seduta ed ordinò quattro hamburghers.
Il cameriere, un ragazzo alto, biondo(e bono) e con occhi azzurri penetranti, le portò i suoi hamburghers, e la guardò in modo strano, quasi ammiccante, ed a Jole la cosa diede molto fastidio.
Addentò il primo hamburgher, e si sentì senza fiato e caddè a terra priva di sensi...
Una luce potente negli occhi la risvegliò, e si trovò su di un letto d'ospedale, al Pronto Soccorso.
Accanto al lei vi era una giovane infermiera che le stava iniettando qualcosa nelle vene.
"Dove mi trovo" chiese ansante Jole.
"E' al Sidai Hospital...è stata molto fortunata, le abbiamo dovuto fare una lavanda gastrica per avvelenamento".
Era così, qualcuno aveva tentato di ucciderla avvelenandole la sua cena...

Scritto da sgamp2003, il 05-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 06-07-2005 05:50  
Il giorno dopo, al suo risveglio, Jole aveva fame. Molta fame. Quella merda che le servivano in ospedale non avrebbe sfamato neanche una delle sue cellule. S'ingozzovigliava di tutto ogni qualvolta era nervosa... Ed ora era molto, molto nervosa. Cos'avrebbe dato per una barretta di surrogato di cioccolato... Ma quell'imbecille del dottore le aveva ordinato tassativamente di mangiare in bianco. Il pomeriggio avrebbe lasciato l'ospedale. A piedi, ovviamente, 'che non aveva un soldo in quelle tasche bucate. Tantomeno, non aveva un cane che la andasse a prendere. Forse ora sarebbe stata ora di prenderselo, un cane: magari sarebbe anche riuscito a difenderla da presunti aggressori, da fantasie tanto reali e tanto dolorose che ormai sembravano mettere in secondo rilievo il corso della sua vita. Scostando un po' le tendine della finestra, si affaccio' nel bel giardino che dava sul retro dell'edificio. Il suo sguardo fu catturato da un ragazzo, non molto alto e con una barbetta a mo' di capretta, che se ne stava tranquillo per i fatti suoi a scrivere... Scriveva, scriveva, scriveva; finita una pagina, la metteva su una pila di fogli alla sua destra e passava alla scrittura della successiva. Finche' un colpo di vento non porto' via tutta la carta già utilizzata... Volava, volava... Le venne in mente la busta bianca di American Beauty... Pensiero che la sfioro' per poco, perche' dopo poco si fece una grassa risata osservando il tipetto che si affannava a raccogliere i fogli volanti e che invece di tenerli in mano li rimetteva sulla panchina; cosi' questi cominciavano a volare di nuovo e di nuovo... Non aveva la piu' pallida idea di quanto tempo fosse che non ridesse cosi'. E si ricordo' della piacevolezza della cosa.

Scritto da utopia, il 06-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 07-07-2005 04:25  
Jole smise di guardare quel uomo e se ne andò in cucina.
Aveva bisogno di qualcosa di forte, ma non poteva bere alcolici, così si buttò su una tazza di caffè molto forte.
Si sedette sul suo divano preferito, ed accese la televisione.
Mentre stava guardando una sequenza di "Via col Vento", suonarono alla porta.
Andò ad aprire, ma non vi era nessuno.
Abbassò gli occhi, e vide una scatola in terra.
la prese, richiuse la porta e la scartò.
Dentro vi era una rosa nera, con un biglietto accanto che recitava:"Sei mia, oramai non puoi più sfuggirmi..ti prenderò".

Scritto da sgamp2003, il 06-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 07-07-2005 04:27  
"Domani.. domani è un altro giorno".
Ho sempre riflettuto su questa frase di Rossella O' Hara. Via col vento non lo sopportavo, ma questa frase mi ha colto nel posto giusto al momento giusto.
Sapevo che quella Rosa Nera era di Frederich.
In quello stesso momento, piansi come non facevo da tanto tempo.
Avevo paura. Ma soprattutto, mi mancava Brian. Sono questi i momenti in cui lo vorrei al mio fianco. Poco importa se mi avrebbe assillato con i Cure o con le sue paranoie mentali.
Strinsi il mio cuscino.
Brian.. non ce la faccio senza di te...
E' proprio vero che non capiamo il reale valore di una persona, di quanto sia importante per noi, se non nello stesso momento in cui lo perdiamo.
Ma domani.. domani è un altro giorno..
e anche se dovesse andare male..
in fondo c'è sempre il dopodomani..
e il dopodopodomani..
e così.. all'infinito..
Ho sempre creduto che qualcosa di bello ci attende tutti, prima o poi. E che sia un nostro obbligo morale cercare di lottare per questa bellezza, per questa felicità.
Che ingenua che sono stata...

Scritto da NancyKid, il 06-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 07-07-2005 04:29  
Mentre piangeva, riprese in mano la scatola e la scaraventò addosso al muro.
Non riusciva a capire come Friedrich avesse potuta trovarel, e sopratutto non sapeva che cosa potesse volere da lei.
Oramai tra di loro era finita da tanto tempo, ed anche se lui non voleva accetarlo, oramai lei si era rifatta una nuova vita.
Ed adesso era lì, che la tormentava, che tentava di averla di nuovo, di possederla...
Questi pensieri incutevano a Jole una paura mista ad ansia , e la fronte le iniziava ad imperlarsi di sudore freddo.
Non sapeva più cosa fare, come uscire viva da quets asituazione...
Doveva scappare?
E dove?
Friedrich l'avrebbe trovata.
Poteva suicidarsi, ma aveva troppa paura per farlo...
No, non sapeva proprio che cosa fare quando...

Scritto da sgamp2003, il 06-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 07-07-2005 04:34  
...quando STRATATUNFETE, il corpo le si sciolse, ed il richiamo della tazza candida del bagno fu irresistibile. D'altronde siamo tutti fatti di carne e...beh, qualcos'altro... Comodamente seduta sulla porcellana, colla finestra aperta che dava anch'essa sul cortile, si mise a riflettere un po' più serenamente sul da farsi. Innanzitutto cercò di mettere insieme i pezzi sparsi di questi ultimi giorni: Frederich che tornava dal nulla, che passava una notte con lei, le rubava il portafogli, le spediva una rosa con un messaggio tra il perverso e il minaccioso; quella telefonata che la invitava a Preston Dog Volk; il povero Brian; il tentativo di avvelenarla. Come erano collegate queste cose? Sempre che avessero un collegamento... E perché Frederich le aveva preso il portafogli? Non certo per i soldi, cosa cercava al suo interno? Doveva assolutamente farsi quadrare le cose, o, in alternativa, farsi una cannetta. Scelse la seconda, ovviamente, e la scelse bella forte...
Tornata dal...ehm...viaggio, si era ormai fatta sera. I tetti di Londra si erano ingrigiti ancora di più, e un filo di depressione si faceva strada al suo interno, pronto a stringerla di nuovo. Domani è un altro giorno, ma ogni giorno ha il proprio domani, ed oggi è il domani di ieri, quindi meglio darsi da fare subito. Scacciò quell'ombra pur accattivante che fosse, si gettò sotto la doccia, si cambiò e uscì in strada.
Sapeva da chi andare.

Scritto da Estenava, il 07-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 09-07-2005 04:04  
Si fermò davanti ad un portone, suonò al campanello ed una voce dolce e soave le rispose.
Entrò nel portone, si infilò nell'ascensore ed arrivò al terzo piano, dove una graziosa donna la stava aspettando sul pinaerottolo.
Era la sua migliore amica e confidente Luana, con la quale aveva un rapporto d'amicizia che durava dai tempi del liceo.
La fece entrare nel suo salotto immacolato, odorante di fiori di lavanda, le offrì una tazza di caffè e, vedendola così turbata, le chiese cosa non andasse.
Lei, rinfrancata da così tanta dolcezza, cominciò a piangere, e tra le lacrime, raccontò alla sua amica tutto ciò che le stava accadendo.

Scritto da sgamp2003, il 07-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 09-07-2005 04:05  
Luana, la sua amica, una donna che sapeva di donna anche quando era ancora una bambina (come faceva ad essere sempre, in ogni preciso istante della sua vita, una delle incarnazioni perfette della seduzione mentre lei, povera esserina scrausa, sapeva di schifezza ancora prima di nascere?), anche quel giorno era stupenda, una ninfa del mare sulla terraferma. il suo sguardo spaurito la rendeva cosi` indifesa e terribilmente attraente, specialmente agli occhi degli uomini, che Luana odiava ed amava al tempo stesso. li prendeva e li strapazzava con il suo amore, e solo quando erano troppo usati li gettava via nel cassonetto torbido dal quale venivano. la sua ombra era piena di uomini piangenti che lei aveva lasciato e che la perseguitavano nei ricordi. Penso` a tutti i fidanzati che l'avevano lasciata per le avvenenti forme dell'amica: John, Brad, Mario, Benjamin, Seb, Robin, Peter, Colin...la lista rischiava di essere lunga.
pensando a tutti quegli uomini che aveva perso per colpa di Luana, le sue lacrime divennero improvvisamente rabbiose ed esauste. osservo` l'amica per un lungo istante e le racconto` ogni cosa. naturalmente, ognuna di quelle cose era falsa. almeno per una volta tanto, sarebbe stata lei a vincere su Luana la perfettina.

Scritto da Saeros, il 07-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 09-07-2005 04:06  
Quando ebbe finito, Luana la guardò con volto compassionavole che le diede fortemente sui nervi.
Decise di andarsene, dato che quella altezzosa non capiva la sua situazione.
Si alzò dal divano e salutò Luana con un bacio sulla guancia ed andò via.
Sul pianerottolo, iniziò ad imprecare verso la sua amica, che non la comprendeva mai e la prendeva sempre in scherno.
Spinse il tasto dell'ascensore, e vide le porte che si aprivano...
Ancora arrabbiata, non vide quello che gli si parò davanti...
Le porte erano aperte, ma l'ascensore non era al piano.
Sarebbe precipitata nel vuoto se non si fosse resa conto immediatamente del pericolo.
Qualcuno aveva sabotato l'ascensore mentre lei era a casa di Luana.
Allora un atroce dubbio le balenò nella sua mente: solo Luana sapeva che sarebbe andata a trovarla, che lei sia immischiata in tutta questa storia?
Che sia una complice del suo Killer?
Rimase lì, impietrita dal dolore e dallo sconcerto...

Scritto da sgamp2003, il 07-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 09-07-2005 04:07  
Difficilmente chi ha vissuto una vita ovattata e fortunata può arrivare a comprendere appieno chi da quella stessa fortuna è sempre stato scansato. In fondo la sua amica non aveva colpe.
Si tirò dietro anche la storia dell'ascensore, e non ci rimuginò più. Scese di corsa le scale e si mise in strada di nuovo. In dieci minuti arrivò al Docks, il negozio di musica di Brian: era chiuso per l'ora, e inoltre alla porta stava un cartello "CHIUSO PER LUTTO". Si incamminò per il vicolo che faceva angolo coll'edificio ed estrasse le chiavi della porta laterale del negozio, entrando nel retrobottega. La luce, tenue, era accesa, e Karim era seduto su una sedia vicino al lungo tavolo centrale. Jole lo salutò con un secco "ciao", e lui rispose qualcosa con voce strozzata, senza aggiunger altro, capendo che non tirava aria. I chili di panetti d'erba sullo scaffale al lato destro della stanza emanavano un odore acre che difficilmente se ne sarebbe mai andato dalla carta da parati scura che avevan voluto metter su Brian e Karim per non veder più tutte le scritte oscene sulle pareti. Jole sbriciolò l'angolo d'un parallelepipedo, mischiò il tabacco e si mise a fumare sull'unica poltroncina, lontana dalla luce. Lo smercio andava bene, perlomeno quello. Ora senza quel coglione di Brian come avrebbe tirato avanti? Avrebbe dovuto cercare qualcun altro? Intanto Karim s'era messo a piangere. Buonanotte al secchio, se avesse dovuto far affidamento su di lui. Gli affari andavano bene. Forse troppo, per qualcun altro.

Scritto da Estenava, l' 08-07-2005
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 09-07-2005 04:08  
Seduta su quel divanetto con la sua sigaretta in bocca, Jole si sentiva finlamente in pace con se stessa.
Non gliene importava più nulla di Luana, oramai si era venduta l'anima al diavolo, e lei non poteva farci più nulla.
L'unica cosa che poteva fare era pensare a se stessa...
E d'ora in poi lo avrebbe fatto.
Però c'era una cosa che non riusciva a capire...da dove veniva quell'odore acre che le stava pungendo il naso?
Proveniva dal divano....
Era benzina...qualcuno ne aveva impregnato il divano.
Si rese conto in un baleno che la sua vita era nuovamente in pericolo, dato che aveva una sigaretta in mano, e poteva cadere sul divano e prendere simultaneamente fuoco e le fiamme divorarla.
Balzò di scatto con la sua sigaretta in mano e scappò dall'altra parte, dove c'era Karim che la guardava come se lei fosse uscita di senno...

Scritto da sgamp2003, l' 08-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 09-07-2005 04:09  
"Ma che diavolo ti succede, eh, Jole?!" urlo' Karim stringendola per il polso destro.
"C'e'... c'e' della benzina sul divano!!"
"Della benzina? Oooh, piantala! Ti sembro forse una stazione di servizio??"
Karim era strafatto. Jole lo guardo' col viso un po' crucciato e usci' dalla porticciola sul retro dalla quale era entrata. Affretto' il passo, si sentiva scoppiare dentro: avrebbe voluto parlare con qualcuno ma mai come in quegli istanti si senti' piu' sola. Giunta abbastanza lontano da aver seminato un ipotetico osservatore, si accascio' per terra e rifugiandosi fra le sue ginocchia scoppio' in un pianto fragoroso e violento. I singhiozzi sembravano ogni volta piu' forti e le sue mani non la smettevano di tremare mentre si reggeva la testa sudata. Dopo un po', si fece coraggio e affogo' i suoi dispiaceri con una Du Demon. Tornando a casa, noto' lo stesso ragazzo di qualche giorno prima, che ancora una volta scriveva e metteva i fogli gia' utilizzati al suo fianco. Una folata di vento se li porto' via: lui li rimise di nuovo in ordine ma senza bloccarli per evitare ancora la cosa. E il vento dispettoso rigiunse. Jole si senti' debitrice nei confronti di quel tizio che l'aveva fatta ancora sorridere e si decise a dargli una mano. Fece per prendere un paio di fogli accanto ai suoi piedi quando il ragazzo glieli tolse bruscamente e la guardo' in cagnesco. "Ehi, scusa tanto, pezzo di stronzo!" gli urlo' contro Jole, e si diresse furiosamente verso la porta del condominio.

Scritto da utopia, l' 08-07-2005
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Reg.: 08 Lug 2002
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 10-07-2005 04:37  
Quando Jole rientrò in casa si accasciò sul divano come un tronco d'albero segato alla base, con un tonfo, sordo. Ancora una volta il ventilatore sospingeva fiotti di aria fresca sul suo corpo sudato. La bottiglia di birra ancora vuota nella sua mano; la osservò a lungo, dopo di che alzandosi di scatto la scagliò contro il muro, poco di lato alla finestra. I pezzi di vetro si sparsero sul pavimento preceduti da un suono lacerante. Era forse il rumore che segnava il crollo del suo mondo? Di quel mondo tanto agognato? Sognava un ragazzo, come tutte lo sognava bello, coraggioso e forte. Sognava l'amore vero, una vita normale. Per la prima volta si accorse del caos che la stava travolgendo, le sembrava di non poter uscire dal vicolo in cui si era cacciata; distrattamente ancora una volta lacrime calde cominciarono a rigarle le gote, fredde per il troppo alcohol ingurgitato. Non c'erano singhiozzi perchè non era un pianto di dolore, era un pianto di angoscia misto a impotenza, era un pianto di lacrime che sgorgavano senza sosta, senza pausa, non potevano interrompersi nemmeno per il fugace attimo di un singhiozzo; non poteva fermarle e non poteva permettersi un singhiozzo e questa era l'unica cosa della sua vita che Jole sapeva essere certa.

Scritto da Ipsedixit, il 09/07/05
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Reg.: 08 Lug 2002
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Da: Capocity (CA)
Inviato: 10-07-2005 04:38  
Doveva calmarsi, doveva riflettere....
Qualcuno la voleva morta, avevano già tentato di ucciderla due volte, e non era affatto uno scherzo.
Dato che non aveva un uomo forte e coraggioso al suo fianco che la protegesse, l'unico modo che aveva era proteggersi da sola.
Si alozò dal divano, si asciugò le lacrime che ancora gli rigavano il viso, e prese l'elenco telefonico dal primo cassetto della comò, e cercò una palestra specializzata in arti marziali...
D'ora in poi si sarebbe occupata solo della sua difesa personale...

Scritto da sgamp2003, il 09/07/05
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