Autore |
Per la sQuola!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! |
RICHMOND
 Reg.: 03 Mag 2003 Messaggi: 13089 Da: genova (GE)
| Inviato: 03-03-2004 21:38 |
|
raga mettete qui tutti gli appunti ke volete.....l'importante è ke siano inerenti la scuola. Comunque nn dico ke si debba cpiare di sana pianta quello ke trovi scritto qua dentro. MA può essere utile vedere gli appunti di qualcun altro.....così se manca qualcosa si aggiorna i propri appunti....e se manca qualcosa nel topic lo si segnala. questo è studio interattivo. questo è STUDIO come dico io....e nn ore sui libri. certo poi ke si deve studiare anke e sopratutto per conto proprio....c mankerebbe. ma questo è utile secondo me. M scuso ancora per ki è al di fuori dell'ambiente scolastico e quindi nn interessato al topic. Comunque può essere interessante anke per ki ha finito la scuola no?
_________________ L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post. |
|
RICHMOND
 Reg.: 03 Mag 2003 Messaggi: 13089 Da: genova (GE)
| Inviato: 04-03-2004 15:01 |
|
(LETTERATURA GRECA)
CALLIMACO
E’ un poeta così importante da creare un solco nella letteratura tra un prima e un dopo, perché con lui cambia radicalmente il modo di concepire la poesia, eliminando completamente ogni possibilità di essere poeti restando legati solo agli schemi tradizionali della poesia.
· Con lui cambia la concezione di fare arte, fino a lui l’arte esiste con
un fine didascalico. Con lui l’arte diventa innanzitutto fine a se
stessa; l’arte e la poesia diventano così autonome ed esclusive.
Inoltre Callimaco cerca di rendere l’arte un colloquio strettissimo tra chi la produce e chi la fruisce, cioè cerca uno stimolo forte e continuo per il suo lettore, di cui vuole sempre altissima l’attenzione e la concentrazione; quindi esige che il lettore sia sempre presente.
Nella dimensione più “personale” dell’età ellenistica rientra anche il fatto che Callimaco nelle sue opere ci parla anche di sé e della sua vita. Cioè, partendo dagli argomenti più diversi, continuamente arriva a parlare di sé, più o meno direttamente. E quindi l’elemento autobiografico nelle sue opere è altissimo e le rende ancora più personali e originali, come vuole l’età ellenistica. In particolar modo, cosa massima, Callimaco nelle sue opere parla del suo modo di fare arte, cioè egli spiega se stesso nelle sue opere e fa una sorta di critica letteraria ai suoi testi nei suoi testi.
Siccome spesso viene contestato, nelle sue opere fa polemiche letterarie contro i suoi avversari, cioè chi la pensa diversamente da lui.
Per spiegare la poesia di Callimaco, anche con metafore e similitudini, ci da nelle sue opere delle indicazioni e afferma frasi e sentenze che chiariscono la sua poetica.
Callimaco scrive: “Giudicate la mia poesia come la pertica dei persiani”.
La pertica è un’unità di misura persiana. Callimaco vuole che la sua poesia non sia misurata per la lunghezza, ma per la qualità.
Dice ancora: “Non percorro strade lunghe, ma quelle più anguste”. Le strade lunghe sono i percorsi letterari battuti da tutti (la poesia tradizionale). Quelle più anguste sono le strade più difficili, meno note, su cui è più rischioso avventurarsi, che pochi sanno percorrere, ma anche quelle che alla fine danno più soddisfazione.
A proposito di quest’ultimo concetto scrive anche : “le vie che non battono i carri devi calcare, né devi sulle stesse orme di altri spingere il cocchio”.
Dice anche: “Il mio è un canto di usignoli e cicale, non raglio d’asino. Con ciò Callimaco ribadisce la raffinatezza della sua poesia a confronto di molti altri che, pi rumorosamente, ma anche volgarmente, si dedicano all’arte.
“Non aspettatevi da me un canto di gran rimbombo, tuonare spetta a Zeus”. Con ciò Callimaco sottolinea che la sua poesia è per pochi che capiscono che non è popolare, cioè che non colpisce le masse facendo parlare di se, anche perché questo non è compito di un poeta, ma di zeus.
“La mia poesia non è acqua di un vasto mare, ma goccia che zampilla da fonte sacra”. L’acqua del vasto mare, per Callimaco, è un poema epico tradizionale, invece l’acqua che zampilla da una fonte sacra è più breve, ma più preziosa.
Callimaco è in polemica con un altro poeta che si chiama Apollonio Rodio.
Di lui dice: “La poesia di Apollonio è come un fiume degli assiri che trascina fango ed impurità. La mia è acqua di sorgente, pura e immacolata, piccola stilla piccolo fiore”. Quindi lui sceglie un poesia più semplice e più preziosa. Quindi rifiuta il grande mito che, dato che è troppo lungo non può essere limpido.
L’espressione più famosa di Callimaco è: “Grande libro, grande male”. Il significato di questa frase è appunto che la qualità di un’opera sia inevitabilmente legata ala sua brevità.
Lui utilizza , come Catullo, il labor limae, cioè lima dalla poesia tutto ciò che è inutile. Solo la poesia breve può essere alta e raffinata.
Con Apollonio la polemica è totale, perché Apollonio ritiene che la poesia esista a fini morali ed educativi, mentre Callimaco cerca il bello e l’arte per l’arte. Inoltre Apollonio scrive un lungo poema epico e accusa Callimaco di essere poeta troppo vario, cioè di scrivere opere di generi troppo diversi tra loro e, soprattutto, di essere poeta di pochi versi, cioè di scrivere poco.
OPERE DI CALLIMACO
Abbraccia molti generi diversi. L’opera più importante che gli ha dato la fama si chiama Aitia, che vuol dire “causa”, “origine”.
Sono quattro libri di elegie, di cui ci rimangono frammenti. Nascono dal procedimento erudito di narrare origini e cause di feste, miti, riti, luoghi, nomi ecc. Quindi sono un’opera “etiologica”, che spiega cioè il perché delle cose. Gli espedienti con cui Callimaco introduce queste spiegazioni etiologiche (che di per se sarebbero fredde e noiose) sono i più svariati, di modo che quest’etiologia risulti sempre ben inserita in un contesto piacevole ed accattivante.
A questi quattro libri è premesso un proemio, che ha molta importanza, perché Callimaco polemizza con i suoi avversari, che chiama telchini, che rappresenta come demoni maligni sterminati da Apollo. Dietro a questi stanno in realtà i suoi avversari poetici. E non a caso Callimaco li chiama telchini perché erano considerati originari dell’isola di rodi, in cui vive Apollonio, che è il nemico numero uno di Callimaco.
In questo proemio è enunciata una poetica anti epica. E ci sono molti riferimenti alla Teogonia del poeta Esiodo. Di Esiodo Callimaco apprezza soprattutto, e quindi riproduce, la veridicità, cioè il legame con la realtà. Il realismo, che nelle sue opere è fondamentale.
Nel primo libro Callimaco lavora sull’esempio di Esiodo, perché ci racconta che gli sono apparse in sogno le muse sul monte Elicona e che gli anno suggerito la composizione degli Aitia. I primi due libri, infatti, sono costruiti con Callimaco che pone alle muse domande di ciò che non conosce e con le muse che gli rispondono.
Quindi le muse fanno da cornice ai primi due libri.
Il quarto è il più famoso perché contiene l’elegia più famosa (che si intitola “la chioma di Berenice”). Callimaco è il primo che racconta questa storia. Berenice è la moglie di Tolomeo III, re d’Egitto, che parte per una guerra e riceve in sacrificio dell’amore della moglie, che vive pregando per il suo ritorno, una parte dei suoi capelli. Misteriosamente la chioma scompare dall’altare e, dopo il ritorno del re sano e salvo, la si ritrova in cielo sotto forma di costellazione.
Quest’elegia, inoltre, è autobiografica: Berenice è originaria di Cirene (una colonia greca) in cui è nato callimaco. Il poeta, in quest’elegia, unisce encomio e poesia.
Un’altra opera di Callimaco sono gli Inni, che sono sei e sono in esametri. L’Inno è una forma di poesia antichissima. Sono importanti quelli di Callimaco perché sono assolutamente rinnovati rispetto a quelli tradizionali. Mentre l’inno omerico era profondamente religioso e con uno stile difficile e altissimo, esaltava gli dei visti come perfetti, assolutamente superiori e intoccabili, Callimaco usa l’ispirazione religiosa solo come pretesto; perché dell’inno antico nei suoi inni resta solo il tono esteriore.
Gli inni sono per lui un fatto letterario e non religioso, perché se ne serve per dimostrare come nella sua poetica anche la religione sia concepita diversamente: lo stile è leggero, c’è spesso ironia e simpatia nei confronti di ciò che si racconta, ci sono interventi personali di Callimaco in prima persona e, soprattutto, è stravolta la figura del Dio. Quest’ultimo è diventato non pi inaccessibile, ma molto più simile all’uomo. Gli dei che compaiono qui sono collocati volutamente in una dimensione umana, cioè più reale, molto vicina a noi e del tutto inconsueta.
Uno di questi inni si intitola “Ad Artemide” ed è il più tipico per spiegare come il mondo divino sia ridotto ad un quadretto domestico e quotidiano. Artemide è la figlia di zeus, è una bambina, mentre seduta sulle ginocchia del padre gioca a tirargli la barba. Zeus, quindi, è ritrato come un qualunque papà.
Gli altri inni sono “A Zeus”: qui Callimaco racconta che direttamente Zeus ha dato a Tolomeo la capacità di diventare un buon re.
L’inno che si intitola “Ad Apollo” e quello che si intitola “A Demetra” raccontano dell’origine di feste popolari e dell’infanzia di Apollo.
L’ultimo inno “I lavacri di Pallade” racconta di una festa e dell’origine della cecità dell’indovino Tiresia, facendone tutta la sua storia.
Callimaco scrive poi un’opera del tutto nuova che si chiama “Ecale”.
E’ un epillio (piccolo mito); è scritto in esametri e ne abbiamo solo dei frammenti. Ecale è la storia, ritagliata nel grande mito dell’eroe Teseo che, tra le sue grandi imprese, deve uccidere un toro a Maratona. Lungo il viaggio viene colto da una tempesta che lo spinge a rifugiarsi, invitato, a casa di una vecchia signora (che quella Ecale che dà il titolo all’opera). E’ anziana, molto modesta e molto povera, ma gli mette a disposizione tutto ciò che ha.
Teseo parte e compie la sua impresa e al ritorno si ricorda della vecchia. Vorrebbe donarle il suo trofeo (il toro catturato), ma apprende della sua morte. Piange addolorato e fonda, dove era la casa di Ecale, un santuario dedicato a Zeus (che definisce Ecalio).
Oltre queste opere Callimaco compone epigrammi, Giambi e moltissime opere di genere erudito e di curiosità, di studi di nomi di isole e di città e di un genere che si chiama “Paradomografia”, che significa “Ricerca dei fatti meravigliosi che destano stupore e meraviglia).
_________________
"A volte chiudiamo gli occhi perché la realtà non ci piace...se però smettiamo di comunicare non riusciamo più ad assaporare la vita e a scrivere la nostra storia..." (M.Pantani)
[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 04-03-2004 alle 15:13 ] |
|
RICHMOND
 Reg.: 03 Mag 2003 Messaggi: 13089 Da: genova (GE)
| Inviato: 04-03-2004 15:06 |
|
RAGA....SE POTETE, QUANDO POSTATE RISPOSTE INERENTI LA SCUOLA (COME QUELLE KE HO POSTATO IO E QUALCUN ALTRO QUA SOPRA), SCRIVETE IL TESTO IN GRASSETTO E LA MATERIA PRIMA DI TUTTO (EVIDENZIATA IN ROSSO), COSI' KE SI DISTINGUANO SUBITO I POST "SCOLASTICI" (APPUNTI ECC...) DAI MESSAGGI NORMALI (SEGNALAZIONI DI ERRORI, RISPOSTE E VIA DICENDO).
ESATTAMENTE COME HO FATTO IO ADESSO.
GRAZIE.
_________________
"A volte chiudiamo gli occhi perché la realtà non ci piace...se però smettiamo di comunicare non riusciamo più ad assaporare la vita e a scrivere la nostra storia..." (M.Pantani)
[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 04-03-2004 alle 15:08 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: RICHMOND il 04-03-2004 alle 15:09 ] |
|
stefy12
 Reg.: 25 Mar 2002 Messaggi: 1286 Da: Brissego CH (es)
| Inviato: 04-03-2004 16:28 |
|
quote: In data 2004-03-03 14:37, archer84 scrive:
quote: In data 2004-03-02 22:22, stefy12 scrive:
|
bello e interessante... brava
_________________
"Vi amo come foste miei figli" disse lo Zar ai suoi sudditi... e fece mozzar la testa allo Zarevic...
[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 03-03-2004 alle 19:45 ]
|
non ci credo... l'hai davvero letta?!?!?!
che tesoro!!! ma chi te l'ha fatto fare...
comunque la presentazione è andata male, ho panicato talmente tanto x il nervosismo che non riuscivo più a pensare e a parlare senza leggere, e così mi sono limitata a vomitare le parole che leggevo sui fogli...FUCK!!!! |
|
|